Perché Annibale non proseguì su Roma?

Aperto da Alexander, 08 Febbraio 2022, 21:48:34 PM

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Alexander


Il 2 agosto del 216 a.C. ebbe luogo una delle più grandi battaglie della storia : Canne. Si fronteggiarono romani e cartaginesi con relative truppe alleate. Come tutti abbiamo studiato a scuola, l'esercito cartaginese era guidato da Annibale, uno dei più geniali condottieri della storia, mentre le legioni romane erano condotte da due consoli: Lucio Emilio Paolo e Gaio Terenzio Varrone. Come era uso il comando delle legioni toccava un giorno a uno e uno all'altro dei due consoli.Il giorno della battaglia pare che il comando fosse nelle mani di G.T.Varrone (ma non è sicuro del tutto). Le truppe romane erano superiori per numero, soprattutto nella fanteria, mentre Annibale poteva contare su una cavalleria migliore e più esperta. L'esito della battaglia, come tutti sappiamo, si risolse nell'annientamento dell'esercito romano, preso a tenaglia da due ali di cavalleria, mentre la fanteria romana si incuneava in profondità nello schieramento cartaginese, sapientemente fatto arretrare da Annibale. L'incapacità e l'irruenza acefala di Varrone, malgrado pare l'opposizione di Emilio Paolo, portarono al disastro. I romani lasciarono sul campo, secondo Polibio, più di 70.000 vittime. Moltissimi feriti vennero finiti dagli africani. Molti si uccisero scavando un buca nel terreno e infilando la testa per soffocarsi (?) o si fecero trafiggere dai commilitoni. Di fatto Roma , dopo le disfatte subite sul Trebbia e al Lago Trasimeno, si trovava senza una consistente forza di difesa della città stessa. Era praticamente scoperta. La strada per la conquista da parte cartaginese della città sui sette colli era senza più ostacoli. E qui avvenne un fatto che ha deciso il corso della storia. Se Annibale si fosse deciso a marciare su Roma per occuparla, come lo pregavano i suoi generali, l'intera storia dell'Occidente e del mondo sarebbe stata diversa. Probabilmente il mondo come lo conosciamo non sarebbe stato lo stesso. Ecco quindi la mia domanda: perché Annibale non proseguì verso la definitiva conquista della città, ponendo così fine vittoriosamente alla seconda guerra punica?
Lo stesso console Emilio Paolo, ferito e morente, esortò l'ufficiale Lentulo, sopravvissuto alla carneficina, di correre ventre a terra a Roma per dare la notizia e per tentare così di preparare una disperata difesa  della città dicendo:Vai avanti, quindi, tu stesso, il più veloce che puoi, sfrutta al meglio la tua strada verso Roma. Chiama le autorità locali qui, da me, che tutto è perduto, e devono fare ciò che essi possono per la difesa della città. Vai più veloce che puoi, o Annibale sarà alle porte prima di te.»
Ma Annibale non marciò sulla città ormai indifesa, nonostante Maarbale, comandante della cavalleria numida, lo esortasse a cogliere l'incredibile opportunità dicendo:«Anzi, perché tu ben sappia quanto si sia ottenuto con questa giornata, io ti dico che fra cinque giorni banchetterai vincitore sul Campidoglio.Seguimi, io ti precedo con la cavalleria, affinché ti sappiano giunto prima di apprendere che ti sei messo in marcia».Si dice che il rifiuto di quest'ultimo abbia provocato un'esclamazione di Maarbale: «Gli dei evidentemente non hanno concesso alla stessa persona tutte le doti: tu sai vincere, Annibale, ma non sai approfittare della vittoria».
Annibale si limitò a inviare un negoziatore a Roma, Cartalone, con il compito di negoziare una pace con il Senato, in termini piuttosto moderati.Il Senato però rifiutò persino di trattare e proclamo la mobilitazione generale, chiamando alle armi persino gli schiavi. Passato il momento favorevole, dopo varie altre battaglie minori, Annibale venne richiamato in patria, dove venne battuto a Zama.
Perché non approfittò della vittoria di Canne? Ci sono molte ipotesi, ma nessuna certezza. Certo non si può pensare che il condottiero cartaginese difettasse di coraggio per muovere sulla città. Aveva già dato ampie dimostrazioni di quanto ne possedesse.

Jacopus

Alexander. Premetto di non essere un esperto di guerre puniche, ma così, ad occhio, credo che le ragioni furono sostanzialmente le seguenti:
1) Annibale cercava di far sollevare le alleate di Roma, nel centro Italia, in modo tale da poter avere dalla sua parte dei territori fidati. Questa mossa non gli riuscì, a causa della fedeltà delle città dell'Italia centrale a Roma. Altrimenti avrebbe potuto attaccare Roma anche dopo la vittoria sul lago Trasimeno.
Il suo girovagare per l'Italia aveva proprio lo scopo di indebolire i patti e le confederazioni di Roma e dei suoi alleati. Ma questo obiettivo non fu mai raggiunto.
2) Collegata alla prima ragione vi era un motivo strettamente logistico. Annibale si trovava nella stessa situazione di Napoleone o Hitler in Russia. Stava facendo una campagna in un territorio ostile, dove spesso gli veniva contrapposta la strategia della "terra bruciata", in una situazione dove era molto difficile rimpiazzare le truppe perdute, mentre i romani avevano la possibilità, con il passare del tempo, di ricostituire "in loco" le proprie legioni.
3) Roma era munita di importanti difese e capace di sopportare un lungo assedio.


In sostanza Roma fu salvata dalla fedeltà delle sue alleate del centro-Italia e dal fatto di giocare in casa. Il tempo fu l'altro alleato determinante di Roma.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Eutidemo

Ciao Jacopus: :)
Sono esatte tutte e tre le tue spiegazioni; e, in particolar modo, la terza.
Ed infatti:
a)
Annibale sapeva manovrare molto bene in campo aperto, ma di assedi non ne capiva granchè;  ed infatti per prendere Sagunto gli servirono ben otto mesi, e ci rimise un gran numero di soldati (figuriamoci Roma).
b)
Il suo esercito non aveva una adeguata dotazione di efficaci armi ossidionali.
c)
Un prolungato assedio di Roma sarebbe risultato molto pericoloso, a causa della  malaria che infestava le campagne che la circondavano.
***
Un saluto! :)
***

Alexander

#3
Buongiorno a tutti



In realtà sembra che, dopo la disfatta di Canne, Roma perda gran parte dei suoi alleati italici. Dopo la sconfitta sullaTrebbia aveva di fatto già perduto l'Italia Cisalpina, ora  l'intera federazione italica si sfalda. Oltre a Capua, in breve tempo perde i Lucani e gli Apuli, tutti i Sanniti a parte i Pentri e quasi tutti i Bruzii. Il meridione poi tradisce al completo con Siracusa e la Sicilia. In pratica solo le città tirreniche restano fedeli a Roma. Molti nobili di queste terre sono infatti ormai coesi con la politica senatoriale e la nobiltà della città.
Certo, un assedio di Roma non sarebbe stato semplice, anche se enormemente indebolita militarmente. Si calcola che , in meno di due anni, Roma aveva perso ben tre armate consolari e più di 100.000 uomini. Non disponeva più di nessuna armata in accampamento.
Il perché Annibale non marciò su Roma dopo la battaglia e la vittoria devastante di Canne è una delle questioni più dibattute tra gli storici, con interpretazioni diverse. Interessante quello che sostiene Piganiol: "Noi non comprendiamo le ragioni della sua inazione. Egli sperava forse che Roma, dopo una così tremenda sconfitta, avrebbe trattato; ma Roma rifiutò perfino di riscattare i prigionieri». La conclusione che ne trae alla fine è che Annibale non ebbe mai l'intenzione di conquistare Roma o di attaccare in modo diretto nel cuore lo stato romano, mettendo la città sotto assedio. Il suo obiettivo vero era il collasso della federazione italica. Collasso che in  parte si verificò, ma Annibale non calcolò probabilmente che i nuovi alleati italici avevano sì la volontà di staccarsi dall'influenza romana , ma non erano disposti a sottomettersi a quella cartaginese. Infatti il loro appoggio all'esercito cartaginese fu molto di facciata, tenendosi aperta la possibilità di tradire anch'esso.
Le città che poi contavano di più per Roma erano quelle tirreniche, e queste non la tradirono. In pratica però, da quel momento, Annibale non riuscì più a costringere i romani ad un'altra battaglia campale, dove eccelleva, ma dovette scontrarsi con la tattica del temporeggiatore Quinto fabio Massimo il Verrucoso (?), che lo logorò lentamente.
Se avesse attaccato ROma sarebbe stato in grado di conquistarla? Anche qui ci sono parereri discordanti tra gli storici. Forse sì, se l'azione fosse stata velocissima, come chiedeva Maarbale, non lasciando tempo alla città di riprendersi e organizzare la resistenza.




«Mai prima d'ora, mentre la stessa città era ancora sicura, c'era stato tanto turbamento e panico tra le sue mura. Non cercherò di descriverlo, né io indebolirò la realtà andando nei dettagli. Dopo la perdita di un console e dell'esercito nella battaglia del Trasimeno l'anno precedente, non fu una ferita dopo l'altra, ma una strage molto (più) grande quella che era stata appena annunciata. Secondo le fonti due eserciti consolari e due consoli sono stati persi, non c'era più nessun accampamento romano, nessun generale, nessun soldato in esistenza, Puglia, Sannio, quasi tutta l'Italia giaceva ai piedi di Annibale. Certamente non c'è altro popolo che non avrebbe ceduto sotto il peso di una simile calamità.»
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri (testo latino), XXII, 54.[127])
I Romani erano nel caos più totale. I loro migliori eserciti nella penisola erano stati distrutti, i pochi restanti erano fortemente demoralizzati, e l'unico console restante (Varrone, sopravvissuto alla sconfitta) era completamente screditato. In queste condizioni avrebbero reistito e organizzato la difesa in pochi giorni?
Quanto era fortificata Roma nel III sec. a.C.? Non sono riuscito a trovare molto. ne sapete qualcosa?


iano

#4
Chi abbandona la strada vecchia per la nuova sa' quello che perde, ma non sa' quello che trova.
Da ignorante mi chiedo fino a che punto i popoli italici erano consapevoli in cosa si sarebbero imbarcati accettando , se non per motivi contingenti di facciata, di sottomettersi  ai cartaginesi?
Per quello che capisco da quello che scrivete la loro decisione non era di fatto obbligata.
Qualcuno brigò , o anche solo sperò, che venisse qualcuno a sollevarli dal giogo romano?
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Alexander

Buongiorno Iano


La città di Capua passò ai cartaginesi dopo Canne. Capua era la seconda città italiana per importanza e popolazione (non lo sapevo proprio), con un suo senato, che decise di appoggiare la causa di Annibale. Il condottiero ci fece svernare l'esercito nell'inverno, tra ozi e sollazzi ( gli "ozi di Capua"), che infiacchirono, secondo alcuni storici, il nerbo dei soldati. Questi erano in gran parte barbari feroci, abituati alla vita dura e spartana degli accampamenti, non certo ai piaceri e alla lussuria di una città di abitudini romane. I romani avevano peraltro un certo disprezzo di Capua proprio per queste sue abitudini esageratamente"lascive". La ferocia dell'esercito cartaginese si addolcì tra le braccia di prostitute e sodomiti a sentire Tito Livio. Probabilmente c'è molta esagerazione da parte dei vincitori romani a riguardo di questo. Chiaro che le vittorie strepitose di Annibale, la sua fama di invincibilità, e la paura per i feroci saccheggi compiuti dai barbari (galli e iberici) che formavano una buona fetta del suo esercito, spinsero molte città ad allearsi con lui; soprattutto quelle di più recente conquista romana. Forse pensavano che, indebolita o addirittura vinta alla fine Roma, Annibale avrebbe lasciato l'Italia in mano alle città che si erano alleate con lui, Capua in primis, che aspirava a prendere il posto di Roma. Però andarono contro Roma in ordine sparso, solo in parte obbedendo ad Annibale. Le ricostituite legioni,nel tempo concesso dagli ozi capuani, anche se non ancora in grado di affrontare Annibale in battaglia campale, erano però di sicuro in grado di sconfiggere facilmente gli eserciti delle città insorte. Cosa che puntualmente avvenne. Dopo pochissimo tempo Roma aveva di nuovo tra le 20 e le 25 legioni in armi e gli spazi di movimento sul territorio di Annibale cominciarono a ridursi sempre più.

PhyroSphera

Citazione di: Alexander il 08 Febbraio 2022, 21:48:34 PMIl 2 agosto del 216 a.C. ebbe luogo una delle più grandi battaglie della storia : Canne. Si fronteggiarono romani e cartaginesi con relative truppe alleate. Come tutti abbiamo studiato a scuola, l'esercito cartaginese era guidato da Annibale, uno dei più geniali condottieri della storia, mentre le legioni romane erano condotte da due consoli: Lucio Emilio Paolo e Gaio Terenzio Varrone. Come era uso il comando delle legioni toccava un giorno a uno e uno all'altro dei due consoli.Il giorno della battaglia pare che il comando fosse nelle mani di G.T.Varrone (ma non è sicuro del tutto). Le truppe romane erano superiori per numero, soprattutto nella fanteria, mentre Annibale poteva contare su una cavalleria migliore e più esperta. L'esito della battaglia, come tutti sappiamo, si risolse nell'annientamento dell'esercito romano, preso a tenaglia da due ali di cavalleria, mentre la fanteria romana si incuneava in profondità nello schieramento cartaginese, sapientemente fatto arretrare da Annibale. L'incapacità e l'irruenza acefala di Varrone, malgrado pare l'opposizione di Emilio Paolo, portarono al disastro. I romani lasciarono sul campo, secondo Polibio, più di 70.000 vittime. Moltissimi feriti vennero finiti dagli africani. Molti si uccisero scavando un buca nel terreno e infilando la testa per soffocarsi (?) o si fecero trafiggere dai commilitoni. Di fatto Roma , dopo le disfatte subite sul Trebbia e al Lago Trasimeno, si trovava senza una consistente forza di difesa della città stessa. Era praticamente scoperta. La strada per la conquista da parte cartaginese della città sui sette colli era senza più ostacoli. E qui avvenne un fatto che ha deciso il corso della storia. Se Annibale si fosse deciso a marciare su Roma per occuparla, come lo pregavano i suoi generali, l'intera storia dell'Occidente e del mondo sarebbe stata diversa. Probabilmente il mondo come lo conosciamo non sarebbe stato lo stesso. Ecco quindi la mia domanda: perché Annibale non proseguì verso la definitiva conquista della città, ponendo così fine vittoriosamente alla seconda guerra punica?
Lo stesso console Emilio Paolo, ferito e morente, esortò l'ufficiale Lentulo, sopravvissuto alla carneficina, di correre ventre a terra a Roma per dare la notizia e per tentare così di preparare una disperata difesa  della città dicendo:Vai avanti, quindi, tu stesso, il più veloce che puoi, sfrutta al meglio la tua strada verso Roma. Chiama le autorità locali qui, da me, che tutto è perduto, e devono fare ciò che essi possono per la difesa della città. Vai più veloce che puoi, o Annibale sarà alle porte prima di te.»
Ma Annibale non marciò sulla città ormai indifesa, nonostante Maarbale, comandante della cavalleria numida, lo esortasse a cogliere l'incredibile opportunità dicendo:«Anzi, perché tu ben sappia quanto si sia ottenuto con questa giornata, io ti dico che fra cinque giorni banchetterai vincitore sul Campidoglio.Seguimi, io ti precedo con la cavalleria, affinché ti sappiano giunto prima di apprendere che ti sei messo in marcia».Si dice che il rifiuto di quest'ultimo abbia provocato un'esclamazione di Maarbale: «Gli dei evidentemente non hanno concesso alla stessa persona tutte le doti: tu sai vincere, Annibale, ma non sai approfittare della vittoria».
Annibale si limitò a inviare un negoziatore a Roma, Cartalone, con il compito di negoziare una pace con il Senato, in termini piuttosto moderati.Il Senato però rifiutò persino di trattare e proclamo la mobilitazione generale, chiamando alle armi persino gli schiavi. Passato il momento favorevole, dopo varie altre battaglie minori, Annibale venne richiamato in patria, dove venne battuto a Zama.
Perché non approfittò della vittoria di Canne? Ci sono molte ipotesi, ma nessuna certezza. Certo non si può pensare che il condottiero cartaginese difettasse di coraggio per muovere sulla città. Aveva già dato ampie dimostrazioni di quanto ne possedesse.


Annibale odiava troppo Roma per occuparla... Inoltre il vero interesse degli aristocratici fenici era che Roma dovesse vincere una guerra non voluta. Alla fine Annibale abbandonò Cartagine a Roma e i romani non ebbero il coraggio di cancellarne il ricordo.

MAURO PASTORE

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