Menu principale

Un Trump per l'Italia

Aperto da verdeidea, 15 Novembre 2016, 17:18:48 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

verdeidea

Voglio un Trump per l'Italia. Voglio uomini di governo non piű di idee di sinistra (dell'attuale fallita sinistra) ma finalmente di destra, di una destra seria, autorevole, che si impegni a rendere nuovamente vivibili e civili le nostre belle cittá. Voglio uomini di governo contrari alla globalizzazione, che favoriscano i prodotti italiani e chiuda gran parte delle importazioni dai paesi extracomunitari come la Cina, la Tunisia, il Marocco.
Voglio un governo non di marionette pronte ad ubbidire ai dettami dell'UE, piuttosto uomini intelligenti e risoluti ad imporre proposte per il bene dell'Italia e pronti ad uscire dallUE se questa continuasse a non avere rispetto per il popolo italiano.
Voglio uomini di governo affiatati e uniti che abbiano a cuore il bene del Paese innanzitutto e prima di tutto. Voglio che non si accolgano mai piú clandestini anche a costo di mettere finalmente la Marina Militare nelle condizioni di difendere le acque territoriali respingendo con ogni metodo possibile i tentativi di invasione ed espellere dal territorio nazionale tutti i clandestini presenti con l'ordine perentorio di lasciare l'Italia entro pochi giorni; creare a tal proposito e come deterrente campi di lavoro forzato. Proibire la prostituzione di strada con leggi severissime ed espellere tutte le prostitute straniere. Chiudere tutte le moschee e altri luoghi aggregativi islamici rimpatriando molti di quanti dimostrano di non essere ben integrati nella societá italiana e ridimensionare le loro pretese, tra cui indossare il velo e altro bizzarro abbigliamento in luogo pubblico; le religioni diverse dal criatianesimo non possono e non devono avere le stesse identiche libertá. Rispetto assoluto delle leggi italiane.
Cos'altro?
Se si realizzassero giá solo queste cose
mi  sentirei molto meglio, piú sicura, tranquilla, rispettata, tornerei a sentirni a mio agio, tra la mia gente, a casa mia, nella mia cittá, in tutta la nia bella Italia; non sarei piú angosciata; in poche parole mi sentirei serena, felice di esistere, di essere italiana; e tornerei a viaggiare, ad uscire e ritirarmi a casa tardi la sera, senza paure, senza alcun timore.  Tornerei a vivere e ad essere felice. La felicitá é un diritto, non permettiamo ci venga  tolto, negato.

doxa

Bene Verdeidea, come complemento al tuo post permettimi di aggiungere questo interessante articolo titolato "La politica e gli ideali perduti", scritto  del professor Ernesto Galli della Loggia e pubblicato oggi, 15 novembre, sul "Corriere della Sera".


"Nessun esponente politico europeo potrà mai fare proprio previo opportuno adattamento lo slogan della campagna elettorale di Donald Trump «rendiamo di nuovo grande l'America». Da lungo tempo, infatti, la grandezza non abita più questa parte d'Europa: non ultimo per la buona ragione che abbiamo imparato sulla nostra pelle di quante lacrime e sangue grondi quasi sempre la grandezza quando si tratta di politica. Ciò nonostante i risultati delle elezioni americane ci riguardano da vicino poiché esse valgono a far luce su alcuni nodi critici caratteristici pure delle nostre società. Ma non già solo su quello continuamente evocato in questi giorni del «politicamente corretto», diventato adesso (ma solo adesso) oggetto di universale deprecazione. Ci sono cose che contano assai di più. Che dovrebbero contare assai di più agli occhi sia della Destra che della Sinistra europee se queste vogliono continuare ad avere qualcosa da dire ai loro elettorati.


Il nodo più importante è quello rappresentato dal binomio liberismo-globalizzazione che da almeno un trentennio domina l'orizzonte mondiale. Ora non c'è dubbio che anche grazie ad esso su tutto il pianeta centinaia di milioni di persone sono uscite dalla povertà. Ma nei Paesi occidentali è avvenuto l'opposto. Ammettiamo pure che la gigantesca redistribuzione delle risorse su scala mondiale prodotta dal binomio di cui sopra sia stata e sia moralmente giusta.

