SAGGEZZA MINIMA E VERO CRISTIANESIMO

Aperto da PhyroSphera, 03 Agosto 2022, 12:47:54 PM

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Alberto Knox

Citazione di: anthonyi il 05 Agosto 2022, 19:13:18 PME' come quello che accade con la resurrezione che é metafora della resurrezione spirituale, ma che é stata anche interpretata come resurrezione del corpo fisico. 
tu dici di prenderla come metafora di Gesù , e Gesù insegnava ai suoi discepoli tramite delle metafore. Tuttavia per quanto riguarda la venuta del Regno di Dio ci sono molti versetti in cui Gesù attesta con convinzione che questo sarebbe avvenuto da lì a poco. Gesù era un Ebreo, e rimase Ebreo fino alla fine, non tradì mai la Torah , se mai combatteva per un osservanza più veritiera e profonda di quella che era la sua religione Ebraica. Gesù credeva fermamente che quello che vi era scritto, in quello che noi chiamiamo Antico Testamento, erano fatti storici, reali, l'esodo del popolo attraverso le acque che si sono aperte, la caduta dei muri di Gerico allo squillo delle trombe erano fatti accaduti storicamente. E Gesù credeva con sicurezza, esattamente come i profeti, che quel braccio del Signore che si era manifestato nella storia, si sarebbe ripresentato con la stessa efficacia e con la stessa potenza nel presente. Insomma il concetto cardine e centrale della predicazione di Gesù è la venuta imminente  del Regno di Dio e su questo punto c'è una totale unanimità fra tutti gli studiosi. E un Regno di Dio, lo ripeto per l'ennesima volta, che sarebbe arrivato presto, prestissimo. Sentiamo queste parole che secondo me rappresentano quello che viene definita la "ipsissima vox Jesus" cioè la voce stessa di Gesù ; MArco 13:30" in verità io vi dico, non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga" parlando del Regno di Dio ..matteo 10:23 "in verità io vi dico, non avrete finito di percorrere le città di Israele prima che venga il figlio dell uomo" marco 9:1 " in verità io vi dico, vi sono alcuni qui presenti che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio in tutta la sua potenza" matteo 3:36 " in verità io vi dico, tutte queste cose ricadranno su questa generazione" Marco 1:15 " il tempo è compiuto , il regno di Dio è imminente, convertitevi". Queste parole lasciano pochi spazi a diverse interpretazioni metaforiche. Queste parole attestano la ferma convizione di Gesù riguardo la venuta imminente del regno di Dio.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

InVerno

Gesù opera in un periodo storico dove la Giudea è al centro di un periodo di conquiste da secoli, invasi e stuprati continuamente dai popoli dintorno, il popolo ebraico, convinto d'essere eletto ma bisfrattato nei fatti, cerca una nuova evoluzione alla domanda sull'esistenza del male sulla terra, ma specialmente sul popolo ebraico. Già con Daniele si intravedono le fondamente del pensierio gesuano, esseno. Molti predicatori affollano le strade e penzolano dalle croci, ma solo uno entrerà nella storia, anzi più d'uno, un altro potrebbe essere Giovanni Battista che viene decapitato non certo per la venuta di regni metafisici e personali. Dopo/durante la rivolta ebraica terminata con la distruzione del tempio di Gerusalemme (caso vuole..), il canone viene cominciato a essere messo per scritto, è il culmine di decadi di insoddisfazione e frustrazione. Gesù, almeno nella sua rappresentazione paolina, è apolitico, ma esclusa la mano "gentile" sui testi, da una parte abbiamo uno zelota, un rivoluzionario politicamente inteso, dall'altra un apocalittico, un filosofo con varie sfumature politiche estrapolabili. L'idea del puro asceta invocatore di regni spirituali metafisici e psicologici cozza con la storia: sarebbe morto di vecchiaia. Ma questo non nega la possibilità di poter trarre vantaggio da una simile analisi, nella coscienza della sua limitatezza e arbitrarietà, il significato del testo è frutto del lettore.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Alberto Knox

