Il Cielo sopra Berlino

Aperto da Jacopus, 29 Marzo 2020, 21:35:34 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

Jacopus


IL CIELO SOPRA BERLINO

"quando il bambino era un bambino, se ne andava a braccia appese, voleva che il ruscello fosse un fiume e il fiume un torrente, e questa pozza il mare...per lui tutto aveva un anima e tutte le anime erano un tutt'uno...aveva un vortice fra i capelli e non faceva facce da fotografo".

E' il film più famoso di Wim Wenders, e almeno in questo caso la popolarità si accorda alla qualità del film. La trama è di una semplicità classica: ruota attorno ad appena cinque personaggi attorniati da tutti gli altri, dalla gente, che assume collettivamente il ruolo di "sesto personaggio". Ci sono Damiel e Cassiel, i due angeli che osservano e ascoltano i pensieri e la vita dei cittadini di Berlino, senza poter mai intervenire. C'è Homer, lo scrittore anziano, quasi cieco, la ballerina del circo, Marion e Peter Falk, che è interpretato da "Peter Falk".

Come già accennato, la storia inizia con gli angeli Damiel e Cassiel che seguono, ascoltano perfino nei pensieri, i mortali che incontrano. Due mortali vengono seguiti con maggior frequenza, lo scrittore Homer e la ballerina del Circo Marion. La storia prosegue così, con i pensieri di Homer e Marion, ascoltati dagli angeli, inframezzati dai pensieri di tutti gli altri passanti. E contemporaneamente Damiel e Cassiel parlano anche fra di loro, visto che non è loro permesso di parlare con gli umani. L'originalità del film sta fin qui proprio nel non avere una trama vera e propria: si dipana come un continuum di discorsi e pensieri interiori, mentre lo scenario in bianco e nero raffigura una austera Berlino, rappresentata soprattutto dalla biblioteca e dal muro, che nel 1986, anno di uscita del film, era ancora in vigore e divideva Berlino est da Berlino ovest.

In questo non-tempo, dove gli angeli sono muti testimoni e depositari della vita sulla terra, irrompe la ballerina del circo, Marion, della quale si innamora l'angelo Damiel (Bruno Ganz) e subito dopo Peter Falk, che interpreta sé stesso, chiamato in Germania per interpretare un ruolo in un film ambientato durante la seconda guerra mondiale.
Nel non-tempo degli angeli subentra il tempo e l'angelo Damiel decide, per amore, di diventare mortale, perde le ali e inizia a vedere il mondo a colori, per raffigurare la trovata capacità di utilizzare i sensi, di apprezzare la vita che scorre, e che proprio in questo scorrere acquista il suo significato.
Si può paragonare Damiel a due altre figure. A Calipso e a Lucifero. Nel primo caso, è la dea a proporre ad Ulisse di diventare immortale pur di restare con lei, ed Ulisse rifiuta. Si trattava di una elevazione. A parti rovesciate, qui è l'essere immortale a decidere di abbassarsi al livello del suo amore. Anche Lucifero è un angelo decaduto, ma anche in questo caso è qualcun altro (Dio) che decide della sua caduta. Damiel non è altro che l'alter ego di Ulisse, è innamorato della vita, degli umani, della loro mortalità, che rende così importante la loro vita. Che importanza può avere una vita che dura all'infinito? Ed inoltre come Ulisse è lui a decidere la sua caduta o la sua non-elevazione. Nella sua autonomia vediamo il filo che lo lega all'eroe omerico.
Questo in breve. In realtà il film si presta ad una serie impressionante di interpretazioni.
La prima è legata alla biografia di Wim Wenders, che proveniva da una esperienza di vita in America, dove aveva girato i suoi primi film di successo (Lo stato delle cose, Paris Texas). E attraverso quella esperienza era stato messo di fronte ad una cultura dell'immagine invasiva, che proprio a causa di ciò diventava sproporzionata e senza senso. Replica a quella cultura con la cultura del libro. Il cielo sopra Berlino si potrebbe definire un libro. Non a caso la sceneggiatura è stata in parte realizzata in collaborazione con lo scrittore Peter Handke. Scrittura versus Immagini.
Una seconda opposizione riguarda il mondo della città, omologato e normato, con accanto il mondo del circo di Marion, imprevedibile, nomade, irregolare, dove vige la necessità di sognare, di creare, di divertire. Creazione versus Regole.
Ma le opposizioni si replicano numerose. C'è Berlino ovest versus Berlino est, gli Angeli versus i Mortali, il Presente versus il Passato, l'Infanzia versus l'Adultità, la Realtà versus la Finzione.

C'è anche un altro accostamento possibile. Ad un certo punto, mentre gli angeli girano fra le sale della biblioteca, sentono un lettore che legge di Walter Benjamin e del suo interesse per un quadro di Paul Klee, Angelus Novus. E' anche il titolo di un passo del testo "Tesi di filosofia della storia", appunto di Benjamin, dove un angelo, che trae ispirazione dal quadro di Klee, guarda atterrito le catastrofi e le violenze del mondo e vorrebbe aiutare, mitigare quella violenza ma non può, perché una "tempesta spira dal paradiso" che lo trascina via, verso il futuro, facendo accumulare quella violenza davanti a lui. Benjamin conclude: "ciò che chiamiamo progresso è questa tempesta".