Essa tuttavia è avvenuta, in sostanza, a spese di una parte non indifferente dei cittadini europei e americani. Nella maggior parte dei nostri Paesi le diseguaglianze tra i redditi e le differenze di status sono di conseguenza aumentate di molto. È cresciuto il numero dei poveri. La mobilità sociale si è quasi del tutto bloccata: chi oggi vive nell'indigenza e nel disagio, in squallidi quartieri dormitori, in periferie prive di tutto, non ha quasi più alcuna speranza che i propri figli abbiano domani un'esistenza migliore. Si calcola ad esempio che negli Stati della costa orientale degli Usa, roccaforte da sempre ( e anche una settimana fa) del Partito democratico, la probabilità di un bambino nato dai genitori più poveri di raggiungere la classe più elevata si aggiri in media (in media) intorno al 5 per cento.


La Destra e la Sinistra europee tradizionali non solo si sono accorte con molto ritardo di come si stavano mettendo le cose, ma quando pure lo hanno fatto — trovandosi oltre tutto alle prese con la crisi economica sopraggiunta nel 2008 — non hanno poi saputo cosa fare. Molto probabilmente perché convinte di essere ormai le padrone in regime di monopolio del mercato elettorale. Così più o meno dappertutto Destra e Sinistra hanno lasciato che i sistemi di protezione del Welfare (da quello delle pensioni a quello della sanità) lentamente ma implacabilmente si deteriorassero e perdessero pezzi; e insieme che il sistema fiscale volto ad alimentarlo continuasse a favorire attraverso vari espedienti legali le medie e grandi ricchezze. Legatesi con la massima superficialità a una moneta unica e alle relative politiche di bilancio di natura restrittiva, le forze di governo tradizionali non sono state in grado di creare flussi di investimenti pubblici capaci di assorbire le crescenti quote di disoccupazione, nel mentre però continuavano a elargire finanziamenti statali a sostegno delle più varie attività e degli interessi forti. In Paesi come l'Italia o la Grecia, poi, esse hanno continuato a permettere tassi di evasione fiscale altissima. Un po' dappertutto, infine, dove più dove meno, hanno assistito senza muovere un dito al degrado dei sistemi d'istruzione pubblica, e al loro concomitante abbandono da parte dei figli delle classi agiate, con relativo effetto logorante su ogni futura coesione sociale. Contemporaneamente tale coesione è venuta incrinandosi anche per un'altra via: quella dei comuni legami ideali. Fino a qualche tempo fa, e sia pure in modi diversi a seconda delle loro diverse storie, tanto la Destra che la Sinistra europee tradizionali traevano da tali storie un loro specifico rapporto con numerose dimensioni collettive, ognuna espressione e matrice di importanti valori condivisi: la nazione, la classe, lo Stato, il partito, il sindacato, la Chiesa, la famiglia. Questo complesso universo di legami e di fedeltà, spesso tra loro intrecciati e sovrapposti, ha subìto l'urto disgregatore dei tempi nuovi. Nel vecchio continente come negli Stati Uniti, i partiti della Destra e della Sinistra egemoni non hanno capito — o lo hanno capito solo molto debolmente — che in questo modo, però, si apriva un gigantesco vuoto nel corpo sociale. Un vuoto che unito alle molteplici difficoltà economiche di cui ho detto sopra, era la potenziale premessa per la diffusione in molti di uno stato d'animo di abbandono e di spaesamento, di solitudine, era la premessa per l'insorgere di un dubbio sottile ma angoscioso sul valore della propria identità e della tradizione del proprio gruppo, di oscuro timore circa il futuro.


Invece di comprendere tutto questo, invece di cercare dunque nuove motivazioni e nuove forme per le dimensioni della vita collettiva in crisi, invece di cercare il modo di rinvigorire i valori in esse contenute, il più delle volte la Destra e la Sinistra di sistema hanno addirittura assecondato di fatto i processi di disgregazione dei legami sociali. Invece di ricordare che la politica si alimenta di passioni e di sogni, che è quella cosa capace di gettare un ponte tra ciò che è stato e ciò che potrebbe essere, hanno dato mano a ogni lesione concreta o simbolica del passato (si trattasse di un paesaggio, di un luogo o dei programmi scolastici), hanno favorito la messa da parte di tutto quanto fosse dichiarato «sorpassato» o «antieconomico» (dalla maestra unica nelle elementari agli uffici postali e agli sportelli delle biglietterie delle stazioni in tanti centri minori). Schierandosi regolarmente a sfavore del «piccolo» e dalla parte del «grande», a sfavore della parte più culturalmente arretrata, più anziana, più geograficamente periferica, più indigente della popolazione; a sfavore dell' identità dell'uomo della strada contro i sacri diritti del libero individuo emancipato. Dimenticando che però quando arriva il momento di votare, si dà il caso che i piccoli, che la gente qualunque, che gli uomini della strada, possano alla fine risultare in maggioranza".