concordo nuovamente  il tuo intervento , Gesù era uno zelota e alcuni dei sui discepoli erano zeloti, zelota per chi non lo sapesse equivale a dire "partigiano" . Quindi Gesù era un partigiano e voleva la liberazione dal dominio Romano sul popolo Ebreo giustamente. Gesù non disse mai di se stesso di essere il Cristo, altri lo caricarono di questo titolo. Quindi fai bene a parlare di Gesuanesimo e non di Cristianesimo, Gesù non è il fondatore del Cristianesimo , Il Cristianesimo fu fondato a partire da San Paolo molto tempo dopo la morte di Gesù. Tornando ai tempi di Gesù c'è da dire che religione e politica erano estremamente connessi, non si poteva a quel tempo essere religioso senza desiderare l'indipendenza di Israele, era impossibile. Ma a parer mio gli atti e gli insegnamenti di Gesù non hanno una dimensione politica come si potrebbe presumere dal momento che fu uno zelota del suo tempo. L'azione politica prevede un cambiamento di quel tempo nella storia incisa da una rivoluzione, Gesù non voleva cambiare quel tempo della storia mediante una rivoluzione ,Gesù credeva che quel tempo sarebbe stato completamente rivoluzionato , non da lui ma da Dio. Gesù ha predicato la divisione del tempo, arrivava qualcosa che avrebbe scompaginato completamente la storia ma non doveva prepararla lui assieme agli altri facendo rivoluzione , no, questa cosa arriva , è un evento , "è il giorno di Yavhè " come dicevano i profeti.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

anthonyi

#18
Citazione di: InVerno il 06 Agosto 2022, 08:45:05 AML'idea del puro asceta invocatore di regni spirituali metafisici e psicologici cozza con la storia: sarebbe morto di vecchiaia.

Gesù viene crocifisso per decisione dei vertici religiosi ebraici, questo perché questi vertici si sentono minacciati da quello che lui dice, anche nei loro confronti, in senso religioso, certamente non politico.
Questo voler attribuire a Gesù una categoria politica, proprio a quel Gesù che ha segnato l'inizio della separazione tra politica e religione per tutta l'umanità, vuol dire falsificare il senso della sua opera, umana o divina che essa sia.
Di fomentatori della ribellione contro i romani ce n'erano tanti allora, ma Gesù non era certo tra questi anche se molti di quei fomentatori lo avrebbero voluto vista la sua notorietà. E dubito fortemente che anche tra i suoi seguaci albergasse lo spirito combattivo degli zeloti.

Kephas


Alberto Knox:  "Il tempo è compiuto, il regno di Dio è imminente, convertitevi."
Queste parole attestano, la ferma convinzione di Gesù riguardo la venuta del regno di Dio"
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Ma certamente che Gesù sapeva della venuta imminente del Regno di Dio.
Ma cosa si intendeva per "Regno di Dio?"

Forse la giusta spiegazione la si trova ..secondo me, nel Vangelo di Matteo (27;50-51) :
"...e  Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce, rende lo Spirito;
ed ecco la Cortina del Tempio si squarciò in due, da cima a fondo"

Simbolicamente: La Cortina del Tempio era la barriera che separava il  "Santissimo" dal resto del tempio, e solo il gran Sacerdote poteva penetrarla, a chiunque era proibito oltrepassarla, in sintesi, nessuno poteva avvicinarsi a Dio.

Con la morte ed il sacrificio di Gesù, da quel momento a chiunque desiderava e desidera avvicinarsi al Signore
non c'è più nessun ostacolo che lo impedisce.

naturalmente sempre secondo la mia convinzione
L'amore è come il mare in tempesta, che tutto travolge nei primi momenti, poi l'arcobaleno che tutto colora, i sogni ed i momenti, poi tutto con il tempo si placa, rimane l'onda tranquilla che torna e ritorna a lambire le sponde.

niko

La mia riflessione e' sempre che il passato e' una dimensione temporale CHIUSA alla volonta' /progettualita' umana e APERTA all'umana coscienza/conoscenza.

Viceversa il futuro e' quella dimensione temporale CHIUSA alla coscienza/conoscenza e APERTA alla volonta' /proggettualita'.

Se si collocano il bene e il male in queste due dimensioni temporali, allora abbiamo una differenza etica esperienzialmente vissuta come una differenza temporale, un sentimento etico del tempo.

