Perché nel Cristianesimo l'amore verso il prossimo viene imposto?

Aperto da Socrate78, 17 Agosto 2022, 09:20:55 AM

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Kobayashi

Citazione di: iano il 23 Agosto 2022, 22:58:47 PMUna volta che il logos, il simbolo, il segno col suo carattere di permanenza , avesse fatto irruzione nel contesto animale, cosa ci saremmo dovuti aspettare?
Direi una inevitabile interferenza sull'istinto animale , se non di segno, di durata.
Una permanenza come effetto dell'uso dei segni , un prolungamento dell'azione istintiva di qualunque segno, che sortirà quindi effetti nuovi.
Ma quali?
Dopo la guerra si fa' pace. Ma non è questa la novità.
La novità è che si allungano i tempi della guerra e della pace , serbandone memoria prolungata .
La novità è che le fazioni non si formano e si sciolgono al momento, ma sono tenute nel tempo da simboli identitari che non smettono di agire finché il segno rimane.
Prima che irrompesse il logos si facevano già genocidi, ma in modo dilettantesco, senza alcuna programmazione.
E allo stesso modo si praticava fratellanza con lo stesso dilettantismo.
Oggi la fratellanza, l'amore verso gli altri si fa' programma, e certo può sembrare strano che un sentimento così spontaneo debba essere programmato.
In effetti non deve essere programmato, ma si può programmare appiccicandogli un simbolo.
Una volta poi che entri dentro il dominio di un simbolo, dovrai rinunciare agli istinti che si susseguono a breve termine, ponendoli sotto controllo.
Dovrai fare il bene quando vorresti fare il male e dovrai fare il male quando vorresti fare il bene.
Ma perché noi decidiamo di entrare sotto il controllo di un simbolo?
Se il simbolo scelto da Socrate è quello della croce lui ha l'obbligo di amare, ma non ha l'obbligo di scegliere quel simbolo.
Molto interessante.
In particolare l'idea che l'uso dei segni, appunto la costruzione di una tradizione, determina sì un cambiamento, non quello sperato però di un controllo salutare sulla passione violenta, ma qualcosa di simile a un differimento, che però non riesce ad essere mutamento qualitativo, per cui come dici tu, arriva l'ora dell'omicidio di massa e oggi come nel passato neolitico a questa spinta non sappiamo dire di no, solo che i mezzi utilizzati oggi sono immensamente più efficaci.

Da una parte mi sembra difficile essere del tutto conseguente abbracciando un antiumanismo alla Nietzsche, dall'altra non credo nemmeno che percorrere il labirinto (il logos) sistematicamente da un punto all'altro, redigendone una mappa, ci salvi dal Minotauro.
Temo ci occorra un filo di Arianna.
"Ma perché noi decidiamo di entrare sotto il controllo di un simbolo?", chiedi.
Forse perché speriamo che quel simbolo possa essere il nostro filo di Arianna.

ricercatore

Citazione di: Socrate78 il 17 Agosto 2022, 09:20:55 AMNella religione cristiana vi è il precetto che recita di amare il prossimo, tuttavia a me sembra che questo amore venga IMPOSTO dalla religione cristiana stessa, tuttavia a ben guardare si tratta di qualcosa di assurdo, come di una violenza al cuore umano. Essendo l'amore un sentimento, dire "devi amare" non ha senso, perché io posso anche non provare assolutamente questi sentimenti verso l'umanità e quindi non mi pare giusto che venga imposto a tutti, senza tener conto delle disposizioni della persona. Una persona che ad esempio ha visto nel prossimo cattiveria, egoismo, manipolazione, ovviamente non è disposta ad amare l'umanità e non è giusto forzarla in tal senso, oppure sbaglio? Trovate anche voi molto "fastidiosa" questa tendenza del Cristianesimo ad imporre sentimenti e stati d'animo, anche se sono socialmente utili?

