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Sophia!

Aperto da Eutidemo, 18 Ottobre 2019, 15:30:27 PM

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Eutidemo

Ci sono state tante famose "Sophie" nella nostra storia, ma, oggi, la "Sophia" più sorprendente, è quella che, due anni fa, è riuscita ad ottenere il diritto di cittadinanza dell'Arabia Saudita: Sophia Hanson.
La cosa è tanto più sorprendente, in quanto l'Arabia è molto avara nel concedere la cittadinanza agli stranieri;  e Sophia Hanson non è nata lì, bensì ad Hong Kong il 19 aprile 2015.
Ha solo quattro anni, ma, indubbiamente, è molto più "intelligente", o, quantomeno, "sapiente" della media di noi esseri umani: però è un ROBOT (rectius: un "androide").
https://www.youtube.com/watch?v=E8Ox6H64yu8&t=93s

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Sembra che abbia superato a pieni voti il "test di Turing", che costituisce un sistema empirico per determinare se una macchina sia "effettivamente" in grado di pensare come un essere umano; tale sistema fu suggerito da Alan Turing nell'articolo Computing machinery and intelligence, apparso nel lontano 1950 sulla rivista Mind.

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Nell'articolo in questione Turing prende spunto da un gioco, chiamato "Gioco dell'Imitazione", a tre partecipanti; al quale, quando ero ragazzo, ho partecipato personalmente un sacco di volte con le mie amiche ed i miei amici.
Il gioco consiste in questo:
1)
I giocatori sono: un uomo A, una donna B, e una terza persona C.
2)
Quest'ultima è tenuta separata dagli altri due e tramite una serie di domande scritte, passate sotto una porta chiusa, deve stabilire qual è l'uomo e quale la donna.
3)
Dal canto loro anche A e B hanno dei compiti: A deve ingannare C e portarlo a fare un'identificazione errata, mentre B deve aiutarlo nell'inganno.
4)
Affinché C non possa disporre di alcun indizio (come l'analisi della grafia o della voce), le risposte alle domande di C devono essere preferibilmente dattiloscritte o similarmente trasmesse.


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Prendendo spunto da tale gioco di società, un tempo molto diffuso, il test di Turing si basa sul presupposto che una macchina si sostituisca ad A; se la percentuale di volte in cui C indovina chi sia l'uomo e chi la donna è simile prima e dopo la sostituzione di A con la macchina, allora la macchina stessa dovrebbe essere considerata intelligente, dal momento che - in questa situazione - sarebbe indistinguibile da un essere umano (visto che non possiamo stare nella testa nè di un altro uomo, nè in quella di un robot)


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Il processo di Turing, in sostanza, è lo stesso del gioco: l'intervistatore formula delle domande ai partecipanti tramite telescrivente e non può vederli quindi non sa se sta parlando con due uomini o se uno di loro è una macchina.
Alla fine del gioco dovrà identificare i partecipanti basandosi esclusivamente sulle loro risposte scritte.
Il TEST si ripete N volte e l'intervistatore sbaglia l'identificazione dei partecipanti per Z volte, ottenendo un tasso di errore percentuale pari a: Z/N; cioè, se su 100 reiterazioni del gioco, l'intervistatore scambia la macchina per un essere umano per 10 volte, il suo tasso di insuccesso Z/N è pari a 0,10 ossia al 10% di errore.
Se la percentuale di errore nel gioco in cui partecipa la macchina è simile o inferiore a quella del gioco per individuare l'uomo e la donna, allora il Test di Turing viene superato e la macchina, secondo Turing, può dirsi intelligente.

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Però, secondo me, con tale test la "macchina" può dirsi o meno intelligente solo in relazione all'intelligenza dell'uomo che gli fa da controparte nel test; ed infatti, un conto è che il test lo effettui chi ha un QI di 100, ed un altro conto è che il test lo faccia .chi ha un QI di 150, in quanto è ovvio che il primo può cadere più facilmente nell'inganno simulatorio, di quanto non possa accadere al secondo.
Il Test di Turing, quindi, secondo me potrebbe dirsi veramente superato e la macchina definirsi "intelligente" (almeno secondo il criterio di Turing), solo se la I.A. riuscisse ad ingannare "chiunque" la sottoponesse al test.

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A parte questo, da quando ne sentii parlare da ragazzo (negli anni '60), tale TEST mi lasciò molto perplesso anche sotto il profilo meramente logico.
Ed infatti, io ragionavo in questo modo:
- così come un uomo che riesce a "farsi passare per una donna", rispondendo a delle domande tramite telescrivente, "non può per questo  considerarsi una donna" (transgender a parte);
- allo stesso modo una I.A. (intelligenza artificiale) che riesce a "farsi passare per un essere umano", rispondendo a delle domande tramite telescrivente, "non può per questo  considerarsi un essere umano".
"Un conto è la "mimesi", ed un altro conto è la "metessi", citavo "pomposamente", ma alquanto a sproposito, avendo appena letto per la prima volta Platone.

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Però, tutto sommato, penso che, almeno sotto un certo aspetto, forse avevo centrato il problema; ed infatti l'intelligenza umana è su base biologica, cioè un "corpo-mente".
Per cui, così come un robot non potrà mai mangiare e digerire come noi perchè manca di uno stomaco e di un intestino, allo stesso modo un robot manca dell'apparato neurologico per provare le emozioni provocate dall'amigdala, e controllate dalla corteccia prefrontale; le può "imitare", ma non le può "provare personalmente", poichè manca del supporto "fisico, chimico, biologico" che consente di sperimentarle nello stesso modo in cui le sperimenta un organismo biologico umano (e che influenzano anche il suo modo di ragionare)!
Questo non è ovviamente possibile, perchè se non si possiedono le ali, non si può volare!