Se vi era lunga e consolidata abitudine a collocare il bene nell'una e il male nell'altra, quando qualcuno o qualcosa improvvisamente le "scambia", ci fa vedere il mondo in prospettiva temporale opposta, allora abbiamo una "rivoluzione".

Che pero' va pensata come rivoluzione nel sentimento del tempo.

Come rivoluzione nella priorita' "salvifica" tra conoscenza e fede/volonta' , tenendo conto pero'  che conoscenza e fede/volota' non sono la stessa cosa perche' preferiscono, per loro natura, delle dimensioni temporali diverse, "operano", in dimensioni temporali diverse.

Dal nostro presente vediamo "nitidamente" il nostro passato, ma non abbiamo alcun potere su di esso.

Non vediamo, o vediamo solo nebulosamente il futuro, il luogo e il tempo stesso dell'indeterminato, ma, soprattutto tramite l'istinto e la tecnica, abbiamo entro certi limiti potere su di esso e lo determiniamo.

Lo scegliamo. Lo plasmiamo con la nostra volonta' avvantaggiandoci proprio della sua indeterminatezza.

Lo scambio tra futuro e passato e' effettivamente uno scambio tra conoscenza e potere, opposti che in una loro sovrapposizione brutamente "immediata", istantanea, non potrebbero proprio coesistere, in quanto la conoscenza, essendo determinazione, crea un ordine esteriore/esterno al conoscente, e il potere, senza la conoscenza, si riduce al doloroso fallimento e all'arbitrio.

Fatta questa lunga o sono sostanzialmente d'accordo con quei filosofi, tra cui sicuramente il nostro contemporaneo e per certi versi molto criticato Galimberti, che hanno sostenuto che l'importanza del cristianesimo risiede nella "rivoluzione" intrinseca nell'accordare, da parte del cristiano, finalmente la preferenza etica al futuro, in un mondo platonico (memorico e decadente), che aveva sempre accordato la preferenza etica al passato.

"Verra' il regno di Dio" sostanzialmente significa che il futuro (il regno di Dio) sara' migliore del passato (il tempo dela prova).

Non importa, a questo fine, se la rivoluzione la faremo noi, o se la fara' Dio stesso.

Importa il fatto stesso che il futuro sara' migliore del passato.

La rivoluzione non e' etica, non e' politica, non e' religiosa, ma e' posizionale e prospettica rispetto al sentimento stesso del tempo.

Un pensiero della decadenza, preferisce il passato. Un pensiero dell'eskaton e delle cose ultime, preferisce il futuro.

Il cristianesimo non e' un puro platonismo, ma solo perche' il vero e originario platonismo vive di conoscenza e reminiscenza, colloca il mondo delle idee, (e dunque il bene) nel passato; il cristianesimo viceversa  vive di fede e di folli anticipazioni, colloca il mondo delle idee (e dunque il bene) nel futuro.

Il passato e' il luogo della conoscenza, ma e' stato proprio l'evento -e l'avvento- dell'affermare con forza, da un certo punto del tempo in poi,  che non salva la conoscenza, ma salva la fede, a svalutare eticamente il passato. E quindi a "sovvertire" la gerarchia delle dimensioni temporali che era propria dell' originario platonismo.
La vita non e' piu' valutata a partire da un suo ipotetico stato di prenascita, ma da uno di postmorte. Sembra quasi lo stesso, ma a ben vedere cambia tutto.
Non si tratta piu' di recuperare un punto di vista (genuinamente gnostico o platonico) sull'increato, un punto di vista in cui la creazione, proprio come la nascita, non sia la realta' ultima; ma di giustificare per davvero la nascita e la creazione, di prenderle sul serio.

Questa e' la vera implicazione del paradiso e della resurrezione, non importa se siano futuri o immanentemente presenti, se siano una realta' o una metafora. La vita deve attraversare la morte per valutarsi, e quindi anche la nascita, l'incarnazione, e' una necessità. E' un fatto, che il MATERIALISTA Aristotele piacque ai cristiano medioevali europei piu' dello SPIRITUALISTA Platone.

"Il maestro di color che sanno". Uno che diceva che l'anima era mortale e Dio aveva senso solo in quanto Dio del mondo. Se fosse stato un loro contemporaneo, lo avrebbero messo al rogo in cinque minuti. Ma sostanzialmente piacque piu' di Platone perche' non spiegava solo la possibilita' astratta del mondo, ma la sua concretezza e necessita'. Non il suo prima, ma il suo dopo.

