Il paradosso del "sorite", il paradosso della "colonia" e quello dello "zigote"

Aperto da Eutidemo, 09 Luglio 2022, 12:32:44 PM

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Eutidemo

IL PARADOSSO DEL SORITE
Il paradosso del "sorite" (dal greco antico σωρίτης aggettivo di σωρός, che significa "mucchio") è un paradosso attribuito al filosofo greco Eubulide di Mileto: il quale consiste nella difficoltà di stabilire in quale momento un insieme di sassi diventa un "mucchio".
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Ed infatti, un "sasso" non può essere definito un "mucchio di sassi".
Nemmeno "due sassi" costuiscono un "mucchio di sassi".
Però, aggiungendo di volta in volta "un sasso", ecco che, alla fine, abbiamo indubbiamente un "mucchio di sassi".
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Tuttavia è molto difficile stabilire, ovvero è quantomeno opinabile, stabilire qual'è il "sasso aggiunto" che lo fa diventare un "mucchio di sassi".
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IL PARADOSSO DELLA COLONIA DI CELLULE
Un discorso analogo, ma un po' diverso, si può fare per quegli esseri viventi primitivi definiti "colonie di cellule"; le quali scaturiscono da  un raggruppamento di cellule, che, restando "indifferenziate", non costituiscono però un vero e proprio "organismo vivente" (nel cui interno, cioè, funzionino organi destinati a differenti compiti).
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Anche in questo caso, una sola "cellula" non costituisce certo "una colonia di cellule".
Neanche due cellule costituiscono "una colonia di cellule".
Però, aggiungendo di volta in volta una "cellula", ecco che, alla fine, abbiamo indubbiamente "una colonia di cellule".
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Tuttavia, anche in questo caso, è molto difficile stabilire, ovvero è quantomeno opinabile, stabilire qual'è la "cellula aggiunta" che dà luogo "una colonia di cellule".
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IL PARADOSSO DELLO ZIGOTE
C'è poi un terzo caso, ma molto diverso dai primi due.
Lo "spermatozoo", è anche lui una "singola cellula", come quelle che vanno a formarle le colonie di cellule primigenie; però è una "cellula specializzata",  cioè fatta per accoppiarsi solo con un'altra specifica cellula, e solo con quella, cioè l"'ovulo femminile".
Se ci riesce, dà luogo allo "zigote", composto da 2 cellule: che poi diventano 4, 8, 16 e così via, dando luogo alla "morula".
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La "morula" è la fase che attraversa un organismo durante i primi stadi della gestazione; essa è composta da un aggregato di "cellule" sempre più numeroso, sebbene ancora "indifferenziate" che si formano nei primi stadi dello sviluppo embrionale, durante la segmentazione dello "zigote".
Però le cellule staminali, ancorchè tecnicamente "indifferenziate", sono dette  "totipotenti" (anche se dopo un paio di divisioni diventano soltanto "pluripotenti"), cioè "potenzialmente" in grado di originare tutti i tessuti embrionali ed extra-embrionali; quindi non hanno niente a che vedere con le cellule "indifferenziate" di una arcaica "colonia di cellule".
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Tuttavia, anche in questo caso, è molto difficile stabilire, ovvero è quantomeno opinabile, stabilire qual'è la modificazione cellulare che dà luogo all'individuo di una particolare specie animale; anche considerando che, in base  alla "legge biogenetica fondamentale" di Haeckel, l'"ontogenesi", cioè lo sviluppo individuale degli embrioni, è una ricapitolazione abbreviata della "filogenesi", cioè dello sviluppo evolutivo preistorico.
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Ed infatti, durante lo sviluppo dell'embrione, il feto umano sviluppa una "coda" e persino delle "branchie"; che ci ricordano di quando eravamo animali marini.
Anzi, sul "coccige" e sui lati della "gola" ce ne restanto, appena accennati, i "rudimenti" anche quando siamo diventati adulti.
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Ma chiudendo tale parentesi, e tralasciando le altre specie animali, in quale fase dello sviluppo fetale si può parlare non più di un aggregato di cellule (per quanto "totipotenti" o "pluripotenti"),  bensì di un vero e proprio "essere umano" già "in atto", e non più solo "in potenza"?
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In effetti, salvo a voler "filosofeggiare" aristotelicamente sui concetti di "potenza" e di "atto", uno "zigote" o anche una "morula" non hanno ancora niente a che vedere con un "essere umano"; così come una "ghianda" non ha niente a che vedere con una "quercia" (anche se, in origine, "in potenza", lo era stata).