doxa

#2
In questo post voglio analizzare meglio l'espressione "politicamente corretto", traduzione in lingua italiana della locuzione anglo-americana "politically correct", usata dal movimento politico statunitense che pretendeva il riconoscimento delle minoranze etniche. Erano individui definiti "intellettuali" di sinistra, d'ispirazione comunista, i "liberal" e i "radical" delle università americane, che negli anni '80 dello scorso secolo auspicavano il multiculturalismo e la riduzione di alcune consuetudini linguistiche giudicate discriminatorie ed offensive nei confronti di qualsiasi minoranza.

Ho messo tra virgolette la parola "intellettuali" perché detesto questo lemma, meritevole di approfondimento storico. A volte mi chiedo se c'è differenza intellettuale tra un bravo artigiano creativo ed un filosofo. Socialmente è più utile l'artigiano che il filosofo, il teologo, un romanziere o un poeta.  

Torno al tema..., dall'America presto giunse in Europa tramite i mass media l'espressione "politicamente corretto" per designare l'atteggiamento sociale di estrema attenzione nell'evitare l'offesa verso determinate categorie di persone. Chi disattende si comporta in modo "politicamente scorretto" (politically incorrect).  


L'individuo "corretto" non deve manifestare il pregiudizio razziale (anche se è razzista), etnico, religioso, di genere, di età, di orientamento sessuale, non deve alludere alle disabilità, Negli Usa cominciarono a definire "afro-americans" i negros, niggers e blacks;  il termine "gay" sostituì  i vari appellativi dispregiativi riservati agli omosessuali;  In Italia per essere zelanti si cominciò a dire "diversamente abile" anziché "handicappato",  "portatore di handicap" o  "disabile", "non vedente" anziché cieco, "non udenti" in sostituzione di sordi, ecc..

Ed ora siamo al "conformismo linguistico" che limita la libertà di espressione ed  induce all'ipocrisia "sociale". Siamo all'assurdo: "operatore scolastico" anziché bidello; "operatore ecologico" anziché netturbino; "operatore sanitario" anziché infermiere, ecc.. Tutti si vogliono "ammantare" con parole "politicamente corrette", si vogliono illudere,  ma le loro mansioni non cambiano.

Il politicamente corretto e i suoi derivati generano distinzioni sociali.

Luca Ricolfi: "In quel voto liberatorio la Waterloo del politicamente corretto" (Il Sole 24 Ore, 13 - 11 - 2016):

"Il secondo, forse più importante, fattore del successo di Trump è l'insofferenza per gli eccessi del politicamente corretto, che in America ha largamente oltrepassato ogni soglia del buon senso e del ridicolo. Da questo punto di vista il voto a Trump è stato anche un gesto liberatorio, o "un vaffa-day pazzesco", come prontamente lo ha definito il comico Beppe Grillo.

Ma liberazione da che cosa? E liberazione di chi?

Liberazione dal marchio di infamia che una parte della società americana, la parte bassa, sente sopra di sé. Spiace doverlo ricordare, ma – che lo si voglia o no – il politicamente corretto e i suoi derivati sono straordinarie macchine generatrici di distinzione sociale. Servono a definire un sopra e un sotto, un alto e un basso, un "noi civili" e "voi barbari". Non per nulla Hillary ha definito deplorable gli elettori di Trump e, dopo la sconfitta, non ha trovato di meglio che rivolgersi ai suoi chiamandoli the best of America, la stessa formula («la parte migliore del Paese») che, nell'era di Berlusconi, ha reso la sinistra antipatica a metà degli italiani.

