Il Sole Ingannatore

Aperto da Jacopus, 26 Febbraio 2020, 21:39:43 PM

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Jacopus

Scrivere a proposito di questo film è per me un grande onore e, nello stesso tempo, una cura dell'anima. Il regista, Nikita Mikhalkov, lo conobbi negli anni '80 attraverso la visione di un altro capolavoro: Oci Ciornie, interpretato da un meraviglioso Marcello Mastroianni. Il secondo film in cui mi imbattei è questo e fui letteralmente folgorato.
La storia è la seguente. Siamo negli anni '30 dello scorso secolo, in una imprecisata zona dell'Unione Sovietica. Un colonello dell'esercito sovietico, Sergej Petrovic Kotov, un eroe di guerra, trascorre una domenica di riposo in una dacia. Un'atmosfera fra l'idilliaco e il nostalgico raggiunge facilmente gli spettatori. Accanto al colonnello vi è la sua famiglia, la giovane moglie Marusia, la figlia di sei anni, Nadia e vari parenti ed amici. In questo clima rilassato giunge inaspettato Dimitri, un allievo del padre di Marusia, celebre compositore musicale russo. Questi sono i quattro personaggi principali e possiamo concentrarci su di loro.
L'arrivo di Dimitri non è di certo indolore. Risveglia infatti l'amore che provava in gioventù per Marusia. Un amore ricambiato a cui però si oppose il sopraggiunto potere sovietico che impose a Marusia un diverso pretendente, proprio quell'eroe della rivoluzione russa, il colonnello Kotov, giunto presumibilmente dal basso del proletariato e fattosi largo fra le gerarchie militari. A Dimitri non restò che ubbidire ad un ordine dello stesso Kotov ed emigrare, anche perché compromesso con i controrivoluzionari bianchi. Proprio all'estero però viene contattato dalla polizia segreta russa, la NKVD, che lo ingaggia affinchè tradisca proprio i generali controrivoluzionari che aveva servito. Operazione che Dimitri compie alla perfezione, anche perché gli viene prospettata la ricompensa di riprendere il suo posto accanto a Marusia.
Quando rientra in Russia scopre però che questo è impossibile, soprattutto perché il colonello Kotov e Marusia hanno generato una figlia, Nadia.
Siamo però alla vigilia delle purghe staliniane, quelle che provocarono la morte e l'internamento di un numero altissimo di oppositori o presunti tali. E giunge pertanto il momento che anche il colonello Kotov, nonostante la sua fama o proprio a causa di essa, viene raggiunto dall'ordine di cattura, che sarà eseguito (e forse fomentato) proprio da Dimitri al termine di quella bucolica domenica estiva. Il film si conclude pertanto con il colonnello che viene portato via in auto e che si rende conto del suo stato di inerme burattino solo quando viene picchiato a sangue dagli agenti della polizia segreta. Il suo pianto sul viso deturpato dalle botte è uno dei momenti più intensi del film. Spiega, meglio di una lezione accademica, come il potere assoluto possa usare i suoi migliori figli come carne da macellare al primo bisogno.
Il film esce nel 1994 e partecipa allo stesso festival di Cannes, che vide il trionfo di Pulp Fiction. In un certo modo già questo me lo rende adorabile. Da un lato il trionfo di un film interessante, ovviamente, ma ben lontano da poter essere ritenuto un capolavoro. Originale, veloce ma inevitabilmente un film "americano". Dall'altra un film che ripercorre la strada delle grandi opere europee, intriso di storia e di letteratura come l'altro lo è di fumettistica. E' come se a partire da questa dicotomia filmica occorra schierarsi: parvenu antisociale al seguito del signor Wolf o epigono intellettuale abbagliato dal colonnello Kotov? Inutile dirvi qual è la fazione che ho scelto.
Come ogni grande opera sono possibili diversi livelli di lettura. Il primo è quello iconografico. La fotografia è superba. La cura degli interni e degli esterni ricorda l'attenzione maniacale di Stanley Kubrick. Vi è spesso la ridondanza dell'effetto flou, che è particolarmente apprezzato da Michaikov.
Il secondo livello riguarda la piccola storia familiare, l'amore adolescente, piegato dalla ragion di stato, di uno stato a sua volta adolescente ma che ha subito acquisito le sembianze del vecchio potere zarista. Sullo sfondo di questa piccola vicenda privata affiora quella pubblica: il potere totalitario dell'Unione Sovietica, che decide anche dell'amore della persone, oltre che sulla loro vita e sulla loro morte.
Un altro livello di lettura è quello che contrappone il mondo relazionale intimo, familiare, dove è possibile tornare ed essere bambini. E' il mondo del gioco, dove, al riparo, si può esprimere sé stessi senza paura di essere giudicati. A questo mondo si oppone quello ufficiale, quello adulto. Inizialmente con tentativi goffi, la guardia civile che fa le sue esercitazioni a spese dei villeggianti, i pionieri che marciano in difesa della patria sovietica e poi mostrando tutto il suo potere, arrestando e massacrando di pugni l'eroe nazionale, colonnello Kotov. E proprio in quel frangente si alza nel cielo, portato da un dirigibile, un grande stendardo con l'immagine del compagno Stalin.
In un punto cruciale del film, Kotov cerca di giustificare se stesso agli occhi della moglie, giustificare il suo ordine di allontanare Dimitri per potersi sostituire a lui nel cuore di Mariusa: le dice che "ognuno può scegliere", ma sa che la scelta sarebbe stata fra ubbidire al suo ordine o finire in Siberia. Il suo fanatismo per il comunismo non gli permette di vedere la realtà, che gli si scoprirà in tutta la sua violenza solo nell'epilogo. La stessa cosa racconta Solgenitsin in "arcipelago Gulag": quando vedeva i soldati degradati e condannati per tradimento, li considerava indegni, infingardi, paurosi, meritevoli della punizione. Solo quando lo stesso percorso viene vissuto da lui in prima persona, solo allora scopre la disonestà del potere sovietico, il suo lato inumano.
E Dimitri per poter sopravvivere in quel mondo disumano, ha finito per disumanizzarsi. In un altro punto cruciale Dimitri confessa alla ritrovata Mariusa, che "se la vita non doveva esistere più per me, non doveva più esistere per nessuno". Uno volta cacciato dal paradiso terrestre, Dimitri diventa un demone, al servizio di un Demone ancora più potente, che gli sottrae l'umanità. Al riparo di quella divinità allora può sfogare la sua vendetta. Quella stessa divinità ora gioca con le sue pedine: prima ne alza una e poi l'abbatte e ne alza un'altra che sarà a sua volta abbattuta. E' possibile spezzare questo gioco solo con la morte, ed infatti le scene finali del film ritraggono Dimitri che si sta suicidando in una vasca da bagno.
E' un film che echeggia in continuazione altre opere, "il sole a mezzanotte" di Koestler e "confessioni di un malandrino" di Esenin, li ho sempre ricondotti a questo film, o meglio questo film si richiama in modo magistrale ad essi. Un'opera che è anche un antidoto ad ogni totalitarismo, ad ogni credenza che per perseguire il "bene" sia possibile compiere qualsiasi male. Che il bene si chiami Nazionalsocialismo, comunismo o Dio non importa, ciò che importa, nella visione di Michalkov, è che ogni vita umana ha più dignità di qualsiasi idea.
Un ultima postilla, molto interessante comunque. La canzone "il sole ingannatore" che di tanto in tanto risuona nel film e che viene anche cantata da Nadia, è un pezzo che veniva abitualmente suonato agli ebrei che venivano condotti ai forni crematori.
La didascalia del "Sole ingannatore" recitava: "dedicato a tutte le vittime del sole della rivoluzione".