Sono d'accordo con te.
L'errore del cristianesimo - a mio avviso - sta nel voler perseguire contemporaneamente due vie poco compatibili:
- la via della morale, rivolta al Bambino, affinché si comporti in modo adeguato e possa stare in una Civiltà pacifica
- la via della liberazione, rivolta all'Adulto, affinché possa prendersi la responsabilità della sua Vita e trasportare il peso che la libertà porta con sé, essere presente al 100%

Per il mio modo di vedere le cose, Gesù è sintonizzato sulla 2°, sul superamento della Legge e sull'assunzione della responsabilità in modo attivo, mentre la Chiesa è maggiormente sintonizzata sulla 1°, sul contenimento del Caos in favore dell'Ordine.

Il tuo post mi ha fatto venire in mente le parole di Jung:

Il "tu devi", pertanto è una specie di prigione in cui le persone si attengono a una determinata norma, ma pensano in continuazione: "Se potessi liberarmi di quella norma, Dio solo lo sa quel che farei!". Non sapranno mai che cosa farebbero, se fossero liberi.
Senza libertà non c'è moralità, non può sussistere una decisione morale. C'è moralità solo quando sei in grado di scegliere, e se sei costretto, non sei in grado di scegliere.

anthonyi

Citazione di: ricercatore il 25 Agosto 2022, 17:48:36 PML'errore del cristianesimo - a mio avviso - sta nel voler perseguire contemporaneamente due vie poco compatibili:
- la via della morale, rivolta al Bambino, affinché si comporti in modo adeguato e possa stare in una Civiltà pacifica
- la via della liberazione, rivolta all'Adulto, affinché possa prendersi la responsabilità della sua Vita e trasportare il peso che la libertà porta con sé, essere presente al 100%

Per il mio modo di vedere le cose, Gesù è sintonizzato sulla 2°,
E perché poco compatibili? Sono vie consequenziali indirizzate a differenti livelli di coscienza, come dici tu, appunto, la coscienza del bambino è quella della persona matura.
Anche in termini storici possiamo considerare la via della morale che caratterizza l'ebraismo che viene rinnovata dalla via della liberazione di Gesù. Poi certo nella chiesa trovi sia l'una che l'altra visto che ha a che fare con soggetti di tipo differente.

Freedom

Se devi andare dal punto A al punto B è necessario seguire un percorso. Quel percorso è l'amore. Però non si può amare strumentalmente. È il contrario. Cioè bisogna imparare ad amare e poi, naturalmente, si andrà dal punto A al punto B.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

ricercatore

Citazione di: anthonyi il 25 Agosto 2022, 18:55:41 PME perché poco compatibili? Sono vie consequenziali indirizzate a differenti livelli di coscienza, come dici tu, appunto, la coscienza del bambino è quella della persona matura.
Anche in termini storici possiamo considerare la via della morale che caratterizza l'ebraismo che viene rinnovata dalla via della liberazione di Gesù. Poi certo nella chiesa trovi sia l'una che l'altra visto che ha a che fare con soggetti di tipo differente.

La tua obiezione mi sembra corretta: le due vie sono vie consequenziali.

La mia percezione di "incompatibilità" è data dal fatto che le due vie sono in carico ad una stessa entità (la Chiesa), che è più proiettata verso la via della morale, lasciando davvero poco spazio alla via di liberazione.

Se penso alla Chiesa, penso infatti al dogma, al peccato, ai comandamenti: è qualcosa di granitico, rigido, protettivo.
Se penso a Gesù, penso invece al fatto che il Figlio dell'Uomo non ha dove posare il capo.

niko

Io credo che non ci siano proprio UGUALI dal punto di vista di rapimento mistico da cui parla Gesu' , ma solo SIMILI, quindi l'amore per il simile e' reale e possibile, l'amore per l'uguale e' -semplicemente- impossibile.

Uno sguardo non egoico sul mondo, in generale restituisce la visione di un mondo intrinsecamente fatto, intrinsrcamente composto, di simili e non di eguali: proprio perche' ogni cosa e' assolutamente unica e irripetibile nello spazio e nel tempo, proprio perche' ogni cosa e' parte dell'assoluto, ogni cosa non puo' corrispondere a se stessa, non puo' essere identitariamente "sdoppiata",  nemmeno al fine ultimo
auto-amarsi, e deve "salvarsi" nell'amore delle altre cose, o di almeno una delle altre cose.