La trasversalità del voto a Trump, forse, ci segnala proprio questo: che la rivolta contro l'establishment non è solo una rivolta dei poveri contro i ricchi, o dei perdenti contro i vincenti, e tantomeno dei ceti popolari, razzisti e xenofobi, contro le élite illuminate e i ceti medi riflessivi. No, quella rivolta esprime anche, se non soprattutto, il rifiuto di una parte della società americana, che non aderisce al credo dei benpensanti del nostro tempo, di essere stigmatizzata per le proprie idee, per i propri sentimenti, per il proprio modo di parlare: "loro adesso la smetteranno di chiamarci ignoranti, bigotti, razzisti, sessisti", dichiarava dopo la vittoria di Trump un cacciatore, pastore metodista. Una reazione che mostra che, dietro il voto a Trump, c'è anche una sorta di richiesta di cittadinanza, di riammissione nel consesso delle persone degne di rispetto. Un consesso che, a quanto pare, negli ultimi anni aveva finito per diventare un po' troppo esclusivo".

baylham

Galli della Loggia e il Corriere sono parte della cultura dominante che ha guidato, gestito la politica in Italia e nel mondo da lustri. Sarebbe istruttivo andarsi a rileggere gli editoriali di questi intellettuali degli anni scorsi. Classe potente, la grande imprenditoria capitalistica, camaleontica, che si adatta e resta a galla, dominante in qualunque sistema capitalistico, di mercato. Sono la classe ricca cui aspira di far parte la maggioranza dei membri delle altre classi (operai, impiegati, piccoli imprenditori), cosa che il marxismo non ha mai capito.

Nei tempi di crisi emerge il solito egoismo di gruppo, in questo caso di nazione. L'esito prevedibile è la concorrenza tra stati, il protezionismo, il peggioramento complessivo dell'economia internazionale e gli inevitabili conflitti e guerre.

Contro il politicamente corretto si scagliano i razzisti, xenofobi, ignoranti, fascisti, integralisti, per essere liberi di manifestare il proprio odio, sdoganati da opportunisti politici come Trump.

I prodomi dell'ennesima tragedia umana.

Sariputra

Citazione di: baylham il 16 Novembre 2016, 10:49:42 AMGalli della Loggia e il Corriere sono parte della cultura dominante che ha guidato, gestito la politica in Italia e nel mondo da lustri. Sarebbe istruttivo andarsi a rileggere gli editoriali di questi intellettuali degli anni scorsi. Classe potente, la grande imprenditoria capitalistica, camaleontica, che si adatta e resta a galla, dominante in qualunque sistema capitalistico, di mercato. Sono la classe ricca cui aspira di far parte la maggioranza dei membri delle altre classi (operai, impiegati, piccoli imprenditori), cosa che il marxismo non ha mai capito. Nei tempi di crisi emerge il solito egoismo di gruppo, in questo caso di nazione. L'esito prevedibile è la concorrenza tra stati, il protezionismo, il peggioramento complessivo dell'economia internazionale e gli inevitabili conflitti e guerre. Contro il politicamente corretto si scagliano i razzisti, xenofobi, ignoranti, fascisti, integralisti, per essere liberi di manifestare il proprio odio, sdoganati da opportunisti politici come Trump. I prodomi dell'ennesima tragedia umana.

Sono totalmente d'accordo. Nubi molto scure si stanno addensando all'orizzonte dell'umanità. L'ombra sta dilagando...raggiungerà anche la Contea?
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

doxa

Baylham ha scritto:
CitazioneContro il politicamente corretto si scagliano i razzisti, xenofobi, ignoranti, fascisti, integralisti, per essere liberi di manifestare il proprio odio, sdoganati da opportunisti politici come Trump.
I prodomi dell'ennesima tragedia umana.

Baylham, per favore, puoi  spiegare lo scenario dell'imminente "tragedia umana" ? Cosa accadrà ?

Sei sicuro della  magnanimità verso il prossimo  dei comunisti  ? Quelli di destra sono tutti "ignoranti" ? Cosa ignorano ? Quelli di sinistra sono tutti sapienti ? Tutti solidali ?

Tranquillo Sari, ho parlato con chi di dovere e mi ha assicurato che la contea dov'è "Villa Sariputra" verrà risparmiata :)