Senza voler entrare in una discussione su Benjamin, che meriterebbe ben altro spazio, l'angelo Damiel si contrappone all'Angelus Novus trascinato via dal vento teologico/materialista, perché decide di non farsi trascinare via, impotente, ma scende dall'alto e si mescola con gli uomini, finalmente uomo fra gli uomini, pronto a fare la sua piccola parte. In qualche modo decide e in questa decisione c'è una affermazione filosofica profonda. Ovvero che la storia può decidere della nostra vita e lo fa realmente, ma noi possiamo, attraverso le nostre decisioni, contribuire a modificare quella storia, che altrimenti sarebbe già scritta come una self-fulfilling prophecy.
Tra una storia divina già scritta e una storia materialista già data per giusta, esiste la possibilità di una piccola storia quotidiana, fondata sull'amore e sulla condivisione, senza bisogno di apparati di potere e pensiero omologante. In Wenders in fondo traspare, in chiave cinematografica, tutto l'insegnamento della Scuola di Francoforte.
Queste che ho elencato sono solo alcune possibili chiavi di lettura del film, che è molto denso e anche un po' lento. Di certo non adatto a spettatori che vogliono l'azione. Ma di questi tempi, dove abbiamo più tempo del solito, potrebbe essere davvero interessante perdersi nell'atmosfera di questo, che, a mio parere, è uno dei più importanti film del novecento.

"Quando il bambino era il bambino, queste erano le domande. Chi sono io? E perché non sei tu? Dove finisce il tempo e dove lo spazio? C'è veramente il male e c'è gente veramente cattiva? Come può essere che io, che sono io, non c'ero prima di diventare e non ci sarò più, quando morirò?"

AMORI DIFFICILI: Angelus Novus. Paul Klee e Walter Benjamin

https://www.youtube.com/watch?v=tcz3g5kKUqc
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Jean

Man mano al venir la notte i coni retinici degli occhi umani perdono la loro capacità e la visione, in bianco e nero, si deve ai bastoncelli.

Un vedere che alla perdita dei colori aggiunge quella della profondità, quasi appiattendosi.

Tanti registi si sono cimentati col bianco e nero ma pochi (tra cui Wenders in questo film) son riusciti a ridare la profondità dell'intera luce (tutte le frequenze) nelle loro riprese.

Per ottenerla occorre si crei una risonanza nell'osservatore, quasi che la narrazione sostituendosi a quelle mirabili cellule (coni) permetta la piena visione delle cose, forse anche della realtà oltre l'apparenza.

Così che nel film le scene in bianco e nero surclassano quelle a colori... opinione personale.


Cordialement
Jean

iano

Quando il bambino era un bambino credeva di essere il regista del film che guardava .
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Jean

Del tutto appropriato, Iano.

Sarebbe gradevole e interessante se altri che han visto il film allungassero con le loro impressioni, citazioni, commenti e quant'altro questa pagina... è l'interazione che colora gli eventi... come nel film, vi pare?

https://youtu.be/1s07VFkSSxc

Cordialement
Jean

Jean



Uniamoci tutti
Un discorso che compie 80 anni e che si rivela più attuale che mai.
Un discorso che ci ricorda come all'orizzonte ci sia un mondo nuovo pronto ad accogliere un'umanità ritrovata.
Siamo noi stessi gli artefici del nostro destino: apriamoci al progresso, alla sostenibilità e alla tolleranza. Guardiamo al futuro con positività e speranza.
Così il nuovo giorno sarà il nostro prossimo rinascimento.
Parole di Charlie Chaplin.
Musica di Ezio Bosso.
Alcune immagini: Steve McCurry e fotografi Magnum.
Questo è il buongiorno di un'umanità ritrovata. Viviamolo insieme.
#TheNewHumanity

https://www.lavazza.it/it/landing/thenewhumanity.html



Questa la pubblicità attuale di un famoso brand, se avesse una qualche forma di protezione prego i moderatori di cancellarla lasciando il solo link.

Nel dirmi se sbaglio a ravvisarne la corrispondenza della copertina col film di Wenders mi piacerebbe conoscere le vostre impressioni sul messaggio pubblicitario, che si appoggia ad un'altra corrispondenza (o coincidenza, seppur considerate di scarsa importanza son adoperate a piene mani...), il Discorso all'Umanità del Grande Dittatore e, ulteriormente, alla triste evenienza della scomparsa di un valente ed apprezzato musicista usandone (certamente su autorizzazione) le musiche per il sottofondo.

Trattandosi  di uno spot la disposizione degli elementi segue la normale strategia comunicativa (sulla quale ritengo che InVerno potrebbe ragguagliarci)... fate partire il filmato ed ecco dopo appena 5 secondi l'imprinting (se si può dir così)...