In senso piu' orientaleggiante, potremmo dire che il simile e' cio' che (in natura e nel fondo piu' irriducibile della realta') c'e', e il "saggio" ama cio' che c'e' , viceversa l'uguale e' cio' che NON c'e', e il saggio non manda in vacca la sua vita per tentare disperatamente di amare cio' che non c'e', anzi se ne guarda bene.

Al di la' del discorso sulla salvezza, siamo davanti a un discorso che anche a livello immanente contrappone felicita' a principio di individuazione, felicita' a sofferenza e causa ultima della sofferenza.

Tutti i rapporti tra tutti gli enti del mondo  compresi quelli su cui si struttura l'autopercezione sono diventati di similitudine e non di uguaglianza, insomma il mistico perso nell'amore ama il prossimo ANCHE quando ama se stesso, perche' non ha piu' un VERO se stesso da amare.

Il COME qui e' l'introduzione "forte" e "reale"  della figura retorica della similitudine e il sostituto multiforme e vario di quanto si riconosce a buona ragione COME perduto per sempre e non rimpianto (l'amore per se stessi inteso come auto-amore); non rimpianto in quanto validamente SOSTITUITO dagli infiniti come del COME, dagli infiniti analoghi del perduto te stesso; insomma un "come" che indica l'analogia e la fungibilita' infinita di un mondo dove l'amore si espande e non ripete se stesso, e non e' fermo in se stesso.

Amate se stessi qui non e' denunciato come mediocre e banale, ma come e' impossibile. Come potrei amarmi se sono unico?

E' la solitudine (di Dio e dell'uomo) qui che fa problema.

Il "come" dell'ama il prossimo tuo come te stesso non ereticamente cosi' reinterpretato a mio modesto giudizio e' idiota sia come psicoemotivita' che come benevolenza/teologia: non si puo' comandare per autorita' di amare qualcosa o qualcuno in particolare (piuttosto ognuno ama cio' che vuole, in un'etica delle intenzioni, o cio' che il suo sapere lo porta ad amare, in un'etica intellettualistica) e il comandamento "tronco" di "amare"-e basta-  senza oggetto nel seno di amare "tutto" riprende il comandamento naturale e gius-naturale di essere felici e perseguire il piacere è non il dolore, di per se senza aggiungervi nulla: e' solo se si contrappone felicita' a individuazione che il 'come te stesso" diviene oggetto sensato, ma lo diviene solo nella "perdita", di un reale "te stesso".



Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Ipazia

La regola d'oro dell'amore del prossimo è presente in molte culture religiose e costituisce il collante fondativo di ogni setta o, mitigata in forne più pragmatiche, sodalizio umano. Cominciando dal più biologico, la famiglia riproduttiva. Per una religione universalistica il prossimo è ogni umano, estendibile  con gradualità, più o meno estatica, ad ogni oggetto del creato (cantico delle creature). Al di là delle aporie individuabili in tale dottrina, essa è consistente sia sul piano razionale che teologico. Nel cristianesimo, oltre alla matrice redentiva del popolo eletto, e dell'uscita platonica dalla caverna, vi fu quel potente motore propulsivo della liberazione dalla schiavitù, segnato profondamente dalla recente vicenda spartachista, che rese assai poco indulgenti i dominatori romani (la crocefissione) contro chiunque parlasse di liberazione, senza tanto entrare nelle sottigliezze teologiche del presunto redentore.

Ma in breve il virus passò dagli schiavi ai padroni, attraverso le elite intellettuali neoplatonizzate, usando l'amore (fratello, sorella, figli di un unico Padre celeste) come collante di questa imponente riconversione storica. Vi fu chi vide l'altra faccia oscura,  totalitaria, dell'ideale monoteistico, ma ormai il dado era stato tratto.

E, sull'onda dell'entusiasmo, ci si rese conto dell'inganno, al netto dei tamponamenti della fede e dell'autorità, solo quando i "fratelli" ripresero a scannarsi tra loro; con motivazioni storicamente inedite per il mondo classico, presenti in nuce nell'apporto ebraico: l'argomento teologico.

L'errore logico di confondere similitudine e uguaglianza mi pare troppo "sottile" per poter resistere alla perforazione della fede. La quale ha sempre un carattere alienante anche quando viene riposta nelle divinità secolari, come la Scienza.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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