donquixote

Qualche anno fa, all'ingresso di un parco nazionale in Thailandia, vi era una grossa tigre libera e accovacciata su di un tappeto, abbracciati alla quale i vari turisti si scattavano foto ricordo. È evidente che non era affatto pericolosa, e il custode spiegava che la ragione risiedeva nel fatto che oltre ad essere piuttosto vecchia e tendenzialmente tranquilla la faceva mangiare frequentemente, e con la pancia piena e la digestione in corso era costantemente abbioccata. In definitiva non era una tigre ma un gattone mansueto di quasi due quintali che fisicamente le assomigliava, e a cui i bambini potevano tirare le orecchie o la coda senza che lei avesse la benché minima reazione che non fosse qualche sbadiglio. Quel felino aveva completamente perso la sua originaria natura combattiva, coraggiosa, aggressiva, feroce, e data la sua età non l'avrebbe recuperata nemmeno se fosse rimasto a digiuno, anche se in quel caso avrebbe potuto quantomeno ruggire e provocare qualche brivido alle persone più timorose. Quella tigre è la metafora ideale dell'uomo occidentale moderno, che ha progressivamente perso la sua natura umana per trasformarsi in una macchina divoratrice di prodotti di consumo di ogni genere, "panem et circenses" che hanno reso il suo corpo sempre più obeso, flaccido e informe, la sua testa sempre più vuota e il suo cuore sempre più arido. In queste condizioni di permanente abbiocco fisico, mentale e intellettuale è più semplice fargli accettare anche le sciocchezze più insensate come l'ideologia del politically correct, i matrimoni omosex, le quote rosa, le teorie del gender, il multiculturalismo, il melting pot e via sproloquiando, a cui un uomo normale non avrebbe mai acconsentito così come una tigre normale non sopporterebbe mai i dispetti di mocciosi irriverenti.
Ora ci troviamo nel tempo in cui al custode della tigre, a causa del costante aumento della propria avidità, non basta più il proprio salario e vuole speculare sul cibo nutrendo di meno l'animale, che protesta ruggendo: questa è quella che, nel mondo umano, molti sedicenti intellettuali chiamano "lotta di classe" utilizzando ancora le ormai logore e insensate categorie ottocentesche: è il lamento della tigre contro il suo custode, della massa degli "ultimi uomini" e della "plebaglia" affamata di niciana memoria contro il cosiddetto "establishment" che riduce ancor più le briciole che già malvolentieri concedeva loro, e allora si affidano ad improbabili personaggi come Trump non tanto per consapevolezza quanto per disperazione, confidando che costoro possano riempirgli di nuovo la pancia e di conseguenza riprendere la loro ignobile vita, moscia e gelatinosa, fatta di entropia materiale e sonnolenza spirituale.
Ma vi è anche un altro segno dei tempi che la vittoria di Trump, ma non solo quella, ha evidenziato: un segnale che più di qualsiasi altro terrorizza coloro a cui fa comodo mantenere i popoli in una condizione di torpore, di inerzia, di indolenza, intenti solo a produrre e consumare, per poterne lucrare vantaggi e prebende: è la progressiva emersione di quella natura umana più profonda che la cultura moderna politically correct ha tentato di sopprimere e nascondere anziché canalizzare e controllare come fanno le culture degne di questo nome: il risorgere di quelle passioni, definite "di pancia", di cui molti pensano che ci si dovrebbe vergognare; e perché mai vergognarsi di essere uomini? perché mai vergognarsi di un aspetto insopprimibile di una umanità che i padroni del vapore vogliono ridurre ad apparati digerenti, lombrichi buoni solo a fertilizzare le loro smanie di dominio? Perché vergognarsi della diffidenza e della paura verso tutto ciò che è distruttivo di uno spirito comunitario, verso ciò che è disfunzionale ad una vita tranquilla e serena, verso ciò che mina le certezze su cui ognuno fonda la propria esistenza? Ci si dovrebbe invece vergognare di subire la confusione, il caos e il disordine di queste società moderne atomizzate e prive di senso, ove qualsiasi schifo ed oscenità ha corso legale a patto che sia funzionale al sistema della domanda e dell'offerta. La tigre del parco era ormai troppo vecchia e debole per ribellarsi, anche se fosse rimasta senza mangiare, ma l'umanità che ancora non si è totalmente immersa nella palude del conformismo e del consumismo sta soffiando come un vento di bufera troppo a lungo compresso e arginato da ideologie disumane, e le attuali classi dirigenti dovrebbero guardarsi dallo sputare contro il vento anche perché, come dice la Bibbia: "tremenda sarà l'ira del mansueto".
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

doxa

#7
Donquixote condivido il tuo interessante post.

