Che cosa credete esista dopo la morte?

Aperto da Socrate78, 06 Novembre 2022, 18:37:09 PM

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bobmax

Citazione di: Ivo Nardi il 07 Novembre 2022, 00:51:23 AMLa morte è per me la fine dell'esistenza. La persona semplicemente non esiste più.
Rimarrà però una traccia indelebile di ciò che ha fatto e detto durante la vita.
Le parole, le azioni di ognuno di noi influenzano costantemente il mondo esterno, innescando così un effetto domino infinito che coinvolge ogni essere, anche se la maggior parte delle volte non lo percepiamo. Durante la nostra esistenza contribuiamo a causare e ad alimentare una serie di avvenimenti che scandiscono, formano e condizionano non solo la nostra vita, ma in maniera rilevante anche quella degli altri.
Ciò che avremo generato, nel bene e nel male, e che, nostro malgrado, continuerà a determinare trasformazioni negli altri e nelle cose, sarà quello che resterà.

In realtà nessuno muore, per la semplice ragione che nessuno vive.
Vi è la vita, vi è la morte. Ma nessuno che viva, e quindi nessuno che muoia.

A questa constatazione si può giungere per diverse strade.
Logiche, fisiche, ma la più efficace è secondo me quella etica.
L'io individuale è una illusione.
Sì, è difficile, quasi impossibile, farsene una ragione, forse perché estremamente semplice.

L'io non vuole morire.
Eppure vi è un corpo, vi è una mente, ma nessuna anima, nessun sé individuale.

Vi è una sostanziale differenza tra essere e esistere.

Questa differenza la si può constatare attraverso l'orrore della percezione dell'Uno, cioè dell'essere.
Perché essere = nulla.

Ma anche... attraverso l'amore.
Amore per quel nulla che trapela in chi si ama.
Soprattutto quando l'amato se ne è oramai andato per sempre.
Intuendo... che in realtà non è mai stato.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

#16
Purtroppo, per chi non crede nell'aldilà, non vi è nemmeno la soddisfazione della par condicio della verifica. Ma è cosa di poco conto di fronte all'annichilimento dello spirito.

Molti non credono nell'aldilà perché non amano fingere ipotesi su questioni indecidibili. La posizione è innanzitutto epistemologica, non psicologica.

La psicologia individuale segue e può avere varie sfumature. La mia è di curiosa attesa senza tachipirina.

Riguardo agli aspetti etici legati a tribunali di ordine superiore, penso basti l'etica umana, inclusa quella che si presenta in forma "rivelata", ad offrire strumenti psicologicamente gratificanti di comportamento.

Più complicata mi pare la posizione di chi crede in un giudice supremo, vista la concorrenza spietata tra le "vere" fedi. Tant'è che ci deve mettere una pezza etica l'immanenza attraverso la legge e i tribunali di ordine inferiore.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi

Citazione di: Ipazia il 07 Novembre 2022, 15:48:37 PMPiù complicata mi pare la posizione di chi crede in un giudice supremo, vista la concorrenza spietata tra le "vere" fedi. Tant'è che ci deve mettere una pezza etica l'immanenza attraverso la legge e i tribunali di ordine inferiore.
Non é solo questo, la "giustizia suprema" può agire nell'aldilà senza bisogno di giudici. 
Partendo dal postulato di un aldilà che fa vivere la coscienza della nostra psiche, se nella nostra psiche c'é il male, ci sono pensieri cattivi e disarmonici rispetto agli altri, quei pensieri continueranno ad essere e saranno il nostro inferno. 
Se invece nella nostra psiche c'è il bene, cioè pensieri in armonia rispetto agli altri, quei pensieri ci permetteranno di essere in armonia con gli altri. 

viator

Citazione di: Phil il 07 Novembre 2022, 11:34:24 AMIn breve, guardandosi intorno (e guardando anche al passato), dopo la morte di un uomo esiste quello che esisteva prima, ma in condizioni di stato differenti; il corpo umano che pensava «io sono», diventa un corpo umano che si decompone. Dove "va" quel pensare? Nello stesso "posto" in cui "va" la luce di una lampadina quando questa si rompe.
Dopo la rottura di una lampadina, c'è una lampadina rotta in più (e una funzionante in meno); dopo la morte di un uomo, c'è un uomo morto in più (e uno vivo in meno).