Il tempo in senso umano esiste perche' la volonta' se ne fa qualcosa del tempo, preferisce nel tempo, preferisce delle parti e delle fasi del tempo a delle altre.

La realta' ultima e' la volonta', non il tempo.

L'eskaton e la decadenza sono giudizi sul male e sulla sofferenza dati dall'umano e dal presente, il vero oggetto del contendere e' l'irreversibile, non il tempo.

Se poniamo che il bene abiti nel passato, allora il male e' irreversibile. E' qualcosa che segna il tempo facendolo andare verso il peggio a partire dal punto della sua manifestazione.

E il desiderio, in quanto desiderio del bene perdibile o perduto,  si rivolge al bene nella sua purezza. All'eterna primavera in cui non si soffere neanche nella memoria. All'innato e all'increato. E' il desiderio che il passato sia noto, e che la dimensione del noto contenga solo il bene.

Se il bene abita nel futuro, allora il male e' reversibile.

Il desiderio si rivolge non al solo bene, ma alla fase temporale frammista della trasformazione del male in bene. "Liberaci dal male".

Il male non serve solo da lezione, ma da criterio di intendimento diretto; per chi e' nel male il bene significa la trasformazione del male in bene, un processo che si avvantaggia spontaneamente del flusso del tempo, non uno che ne sia ostacolato.

Il tempi e' creato dal bene per il bene, l'ordine del tempo prima-e-dopo non puo' che essere un ordine migliorativo, col maggior bene dopo e il minor bene prima.

Il sacrificio stesso di Cristo non viene a restaurare, ma a migliorare. E' il concetto della misericordia e della provvidenza.

E' dunque il giudizio sulla possibilita' del bene e sulla reversibilita' del male, se vogliamo il giudizio sulla morte, che e' cambiato nel cambiamento dal pensiero della decadenza a quello dell'eskaton, non il giudizio sul tempo in quanto tale.

E' questa la dialettica tra preferenza etica del passato e preferenza etica del futuro: la prima racchiude e maschera  un nichilismo della volonta' (come forza attiva) , la seconda un nichilismo dell'oggetto di coscienza (e quindi potenzialmente anche di ogni possibile oggetto voluto); e solo contemplandoli entrambi si puo' capire il presente come punto di rottura, come punto di osservazione e di azione del desiderio.

La stessa cosa la ritroviamo identica nel passaggio da un'etica sostanzialmente intellettualistica come fu quella originaria platonica e greco-classica, a un'etica delle intenzioni e del libero arbitrio, come fu quella compiutamente cristiana.

L'intellettualismo etico socratico trova il suo limite e il suo essere controintuitivo nel fatto che svaluta, o meglio automatizza, rende inumana e impropriamente generica la volonta' , per valutare ed elevare al massimo grado quello che non e' volonta' ma semplice discernimento:

"tutti gli uomini vogliono il bene ma (purtroppo) non tutti gli uomini conoscono il bene."

Il problema dell'etica consiste nel far conoscere il bene agli uomini. Una volta che gli uomini conosceranno il bene, automaticamente, inevitabilmente lo sceglieranno. Chi non sceglie il bene, dimostra solo di non conoscerlo fino in fondo, di non averlo nella mente e nel cuore.

Qui il bene e' sempre l'oggetto del desiderio e solo a volte l'oggetto della conoscenza, quindi la differenza la fa la conoscenza, con la sua accessibilita'  e i suoi contenuti.

Il concetto teologico del libero arbitrio, anche se nelle formulazioni piu' raffinate si tenta, in modi piu' o meno riusciti, di farlo derivare dall'intellettualismo etico socratico, in realta' funziona in modo diametralmente opposto: svaluta, nel senso che automatizza, universalizza impropriamente, il discernimento del bene e del male, per valutare al massimo grado la volonta':

Tutti gli uomini sono creati da Dio e hanno in se' la scintilla positiva del discernimento del bene, ma (purtroppo) non tutti gli uomini fanno il bene.
Semplicemente perche' tutti sono liberi e alcuni non lo vogliono fare.

