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Pietà

Aperto da Jacopus, 05 Aprile 2020, 16:28:26 PM

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Jacopus

"Invidio tuo figlio, perché ti preoccupi per lui." Lee Gang-do.

Il Film, del regista Kim Ki Duk, ha vinto il festival del Cinema di Venezia del 2012. Il primo paragone che scatta è quello con il recente film di Bon Joon-ho, il multipremiato "Parasite". L'accostamento è dato dalla nazionalità coreana di entrambi i registi e dalla critica al sistema capitalistico. Ed inoltre vi è, in entrambi i casi un finale che esclude ogni lieto fine. Ma nel film di Kim Ki Duk si intravede una possibile via d'uscita al mondo dominato dal denaro, anche se quella possibilità resta inevasa, frutto di un momento (sublime) del film, mentre in "Parasite" tutti i parassiti, sia quelli d'alto bordo, che quelli che vivono nell'ombra, accettano quelle regole e non ne vedono altre. L'unico limite eventuale è dato dalla difesa del branco, della propria famiglia, che mitiga l'effetto dell'egoismo capitalistico ma non lo cancella, ed anzi lo traduce in quello che Banfield, negli anni '50, studiando un paesino della Lucania, definì, "familismo amorale". Parasite è la presentazione spettacolarizzata del familismo amorale applicato ad una società altamente sviluppata come quella sudcoreana.
Pietà, già nel titolo, espone uno sviluppo differente e molto più critico nei confronti del capitalismo, che va oltre l'edulcorato mondo di parasite, alla ricerca di belle immagini, curate fin nei minimi dettagli. Pietà è un film potente, sviluppato su soli tre personaggi principali. Ha l'andamento di una tragedia greca e non cerca né bellezza narcisistica, né le battute umoristiche che allentano la pressione, in Parasite. E' un film sulle passioni umane e sulle possibilità che i fini egoistici e mortiferi del capitalismo possano essere mitigati da un altro sentimento, bizzarro quanto reale, "l'amore verso il proprio nemico". Il film di Kim Ki Duk in questo è un film potentemente cristiano, consapevolmente cristiano, a partire dal titolo ma dove, a differenza che nella mitologia cristiana, non esiste alcuna redenzione, almeno nel qui ed ora dell'attuale sviluppo capitalistico.
La storia è quella di Lee Gang-do, malavitoso dedito alla riscossione di crediti per conto di un'organizzazione criminale, che concede prestiti in cambio di polizze assicurative sugli infortuni sul lavoro. Quando il prestito non può essere onorato, Lee Gang-do fa in modo che l'indebitato subisca un infortunio sul lavoro.
Ad un certo punto compare quella che dice di essere sua madre, Jang Mi seon.La reazione iniziale del giovane Lee Gang-do è aggressiva, molto aggressiva. Non può accettare che quella sia sua madre e se lo fosse, sarebbe anche peggio, perché dovrebbe fargliela pagare di essere stato abbandonato, visto che da quell'abbandono è scaturita la sua storia di violenza. Da questo momento in poi il film diventa una lotta fra i due desideri entrambi inesorabili e contrastanti, da un lato il desiderio che non sia la madre e che non debba fare quindi i conti con il suo lato più fragile e dall'altro il desiderio, che esautora progressivamente l'altro, che sia davvero sua madre per riscoprire i sentimenti di amore filiale, che gli sono stati negati.
In realtà la madre non è sua madre, ma si prostra ai suoi piedi in questa gara di dedizione solo per coltivare la sua vendetta, visto che il suo vero figlio si suicidò qualche tempo prima, perché caduto nello stesso giro di indebitamento clandestino di cui è il riscossore LeeGang-do.
Solo facendo vivere allo stesso modo, la stessa perdita a Lee Gang-do, la madre pensa di poter eseguire la sua vendetta e per fare questo deve far credere a Lee Gang-do di avere una madre e subito dopo suicidarsi per fargli sentire lo stesso dolore.
Ma quello che comprenderà la madre, poco prima di morire, è che quello stesso dolore lo proverà di nuovo, oltre che per suo figlio ormai morto, anche per il suo carnefice, una volta che il suo piano si sarà realizzato. E' questa pietà, che rimane in sospeso, che non ferma gli eventi, i quali proseguono come se fossero in mano alle erinni di una tragedia greca, a dare il titolo al film.
La pietà verso tutti, e la comprensione che gli ultimi sono ultimi, anche se sono carnefici, poiché i veri carnefici non si sporcano le mani con il sangue delle loro vittime, ma incaricano quelli come LeeGang-do a fare quel lavoro per loro.
Parafrasando il colonnello Kurz di Apocalypse Now, LeeGang non è altro che "un galoppino mandato dal droghiere per incassare i sospesi", ma il droghiere sta nei quartieri alti ed ha bisogno che non circoli troppa pietà, né fra i carnefici né fra le vittime, perché ciò significherebbe mettere in questione il proprio potere economico.
Encomiabile inoltre la circostanza che il film sia visibile in chiaro su RAI PLAY.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.