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Planet of humans

Aperto da InVerno, 04 Maggio 2020, 22:48:29 PM

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InVerno

Gioite gioite, il documentario è gratuito https://www.youtube.com/watch?v=Zk11vI-7czE
Mi ci sono imbattuto quasi per caso, perchè sta sollevando un gran polverone in america essendo che è sponsorizzato da MichaelMoore. Quel Moore? Quel Moore. Anche io lo facevo da un altra parte, pensavo fosse anche io un "allocco solare" ma pare che si sia ravveduto.

Il documentario, perdonate alcune uscite retoriche e un pò umide e sentimentali, è perfetto per introdurre al problema della grande illusione dell'energia verde e della grande religione "ecosostenibile". Giunto a metà, e avendo capito che non mi avrebbe deluso, mi sono semplicemente rattristito il resto del film per il titolo, come quando vedi una macchia su una tovaglia pulita. Il titolo giusto era, continuavo a ripetermi, "Planet of monkeys" , come hai potuto regista, fare un errore del genere? E poi sul finale, le vedo, quelle scimmie appese ad un ramo secco, e capisco che il regista non mi aveva tradito, che come messaggio finale aveva messo il titolo giusto.

Un ottimo docu-film per cominciare a rompere il vetro della religione verde.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

InVerno

In questi giorni ho letto alcune recensioni di persone stimabili e capaci, volevo vedere se le reazioni fossero quelle che mi aspettavo che fossero, e ho visto che come al solito si concentrano sulla pagliuzza ma evitano la trave, tipico difetto in cui il pensiero debole è capace di attorcigliarsi per ore. C'è persino un famoso ambientalista che nel suo divagare chic-libertario si è lamentato che gli intervistati erano tutti maschi e bianchi e che perciò si tratta di un documentario "nazifascista", perchè un buon documentario è diviso equamente tra donne, gay, trans, neri, gialli e blu.
Onestamente non so perchè il regista ha voluto includere certi spezzoni decisamente fuori scala, come quel baffuto "esperto" che ironizza che sessanta panelli solari non saprebbero alimentare un tostapane. E' ovvio che se inserisci spezzoni del genere, da un lato avrai l'effetto di aumentare il senso di urgenza del fruitore inesperto, dall'altro puoi star certo che ci saranno decine di intelletti che credono di aver fatto debunking del tuo lavoro dimostrano che si, sessanta pannelli solari, possono alimentare un tostapane. E il film offre spunti di "debunking" di questo tipo circa ogni dieci minuti, troppo spesso, per giustificare una drammatizzazione retorica innocente.

Ciò che però è ovviamente puntualmente arrivato è il monito contro "l'inattivismo" che il film provocherebbe. Forse non è chiaro a quale punto si è arrivati in questa religione, il punto dove nelle università esistono corsi di "storytelling ecosostenibile" (che in maccheronico significa, raccontar balle sull'ecologia) per combattere il nemico numero uno: "l'inattivismo". Ovvero quello stato della mente umana che se colpita da troppe informazioni negative smette di sperare in un futuro migliore e di provare a cambiare, e se colpito da poco catastrofismo non costruisce un senso di urgenza..Si chiama "global warming" o "climate change"? Il primo potrebbe innescare catastrofismo, il secondo potrebbe suggerire un  fenomeno naturale. Che ne dite, di "global climate warming"? Si chiedono nelle facoltà più alla moda? "Ma ho scelto marketing senza accorgemene?" Si chiede uno studente avveduto che in buona fede pensava di partecipare a un corso scientifico, e si ritrova a dover scegliere le parole giuste per vendere uno scaldabagno.Ebbene per uno studente appena uscito da un corso di "storytelling", o per un professore che lo insegna, questo documentario è una specie di schiaffo in faccia a tutto ciò in cui credeva, le parole scelte non corrispondono alla "legenda" del senso di urgenza che dovrebbero trasmettere. *lancia in aria le tabelle riassuntive* "ma che cosa ha fatto questo ignorante?" Lasciamo perciò al loro lutto le delusioni degli ingegneri del mito.

Ciò che veramente colpisce è come vi sia un sistematico travisamento delle cause e delle conseguenze. Il vero punto che il documentario riesce ad elaborare, seppur lo faccia in fretta e furia, è quello che la speranza che gli acuti storyteller delle energie "verdi" vorrebbero ispirare è esattamente il contrario del senso di urgenza che vorrebbero trasmettere, e che la suddetta "speranza" altro non sia, similarmente alla religione, un modo per trascendere la morte, per non affrontarla, per sfuggirle. La morte in questo caso, di questo sistema economico e sociale. L'idea che dividere la spazzatura, o installare pannelli solari, possa permetterci di continuare, come dicono spesso le previsioni "Business as usual" ignorando completamente il vero
cambiamento a cui siamo posti di fronte.

