Come creare chiarezza dentro di sé ed eliminare il CAOS interiore?

Aperto da Socrate78, 12 Febbraio 2022, 10:06:37 AM

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green demetr

Mi sorprende che tutti ritengano il caos interiore come normale.

La spiritualità invece a mio parere è uno sforzo di ordinamento dei sentimenti.

Se non riusciamo a capire che l'altro è una parte di noi, allora il nostro cuore diventa di pietra.

Nel tempo della contemporaneità, l'altro è confuso con l'Altro (il luogo comune a cui si riferisce Koba).

Per riappropiarsi della possibilità dell'apertura all'altro, bisogna anzitutto abbatter the BIG OTHER che alberga dentro noi.

A lungo ho pensato che bastasse una semplice stare insieme, ma evidentemente non può essere così.

La spiritualità è un lavoro non una fede.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Jacopus

@ Green. Non credo che debba essere ritenuto il caos come condizione normale. Ciò che deve essere considerato normale è l'accettazione della sua esistenza e, contemporaneamente, la lotta contro di esso. Il caos può sorgere dentro di noi in qualunque momento, una psicosi, un trauma, una malattia fisica può aprirci in qualunque momento all'abisso del caos. E senza giungere agli eventi straordinari, basta talvolta una inquietudine, una paura per il futuro, un sentimento di rabbia a distoglierci dall'armonia che pensavamo di aver ottenuto in un dato momento. Accanto a questo caos, fisiologico, che bussa ogni istante alla nostra porta, vi sono altri caos, che derivano dalla nostra condizione umana, storicizzata.
Sono quindi d'accordo con te, la spiritualità può essere un "lavoro" per disciplinare la nostra "singola essenza umana" ad affrontare l'inevitabile arrivo del caos, che non è solo la morte, ma quella che potremmo definire "la morte sociale", che avviene quando siamo ancora in vita.

Un lavoro che può essere svolto stoicamente e filosoficamente anche al di fuori del "religo" e della "spiritualità". E questo lavoro consiste nel conciliare il nostro essere individuale, diverso dall'Altro, con il nostro essere identico all'altro. E' un lavoro difficilissimo. Provate a farlo in metropolitana, quando osservate i vostri vicini. Vi sentite davvero così simili a loro? Anche a quel tossico cinquantenne pieno di tatuaggi? O a quel sudamericano con la mascherina abbassata che ascolta reggaeton?
Il caos allora non è forse questa distanza, in parte inevitabile, fra di noi, ma che il modo di vivere "moderno" ha amplificato in modo così doloroso? E per superare questo caos, che si somma al caos della decadenza fisica, dei terremoti, delle guerre, cosa serve?
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

ricercatore

la spiritualità più che fare ordine aiuta ad affrontare ed accettare quel caos che sempre c'è e sempre ci sarà

Kobayashi

Forse non dovremmo dare per scontato che il ribaltamento della gnosi, cioè l'idea centrale della psicologia secondo cui siamo tutti abitati dalle stesse forze interiori, dalla stessa confusione, sia corretto.
Corretto cioè senza bisogno di una dimostrazione, e il cui esito è una spiritualità che perde il senso di ritrovare la propria vera natura, la quale d'istinto spinge per il riconoscimento della propria estraneità rispetto a quell'umanità non per forza inferiore ma certo radicalmente diversa, così che il "conosci te stesso" si trasforma non in un cammino verso la propria origine ma in una continua mediazione con ciò che non ci appartiene.
Il cristianesimo rispetto alle dottrine gnostiche introduce il dubbio. Questo significa non poter sapere mai se lo stato interiore di apparente armonia sia segno di vicinanza a Dio o piuttosto l'ennesimo sabotaggio diabolico e quindi la preparazione di un rovesciamento catastrofico.
Ma rimane l'aspirazione (irraggiungibile) alla perfezione.
L'inizio della salvezza nel cristianesimo è segnato dall'accoglimento dell'inquietudine, del dubbio.
Nella gnosi invece l'inizio della salvezza prende il via con l'accoglimento dei segnali che ci spingono ad affermare: "No! Io non sono come voi! I vostri desideri non sono i miei desideri!". Ed è la conoscenza, un cammino conoscitivo concentrato sulle ragioni di questa differenza, a salvare, a condurre alla pace, nella quiete della propria natura perfetta ritrovata.

Bisognerebbe approfondire la storia del precetto delfico nella storia della spiritualità occidentale. C'è un testo di Pierre Courcelle, tradotto in italiano, che devo ancora leggere, che potrebbe dare indicazioni interessanti.

daniele22

Citazione di: Kobayashi il 08 Marzo 2022, 08:39:27 AMForse non dovremmo dare per scontato che il ribaltamento della gnosi, cioè l'idea centrale della psicologia secondo cui siamo tutti abitati dalle stesse forze interiori, dalla stessa confusione, sia corretto.
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Nella gnosi invece l'inizio della salvezza prende il via con l'accoglimento dei segnali che ci spingono ad affermare: "No! Io non sono come voi! I vostri desideri non sono i miei desideri!". Ed è la conoscenza, un cammino conoscitivo concentrato sulle ragioni di questa differenza, a salvare, a condurre alla pace, nella quiete della propria natura perfetta ritrovata.