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LA LEGGE
Al riguardo, la legge 194/78:
- pone 90 giorni come limite di tempo massimo per richiedere l'aborto per "motivi di carattere non terapeutico";
- non pone nessun limite di tempo massimo per richiedere l'"aborto per motivi di carattere terapeutico".
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a)
Il primo caso
Il termine di 90 giorni è basato sul presupposto, non del tutto corretto, che al novantesimo giorno di gravidanza possa considerarsi concluso lo sviluppo della placenta; per cui, dal momento in cui la placenta è considerata formata nella sua interezza, la legge italiana considera il feto come un "organismo autonomo" rispetto al corpo che lo ospita.
Il concetto di "autonomia fetale", però, non trova riscontro in campo scientifico; e, secondo me, neanche in ambito filosofico.
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b)
Il secondo caso
Nel secondo caso, facendo l'ipotesi estrema che:
- o si salva la vita della madre;
- o si salva la vita del bambino (anche se sta per nascere)
la nostra legislazione sceglie senz'altro la prima opzione.
Vedi NOTA per dettagli più precisi.
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E' singolare ricordare che, invece, un tempo si faceva la scelta opposta, in quanto:
- la madre era già "battezzata", e, quindi, non essendo gravata dal peccato originale, se moriva dopo essersi confessata ed aver ricevuto l'estrema unzione andava dritta in paradiso;
- il bambino, invece, essendo ancora nel ventre della madre, non era battezzabile, per cui, essendo gravato dal peccato originale, in paradiso non ci poteva andare.
Per cui si procedeva con il "parto cesareo", che all'epoca era pressochè sempre mortale per la madre, al fine di poter salvare il bambino e di battezzarlo.
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IL CRITERIO DISTINTIVO DELLA "MATERIA BIOLOGICA",  DELL'"INDIVIDUO" E DELLA "PERSONA"
Premesso quanto sopra, e a prescindere dal "criterio legislativo" di cui al punto a) del precedente paragrafo, ho rilevato che, in genere, i "criteri discretivi" prescelti da chi affronta il problema dell'"aborto" sono di tre diverse tipologie.
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a)
Il criterio della "materia biologica".
Secondo alcuni, poichè lo "zigote", a differenza di due sassi uno sopra l'altro, e la "morula", a differenza di un mucchio di sassi, sono "materia biologica", non possono essere eliminati come se si trattasse di semplice "materia inanimata".
Tale ragionamento è palesemente fallace, in quanto, ad esempio, anche i nostri capelli sono "materia biologica"; ma non abbiamo alcuna difficoltà a disfarcerne dal barbiere.
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b)
Il criterio dell'"individuo".
Secondo altri, invece, lo "zigote", la "morula", ovvero l'"embrione" costituiscono già un "individuo", e non semplice "materia biologica"; per cui non possono essere eliminati come se si trattasse di semplice "materia biologica" priva di "individualità", come, invece, i capelli.
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Al riguardo, secondo la Treccani, per "individuo" si intende ogni singolo essere vivente in quanto distinto dagli altri della sua stessa specie; mentre il complesso di tutti gli individui che hanno le stesse caratteristiche costituisce una singola "specie".
Personalmente ho appena ucciso un  "individuo" della maledetta specie delle "zanzare", che era nel suo pieno stato adulto; e non provo certo alcun senso di colpa per averlo fatto, e meno ancora ne sentirei se l'avessi uccisa nel suo "stato larvale".
Per cui, secondo me, il criterio discretivo dell'aborto non è identificabile nel momento in cui l'embrione o la larva possono considerarsi "individui"; ed infatti, bisogna vedere di quale specie di "individui" si tratta.
Deve trattarsi di "individui umani"; cioè di "persone"!
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c)
Il criterio della "persona".
Secondo la definizione più comunemente accettata, la "persona" è un "individuo" umano non solo "cosciente", ma anche "autoscosciente" della sua condizione.
Questo è un "criterio discretivo" abbastanza valido in generale, ma molto pericoloso nel caso in esame, in quanto:
- potrebbe teoricamente giustificare anche l'infanticidio, in quanto il neonato è ancora sostanzialmente privo dei requisiti di cui sopra (checchè ne dicano Rostand e Monod del feto);