Nikita Michalkov, oltre ad essere registra e sceneggiatore di questo film, interpreta anche il colonnello Kotov e Nadia, nella vita reale è anche sua figlia Nadezdha Michalkov.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

#1
Dei crimini del socialismo reale sappiamo tutto, grazie pure ad ottima letteratura, romanzesca pure nella fuga dalla cortina di ferro. Non altrettanto si può dire dei crimini del mondo libero, a riconferma ennesima del paradigma della "storia scritta dai vincitori".

Restando nel nostro piccolo, pochissimo sappiamo delle trame che hanno intessuto le stragi di Stato e di Nato fin dall'immediato dopoguerra di Portella della Ginestra. Conosciamo i picciotti, per lo più latitanti o prescritti, ma non i registi, in gran parte deceduti, con tutti gli onori dopo aver ricoperto le più alte cariche dello stato e della società, da dove hanno diretto, o quantomeno partecipato e saputo, di queste trame criminali.

Ma la storia, per quanto soggetto principe di falsificazione, qualche vendetta se la prende anche sul Mondo Libero, scoprendone gli altarini, come quando consegnó a imperitura memoria in mondovisione la faccia livida di un afroamericano che cercava di convincere il mondo della giustezza del genocidio di un milione di iracheni, in gran parte civili. E se n'è presa un'altra clamorosa quando ha consegnato ad un erede e rampollo del socialismo reale il compito di ripulire dalla feccia sponsorizzata dal Mondo Libero il prosieguo della carneficina occidentale del medio oriente. Dalla feccia più impresentabile, perché quella consolidata in stati che di libero non hanno nemmeno la presunzione, continua ad essere foraggiata in armi per le sue guerre locali.

Sorvolo per carità di Mondo Libero e brevità di post le vicende parallele note come piano Condor, il cui patriarca, osannato da cons e dem del Mondo Libero, morirà impunito e gratificato pure dal Nobel. Premio mancato dai nostri venerabili nazionali. Ma non si puó avere tutto dalla vita. E neppure dalla morte. Che peró una ingiustizia postuma ancora la consente: l'oblio, la memoria falsificata e prescritta. Buona per una fiction ingannatrice. E la retorica connessa.
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pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

InVerno

Molto godibile, sempre di Mikhalkov, anche il Barbiere di Siberia!
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia