Una mia personale idea di soluzione circa la "prescrizione".

Aperto da Eutidemo, 05 Febbraio 2020, 11:18:35 AM

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Eutidemo

Circa l'attuale diatriba "prescrizione sì "prescrizione no", per quello che può valere (cioè molto poco), vorrei prospettare una mia personale idea di soluzione al riguardo, tale che:
- si tenga conto dell'art.111 della Costituzione, il quale prevede che  la legge deve assicurare la "ragionevole durata" del processo;
- si tenga conto  dell'"abuso" che spesso si fa di tale previsione da parte dei colpevoli, i quali, sapendo di poter molto difficilmente ottenere l'assoluzione, mirano, con espedienti dilatori, a cavarsela con la prescrizione.

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PREMESSA
Prima di entrare in tema, considerato che il concetto di "ragionevole durata del processo" può essere soggetto a varie interpretazioni, in base alla massima di Protagora: "Anthropos metron panton chrematon estì" ("L'uomo è misura di tutte le cose"), personalmente ritengo che, al riguardo, sarebbe opportuno partire dai dati "attualmente" il più possibile concreti ed oggettivi, e rispondenti alla realtà effettiva delle cose; sebbene si tratti di dati che, per quanto riguarda l'Italia, si dovrebbe provvedere a migliorare quanto prima (il "come", dovrebbe formare oggetto di un altro apposito approfondimento).

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Ora, i dati il più possibile concreti ed obiettivi ci dicono che la durata media dei processi penali, misurata nelle sezioni ordinarie dei tribunali, è pari:
- a 707 giorni quando il rito è collegiale (cioè a giudicare sono più magistrati, di regola tre);
- a  534 giorni quando il rito è monocratico (un singolo magistrato).
Il dato è calcolato sulla base della formula elaborata dalla Cepej, ovvero la commissione del Consiglio d'Europa che si occupa di efficienza della giustizia; per il cosiddetto "Disposition time", cioè appunto il tempo necessario ad arrivare a una decisione definitiva sul caso in primo grado.

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Ciò premesso, occorrerebbe poi estrapolare le statistiche:
- a seconda della durata media dei processi di di secondo grado e della Cassazione;
- a seconda del tipo di reato;
- a seconda della gravità della pena, ecc..
Ma, per il momento, sorvoliamo ed atteniamoci ai dati generali.

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Ciò premesso, a mio personale giudizio, la prima riforma da fare dovrebbe essere quella del "dies a quo" della prescrizione del reato, e, cioè, della data da cui essa comincia a decorrere; attualmente, infatti, il giorno da cui decorre il termine della prescrizione del reato è quello in cui si assume che sia stato commesso il "fatto" di reato.
Il che, a mio avviso, costituisce una colossale stupidaggine, ed è la prima causa della prescrizione dei reati, in quanto riduce eccessivamente il tempo a disposizione dei giudici per poter emettere una sentenza; anzi, in materia fiscale (e non solo), la cosa diventa in concreto quasi impossibile.
A mio parere, invece, la prescrizione dovrebbe cominciare a decorrere dal  giorno in cui l'autore del fatto è stato individuato:
- o con l'inizio delle indagini;
- o con un primo atto giudiziario di accusa;  
- o addirittura con il rinvio a giudizio.  
Personalmente, io propendo per la terza ipotesi, ma se ne può discutere.

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Una volta stabilito questo, il "dies ad quem", cioè il termine finale della prescrizione, secondo me dovrebbe coincidere con un tempo doppio di quello della durata media di quel particolare tipo di processo (a seconda della gravità della pena, del reato, ecc.).
Ad esempio, se la durata media nazionale di quel particolare tipo di processo è di 600 giorni:
- se entro tale termine il giudice non ha ancora deciso, la prescrizione non dovrebbe ancora  intervenire, ma il magistrato incaricato (salvo documentate e plausibili giustificazioni) dovrebbe essere progressivamente sanzionato -in modo sempre più grave- per ogni successivi 100 giorni di ritardo.
- se, infine, entro 1200 giorni (il doppio della durata media) il giudice non avesse ancora deciso, allora dovrebbe intervenire la prescrizione ed il magistrato incaricato (salvo documentate e plausibili  giustificazioni) dovrebbe essere sanzionato, se non con il licenziamento, almeno con le sanzioni massime previste per il "ritardo di atti d'ufficio".

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Una volta intervenuta la sentenza, criteri analoghi dovrebbero valere sia per il secondo grado che per la Cassazione, facendo ripartire i termini di prescrizione dall'inizio di ciascun procedimento.