- potrebbe teoricamente giustificare anche la soppressione di chi è completamente impazzito, in quanto ha perso i requisiti di cui sopra.
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IL CRITERIO DISTINTIVO  DELL'"AUTONOMIA".
Come già detto, la legge 194/78 pone 90 giorni come limite di tempo massimo per richiedere l'aborto per "motivi di carattere non terapeutico"; dopo questo termine, infatti, secondo il legislatore, può dirsi completato quell'organo piatto e spugnoso che è la placenta, ed è quindi solo da questo momento che può considerarsi realmente autonoma la vita del prodotto del concepimento.
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Però:
- l'argomentazione che l'autonomia del feto vada incrementandosi di pari passo allo sviluppo della placenta, non trova il benchè minimo fondamento in campo scientifico, (nè oggi, nè all'epoca);
- io sospetto, invece, che la scelta di far ricadere l'interruzione della gravidanza entro un limite di 90 giorni possa essere stata influenzata, più che da reali nozioni scientifiche, dalla teoria aristotelica secondo cui un feto può  considerarsi "animato" ai 90 giorni di gestazione (teoria poi ripresa dal San Tommaso d'Aquino e dalla Chiesa Cattolica).
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Ed infatti, quella della legislazione Italiana, che è in "giorni", è una statuizione temporale che diverge dalle legislazioni straniere, che, di solito, invece, scandiscono il tempo in "settimane".
Ed infatti, sempre con riferimento alla presunta "autonomia" del feto:
- in Croazia l'aborto volontario è consentito entro la decima settimana di gravidanza;
- in Estonia  l'aborto volontario è consentito entro l'undicesima settimana di gravidanza;
- in Belgio l'aborto volontario è consentito entro la dodicesima settimana di gravidanza;
- in Romania l'aborto volontario è consentito entro la quattordicesima settimana di gravidanza;
- in Svezia l'aborto volontario è consentito entro la diciottesima settimana di gravidanza;
- in Gran Bretagna l'aborto volontario è consentito entro la ventiquattresima settimana di gravidanza.
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Come si vede, non esiste un criterio univoco ed oggettivo per stabilire quando il feto possa considerarsi veramente "autonomo"; ogni Paese decide per conto suo, a spanne!
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Inoltre, secondo me, è anche molto discutibile il criterio dell'"autonomia biologica" dal corpo della madre, che trovo alquanto "meccanicistica".
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CONCLUSIONE
Premesso quanto sopra, confesso sinceramente di non avere la benchè minima idea, in linea di principio, su quale possa risultare l'"esatto" "momento giusto" oltre il quale l'aborto diviene legittimo solo per gravi motivi terapeutici.
Non lo so! (come non so quale singolo sasso possa dar luogo ad un "mucchio").
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Ed infatti, proprio non riesco a trovare un criterio veramente indiscutibile, sia sotto il profilo biologico, sia sotto il profilo etico, sia sotto il profilo logico e giuridico, per stabilire la "data ultima" che rende giustificabile un "aborto volontario"; sebbene si tratti solo di una "definizione di comodo", non sempre esattamente corrispondente a tale tipo di scelta (che, spesso, è pesantemente condizionata dalle circostanze).
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Tutto sommato posso soltanto dire che il mio "sistema limbico" non opporrebbe molta resistenza istintiva alla eliminazione dei primi raggruppamenti di cellule visibili nella seguente immagine; mentre, invece,  il mio "sistema limbico" opporrebbe una insuperabile resistenza istintiva a sopprimere le immagini in cui il feto assume un aspetto sempre più umano (non riuscirei a tollerarlo psicologicamente).
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NOTA
Più in dettaglio, l'art.4 della legge citata, stabilisce che "La donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito, si rivolge ad un consultorio pubblico istituito ai sensi dell'articolo 2, lettera a), della legge 29 luglio 1975 numero 405, o a una struttura sociosanitaria a ciò abilitata dalla regione, o a un medico di sua fiducia".
L'art.6 della legge citata, quindi, aggiunge che: "Dopo i primi novanta giorni l'interruzione volontaria di gravidanza può  essere praticata soltanto:
a) quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna;
b) quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna."