Salve phil. OK. Ma quale è la discriminante sostanziale, materiale tra la condizione di lampada accesa e quella della lampada spenta o rotta ?.

Semplicemente, la presenza piuttosto che l'assenza di un flusso di energia.

Ovvero la materia delle due lampade resta "inanimatamente" quella che era ed è (nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma (= "diviene")).

Da spenta o rotta la lampada è il nostro corpo nella sua materialità, la sua luce/energia è la nostra anima (cioè il nostro "tutto" spirituale che si trasforma irradiandosi da quella che qualcuno chiama la nostra anima.......mentre altri la chiamano mente, pensiero, coscienza, flusso di emozioni e sensazioni.

La materia è solo sostanza inanimata (l'ente) mentre l'energia ne è il diveniente.

E le due metà compongono la diade che, se riuscissimo ad uscire dalla nostra soggettività, ci rivelerebbe il suo chiamarsi "Essere", cioè la Monade.

Per capire chi si è......secondo me occorre saper prima uscire da ciò che si è. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

niko

Mah, io continuo a pensare che scontiamo la nostra stessa "scelta", e intendo scelta evolutiva in senso lato, che abbiamo collettivamente compiuto in quanto specie umana, di identificarci con un quanto definito di coscienza e di conoscenza, destinandoci ad affrontare l'oblio e l'assolutamente inconoscibile che culmina nel fatto stesso della morte.

La nostra non -esistenza e' oblio, perche' gia' da ora la nostra esistenza e' conoscenza, ed e' esperienza... e noi vogliamo, abbiamo osato volere, che sia tale.

La morte e' anche il limite della nostra conoscenza attuale e presente, l'insieme di cose sconosciute di cui le cose conosciute e "illuminate" dal piccolo lume della coscienza sono un minimo ritaglio, uno spiraglio fi visione e di visibilita', che ha limiti tutto intorno.

Se c'e' un contrappasso per i "cattivi", siamo tutti colpevoli, tutti cattivi e tutti destinati ad affrontare questo contrappasso, nel senso che siamo tutti la specie "animale" che ha scelto, come strategia di sopravvivenza e come oggetto sommo a cui equiparare e con cui rappresentare la vita, la conoscenza.

Per contrappasso, dovremmo tutti saltare nell'oblio.

Sapendo fino all'ultimo istante di doverci saltare.

Anche perche' gia' da ora la nostra conoscenza non e' una conoscenza totale, e' una conoscenza racchiusa dentro una conoscenza piu' grande, o forse dentro una follia, piu' grande.

Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Ipazia

Citazione di: anthonyi il 07 Novembre 2022, 16:20:35 PMNon é solo questo, la "giustizia suprema" può agire nell'aldilà senza bisogno di giudici.
Partendo dal postulato di un aldilà che fa vivere la coscienza della nostra psiche, se nella nostra psiche c'é il male, ci sono pensieri cattivi e disarmonici rispetto agli altri, quei pensieri continueranno ad essere e saranno il nostro inferno.
Se invece nella nostra psiche c'è il bene, cioè pensieri in armonia rispetto agli altri, quei pensieri ci permetteranno di essere in armonia con gli altri.

Soluzione suggestiva, ma che sposta la domanda su cosa è bene e cosa è male. E pure una volta definito ciò, resta la disarmonia che i buoni non potranno non provare rispetto ai cattivi.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Socrate78

@Anthony: Se l'al di là viene creato dall'anima, come immagini l'al di là di un malvagio, ad esempio di una persona sadica e crudele? Se il malvagio prova piacere nel fare il male agli altri, allora per lui l'inferno che si creerebbe dovrebbe essere una specie di premio, perché in esso potrà dar sfogo alle sue peggiori pulsioni provando appunto soddisfazione e piacere nel male. Come risolvi questo paradosso?