La resposabilita' del male fatto e' nostra perche' Dio, al netto delle prove e delle tentazioni, ci crea abbastanza perfetti da distinguere il bene dal male. Se poi il male lo facciamo o no e' una pura questione di volonta', in cui la conoscenza entra solo marginalmente.

Qui il bene e' sempre l'oggetto della conoscenza e solo a volte l'oggetto della volonta'.

E' possibile ed eticamente tematizzabile una cattiva volonta'.
La differenza, qui la fa la volonta'.

Ma la volonta' agisce sul presente e sul futuro, la conoscenza e' sempre conoscenza del passato.

Eticizzare la conoscenza, o eticizzare la volonta' e' sempre eticizzare alcune dimensioni temporali piuttosto che altre.

Solo se passato e futuro sono uguali, sono in assoluto inadatti a contenere e "descrivere" bene e male.
L'uguale contiene l'uguale. E noi vogliamo che bene e male siano diversi, che non siano contenuti in due termini di una qualsiasi eguaglianza.

L'eterno ritorno, l'idea nietzscheana che attribuisce eguaglianza di contenuto a futuro e passato, insegna a non sentire la differenza etica (bene e male) come differenza temporale (passato e futuro).

A farsene qualcosa di ulteriore del bene e del male che non sia collocarli in passato e futuro. In nessuno dei "due" ordini storici finora classicamente e religiosamente sperimentati.

E' oltre cristianesimo e platonismo. Oltre ogni pensiero dell'eskaton o della  decadenza.

Bisogna dire che passato e futuro sono uguali contro l'ipocrisia, o comunque contro la falsita', degli uomini che li hanno usati alternativamente per contenere il bene o il male, lo spirito o la materia.

Uguali ed autocausati. Una dimensione temporale non e' causa dell'altra. Due termini di un'uguaglianza non si causano tra di loro. Un nuovo senso in cui possiamo pensare il nostro essere liberi. Lo spartiacque libero del tempo.



Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

InVerno

Citazione di: anthonyi il 06 Agosto 2022, 11:13:13 AMQuesto voler attribuire a Gesù una categoria politica, proprio a quel Gesù che ha segnato l'inizio della separazione tra politica e religione per tutta l'umanità, vuol dire falsificare il senso della sua opera, umana o divina che essa sia.
Messia è una categoria politica ebraica, è il nome proprio del pretendente al trono di Giudea, che evidentemente per essere tale deve essere vivo, motivo per il quale tra gli ebrei non fu per niente famoso, l'idea di un messia morto tra loro era risibile. Non sono stato io a "forzare" categorie politiche  sul personaggio, poteva essere semplicemente "rabbi", ma era anche "messia", semmai a forzare le cose è chi sostiene che nell'impero si ammazzessero gli asceti che millantavano troni metafisici. Non sono neanche d'accordo con l'idea che Gesù fosse uno zelota, ma come viene espresso sia da te che da Alberto, essendo che nella società ebraica del tempo religione e politica erano praticamente indistinguibili, sarebbe assurdo sostenere entrambi gli estremi, spiritualistici e politici, tertium datur. E' importante capire la dimensione politica di Gesù perchè riporta la discussione su cosa si può fare qui e ora, un messaggio che evidentemente ai detentori del potere non è mai andato a genio. E' anche importante perchè senza la storia non ha alcun senso.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Alberto Knox

Citazione di: niko il 06 Agosto 2022, 16:26:58 PMerra' il regno di Dio" sostanzialmente significa che il futuro (il regno di Dio) sara' migliore del passato (il tempo dela prova).

Non importa, a questo fine, se la rivoluzione la faremo noi, o se la fara' Dio stesso.