anthonyi

Ma dai eutidemo, certo che lo sai, la legittimità la decide la legge, e tu di legge ne sai. 
Se poi vuoi trovare, nella filosofia o nella biologia, un momento di partenza della vita dell'individuo, credo sia difficile pensare a un momento differente da quello della fecondazione, prima del quale l'individuo certamente non esiste, e dopo del quale l'individuo é definito inequivocabilmente, nelle sue potenzialità, dal suo unico genoma che resterà lo stesso per tutta la vita. 

viator

Scusate ma vedo che si parla di .....esima settimana.


Ma chi stabilisce in quale precisa data è avvenuto l'atto fecondativo ? Da quella si dovrebbero contare le settimane, no?.

Le Leggi dovrebbero riguardare solamente i CITTADINI.

Materia organica, gameti, geni, spermatozoi, uova, morule, embrioni, feti.........devono restare sotto la sovrana potestà di chi li ha generati e li ha evocati per fecondazione e/o li contiene corporalmente, quindi padre (cittadino o comunque persona legale) e madre (idem, idem).

Sono essi i soli responsabili ETICI delle conseguenze ETICHE delle scelte da essi operate all'interno del periodo che va dal CONCEPIMENTO DI UN NUOVO INDIVIDUO alla NASCITA DI UN NUOVO CITTADINO (o comunque individuo e persona legale).

Mai nessuna Legge (espressione della volontà di una collettività estranea alla gravidanza in atto) dovrebbe occuparsi di scelte così intimamente personali. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

Il presupposto scientifico, il passaggio da embrione a feto con un snc formato, in questo caso asseconda i tempi tecnici per una ivg consapevole e ponderata. I tre mesi sono una approssimazione ragionevole di tale metamorfosi.

Fossero veramente interessati alla sostanza e non all'ideologia i prolife dovrebbero favorire ivg nei tempi più stretti possibili, così  come la contraccezione emergenziale.

Invece, non fottendogli nulla degli aspetti umani della faccenda, fanno di tutto per ostacolare la soluzione più indolore per gestante e concepito.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

niko

Lo zigote non e' composto da due cellule, e' un'unica cellula diploide risultante dall'unione di due cellule apolidi.

Il diritto di aborto riguarda l'esperienza della maternita' come scelta e non come imposizione, e dovrebbe essere strenuamente difeso da tutti gli esseri umani, maschi e femmine, che abbiano a cuore l'esperienza della maternita' come scelta, e non come imposizione.

My body, My choice; il corpo e' mio e me lo gestisco io.

E non lo stato, la scienza, teconocrati preposti alla gestione dell'emergenza di turno, padroni e sapientoni vari.

La filogenesi di questo diritto affonda le sue radici direttamente nella filo-genesi (oltreche', dunque, nelle gloriose lotte degli anni settanta e ultimi anni sessanta), nella possibilita' esperienziale di amare la genesi, e dunque il sole sempre nuovo, l'attualita' continuamente rinnovantesi dell'esistenza.

La possibilita' materiale e discreta dell'attimo della nascita, come scelta e non come imposizione, dovrebbe dischiudere alla riflessione piu' spirituale e continua sulla possibilita' della vita stessa, di tutto il conseguente flusso di quell'attimo, come scelta e non come imposizione.

E quelli che vogliono far tornare indietro la storia andrebbero chiamati reazionari, non conservatori.



Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Eutidemo

@Niko
Come avevo scritto, salvo a voler "filosofeggiare" aristotelicamente sui concetti di "potenza" e di "atto", uno "zigote" o anche una "morula" (genoma a parte) non hanno ancora niente a che vedere con un "essere umano" sviluppato; così come una "ghianda" (genoma a parte)non ha niente a che vedere con una "quercia" (anche se, in origine, "in potenza", lo era stata).
***
Si tratta di due cose completamente diverse!
***
Ed infatti, dare le ghiande in pasto ai maiali, non costuisce alcun reato, ma abbattere una quercia sì: ed infatti, ai sensi dell'art.635 c.p., chi abbatte alberi senza la debita autorizzazione è punito con la pena della reclusione da sei mesi a tre anni.
***
A parte questo, così come l'ovulo fecondato "in potenza" è un "uomo", allo stesso modo io, "in potenza", sono certamente un "cadavere"; ma non per questo mi si deve seppellire prima del tempo!
***
Per cui, al di là delle elucubrazioni filosofiche e/o religiose (Per Tommaso d'Aquino il feto non riceve da Dio l'anima intellettiva al momento della fecondazione, ma solo dopo un graduale processo di sviluppo), secondo me non c'è dubbio che un conto è sopprimere uno "zigote" o una "morula", mentre un altro conto è uccidere un bambino al  nono mese; equiparare le due cose, secondo me, è un  assurdo!
***
Però, come ho scritto, non ho la benchè minima idea, in linea di principio, su quale possa risultare l'"esatto" "momento giusto" (non avevo scritto "legittimo") oltre il quale l'aborto diviene ammissibile solo per gravi motivi terapeutici.
Non lo so! (come non so quale singolo sasso possa dar luogo ad un "mucchio").
***
Senza dubbio la "legittimità" la decide "la legge"; ma, in questo caso, "la legge" varia da Paese a Paese, proprio perchè non esiste un criterio univoco etico-logico-biologico su quale possa risultare l'"esatto" "momento giusto" oltre il quale l'aborto diviene "ammissibile"
***
Ci si regola "a spanne" (come nel caso del mucchio)!
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Ipazia

I tempi della legge italiana sono corretti secondo scienza e coscienza. L'anello mancante è il rigore nella loro applicazione, limitando lo strapotere della camarilla obiettante in tutte le strutture pubbliche. Nessuno nasce ginecologo,  o paramedico di ginecologia,  obiettore.  E se obietta, vada a fare un altro mestiere.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Eutidemo

Ciao Viator :)
Tu ti chiedi chi stabilisca in quale precisa data sia avvenuto l'atto fecondativo,  dalla quale si dovrebbero contare le settimane.
La risposta è semplice: lo stabilisce il ginecologo!
Ed infatti:
.
1)
All'inizio, si fa generico riferimento al criterio dell'amenorrea; anche se, a voler essere più precisi, per calcolare la data del concepimento non basta solo far riferimento all'amenorrea, ma bisogna sapere anche quanto dura in media il ciclo della donna.
Ed infatti, come spiega Anna Franca Cavaliere, ginecologa presso il Policlinico Gemelli di Roma:
"L'ovulazione avviene esattamente 14 giorni prima della successiva mestruazione.
Il che significa che:
- se la donna ha un ciclo regolare di 28 giorni, l'ovulazione – e quindi il concepimento – saranno avvenuti a metà ciclo;
- se invece il ciclo è di 21 giorni, il concepimento sarà avvenuto circa 7 giorni dopo l'ultima mestruazione;
- se i cicli sono lunghi, di 40-45 giorni, la data del concepimento sarà all'incirca un mese dopo l'ultima mestruazione".
.
2)
Però, la conferma della "data precisa" del concepimento si ha con la prima "ecografia", specie se viene eseguita tra le 10 e le 14 settimane, durante la quale si misura la lunghezza cranio-caudale del feto;  e, in base a misure di riferimento standard a disposizione del ginecologo, si potrà dire con molta più accuratezza quando il bambino è stato concepito, a che epoca gestazionale si trova la futura mamma e quando è previsto il termine della gravidanza.
.
***
Quanto al fatto che le leggi dovrebbero riguardare solamente i cittadini di un determinato Paese, questo nessuno lo mette in dubbio!
Io avevo soltanto messo in evidenza come, in questo caso, "la legge" vari da Paese a Paese, proprio perchè non esiste un criterio univoco etico-logico-biologico su quale possa risultare l'"esatto" "momento giusto" oltre il quale l'aborto diviene "ammissibile".
Tutto qui!
.
***
Quanto al fatto che mai nessuna legge (espressione della volontà di una collettività estranea alla gravidanza in atto) dovrebbe mai occuparsi di scelte così intimamente "personali", sono d'accordo con te solo fino ad un certo punto.
Ed infatti la legge, in determinati casi, deve tutelare anche i diritti del "nascituro" in quanto:
.
a)
Sopprimere un bambino qualche ora prima del parto (quando fa ancora parte del corpo della madre), ovvero qualche ora dopo il parto (quando non ne fa più parte), non fa sostanzialmente differenza, in quanto è ormai un individuo già completamente e biologicamente formato; e questo la legge non lo può permettere.
.
b)
Ai sensi dell'art. 462 del Codice Civile sono "capaci di succedere" tutti coloro che sono stati già concepiti al tempo dell'apertura della successione; per cui la legge deve tutelare tale aspettativa giuridica, e, quindi, deve evitare che, quantomeno un feto già sviluppato, venga soppresso perchè i genitori non vogliono che, una volta nato, si appropri di una parte della loro eredità.
.
***
Un saluto :)
***