Abbiamo appena vissuto due mesi di lockdown, un cambiamento pressochè ridicolo delle nostre abitudini, se confrontato con quello a cui dovremmo essere posti di fronte se volessimo affrontare per tutta la vita, se volessimo impattare in maniera sensibile sulla questione ecologica. Ed ecco che c'è una signora che si strappa i capelli perchè non può farsi la piega per due mesi, il giovinotto che si lamenta dell'aperitivo mancato e invoca la costituzione, il lavoratore dell'acciaiera che ha da portare a casa la pagnotta (giustamente eh), la banca che vede i profitti scendere, il politico che deve rispondere a tutti questi e consolarli: durerà solo due mesi.
E se invece dovesse durare tutta la vita? Non stare chiusi in casa, ma rinunciare a tutti quegli amenicoli lussi e vantaggi che costano al pianeta energie che ha collezionato per miliardi di anni, e che sono TUTTE rinnovabili, basta saper aspettare. L'insofferenza verso questo patetico lockdown dimostra chiaramente che non sappiamo cambiare abitudini, stili di vita, modelli economici, idee, e che ciò che veramente ci importa è come al solito: cambiare tutto per non cambiare niente. E che non é per niente, come credono alcuni sputatori seriali, un difetto puramente italico, è proprio una caratterista del cervello dei primati. Perlomeno finchè non ci sarà un motivo che consideriamo "vitale".  Ma se persino un virus, un diretto antagonista della nostra vita, non è un motivo convincente per non andare dalla parrucchiera. Chi è davvero capace di sperare, che la sorte dei coralli e dei ghiacciai artici, possa ispirare in questo mondo di scimmie, un vero cambiamento?
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Jacopus

Concordo su tutta la linea e mi permetto una spiegazione. L'attuale insostenibile disparità economica è parzialmente compensata dal mito della crescita per tutti, magari a velocità diverse ma tutti abbiamo diritto a 5 minuti di felicità. Lavoriamo sodo e il sogno americano si avvererà.
Il global warming, il coronavirus, il continente di plastica che naviga sull'oceano Pacifico ci dicono l'esatto contrario e dubito che l'ultracapitalismo si lascerà convincere da eventi che colpiranno soprattutto i servi e solo accidentalmente i padroni.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

InVerno

Su questo ci sarebbe da aprire una parentesi ampia, magari sulla base degli ultimi venti minuti del documentario che seguono esattamente il tema del profitto, in maniera particolarmente retorica, ma in breve dico la mia.. L'ecologismo non può e non poteva rimanere un movimento di protesta, un antagonista del sistema senza alcuna risposta al futuro, solamente i bambini capitanati dalla Thumberg possono godersi il privilegio di risolverla con dei cartelloni, le persone adulte dovrebbero dare delle risposte. Il rischio tuttavia di fare sistema e di giocare al sistema, era quello di finire come i Nirvana e CheGuevara, con la faccia stampata su una maglietta a rappresentare il nulla se non lo scontrino che ti ha fatto quello che l'ha venduta, ed è quello che è  successo perchè si sono abbandonati dei principi chiave antititeci al cornucopismo. In un certo senso hanno ragione i corsi di storytelling, "le parole sono importanti", ed è proprio il furto sistematico delle parole ad aver derubato l'ecologismo dei propri principi, ci si è trovati con le parole di prima a dire l'opposto. Se "crescita economica" è un eufemismo per "distruzione di risorse" non ha importanza che a partecipare al gioco sia il manovale o il ricco, per avere il segno + sui propri conti bisorrà distruggere risorse. "The new more is less" auspica il regista, che è come dire che tutti i "+" dovrebbero diventare dei "-" .
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Jacopus

La realtà, in breve, è questa. Possiamo opporci da subito, in tutti i modi possibili e sperare di costituire un diverso tipo di società, oppure la nostra società si sfalderà lentamente. Noi, cinquantenni, probabilmente moriremo senza neanche quasi accorgercene, salvo dire "non ci sono più le stagioni di una volta". I nostri figli invece già vivranno una vecchiaia d'inferno e i nostri nipoti probabilmente non vivranno a lungo. In questo scenario, il Coronavirus-19 rappresenta la parte di una comparsa in un film dove il mostruoso protagonista è ben altro. Anzi, in realtà, il Covid-19 è un parziale riequilibratore degli squilibri provocati dall'uomo.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.