Per quanto riguarda la frase: "tremenda sarà l'ira del mansueto", non credo che sia biblica ma la manipolazione sintetica  di un brano dell'Apocalisse giovannea:

"Allora i re della terra e i grandi, i capitani, i ricchi e i potenti, e infine ogni uomo, schiavo o libero, si nascosero tutti nelle caverne e fra le rupi dei monti; e dicevano ai monti e alle rupi: Cadete sopra di noi e nascondeteci dalla faccia di Colui che siede sul trono e dall'ira dell'Agnello, perché è venuto il gran giorno della loro ira, e chi vi può resistere?" (Gv, Apocalisse 6,  15 – 17)

L'ira del mite può anche evocare questa frase nel Libro di Ezechiele:

"Farò su di loro terribili vendette, castighi furiosi, e sapranno che io sono il Signore, quando eseguirò su di loro la vendetta" (25,17; versione CEI).

Nella Bibbia ce ne sono tante altre adatte "alla bisogna".

InVerno

Citazione di: donquixote il 16 Novembre 2016, 21:31:45 PM
Qualche anno fa, all'ingresso di un parco nazionale in Thailandia, vi era una grossa tigre libera e accovacciata su di un tappeto, abbracciati alla quale i vari turisti si scattavano foto ricordo. È evidente che non era affatto pericolosa, e il custode spiegava che la ragione risiedeva nel fatto che oltre ad essere piuttosto vecchia e tendenzialmente tranquilla la faceva mangiare frequentemente, e con la pancia piena e la digestione in corso era costantemente abbioccata. In definitiva non era una tigre ma un gattone mansueto di quasi due quintali che fisicamente le assomigliava, e a cui i bambini potevano tirare le orecchie o la coda senza che lei avesse la benché minima reazione che non fosse qualche sbadiglio. Quel felino aveva completamente perso la sua originaria natura combattiva, coraggiosa, aggressiva, feroce, e data la sua età non l'avrebbe recuperata nemmeno se fosse rimasto a digiuno, anche se in quel caso avrebbe potuto quantomeno ruggire e provocare qualche brivido alle persone più timorose. Quella tigre è la metafora ideale dell'uomo occidentale moderno, che ha progressivamente perso la sua natura umana per trasformarsi in una macchina divoratrice di prodotti di consumo di ogni genere, "panem et circenses" che hanno reso il suo corpo sempre più obeso, flaccido e informe, la sua testa sempre più vuota e il suo cuore sempre più arido. In queste condizioni di permanente abbiocco fisico, mentale e intellettuale è più semplice fargli accettare anche le sciocchezze più insensate come l'ideologia del politically correct, i matrimoni omosex, le quote rosa, le teorie del gender, il multiculturalismo, il melting pot e via sproloquiando, a cui un uomo normale non avrebbe mai acconsentito così come una tigre normale non sopporterebbe mai i dispetti di mocciosi irriverenti.
Ora ci troviamo nel tempo in cui al custode della tigre, a causa del costante aumento della propria avidità, non basta più il proprio salario e vuole speculare sul cibo nutrendo di meno l'animale, che protesta ruggendo: questa è quella che, nel mondo umano, molti sedicenti intellettuali chiamano "lotta di classe" utilizzando ancora le ormai logore e insensate categorie ottocentesche: è il lamento della tigre contro il suo custode, della massa degli "ultimi uomini" e della "plebaglia" affamata di niciana memoria contro il cosiddetto "establishment" che riduce ancor più le briciole che già malvolentieri concedeva loro, e allora si affidano ad improbabili personaggi come Trump non tanto per consapevolezza quanto per disperazione, confidando che costoro possano riempirgli di nuovo la pancia e di conseguenza riprendere la loro ignobile vita, moscia e gelatinosa, fatta di entropia materiale e sonnolenza spirituale.
Ma vi è anche un altro segno dei tempi che la vittoria di Trump, ma non solo quella, ha evidenziato: un segnale che più di qualsiasi altro terrorizza coloro a cui fa comodo mantenere i popoli in una condizione di torpore, di inerzia, di indolenza, intenti solo a produrre e consumare, per poterne lucrare vantaggi e prebende: è la progressiva emersione di quella natura umana più profonda che la cultura moderna politically correct ha tentato di sopprimere e nascondere anziché canalizzare e controllare come fanno le culture degne di questo nome: il risorgere di quelle passioni, definite "di pancia", di cui molti pensano che ci si dovrebbe vergognare; e perché mai vergognarsi di essere uomini? perché mai vergognarsi di un aspetto insopprimibile di una umanità che i padroni del vapore vogliono ridurre ad apparati digerenti, lombrichi buoni solo a fertilizzare le loro smanie di dominio? Perché vergognarsi della diffidenza e della paura verso tutto ciò che è distruttivo di uno spirito comunitario, verso ciò che è disfunzionale ad una vita tranquilla e serena, verso ciò che mina le certezze su cui ognuno fonda la propria esistenza? Ci si dovrebbe invece vergognare di subire la confusione, il caos e il disordine di queste società moderne atomizzate e prive di senso, ove qualsiasi schifo ed oscenità ha corso legale a patto che sia funzionale al sistema della domanda e dell'offerta. La tigre del parco era ormai troppo vecchia e debole per ribellarsi, anche se fosse rimasta senza mangiare, ma l'umanità che ancora non si è totalmente immersa nella palude del conformismo e del consumismo sta soffiando come un vento di bufera troppo a lungo compresso e arginato da ideologie disumane, e le attuali classi dirigenti dovrebbero guardarsi dallo sputare contro il vento anche perché, come dice la Bibbia: "tremenda sarà l'ira del mansueto".