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Ovviamente, a parte una prevedibile resistenza "corporativa" della magistratura per quanto concerne le sanzioni, e della opinabilità della durata dei termini, la mia idea è stata qui esposta, per ragioni di spazio, in materia davvero molto -e forse "troppo"- semplicistica; ed infatti, ci sono aspetti molto delicati che dovrebbero essere approfonditi molto meglio di quanto io non abbia fatto qui, in queste poche sommarie righe.

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Ad esempio, collegare le sanzioni ed i tempi di prescrizione dei "reati" (e, o dei "processi", ) alla "durata media effettiva" nazionale dei processi stessi, non è poi così semplice come può apparire, in quanto:
1)
Una soluzione del genere potrebbe risultare in contrasto con il principio della "riserva di legge", inserita nella Costituzione, la quale prevede che la disciplina di una determinata materia sia regolata soltanto dalla legge primaria e non da fonti di tipo secondario; per cui, bisognerebbe trovare un modo per "legalizzare" o "normativizzare" il riferimento alla durata media del processo; il che, secondo me, non è affatto facile.
2)
Ciò, anche considerando che le durate medie dei processi, con una riforma del genere, dovrebbero auspicabilmente migliorare, con conseguente necessità di adeguamento dei termini prescrizionali "time by time"; il che, in effetti, è un tantino complicato da realizzare "a montante" e "normativizzare", però ritengo che, con un po' di buona volontà, la cosa dovrebbe risultare possibile.
3)
Una soluzione del genere, peraltro,  urterebbe contro le posizioni più radicali, le quali:
- da una parte non vogliono sentir parlare di prescrizione;
- dall'altra non vogliono sentir parlare per niente di una riforma della prescrizione.
4)
Come già detto, una soluzione del genere, comporterebbe una prevedibile resistenza "corporativa" della magistratura per quanto concerne le sanzioni.
5)
Non sarebbe molto facile, stabilire quali potrebbero essere la "cause di giustificazione" del ritardo.

E molto altro ancora, che, qui, per ragioni di tempo e spazio (e di pazienza di chi legge), mi astengo dall'esaminare.

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viator

Salve Eutidemo. Come sempre la tua sapienza e la tua buona volontà risulterebbero degne di migliori cause. Così da ignorante in materia ed andando a sensazione, io credo che la corporazione dei Magistrati (i quali, in qualità di membri d'èlite di uno dei tre POTERI dello Stato, notoriamente tutti (sic!!!!) autonomi (sic!!!) e quindi non soggetti agli obblighi comuni e volgari, sopperiti dall'etica professionale e dal senso dello Stato e del dovere (tipo orario di lavoro e timbrature cartellini))............credo, dicevo che non "lavori" mediamente più di quindici-venti ore a settimana.

Se a ciò aggiungiamo la pura e semplice coincidenza connessa al fatto che più dura un processo più gli avvocati "di fiducia" (trovo rivoltante una simile espressione - anche loro Professionisti del Diritto rapiti da una disinteressata vocazione)...........più gli avvocati, dicevo, tendono ad introitare........ Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Eutidemo

Citazione di: viator il 05 Febbraio 2020, 12:01:11 PM
Salve Eutidemo. Come sempre la tua sapienza e la tua buona volontà risulterebbero degne di migliori cause. Così da ignorante in materia ed andando a sensazione, io credo che la corporazione dei Magistrati (i quali, in qualità di membri d'èlite di uno dei tre POTERI dello Stato, notoriamente tutti (sic!!!!) autonomi (sic!!!) e quindi non soggetti agli obblighi comuni e volgari, sopperiti dall'etica professionale e dal senso dello Stato e del dovere (tipo orario di lavoro e timbrature cartellini))............credo, dicevo che non "lavori" mediamente più di quindici-venti ore a settimana.

Se a ciò aggiungiamo la pura e semplice coincidenza connessa al fatto che più dura un processo più gli avvocati "di fiducia" (trovo rivoltante una simile espressione - anche loro Professionisti del Diritto rapiti da una disinteressata vocazione)...........più gli avvocati, dicevo, tendono ad introitare........ Saluti.

Proprio per questo motivo, visto che anche le tempistiche medie dei nostri processi sono più lente di quelle degli altri Paesi civili, il giudice che non riesce a rispettare nemmeno quelle, secondo me, dovrebbe essere sanzionato in modo progressivamente più severo in base al suo accumulo di successivi ritardi; sino al licenziamento, se supera il doppio dei tempi medi.
Ovviamente, salvo oggettive circostanze giustificative del ritardo, che non dipendano da lui.

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