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Anno 2024

Aperto da doxa, 28 Dicembre 2024, 19:31:16 PM

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doxa

Anno 2024: ancora tre giorni all'addio.

"Tempus fugit". La frase deriva da un verso delle "Georgiche" di Virgilio:

"Sed fugit interea fugit irreparabile tempus"
(= Ma fugge intanto, fugge irreparabilmente il tempo), (Georgiche, III, 284).

Marcel Proust scrisse una romanzo in sette volumi per provare a capire il suo tempo perduto.



"La sabbia del tempo"

"Come scorrea la calda sabbia lieve
Per entro il cavo della mano in ozio,
Il cor sentì che il giorno era più breve.

E un'ansia repentina il cor m'assalse
Per l'appressar dell'umido equinozio
Che offusca l'oro delle piagge salse.

Alla sabbia del Tempo urna la mano
Era, clessidra il cor mio palpitante,
L'ombra crescente d'ogni stelo vano
Quasi ombra d'ago in tacito quadrante".

(Gabriele D'annunzio)

Il titolo di questa  metaforica poesia  in tre strofe evoca la clessidra, ove oltre la sabbia scorre il tempo che fluisce.
La sabbia scende nell'ampolla in basso mentre la mano è in ozio, immobile (vv. 1 e 2).

In ognuna delle tre strofe c'è la parola "cor": nella prima il cuore del poeta  sente che il giorno è più breve; nella seconda, l'ansia assale il cuore; nella terza, il cuore è palpitante; il tutto in un crescendo emotivo che accompagna la riflessione  sulla fuggevolezza dell'essere.

Poi l'immagine dell'ombra che cresce e invade il giorno, la solarità dell'estate che finisce (v. 9); l'inutile vitalità delle piante (ogni stelo vano, v. 9); il silenzio del tacito quadrante (v. 10).


Gabriele D'Annunzio

Questa poesia, con altre,  fa parte di un insieme di madrigali, detti "Madrigali dell'estate" con i quali D'Annunzio ripercorre i giorni della calda stagione ed esprime la sua unione con la natura. 

Ne "La Sabbia del tempo"  il poeta diventa clessidra e urna del tempo che scorre.

Le immagini metaforiche descrivono uno scenario quasi surreale:
su una spiaggia al tramonto il poeta che con la mano liscia la sabbia, e a questa immagine se ne sovrappone un'altra, quella della trasformazione del poeta in una clessidra, mentre è seduto su un enorme quadrante silenzioso: la spiaggia,  accanto agli aghi degli steli degli arbusti. È una visione quasi onirica e metafisica del rapporto tra l'uomo e il tempo, che ci può ricordare alcuni  quadri di De Chirico o  Dalì, dove oggetti e uomini sono ridotti a funzione simbolica.

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La poetessa statunitense Emily Elizabeth Dickinson (1830 – 1886) dedicò al "tempus fugit" la poesia titolata: "E' un curiosa creatura il passato".

"È una curiosa creatura il passato
Ed a guardarlo in viso
Si può approdare all'estasi
O alla disperazione.
Se qualcuno l'incontra disarmato,
Presto, gli grido, fuggi!
Quelle sue munizioni arrugginite
Possono ancora uccidere!".
 
La Dickinson ha ragione, però di solito il passato non "approda" all'estasi ma alla nostalgia "canaglia, che ti prende proprio quando non vuoi" dice il testo cantato da Albano.
 
 La nostalgia per un amore finito, per la persona amata e ormai lontana dalla nostra quotidianità colpisce con forza inattesa.
 
 Come ho detto in altro topic dedicato al "tempus fugit", per ricordare basta una parola che ha per noi ancora risonanza, o una foto che reintegra ricordi sbiaditi, oppure le prime note di una canzone che non si ascoltava da tempo...da quel tempo... e nella mente si ricompone l'immagine del volto amato, col quale si credeva di aver chiuso per sempre.
 Ma il ricordo, improvvisamente liberato, fa affiorare la struggente nostalgia.