Polibio sulla oclocrazia scrive
Finché sopravvivono cittadini che hanno sperimentato la tracotanza e la violenza [...], essi stimano più di ogni altra cosa l'uguaglianza di diritti e la libertà di parola; ma quando subentrano al potere dei giovani e la democrazia viene trasmessa ai figli dei figli di questi, non tenendo più in gran conto, a causa dell'abitudine, l'uguaglianza e la libertà di parola, cercano di prevalere sulla maggioranza; in tale colpa incorrono soprattutto i più ricchi. Desiderosi dunque di preminenza, non potendola ottenere con i propri meriti e le proprie virtù, dilapidano le loro sostanze per accattivarsi la moltitudine, allettandola in tutti i modi. Quando sono riusciti, con la loro stolta avidità di potere, a rendere il popolo corrotto e avido di doni, la democrazia viene abolita e si trasforma in violenta demagogia [...].

Eh già, siamo alla terza generazione dopo la grande guerra, la tigre ha la pancia piena come dici tu. E io cito Polibio e l'oclocrazia perchè onestamente sono stupito del fatto che a molti sembri di percorrere "scenari inauditi", mentre stiamo semplcimente vivendo una degenerazione della democrazia riconosciuta da millenni.

"[...]il potere del Popolo, da intendersi originariamente a guisa di corpo politico unitario, dotato di un'autocoscienza storica, si tramuti ora in potere dell'ochlos, ossia di una moltitudine disordinata e senza identità, preda degli intenti demagogici di capi che ne orientano ai propri fini le opinioni ed i desideri. La massa pertanto si illude di esercitare liberamente la propria funzione, quando invece è diventata "strumento animato" di una o più personalità, tipicamente di alta estrazione censitaria, che la "seducono" anche distribuendo denaro e beni materiali di ogni genere. Il "popolo" (ormai disintegrato) diventa così corrotto, avido, spasmodico nella soddisfazione dei propri impulsi più atavici ed egoistici, cessando così di essere un popolo libero."

maral

Sulla degradazione mercantilistica economica dell'Occidente non nutro dubbi, ma che il rimedio sia l'ennesimo pagliaccio cialtrone con il parrucchino arancione anziché il Priapo o il mascellone, il baffetto o il baffone di turno sì e parecchi.
La tigre sdentata, resa placida e mansueta dalla pappetta quotidiana che il custode le propina, ogni tanto si mette a sognare di tigri sanguigne e feroci che facciano finalmente ordine e pulizia e il mercato, padrone del recinto, volentieri l'accontenta poiché tutto fa parte dei suoi giochi e il circo Barnum è sempre aperto per il pubblico vociante da menare per il naso a sue spese e tragedie mentre si inscena la farsa.

Freedom

Citazione di: donquixote il 16 Novembre 2016, 21:31:45 PM
Qualche anno fa, all'ingresso di un parco nazionale in Thailandia, vi era una grossa tigre libera e accovacciata su di un tappeto, abbracciati alla quale i vari turisti si scattavano foto ricordo. È evidente che non era affatto pericolosa, e il custode spiegava che la ragione risiedeva nel fatto che oltre ad essere piuttosto vecchia e tendenzialmente tranquilla la faceva mangiare frequentemente, e con la pancia piena e la digestione in corso era costantemente abbioccata. In definitiva non era una tigre ma un gattone mansueto di quasi due quintali che fisicamente le assomigliava, e a cui i bambini potevano tirare le orecchie o la coda senza che lei avesse la benché minima reazione che non fosse qualche sbadiglio. Quel felino aveva completamente perso la sua originaria natura combattiva, coraggiosa, aggressiva, feroce, e data la sua età non l'avrebbe recuperata nemmeno se fosse rimasto a digiuno, anche se in quel caso avrebbe potuto quantomeno ruggire e provocare qualche brivido alle persone più timorose. Quella tigre è la metafora ideale dell'uomo occidentale moderno, che ha progressivamente perso la sua natura umana per trasformarsi in una macchina divoratrice di prodotti di consumo di ogni genere, "panem et circenses" che hanno reso il suo corpo sempre più obeso, flaccido e informe, la sua testa sempre più vuota e il suo cuore sempre più arido. In queste condizioni di permanente abbiocco fisico, mentale e intellettuale è più semplice fargli accettare anche le sciocchezze più insensate come l'ideologia del politically correct, i matrimoni omosex, le quote rosa, le teorie del gender, il multiculturalismo, il melting pot e via sproloquiando, a cui un uomo normale non avrebbe mai acconsentito così come una tigre normale non sopporterebbe mai i dispetti di mocciosi irriverenti.
Ora ci troviamo nel tempo in cui al custode della tigre, a causa del costante aumento della propria avidità, non basta più il proprio salario e vuole speculare sul cibo nutrendo di meno l'animale, che protesta ruggendo: questa è quella che, nel mondo umano, molti sedicenti intellettuali chiamano "lotta di classe" utilizzando ancora le ormai logore e insensate categorie ottocentesche: è il lamento della tigre contro il suo custode, della massa degli "ultimi uomini" e della "plebaglia" affamata di niciana memoria contro il cosiddetto "establishment" che riduce ancor più le briciole che già malvolentieri concedeva loro, e allora si affidano ad improbabili personaggi come Trump non tanto per consapevolezza quanto per disperazione, confidando che costoro possano riempirgli di nuovo la pancia e di conseguenza riprendere la loro ignobile vita, moscia e gelatinosa, fatta di entropia materiale e sonnolenza spirituale.
Ma vi è anche un altro segno dei tempi che la vittoria di Trump, ma non solo quella, ha evidenziato: un segnale che più di qualsiasi altro terrorizza coloro a cui fa comodo mantenere i popoli in una condizione di torpore, di inerzia, di indolenza, intenti solo a produrre e consumare, per poterne lucrare vantaggi e prebende: è la progressiva emersione di quella natura umana più profonda che la cultura moderna politically correct ha tentato di sopprimere e nascondere anziché canalizzare e controllare come fanno le culture degne di questo nome: il risorgere di quelle passioni, definite "di pancia", di cui molti pensano che ci si dovrebbe vergognare; e perché mai vergognarsi di essere uomini? perché mai vergognarsi di un aspetto insopprimibile di una umanità che i padroni del vapore vogliono ridurre ad apparati digerenti, lombrichi buoni solo a fertilizzare le loro smanie di dominio? Perché vergognarsi della diffidenza e della paura verso tutto ciò che è distruttivo di uno spirito comunitario, verso ciò che è disfunzionale ad una vita tranquilla e serena, verso ciò che mina le certezze su cui ognuno fonda la propria esistenza? Ci si dovrebbe invece vergognare di subire la confusione, il caos e il disordine di queste società moderne atomizzate e prive di senso, ove qualsiasi schifo ed oscenità ha corso legale a patto che sia funzionale al sistema della domanda e dell'offerta. La tigre del parco era ormai troppo vecchia e debole per ribellarsi, anche se fosse rimasta senza mangiare, ma l'umanità che ancora non si è totalmente immersa nella palude del conformismo e del consumismo sta soffiando come un vento di bufera troppo a lungo compresso e arginato da ideologie disumane, e le attuali classi dirigenti dovrebbero guardarsi dallo sputare contro il vento anche perché, come dice la Bibbia: "tremenda sarà l'ira del mansueto".
Non per piaggeria ma per sincera ammirazione quoto integralmente il tuo post che mi rappresenta al cento per cento. Francamente, anche se ci avessi provato per un giorno intero, non avrei saputo riassumere meglio e con così grande efficacia nonché sintesi, la situazione attuale.

Scrivi più spesso!
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Discussioni simili (5)