Phil

Citazione di: viator il 07 Novembre 2022, 16:32:02 PMSalve phil. OK. Ma quale è la discriminante sostanziale, materiale tra la condizione di lampada accesa e quella della lampada spenta o rotta ?.
La lampada accesa, come l'uomo vivo, è percorsa da un adeguato flusso elettrico di particelle (materia, se non erro); quella spenta potrebbe esserlo, ma non lo è; quella rotta potrebbe esserlo, ma se lo fosse, a causa della sua sopravvenuta "inadeguatezza", non produrrebbe più luce (in generale, elettrificare un cadavere non lo riporta in vita).
Questa è secondo me la "narrazione oggettiva" (ossimoro voluto) di base, da cui l'uomo può "elettrificare" astrazioni semantiche che spaziano dal calcolo matematico, alla teoresi metafisica (etica, estetica, etc.), ai mondi possibili, etc. ma, "dall'esterno", restiamo un animale vivo (ossia elettrificato) con spiccata capacità di scambiarsi segni e suoni che costruiscono universi concettuali, secondo cui manipolare la realtà (mentre gli altri animali, essendo meno "cerebrali", in tutti i sensi, la manipolano con meno astrusità e con risultati quindi differenti per impatto sul mondo e sui loro simili). E quando un animale si spegne, si spegne, uomo o altro che sia (dubito che la sua capacità di pensiero astratto possa produrre realmente ciò che ha concettualizzato quando era elettrificato; ma forse, in questa umana concettualizzazione, mi sbaglio).

Jacopus

#23
Phil. In realtà abbiamo prodotto la civiltà attuale proprio perché siamo in grado di concettualizzare il mondo e pensarlo "differente". Ma questa concettualizzazione e la sua susseguente ingegnerizzazione hanno dei limiti fisici, che la metafisica, comprese quelle metafisiche speciali della politica, della stessa scienza o della malattia mentale, tendono ad ignorare.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

anthonyi

Citazione di: Socrate78 il 07 Novembre 2022, 18:57:30 PM@Anthony: Se l'al di là viene creato dall'anima, come immagini l'al di là di un malvagio, ad esempio di una persona sadica e crudele? Se il malvagio prova piacere nel fare il male agli altri, allora per lui l'inferno che si creerebbe dovrebbe essere una specie di premio, perché in esso potrà dar sfogo alle sue peggiori pulsioni provando appunto soddisfazione e piacere nel male. Come risolvi questo paradosso?
In un certo senso é così, l'inferno non é un luogo con i diavoli coi forconi, é il luogo dove vanno spiriti malvagi che sono ciascuno il diavolo degli altri e si villaneggiano reciprocamente. Questi spiriti vogliono stare li perché non sopportano l'amore e la gioia che Dio e le anime beate emanano, e quindi ne stanno lontani. 

iano

Ma che cosa è questo senso di appartenenza a se stessi?
Questa voglia di affermarsi giocando una partita che non si vuole finisca?
Quando ragazzi giocavamo al pallone per strada le squadre venivano decise al momento con una conta, ma l'impegno che ci si metteva per far vincere la propria squadra era intenso, quanto, col senno di poi, ingiustificabile. Il gioco però richiedeva che si credesse nella propria squadra e si esibisse un senso di appartenenza assoluto.
il giorno dopo però i nostri amici diventavano nemici, e viceversa, ma l'impegno restava immutato.
Ma alla fine allora chi vinceva?
Vinceva il gioco, l'unico a ripetersi ogni giorno uguale a se stesso, anche in presenza di defezioni quando un ragazzo cambiava quartiere e uno nuovo arrivava.
L'individuo funziona un pò come una squadra che presuppone una squadra avversaria.
L'individuo muore o è la squadra a cambiare?