Importa il fatto stesso che il futuro sara' migliore del passato.
e dai tempi di Gesù a oggi il mondo è migliorato? è peggiorato? ..per certi versi io penso migliorato, ma con questo non si può certo dire che questo mondo sia il Regno di Dio di cui parlava Gesù. Per questo motivo , personalmente , intendo il regno di Dio come il Regno intereriore ...di Dio, ciascuno di noi può essere un Regno diDio dentro di sè. E qui io mi fermo.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Alberto Knox

Aggiungo anche che ritengo inutile cercare e trovare o non trovare esattezze nella Bibbia. Ad esempio chiedersi se Adamo ed Eva sono esistiti veramente. Dietro la storia di Adamo ed Eva, il giardino dell'eden, l albero dal frutto proibito , si nasconde una grande verità. E questa grande verità che noi divremmo comprendere, più del fatto che adamo ed eva son esistiti veramente è più importante il messaggio che trasmette. Quella storia , è stata scritta per trasmettere una verità molto profonda.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Jacopus

Alberto. Anch'io ritengo che la Bibbia debba essere letta come uno dei più grandi libri della tradizione scritta umana, al di là dei suoi significati letterali. Ma se si supera il significato letterale, si moltiplicheranno le più diverse interpretazioni. La qual cosa è arricchente in una visione laica della Bibbia, poiché questa visione promuove la presenza di molteplici verità. Se però si resta nel solco della verità religiosa, la diversità delle interpretazioni diventa un " "casus belli", come già accaduto innumerevoli volte nella storia del cristianesimo. Ad esempio la storia di Adamo ed Eva, la interpreto come l'uscita dell'umanità dallo stato di natura. L'uomo prende coscienza di sè e della sua solitudine come singolo e come specie. L'albero della conoscenza del bene e del male non è altro che la raffigurazione della conquista della cultura umana, che traccia un confine netto fra ciò che l'umanità era prima e ciò che è diventato dopo. Ciò che non posso accettare è la visione decadente dell'umanità che è sottesa a Genesi. L'umanità inconsapevole dei genitori e dei nonni di Adamo ed Eva non era così idilliaca. L'Eden era popolato di tigri enormi e lupi ancora più grandi, capaci di frantumare una gamba umana senza problemi. L'uomo viveva in una condizione di estrema paura, assalito da malattie sconosciute è pronto per morire di vecchiaia a trenta/quaranta anni.
La negazione dell'ambivalenza è il peccato originale della Bibbia, almeno fino al Cristianesimo ed è invece la presenza dell'ambivalenza a farmi apprezzare il paganesimo ellenistico. Il fatto che la Bibbia abbia avuto questo enorme successo, trasmettendosi da una piccola popolazione patriarcale e ad economia pastorale a mezzo mondo, è un altro tema che merita la massima attenzione. Evidentemente accettare l'ambivalenza è doloroso. Pensare che noi potremmo essere dei criminali, oppure dei traditori, o dei violenti o degli ipocriti, come effettivamente talvolta siamo stati, ci perturba. Solo con il Vangelo (scritto in greco, non dimentichiamolo) entra nella Bibbia l'ambivalenza. Ma è una ambivalenza incatenata, perché dietro di essa continua ad esistere il pensiero paranoico della netta separazione del bene e del male.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Alberto Knox

Citazione di: Jacopus il 07 Agosto 2022, 12:44:54 PMMa è una ambivalenza incatenata, perché dietro di essa continua ad esistere il pensiero paranoico della netta separazione del bene e del male.
io sento dentro di me , un credente e un non credente, un animo buono e un animo molto meno buono. E sento che c'è separazione fra le due cose , cioè male e bene sono entrambi presenti ma poi è la mia coscienza che decide di volta in volta che cosa scegliere.
è inutile che continuiamo ad avere opinioni su questo o quello scritto bibblico in maniera filosofica se poi non andiamo a toccare la vita così come essa viene vissuta interiormente. Male e bene, basta guardare dentro di sè per capire che sono nettamente separati. O tu puoi fare del male e poi dire che eri buono e giusto mentre lo facevi? no, non puoi , stessa cosa vale per il contrario.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Alberto Knox

"conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" non si dovrebbe mai estrarre una frase dal suo contesto intero , il fatto è che non credo che in quella frase Gesù si stesse riferendo alla verità della parola ma una verità molto più intima rivolgendosi ai propi discepoli. Cosa è importante nella vita degli uomini? sapere che Gesù è la verità oppure sapere la verità riguardo se stessi e il rapporto con se stessi con il divino? io opto per la seconda ipotesi, che è la vera esperienza con il divino. Cosa vuole dire arrivare al padre? cosa significa dire "sento Dio"? ma ti sembra plausibile che l'essere umano possa avere l'espereinza con il divino solo leggendo la parola di Gesù e da questa trarne la verità? no, non è possibile perchè l'uomo ha fatto esperienza con il divino ancora molto prima che il cristianesimo prendesse piede, e vogliamo forse dire che i buddhisti non fanno esperienza spirituale con il diivino? o gli islamici? o nella religione Ebraica? Allora di quale verità stiamo parlando? della verità rivelata nei vangeli? e quante religioni professano una verità rivelata? sono almeno 4 , islam, ebraismo, Cristianesimo e veda. Chi di queste 4 ha il potere di dire che la propia confessione sia la verità universale? nessuna. Allora qual'è la verità che io posso conoscere se non quella di cui posso fare esperienza? ma ti sembra che può riguardare Gesù questa verità? è in quest'ottica che io estendo il mio discorso. Sto dicendo che quando l'uomo partendo dalla solitudine sale interiormente al di sopra del propio io e ascolta e sente che fa parte di qualcosa di molto più grande del propio io del propio corpo, che sente che è parte del cosmo , che fa parte della logica e origine della vita . ecco io in quel momento dico che l'uomo fa un esperienza spirituale con il divino. Cosa vuol dire "sento dio" cos'è si sente una voce? no, è un sentire che non procede dalle parole, è un sentimento, è l'incontro con l'assolto, è un sentimento di pace con se stessi e con il mondo.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Kobayashi

Citazione di: Alberto Knox il 08 Agosto 2022, 13:03:56 PM[...] Sto dicendo che quando l'uomo partendo dalla solitudine sale interiormente al di sopra del proprio io e ascolta e sente che fa parte di qualcosa di molto più grande del proprio io del proprio corpo, che sente che è parte del cosmo , che fa parte della logica e origine della vita . ecco io in quel momento dico che l'uomo fa un esperienza spirituale con il divino. Cosa vuol dire "sento dio" cos'è si sente una voce? no, è un sentire che non procede dalle parole, è un sentimento, è l'incontro con l'assolto, è un sentimento di pace con se stessi e con il mondo.
I primi greci parlavo di divino non in riferimento al Tutto, ma al principio, all'arché che esprimendosi generava ogni cosa. Il Tutto, il Cosmo, in quanto tale, può essere detto divino solo trasfigurando il significato autentico di divino, che è attinente sempre ad una potenza, ad una forza che genera vita.

Sul Gesù dei quattro vangeli si possono dire con sicurezza solo poche cose. Tra queste il fatto che Gesù, per la sua prossimità misteriosa a Dio, ne incanala la potenza guaritrice. Le grandi scene di guarigione, di liberazione dai demoni, ci dicono che la forza di Dio non viene da Gesù, ma Gesù riesce a farsi mezzo di espressione di questa potenza.
Ma appunto si tratta di potenza, di forza.
Espressione del divino è questa potenza.
Il cristiano che ai giorni nostri si reca a Lourdes mostra di avere fede in questa potenza, mostra di avere fede ancora nella forza guaritrice di Dio. Prega affinché Dio, di nuovo, produca effetti concreti di guarigione, di salvezza.

Se l'uomo si libera dal proprio egocentrismo non accede ad alcunché di divino ma molto più semplicemente capisce che la sua "sostanza umana" è composta soprattutto da interazioni con il proprio ambiente, con le cose inanimate che lo circondano, con la natura, con le altre persone, etc.
Questa consapevolezza di essere intrecciato con le cose del mondo non si capisce perché dovrebbe produrre una specie di esperienza mistica. Io direi piuttosto si tratta di uno dei primi gradini del filosofare.

Alberto Knox

Citazione di: Kobayashi il 09 Agosto 2022, 09:56:39 AMSe l'uomo si libera dal proprio egocentrismo non accede ad alcunché di divino ma molto più semplicemente capisce che la sua "sostanza umana" è composta soprattutto da interazioni con il proprio ambiente, con le cose inanimate che lo circondano, con la natura, con le altre persone, etc.
Questa consapevolezza di essere intrecciato con le cose del mondo non si capisce perché dovrebbe produrre una specie di esperienza mistica. Io direi piuttosto si tratta di uno dei primi gradini del filosofare.
sottoscrivo il ragionamento , ma aggiungo, tutto sta a cosa si intende per Spirito e quindi a cosa si intende per esperienza Spirtuale.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

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