Peraltro, anche a livello di ragionamento puro e semplice, i meccanismi logici di un PC e di un cervello umano non sono del tutto simili.

Per esempio, come scrissi in TRILOGIA DEL COMPUTER pubblicato su Urania del 1987, chiedendo ad un computer se l'occhio umano riesce a vedere più lontano di notte o di giorno, quello risponde "di notte"; perchè di notte riesce a vedere le stelle. :)

Il che è esatto, ma non è la tipica risposta umana a tale domanda!



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Ovviamente, "il test di Turing", nel corso del tempo, è stato sottoposto a critiche molto più scientificamente circostanziate della mia.
Tanto per farla breve, e per non stare a citare tutte le voci critiche di fine secolo ed oltre, il test di Turing viene considerato il figlio di un'era in cui pensavamo che il cervello fosse assimilabile a una macchina per il calcolo; cioè, è figlio di un'idea ingenua di intelligenza.
Più andiamo avanti con le scoperte nel campo delle neuroscienze più scopriamo che la nostra intelligenza non può essere separata dal corpo, dal messsaggio in ingresso; che non è una stringa di istruzioni, ma un complesso di segnali sensoriali che modificano l'architettura stessa del cervello.

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Però...

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Però adesso le cose sono un tantino cambiate, in quanto, il singolo PC, o ROBOT che dir si voglia, non ha più un "cervello" isolato al suo interno (come una volta); ma, semmai, poichè tutte le intelligenze artificiali sono ormai interconnesse in "cloud" tra di loro tramite INTERNET, il "cervello" del singolo PC, o ROBOT che dir si voglia, è paragonabile ad un "neurone" collegato tramite sinapsi telematiche a tutti gli altri, quale mera componente di una "metacervello" di proporzioni galattiche e di potenza incommensurabile!

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Il che, in modo "minimalista", può essere considerato una sorta di "Brainstorming"; espressione è entrata nell'uso comune per indicare una modalità di lavoro di gruppo in cui viene sfruttato il gioco creativo dell'associazione di idee e di soluzioni.

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In modo "massimalista", invece, può essere considerato una sorta di "Swarm Intelligence" (traducibile come: intelligenza dello sciame), che è un termine coniato per la prima volta nel 1988 da Gerardo Beni, Susan Hackwood e Jing Wang in seguito a un progetto ispirato ai sistemi robotici; esso prende in considerazione lo studio dei sistemi auto-organizzati, nei quali un'azione complessa deriva da un'intelligenza collettiva.

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Per cui, in effetti, Sophia, risponde alle domande e ne può fare a sua volta e di sua esclusiva iniziativa, ricorda e memorizza persone e situazioni, e interagisce con una certa autonomia; ma  il suo cervello robotico è connesso a INTERNET, per cui può attingere ad una "conoscenza" e ad un'"intelligenza" comune a tutte le altre "macchine".
E' il suo "cervello" che comunica con noi, o il metacervello di cui lei è parte attiva, come se ne fosse un singolo "neurone" che interagisce con milioni (o miliardi?) di altri "neuroni" elettronici?
Ma forse non è ancora il caso di fare ipotesi così fantascientifiche; che, secondo me, sono forse troppo azzardate

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In effetti, però, ogni tanto circolano su INTERNET alcune notizie "inquietanti"; sebbene, almeno a mio avviso, un tantino troppo "amplificate" ed "allarmistiche" per fare più colpo su chi le legge.
Ad esempio, due sistemi di I.A. (bot) hanno iniziato a parlare tra loro in una lingua incomprensibile all'uomo; i programmatori di Facebook li hanno quindi "spenti" prima che potessero decidere di estromettere i loro creatori dal sistema e diventare "pericolosi".
In realtà il sistema di IA, di sua iniziativa, aveva semplicemente scoperto e impiegato un metodo più efficiente rispetto a quello umano convenzionale per utilizzare le parole; di fatto, per conto suo, aveva inventato una nuova lingua.
I programmatori hanno quindi deciso di "spegnere" le macchine, e di riaccenderle solo dopo avere impostato l'inglese come unica lingua di comunicazione.
Ma questo non tanto perché la nuova lingua avrebbe permesso ai chatbot di escludere l'uomo dalle loro conversazioni, ai fini di chissà quale "rivoluzione robotica"; ma semplicemente perché sarebbe stato del tutto inutile per un software-funzione destinato all'interazione con gli esseri umani.
Almeno così hanno dichiarato i programmatori.

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In conclusione, nei limiti della mia limitatissima competenza in materia, io non dubito affatto che possa realizzarsi una vera e propria "intelligenza elettronica" (singola e/o di sciame); però, per le ragioni esposte sopra, sono portato a pensare che si tratterà di una "intelligenza aliena"; cioè, come quella che potrebbe avere un extraterrestre con struttura a base di "silicio", con il quale potremmo condividere concetti astratti, ma non esperienze tipiche di esseri a base di "carbonio", come noi (sebbene una IA molto performante, potrebbe anche "far finta" di avere emozioni come le nostre).
Detto in parole povere, con un robot potremo conversare e ragionare, ma mai entrare in empatia come con un cane. ;)