Eutidemo

@Ipazia
Anche secondo me i tempi stabiliti dalla legge italiana sono abbastanza ragionevoli.
Tuttavia:
- non hanno niente a che vedere con quanto dice la "scienza";
- sono sono sostanzialmente ragionevoli per la tua e la mia "coscienza", ma non necessariamente per la "coscienza" altrui.
Non è detto, infatti, che i termini fissati in altri Paesi debbano considerarsi "errati"; in quanto la questione è molto opinabile!
***
Quanto ai "medici obiettori", si attengono al  "giuramento di Ippocrate", laddove prescrive quanto segue:
Però, nel "giuramento professionale", che sono stati obbligati a prestare nel momento in cui l'"Ordine dei Medici" ha conferito loro l'abilitazione professionale, tale prescrizione non appare; per cui, secondo me, se praticano l'aborto ai sensi di legge, non violano affatto il giuramento che hanno prestato come medici.

anthonyi

E' normale che dal giuramento di Ippocrate sia stata cancellata la parte riguardante l'aborto, i medici non possono apparire spergiuri. Il problema secondo me é come tale situazione si concili con la coerenza delle posizioni di ipazia, che ci ha fatto due marroni tanto ai tempi del covid con la storia dei "figli di Ippocrate". Adesso scopriamo che i veri figli di Ippocrate, cioè quei medici che, coerentemente con il tradizionale giuramento, rifiutano la pratica abortiva, sono da lei, e non solo da lei, ostracizzati e vilipesi.
Si vorrebbe addirittura che, per effetto di questa coerenza nel rispetto del giuramento tradizionale, venisse loro impedito di esercitare la loro professione assistendo quelle madri che vogliono veder nascere il proprio figlio. Un ricatto infame:"o tu mi dai una mano a sopprimere quelle vite che io ho deciso che vengano soppresse, o io non ti permetterò di salvare le altre vite" 

InVerno

Ma se una donna gravida sono in realtà due persone, incarcerare una donna gravida vuol dire mettere in prigione anche un innocente?
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

viator

Citazione di: InVerno il 10 Luglio 2022, 09:37:10 AMMa se una donna gravida sono in realtà due persone, incarcerare una donna gravida vuol dire mettere in prigione anche un innocente?
Salve InVerno.  E certo. Ma solo perchè il feto/embrione viene considerata una persona. Rileggi quanto ho scritto poco addietro a proposito di persone, individui, cittadini etc. etc.

Incredibile il numero di "teste dure" in circolazione. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Eutidemo

In forza del quarto comma dell'art.275 c.p.p., una donna incinta  non può essere sottoposta a custodia cautelare "in carcere" (salvo che sussistano esigenze di eccezionale rilevanza); e la stessa cosa vale per me, non perchè io sia incinto, ma perchè ho superato i settanta anni! ;D
Un tempo non era così!
P.S.
Vi ricordate il film "Ieri, oggi, domani", diretto da Vittorio De Sica, vincitore dell'Oscar al miglior film straniero nel 1965?
A Napoli, nel quartiere Forcella, Adelina Sbaratti, una venditrice abusiva di sigarette, per non essere arrestata ricorreva ad una maternità dietro l'altra; fino a che il marito Carmine non fu  più capace di continuare a ingravidarla!
:)) :)) :))

anthonyi

Citazione di: InVerno il 10 Luglio 2022, 09:37:10 AMMa se una donna gravida sono in realtà due persone, incarcerare una donna gravida vuol dire mettere in prigione anche un innocente?
Anche quando si arresta una madre con un bambino piccolo é anche l'innocente che va in galera, d'altronde questo é comunque il danno minore rispetto al sottrarre la madre al figlio. 

Eutidemo

In forza del quarto comma dell'art.275 c.p.p.. la madre di bambini di età non superiore a sei anni, con lei conviventi, non può essere sottoposta a custodia cautelare in carcere; salvo che sussistano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza (come nel caso che abbia ucciso uno dei figli).

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