Ciao Kobayashi. Naturalmente la penso all'opposto. Però volevo chiederti questo: quelli che dicono "No! Io non sono come voi! I vostri desideri non sono i miei desideri" sono gli gnostici o gli altri? Giacché mi ritengo uno gnostico certamente dico No! Io non sono come voi!, ma i miei desideri sono gli stessi dei vostri. E' solo il mio pensiero a differire, non i desideri. Chiaro è che non faccio la raccolta di terre, auto, soldi, e di tutte le cose che luccicano nel mondo. Voglio dire, non è che tutti gli gnostici corrispondano a degli asceti

Kobayashi

Quelli dicono "non sono come voi!", sì, sono gli gnostici.

Comunque per quanto riguarda l'ascetismo, in effetti nello gnosticismo dei primi secoli si possono ritrovare posizioni estreme completamente opposte. E questo perché la salvezza viene dalla conoscenza. Dunque a che cosa servirebbe seguire una morale? Ogni legge è esteriorità, è mondo, e in quanto tale riguarda la materia, la vita materiale, la natura, che è l'origine della corruzione.
Da qui l'indifferenza per la legge o addirittura la sua profanazione, l'assunzione di atteggiamenti di profanazione di ciò che ci viene trasmesso dalla tradizione come naturale, sano, giusto. Il sabotaggio insomma di una natura malefica (anche nella sua estensione a mondo sociale) in cui ci si trova prigionieri.

A me però sembra più coerente l'atteggiamento di movimenti religiosi che disciplinavano il proprio regime di vita in base ad un dualismo rigoroso e da cui veniva la rinuncia a quasi tutto, nei limiti del possibile, di ciò che è materiale. Una netta separazione tra lo spirituale e il materiale, e il ripudio di ciò che è basso, mondano.
E i desideri che non siano legati all'aspirazione al ritorno alla propria parte divina riguardano appunto la materia, il mondo, il corpo.

bobmax

Non può esservi alcuna salvezza tramite la conoscenza.

Innanzitutto perché "salvezza" implica sempre il salvare qualcosa.
Ma poiché questo qualcosa, l'io, è un'illusione, non vi è proprio niente da salvare.

Se poi ciò a cui si tende non è la salvezza del proprio io, ma il Bene, anche in questo caso non è comunque una semplice questione di conoscenza.
Perché non è conoscendo che si giunge al Bene, bensì essendolo.

La conoscenza può favorire il nostro diventare il Bene, cioè Dio, ma può viceversa essere inutile.
Lo favorisce, forse, costringendoci a condannarci all'inferno.

Di modo che ciò che siamo, veramente, può essere risvegliato dalla conoscenza in sé, ma solo indirettamente.
E tramite la sofferenza.

Che al di là della conoscenza, possa avvenire l'uscita dall'inferno, dipende solo dalla Grazia.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

daniele22

Citazione di: Kobayashi il 08 Marzo 2022, 11:29:28 AMQuelli dicono "non sono come voi!", sì, sono gli gnostici.
Comunque per quanto riguarda l'ascetismo, in effetti nello gnosticismo dei primi secoli si possono ritrovare posizioni estreme completamente opposte. E questo perché la salvezza viene dalla conoscenza. Dunque a che cosa servirebbe seguire una morale? Ogni legge è esteriorità, è mondo, e in quanto tale riguarda la materia, la vita materiale, la natura, che è l'origine della corruzione.
Da qui l'indifferenza per la legge o addirittura la sua profanazione, l'assunzione di atteggiamenti di profanazione di ciò che ci viene trasmesso dalla tradizione come naturale, sano, giusto. Il sabotaggio insomma di una natura malefica (anche nella sua estensione a mondo sociale) in cui ci si trova prigionieri.
A me però sembra più coerente l'atteggiamento di movimenti religiosi che disciplinavano il proprio regime di vita in base ad un dualismo rigoroso e da cui veniva la rinuncia a quasi tutto, nei limiti del possibile, di ciò che è materiale. Una netta separazione tra lo spirituale e il materiale, e il ripudio di ciò che è basso, mondano.
E i desideri che non siano legati all'aspirazione al ritorno alla propria parte divina riguardano appunto la materia, il mondo, il corpo.
Acclarato questo, faccio un distinguo: un conto è essere un adepto dello gnosticismo, altro è  avere acquisito una determinata certezza, ovvero essere uno gnostico, come io mi ritengo. La mia verità è naturalmente positiva attraverso la negazione di tutte le verità che nel mondo si sono affermate. Ho negato di fatto tutte le antitesi che si sono opposte a quella più semplice di tutte che è quella che afferma che l'uomo è la misura per tutte le cose. L'ho negata in modo per me inconfutabile, anche se mi rendo conto che la mia corrisponde ad una falsificazione effimera, cioè che prima o poi produrrà necessariamente un'antitesi. La negazione consiste nell'affermare che la realtà è quello che abbiamo nella nostra mente. Quantizzando questo avere, questo coincide con la proiezione delle nostre preoccupazioni più intime, nelle quali interverrebbero pure delle faccende anche incoscienti. E tutto questo è ciò che ci fa agire nella realtà, oltre alla routine che rappresenta il campo della ragione.
La salvezza è rappresentata da questo rendersi conto. Quel che si aspetta la gente da tale salvezza non mi riguarda, le persone mi sembrano molto su altri pianeti. Io l'ho riconosciuta e ne sono stato munificato. Richiamandomi infatti sempre all'aforisma 291-Umano troppo umano (A proposito, dov'è Paul11? ... lui si diverte a tirare i sassi) ho ben presto saputo come regolarmi con lo stato e la società, ma in che termini l'ho saputo? Non in termini razionali, ma dovendolo pur dire, evocando il Fedro ... quando si sente dire più o meno: A chi dovremmo chiedere ciò che è bene e ciò che è male se non a noi stessi. Questo è il dono della salvezza che ho ricevuto, il dono di riconoscere in modo incontrovertibile il fenomeno del bene e del male. Questo è dunque il mio metro, per me salvifico, che non è il vostro, però io posso dire di averlo ben chiaro, sicuramente non confuso. Ma non per questo voglio imporre qualcosa. La mia etica, a livello ideale ... sono pure io un peccatore eh eh eh .... non è quella di giudicare gli altri per quello che fanno, ma agire perché prevalga l'opera buona rispetto a quella meno buona. Facendo ancora un po' di propaganda sono fermamente convinto che tutte le discipline umanistiche e scientifiche, eccezion fatta forse per la chimica (sarà perché mi ero iscritto a chimica. Abbandonai dopo un anno) ne trarrebbero vantaggio. E in tali scienze che sono un po' più oneste di noi singoli, data l'esistenza del metodo scientifico, i risultati si vedrebbero più in fretta. Era pure il pensiero di Majorana, che parlava di una possibile relazione nascosta, la quale, una volta svelata, sarebbe stata utile anche all'arte di governo. Sottoscrivo.
Per quel che riguarda la mondanità dipende molto dalle abitudini, dall'attaccamento. Comprendere una cosa non equivale a porla in pratica, o anche a volerla mettere in pratica. Ci vuole pazienza

green demetr

Io non ho parlato di ordinazione della conoscenza, in quanto finirebbe nella solita teologia politica.

Ho parlato di ordinazione dei sentimenti.

Non ho detto che siamo tutti uguali, infatti siamo tutti differenti, ma ho parlato l'importanza di capire che il mio sentimento si può ordinare solo tramite l'ordinamento del mio prossimo.

L'effetto boomerang di questo giusto ragionare naturalmente è il moralismo bieco e ottuso che ottunde l'intero globo, ancora alle prese con il "tutti contro tutti".

Esatto, fin quando vogliamo far sentire agli altri ciò che noi vogliamo sentire, questo mondo rimarrà prigioniero del suo orgoglio.

Certo che la malattia mi ferma (è da 2 anni che soffro) ma questo mi deve forse mandare nel caos? mi manda nel panico che è altra cosa.

Più che il caos credo noi abbiamo bisogno ogni tanto di tornare a respirare, e solo poi, tornare nel luogo delle ordinazioni, perchè il luogo fantastico delle ordinazioni, essendo di ordine sentimentale ha bisogno dei silenzi e delle pause, e financo delle malattie.

Ma distogliere lo sguardo da quel luogo significa, distogliere lo sguardo da ciò che noi siamo, e dunque l'io esiste, nello specifico senso che esiste un io che abita il soggetto, ma qui appunto andiamo sulla filosofia che è un altro campo e precisamente un campo dell'intermediazione tra sentimento panico e gli "io" che abitano il mondo.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

hope&faith

Salute a te, hai toccato alcuni punti che trovano risposta nella domanda - perdona l'apparente paradosso - CONOSCI DAVVERO COSA SIA L'AMORE? In Verità l'amore vero - Agàpe - è qualcosa che va oltre tutti questi sentimenti che hai descritto perchè è universale e completo, perfetto.

Tralasciando il concetto di Anima che hai espresso tra parentesi e per il quale ti rimando alla lettura di questo approfondimento alla fonte --> https://intermatrix.blogspot.com/search?q=anima, ti invito a leggere altrettanto attentamente questo breve studio sull'Agàpe http://www.ha-qahal.info/agape-lamore-universale-della-bibbia/, ti farà bene. Poi se vuoi ne possiamo parlare ;)

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