Noi ci danniamo qui in terra per la nostra ineluttabile morte senza considerare che siamo una squadra casualmente assemblata che svolge una funzione dentro un gioco più grande.
Ogni individuo è un assemblaggio di miriadi di esseri viventi che non potrebbero giocare il gioco della vita se non facessero squadra.
Non vi pare che dovremmo cambiare punto di vista su questo eterna questione della morte ineluttabile, alla luce delle nuove conoscenze?
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#26
Galileo dimostra che valgono le stesse leggi in terra come in cielo, e che quindi, in breve, si tratti dello stesso luogo; eppure il diquà e l'aldilà, che da terra e cielo trevano esempio, vigono ancora.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

La soluzione nichilista applicata all'immanenza è poco praticabile in una specie sociale che ha trovato il modo di eternare i propri individui attraverso la cultura e la tecnologia.

Mi pare l'errore inverso rispetto alla immaginazione di una vita eterna in qualche aldilà, metempsicosi, universi paralleli e affini.

Metafisiche, spesso letterariamente suggestive, ma entrambe poco applicabili alla vita reale che cerca nell'immanenza di eternarsi con autentica passione e impegno, puntando sul poco di certo, maledetto e subito, che abbiamo.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve Phil. Citandoti : " un adeguato flusso elettrico di particelle (materia, se non erro)" .

Secondo me erri.

Le particelle sono materiali sinchè stan ferme (ovvero solo prima di partire da una fonte emittente e dopo essere arrivate ad un bersaglio assorbente).

Vedasi il fotone.

Durante il "viaggio", il fotone ed altre particelle comunque in movimento (esempio gli elettroni intorno al nucleo atomico, e le particelle radianti) diventano appunto onde radianti consistenti in energia.

Ecco perchè il fotone viene considerato una particella oppure una onda radiante a seconda degli eventi che subisce (distacco da un corpo fisico che lo emetta ("fonte") - trasferimento verso un altro corpo fisico ("bersaglio") - assorbimento da parte del "bersaglio" (quindi si ritrasforma in materia).........oppure riflessione parziale o totale ad opera sempre del "bersaglio" (quindi semplice deviazione del percorso fotonico, con mantenimento della condizione energetica). Saluti.





Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Phil

Citazione di: Jacopus il 07 Novembre 2022, 19:24:44 PMPhil. In realtà abbiamo prodotto la civiltà attuale proprio perché siamo in grado di concettualizzare il mondo e pensarlo "differente".
Rileggendo ora la parte finale del mio post, mi rendo conto che non si capisce bene che mi riferisco al "realizzare" concetti inerenti il post mortem (paradisi, giudizi divini, trasmigrazione delle anime, etc.) e non al realizzare concetti progettuali in realtà concrete pre-mortem, realizzazioni che hanno palesemente scandito la storia dell'umanità. Grazie per la segnalazione e la possibilità di disambiguare.

@viator
Mi fido sulla parola, anche perché il senso del mio discorso non cambia anche se l'elettricità venisse intesa come "non materiale" (ma se "qualcosa" si muove, pensavo dovesse pur avere una massa e quindi supponevo fosse a suo modo "materia", nella mia concezione ingenua del termine ovviamente).

@Ipazia
«Eternare i propri individui attraverso la cultura e la tecnologia» può aver senso solo se guardiamo all'uomo dall'interno, stando ai suoi giochi simbolici e semantici (v. suddette "concettualizzazioni elettrificate"); se proviamo a guardarlo da un punto di vista antropologico o, con ancor più distacco, quasi "dall'esterno", non c'è eternizzazione, né cultura, solo ruderi di habitat caparbiamente modificato e manufatti che per tutti gli altri viventi non si distinguono dal resto del paesaggio in cui cercano di (sopra)vivere. Può far parte della concettualizzazione umana anche prender le distanze dalla concettualizzazione stessa, per acquisire uno sguardo meno antropocentrico e autoreferenziale, più "oggettivo" nel senso disumano del termine.

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