Con quello che sta passando l'umanità forse si dovrebbe un pochino uscir dagli schemi... tuttavia son contento, pur non apprezzandolo, del riferimento al film di Wenders, a riprova dell'indubbia consacrazione nell'immaginario collettivo.


Cordialement
Jean

cvc

#5
Jean


Io credo che per capire il senso del tuo ultimo post bisogna entrare nella testa del pubblicitario. La prima impressione che si può avere di un creativo pubblicitario è qualcosa a metà fra uno pseudoartista ed un manipolatore professionista, quasi un prestigiatore con la sua valigetta di trucchi ed un lavoro da compiere. Oppure con più enfasi si potrebbe dire che il pubblicitario è un funzionario del sistema consumistico, turbocapitalistico, manipolatorio, materialista, ecc, ecc, ecc.
Per tentare di difenderlo un pò direi che anzitutto il pubblicitario è un individuo che lavora sul proprio ingegno. Certi spot funzionano, altri no, alcuni sono orripilanti, altri sono proprio ben fatti. Si tratta di catturare l'attenzione su di un prodotto e possibilmente associarlo ad un'emozione o ad un istinto potente. Stando al vecchio adagio che "la pubblicità è l'anima del commercio", il pubblicitario sarebbe una sorta di vivificatore. Magari senza tutti questi spot così stupidi girerebbe meno l'economia e ci sarebbe meno benessere. Chissà!
Ma che succede quando una persona con un certo interesse culturale vede tirare in ballo uno dei suoi culti per promuovere la vendita magari di un dolcetto, di un'oliva, di un pacchetto di patatine o di un assorbente?
Ci si rimane male. È come sentire la propria canzone preferita cantata da uno che è stonato come una campana. È uno sfregio nello spirito. Forse andrebbe data più attenzione all'aspetto artistico della pubblicità. Andy Warhol vedeva l'arte anche nelle scatole di piselli. E diceva anche che nel futuro (oggi) ognuno avrebbe avuto il suo quarto d'ora di gloria. Gli spot durano molto meno, quindi forse potremmo essere più comprensivi. Personalmente credo che seguendo la frase di Warhol la non-notorietà dovrebbe essere considerata un valore, oggi. Ma soprattutto  credo che, se la pubblicità è l'anima del commercio, il commercio - ben lungi dall'essere l'incarnazione del bene - è comunque ciò che funziona meglio per trattenere gli uomini dalla tentazione di trucidarsi vicendevolmente.

Saluti.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

InVerno

#6
Citazione di: Jean il 19 Maggio 2020, 11:03:27 AM

Trattandosi  di uno spot la disposizione degli elementi segue la normale strategia comunicativa (sulla quale ritengo che InVerno potrebbe ragguagliarci)... fate partire il filmato ed ecco dopo appena 5 secondi l'imprinting (se si può dir così)...

Con quello che sta passando l'umanità forse si dovrebbe un pochino uscir dagli schemi... tuttavia son contento, pur non apprezzandolo, del riferimento al film di Wenders, a riprova dell'indubbia consacrazione nell'immaginario collettivo.


Non so se effettivamente questa pubblicità si sia o meno ispirata al film attivamente o peschi da un calderone di elementi "sbiancati semanticamente" (in linguistica si intende l'abuso e il riuso che svuotano, io lo uso in senso ampio, anche multimediale), gli elementi che la compongono sono già tutti "sbiancati", foto e parole buone per vendere sia bombe che siringhe, potrebbe anche averla montata a caso. Tu hai riferito la pubblicità a Wenders, e perciò le hai donato prestigio, il problema è quando si entra a contatto prima con lo sbiancato e poi con la fonte. Faccio un esempio: non avessi mai sentito la nona di beethoven, ma mi capitasse di sentirla a ripetizione in una pubblicità di antidiarroici, quando poi andrò ad ascoltare effettivamente la nona l'associerò per il resto della mia vita alla diarrea. Ed è una tragedia purtroppo che con la musica classica si consuma giorno dopo giorno. Il risultato è che la nona è sbiancata, ma lo era già da un secolo quindi poco danno. Ora, io spero solamente che non ci sia qualche sfortunato che associerà il film di Wenders al caffè, ma lo "sbiancamento" (inteso largamente a tutti i sensi, e non solo alla semantica) è una tragedia culturale in vasta espansione da anni, peggio dello sbiancamento dei coralli. Rischiamo di rimanere senza riferimenti culturali positivi che non siano invasi dalla pubblicità e sbiancati da essa, rischiamo di poterci appellare solo al cinismo, alla privazione, alla solitudine, e a tutti quelle emozioni che la pubblicità non vuole e non potrà mai invadere e colonizzare. Poi si lamentano che ci sono le fake news. Se la pubblicità è arrivata a Wenders vuol dire che ha già finito di sbiancare quanto c'era di più pop, e c'è molto pop sopra a Wenders. Io spero che continuino ad ispirarsi a BritneySpears e lascino perdere Wenders.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia