sulla giovane suicida di Napoli

Aperto da sgiombo, 14 Settembre 2016, 18:47:39 PM

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donquixote

Citazione di: sgiombo il 14 Settembre 2016, 18:47:39 PMOvviamente il suicidio della ragazza che aveva mandato in rete un proprio filmato pornografico è un fatto estremamente tragico che, come ogni suicidio, tanto più se perpetrato in giovane età, lascia sgomenti. Ciò non toglie che, con il doveroso rispetto e la necessaria pietas verso chi si è dato la morte, si presti anche a considerazioni sullo stato di profonda degenerazione, di decadenza civile e morale in cui versano le odierne società occidentali...


Innanzitutto e tanto per contestualizzare meglio bisogna considerare che i video porno che costei aveva girato in prima persona (o comunque acconsentito esplicitamente alle riprese) sono 4 o 5 e non solo 1; poi che l'avrebbe fatto per "farla pagare" al suo fidanzato, che evidentemente le aveva fatto uno sgarbo, e dimostrargli che era un "cornuto". Lei stessa li aveva inviati a qualche suo "amico" via Whatsapp senza tener conto del rischio enorme di diffusione incontrollata (o magari auspicandolo, chi lo sa?) che avrebbe corso. Il resto sono solo prevedibili conseguenze sino al tragico epilogo.
Con riferimento alle eventuali considerazioni di Fusaro posso prevedibilmente azzardare che il suo sintetico commento sarebbe "è colpa del capitale", poichè ormai da tempo il nostro teorico del monocausalismo tende a ricondurre a tale ragione qualunque fenomeno negativo, tanto che spesso non lo afferma direttamente ma lo lascia indovinare ai lettori dando solo qualche indizio e ponendo domande retoriche così magari si sentono perspicaci e anche un po' filosofi; e, per inciso, è curioso che il critico per eccellenza del cosiddetto "pensiero unico" abbia anch'egli un pensiero unico, o piuttosto un'ossessione.
Per quanto mi riguarda invece credo che il "senso di colpa" abbia ragione di esistere (e abbia anche una sua positiva funzione psicologica e sociale) solo in un contesto di regole morali condivise, altrimenti è solo ed esclusivamente distruttivo. Quando esisteva una morale condivisa vi era una sorta di "controllo sociale" che oltre a suscitare un sano senso di colpa in coloro che commettevano atti immorali impediva che le loro conseguenze si diffondessero ovunque poiché era immorale anche solo essere a conoscenza di certe cose e quindi a maggior ragione diffonderle. La morale, è bene ricordarlo, è un portato della religione (Kant addirittura affermava l'esistenza di Dio deducendola da quella della morale), ma essendo quest'ultima caduta talmente in basso da aver formato già un cratere anche la morale ha ormai perso qualunque "appeal" ed è stata sostituita dalla "legge" che prevede che ognuno possa fare di sé quel che gli pare, ed esibirlo di fronte a tutti.
La "libertà individuale" ha ormai raggiunto e superato il limite di ciò che una volta si soleva definire "licenza", e quindi quelli che per certi versi erano un tempo reati "morali" o "sociali" come gli atti osceni in luogo pubblico o l'offesa al comune senso del pudore sono ormai stati derubricati a comportamenti privati e insindacabili, e in questo contesto il "senso di colpa" non trova più alcuna giustificazione né legale né tantomeno morale: perché mai infatti si dovrebbe provare senso di colpa per qualcosa che non è affatto considerata una colpa? Non è questo il luogo per esprimere ulteriori considerazioni su questo, ma non si può non sottolineare almeno un principio basilare che sta a fondamento di ogni morale e anche del concetto stesso di libertà come lo si intende modernamente e che ad esso è strettamente connesso: quello di responsabilità. La libertà di fare ciò che si vuole, e di esibirlo in pubblico, implica anche la responsabilità di assumersi le conseguenze delle proprie azioni, a maggior ragione in una cultura cosiddetta "dell'immagine" che attraverso questa può esaltarti oppure degradarti nel giro di un attimo. Questa cosiddetta "cultura", associata alla enorme amplificazione del messaggio consentita dai nuovi media, ha reso ricchi e famosi personaggi senza arte né parte che hanno diffuso in rete qualche video in cui si esibiscono in squallide performances che hanno incontrato il favore degli utenti; allo stesso modo però le eventuali reazioni negative verranno amplificate a tal punto da poter divenire, magari, insopportabili; se un tempo si poteva diventare l'eroe come pure lo zimbello del paese e, nella peggiore delle ipotesi, si poteva sempre optare per un trasferimento altrove, ora nel "villaggio globale" non è più possibile sfuggire nemmeno alla memoria, che rimarrà sempre viva nelle indicizzazioni dei motori di ricerca. Per questa ragione la responsabilità dovrebbe essere enfatizzata e indirizzare ad una sempre maggiore prudenza, mentre pare che invece ognuno tenda a responsabilizzare sempre meno se stesso e ribaltare questa incombenza su coloro che in qualche modo reagiscono a quelle che comunque le si giudichi sono sempre una sorta di provocazioni. E proprio non si capisce perché mai, in un mondo di irresponsabili, dovrebbero esserlo di più le migliaia di persone che commentano un atto, un gesto, un video o uno scritto e invece non lo è colui che se ne è reso protagonista e che ha scatenato tali reazioni prevedibilmente incontrollabili. Ma questo palese, ulteriore, ribaltamento della logica e del buonsenso deriva da una visione della società sempre più disumana che, priva del più banale senso della realtà, vorrebbe assurdamente intervenire (magari anche per legge) per abolire non le cattive azioni, ma i "cattivi sentimenti" che tali azioni suscitano e salvare solo quelli "buoni", senza rendersi conto che così facendo priverà progressivamente l'uomo di tutte le caratteristiche che, nel bene e nel male, lo rendono tale, riducendolo ad una macchina programmabile e prevedibile come i cittadini della Londra descritta da Huxley ne "Il Mondo Nuovo", o come gli operai del film "Metropolis".
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

sgiombo

Citazione di: donquixote il 17 Settembre 2016, 01:43:09 AM
Citazione di: sgiombo il 14 Settembre 2016, 18:47:39 PMOvviamente il suicidio della ragazza che aveva mandato in rete un proprio filmato pornografico è un fatto estremamente tragico che, come ogni suicidio, tanto più se perpetrato in giovane età, lascia sgomenti. Ciò non toglie che, con il doveroso rispetto e la necessaria pietas verso chi si è dato la morte, si presti anche a considerazioni sullo stato di profonda degenerazione, di decadenza civile e morale in cui versano le odierne società occidentali...


Innanzitutto e tanto per contestualizzare meglio bisogna considerare che i video porno che costei aveva girato in prima persona (o comunque acconsentito esplicitamente alle riprese) sono 4 o 5 e non solo 1; poi che l'avrebbe fatto per "farla pagare" al suo fidanzato, che evidentemente le aveva fatto uno sgarbo, e dimostrargli che era un "cornuto". Lei stessa li aveva inviati a qualche suo "amico" via Whatsapp senza tener conto del rischio enorme di diffusione incontrollata (o magari auspicandolo, chi lo sa?) che avrebbe corso. Il resto sono solo prevedibili conseguenze sino al tragico epilogo.
Con riferimento alle eventuali considerazioni di Fusaro posso prevedibilmente azzardare che il suo sintetico commento sarebbe "è colpa del capitale", poichè ormai da tempo il nostro teorico del monocausalismo tende a ricondurre a tale ragione qualunque fenomeno negativo, tanto che spesso non lo afferma direttamente ma lo lascia indovinare ai lettori dando solo qualche indizio e ponendo domande retoriche così magari si sentono perspicaci e anche un po' filosofi; e, per inciso, è curioso che il critico per eccellenza del cosiddetto "pensiero unico" abbia anch'egli un pensiero unico, o piuttosto un'ossessione.
Per quanto mi riguarda invece credo che il "senso di colpa" abbia ragione di esistere (e abbia anche una sua positiva funzione psicologica e sociale) solo in un contesto di regole morali condivise, altrimenti è solo ed esclusivamente distruttivo. Quando esisteva una morale condivisa vi era una sorta di "controllo sociale" che oltre a suscitare un sano senso di colpa in coloro che commettevano atti immorali impediva che le loro conseguenze si diffondessero ovunque poiché era immorale anche solo essere a conoscenza di certe cose e quindi a maggior ragione diffonderle. La morale, è bene ricordarlo, è un portato della religione (Kant addirittura affermava l'esistenza di Dio deducendola da quella della morale), ma essendo quest'ultima caduta talmente in basso da aver formato già un cratere anche la morale ha ormai perso qualunque "appeal" ed è stata sostituita dalla "legge" che prevede che ognuno possa fare di sé quel che gli pare, ed esibirlo di fronte a tutti.
La "libertà individuale" ha ormai raggiunto e superato il limite di ciò che una volta si soleva definire "licenza", e quindi quelli che per certi versi erano un tempo reati "morali" o "sociali" come gli atti osceni in luogo pubblico o l'offesa al comune senso del pudore sono ormai stati derubricati a comportamenti privati e insindacabili, e in questo contesto il "senso di colpa" non trova più alcuna giustificazione né legale né tantomeno morale: perché mai infatti si dovrebbe provare senso di colpa per qualcosa che non è affatto considerata una colpa? Non è questo il luogo per esprimere ulteriori considerazioni su questo, ma non si può non sottolineare almeno un principio basilare che sta a fondamento di ogni morale e anche del concetto stesso di libertà come lo si intende modernamente e che ad esso è strettamente connesso: quello di responsabilità. La libertà di fare ciò che si vuole, e di esibirlo in pubblico, implica anche la responsabilità di assumersi le conseguenze delle proprie azioni, a maggior ragione in una cultura cosiddetta "dell'immagine" che attraverso questa può esaltarti oppure degradarti nel giro di un attimo. Questa cosiddetta "cultura", associata alla enorme amplificazione del messaggio consentita dai nuovi media, ha reso ricchi e famosi personaggi senza arte né parte che hanno diffuso in rete qualche video in cui si esibiscono in squallide performances che hanno incontrato il favore degli utenti; allo stesso modo però le eventuali reazioni negative verranno amplificate a tal punto da poter divenire, magari, insopportabili; se un tempo si poteva diventare l'eroe come pure lo zimbello del paese e, nella peggiore delle ipotesi, si poteva sempre optare per un trasferimento altrove, ora nel "villaggio globale" non è più possibile sfuggire nemmeno alla memoria, che rimarrà sempre viva nelle indicizzazioni dei motori di ricerca. Per questa ragione la responsabilità dovrebbe essere enfatizzata e indirizzare ad una sempre maggiore prudenza, mentre pare che invece ognuno tenda a responsabilizzare sempre meno se stesso e ribaltare questa incombenza su coloro che in qualche modo reagiscono a quelle che comunque le si giudichi sono sempre una sorta di provocazioni. E proprio non si capisce perché mai, in un mondo di irresponsabili, dovrebbero esserlo di più le migliaia di persone che commentano un atto, un gesto, un video o uno scritto e invece non lo è colui che se ne è reso protagonista e che ha scatenato tali reazioni prevedibilmente incontrollabili. Ma questo palese, ulteriore, ribaltamento della logica e del buonsenso deriva da una visione della società sempre più disumana che, priva del più banale senso della realtà, vorrebbe assurdamente intervenire (magari anche per legge) per abolire non le cattive azioni, ma i "cattivi sentimenti" che tali azioni suscitano e salvare solo quelli "buoni", senza rendersi conto che così facendo priverà progressivamente l'uomo di tutte le caratteristiche che, nel bene e nel male, lo rendono tale, riducendolo ad una macchina programmabile e prevedibile come i cittadini della Londra descritta da Huxley ne "Il Mondo Nuovo", o come gli operai del film "Metropolis".
Citazionepur essendo convintamente d' accordo su gran parte di quanto qui sostenuto mi sento in dovere di manifestare il mio totale, assoluto dissenso circa la valutazione di Diego Fusaro (anche se ovviamente non ne condivido ogni tesi; sono per esempio decisamente contrario a quella sul preteso "superamento della dicotomia destra/sinistra") e sull' affermazione che l' etica non possa non avere un fondamento se non religioso; fra l' altro a quanto mi risulta Kant nella Critica della ragion pratica (ma per correttezza devo dire di non averla mai letta, ma solo averne letto qualcosa) fonda casomai la credenza in Dio (e nell' immortalità personale) sulla morale e non viceversa.

Ma si tratta di questioni (entrambe) decisamente troppo grandi e complesse per poterle adeguatamente affrontare in questo forum, per cui mi limito ad esprimere il mio dissenso (in base al principio che "chi tace acconsente") non avendo alcuna intenzione di imbarcarmi in discussioni in proposito.

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