Il Labirinto del Fauno

Aperto da Jacopus, 15 Marzo 2020, 00:34:01 AM

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Jacopus

Un film difficile da etichettare, che sovrappone una storia fantastica, in stile "dark gothic", alla storia reale della Spagna dei Pirenei nell'anno 1944. Il film uscì al botteghino nel 2006 ed ottenne un successo inaspettato, di pubblico ma soprattutto di critica. E' il secondo film di una duologia, che Guillermo del Toro ha dedicato alla guerra civile di Spagna, attraverso uno stile originalissimo. Il primo film, molto meno noto, è "La spina del diavolo" (2001, produttore Pedro Almodovar).
La trama è la seguente. La moglie del capitano Vidal, raggiunge suo marito in un piccolo centro dei Pirenei, dove ancora resistono pochi partigiani repubblicani, contrari al governo del dittatore Franco. Con sé porta Ofelia, figlia del suo primo marito, ucciso a Barcellona durante l'ultima avanzata dei franchisti. Carmen, questo il nome della donna, è costretta a seguire il marito, su suo esplicito e militaresco invito, poiché sta per nascere il figlio della coppia, e "un figlio deve nascere dove sta il padre".
Ofelia è considerata un impiccio dal patrigno. Da subito i due non si attraggono, come se facessero parte di due mondi diversi. Il primo che si fonda sul potere terreno e concreto delle armi, la seconda che invece sogna e si immerge nella lettura di romanzi fantastici. Oltre la cruda realtà della guerriglia e della controguerriglia, Ofelia scopre che quelle montagne sono abitate da creature fantastiche e che lei stessa lo è. Infatti il fauno, che vive in un labirinto costruito chissà quando e da chi, la chiama con l'aiuto di alcune fate-libellule e le annuncia che lei non è altri che la figlia del re del mondo sotteraneo e che per tornare dal padre dovrà superare alcune prove, trovare una chiave ingoiata da un Rospo che vive in un albero millenario, rubare un coltello all'Uomo pallido senza mangiare nulla alla sua mensa e infine ferire con quello stesso coltello il suo fratellino appena nato, per poter riaprire il varco che la ricondurrà al regno sotteraneo.
Lei accetta queste sfide ma non le esegue mai come le viene detto. C'è sempre qualcosa fatto senza ubbidire completamente alle istruzioni. Sia che queste provengano dal mondo degli umani, sia che provengano dal fauno. Per raccogliere la chiave dal rospo, sporcherà irrimediabilmente il vestito della festa. Alla tavola dell'Uomo Pallido assaggerà dell'uva e questo sveglierà l'Uomo Pallido e metterà a rischio l'impresa. Infine Ofelia si opporrà al ferimento del fratello, anche se questo potrebbe significare l'impossibilità di giungere al regno sotteraneo.
Accanto alla storia fantastica, parallela ad essa vi è la lotta del capitano Vidal contro i pochi partigiani nascosti nelle montagne. Una lotta condotta con una determinazione fredda e senza pietà, che nasconde un significato quasi metafisico: il bisogno di piegare all'ubbidienza anche le forze naturali. Ed in effetti i partigiani vengono quasi accostati al mondo magico: vivono nelle grotte come i nani delle favole, compaiono e scompaiono nel bosco, come per incanto. In realtà, i partigiani risiedono in una dimensione "di mezzo", fantastica e storica, visto che la loro è una lotta per l'uguaglianza, come sottolinea il capitano Vidal durante la cena per l'accoglienza della moglie, un "concetto sbagliato" sottolinea il capitano. Tre mondi convivono quindi in questo film, quello terreno e cinico del capitano Vidal, quello fantastico di Ofelia e quello mediano dei partigiani.
Facciamo una digressione. Una digressione importante. Perché in questa storia compare un labirinto. E cos'è un labirinto nella cultura occidentale? E' un luogo dove ci si può perdere. L'orientamento, la ragione, la vita? E' un luogo nel cui centro c'è la soluzione del problema e dove poi, una volta risolto il problema, bisogna trovare la via d'uscita.
Confrontando la storia del film con il ben noto mito del labirinto della reggia di Cnosso, si scoprono similitudini e variazioni. Il capitano può essere Zeus, che ha sedotto Carmen/Pasifae e che da lei aspetta speranzoso il Minotauro, che, come noto, si ciba di carne umana. Cosa c'è di meglio per rappresentare i desiderata di un militare di un governo fascista?
Ma nel film il minotauro è un neonato indifeso e il Fauno chiede ad Ofelia di ferirlo con il pugnale sottratto all'Uomo pallido, come ultima e definitiva prova, che la potrà ricondurre al regno fantastico del suo vero padre. Ofelia si rifiuta di farlo, divaricando così in modo speculare la storia mitologica dalla sua. Mentre Teseo uccide il mostro, qui Ofelia pur sapendo di non superare in questo modo l'enigma, si rifiuta di fare del male.
Del Toro sembra in questo modo contrapporre un nuovo mito al vecchio, un mito che parla di non-violenza, anche a costo di disubbidire a quanto ci viene richiesto. E una nuova disubbidienza avverrà all'entrata del labirinto, allorquando il Capitano ripresosi suo figlio neonato, incontra i partigiani che stanno per giustiziarlo.
A loro il capitano chiede di dire a suo figlio a che ora è morto suo padre. Ma Mercedes, la governante del capitano ed anche partigiana gli replica: "no! Non saprà neanche il tuo nome".
La prosecuzione della violenza viene così interrotta, cancellando ogni collegamento fra il Dio della violenza e suo figlio innocente, salvato prima da Ofelia, che non lo ha ferito e poi dai partigiani, che lo preserveranno da ogni accostamento a quel dio feroce. Solo in questo modo sembra possibile che il neonato non si trasformi in un nuovo Minotauro.
Un film che esprime un atmosfera sempre in bilico tra realtà e finzione, dove l'una si fonde con l'altra e dove è difficile capire il confine fra le due dimensioni. In questo senso è magistrale la scena finale, che non vi svelerò, in sintonia con l'aura di mistero che è presente nella pellicola. Un film che si presta a molte letture e che proprio per questo resterà un film importante della filmografia di lingua spagnola.



Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.