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Sindrome della capanna

Aperto da doxa, 02 Aprile 2021, 18:01:22 PM

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doxa




Per molti il binomio solitudine e web si traduce nella "sindrome della capanna", così è stata definita dagli psichiatri per identificare chi, dopo un lungo periodo di isolamento sociale, non vuole più uscire e prova ansia e malessere se deve tornare alla "vita normale".

Capisco la riluttanza del mio vicino di casa a riprendere la vita di prima, perché per entrare in un'agenzia bancaria ci vuole una prenotazione, che si fa attraverso un numero verde, che non risponde mai. Spedire una raccomandata alla posta richiede mezza mattinata di fila, causa meno sportelli aperti, ecc.. Allora è possibile che qualcuno finisca  per preferire la vita in casa, con tutte le sue limitazioni, cercando, se possibile,  di non farsi "annebbiare" la mente.  Gli esperti dicono che è sufficiente l'ascolto giornaliero di un solo telegiornale;  non bisogna  cercare continuamente  di ascoltare le notizie sull'andamento della pandemia, altrimenti si diventa alienati. Informarsi senza che diventi un'ossessione e poi dedicarsi ad altro: hobby, interessi culturali, giardinaggio, tutte le attività che ci piacciono e ci fanno stare bene. Chi può, si dedichi all'attività fisica che ha anche una valenza psicologica.

Gli anziani non stanno messi bene.... Un'indagine dell'università di Stirling, nel Regno Unito, ha dimostrato che con la pandemia gli over 65  ammettono di sentirsi più soli, di avere meno contatti con gli altri, di essere meno attivi di prima, di essere più depressi. Comunque il loro timore del contagio è poco legato alla paura della possibile morte, perché questa li accompagna mentalmente ogni giorno, invece i giovani si sentono immortali.

segue

doxa

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Ricercatori dell'università di Exeter, in Inghilterra, hanno condotto un'indagine su oltre 46 mila persone in tutto il mondo per esaminare le conseguenze della pandemia.


Per  esempio, può indurre molti adolescenti a trascorrere troppe ore davanti al computer, sia per giocare sia per dialogare con gli altri. Tale scelta può causare  la tendenza all'isolamento, talvolta patologica. 


I giovani spesso usano il web per rimpiazzare le relazioni sociali anziché per estenderle, e questo amplifica il senso di solitudine anziché lenirlo.


Un'altra ricerca sociologica finlandese, pubblicata lo scorso febbraio, ha evidenziato che gli adolescenti con tendenza all'isolamento hanno maggior rischio della "dipendenza da Internet".


Nel 1995, lo psichiatra americano Ivan Goldberg  coniò l'espressione "Internet Addiction Disorder" (I.A.D.), prendendo come modello di riferimento il gioco d'azzardo patologico. La dipendenza da Internet viene descritta come "un abuso di questa tecnologia", con delle conseguenze negative importanti sulla propria vita.


Goldberg ha descritto i sintomi caratteristici dell'Internet Addiction Disorder:


alterazione della percezione del tempo;


bisogno di trascorrere in rete sempre più  tempo, con conseguenze negative  sia sul ciclo sonno-veglia, sia nelle relazioni familiari e/o coniugali, ma anche  problemi lavorativi;


riduzione dell'interesse per ogni altra attività, con conseguente rarefazione delle relazioni interpersonali nella realtà; 


se l'abuso nell'uso del computer  viene ridotto o interrotto, l'individuo  diventa irascibile, ha sintomi ansiosi e  depressivi.


Altri sintomi fisici: tunnel carpale, dolori diffusi al collo e alla schiena, problemi alla vista, come  conseguenza del protrarsi troppe ore nell'uso del computer e di inattività fisica.


Dal punto di vista cognitivo – comportamentale, nelle persone che sviluppano una dipendenza da Internet, sono osservabili pensieri disfunzionali su sé stessi e sugli altri, inadeguatezza, insicurezza, bassa autostima e problemi relazionali.



doxa


Ipazia

Bella l'immagine del Santo Graal vaccinale, ma va anche visualizzata in qualche modo. Discussione interessante. Mi rammenta FN quando metteva in guardia dai "pensieri al chiuso". Ci siamo in pieno.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ipazia

#4
Citazione di: F.Nietzsche - Ecce HomoStar seduti il meno possibile; non fidarsi dei pensieri che non sono nati all' aria aperta e in movimento – che non sono una festa anche per i muscoli. Tutti i pregiudizi vengono dagli intestini. Il sedere di pietra – l' ho già detto una volta – è il vero peccato contro lo spirito santo
Ci vedono lontano i veri profeti.

Un link pdf scaricabile per i pensieri in cammino, per la corporeità del pensare sano, al cui apice sta la danza, la stella danzante:

http://www00.unibg.it/dati/bacheca/434/52916.pdf
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ipazia

#5
La capanna non è solo una sindrome, ma è pure il luogo che ci salva dalla maschera:

e, pirandellianamente, mostra la maschera nella sua nudità. Passaggio obbligato per la liberazione dell'anima e del corpo.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

InVerno

Che cosa ci trovano i maschietti nei videogiochi? E perchè, nonostante alcuni vogliano tirare i numeri nel cercare il 50\50 "aureo", le donne in realtà incorrono molto meno nella dipendenza da videogiochi e ci giocano molto meno? La risposta potrebbe essere semplice e sessista :i videogiochi sono un prodotto fatto da maschi, per maschi, non diversamente da quelle riviste con le donne poppute in copertina. Ma la domanda più complessa è perchè è così, e perchè  sempre più maschi decidono di affrontare le complessità della vita virtuale anzichè della vita reale, perchè anzichè tentare di farsi strada tra i gangli della vita reale, preferiscano fare records personali nei videogiochi. Essendo che io stesso ogni tanto una partitina me la faccio, una risposta me la sono data, è a che fare con l'essenza stessa dei videogiochi, e perchè essi sono inequivocabilmente "maschi", ovvero che la routine che propongono, al di là delle formule esteticamente e formalmente diverse, è sempre e comunque la stessa, quasi come lo schema di Propp, volendo smussare gli angoli: Esci di base -> Affronta ostacoli -> Raccogli ricorse -> Riporta alla base le risorse -> Ripeti.
Il nocciolo di tutti i videogiochi che io conosco è esattamente questo, alcuni lo nascondono meglio di altri, alcuni addirittura facendo parlare di arte facendolo, ma la componente ludica è sempre ed esattamente la stessa, quella che emula e soddisfa i percorsi neurali di un cacciatore-raccoglitore, spesso dipinto come "alpha". E mentre il mondo si orienta sempre più verso delle comunità dove le caratteristiche tipicamente femminili vengono premiate e ricercate, il nostro "maschietto" si ritrova a sua insaputa "sesso debole" (o "genere debole" a chi piace) incapace di adattarsi a tutto quel mondo sempre più prettamente femminile dove le sue abilità e le sue inclinazioni vengono sprecate e svalutate, a partire dalla forza fisica a finire nel testosterone, si ritrae nel videogioco per cercare in maniera diretta quello che altrimenti troverebbe solamente sublimato all'inverosimile, e dissolto in una nube femminea che non riesce più a concentrarlo, a cogliere il suo interesse, a sfogare i suoi bisogni.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

Ormai da cacciare e raccogliere c'è solo la monnezza per cui è vero che il mondo antropologico, peraltro sempre più  invecchiato, si sta spostando verso la dimensione femminile della cura e del risanamento. Decisamente meno giocosa. In attesa che le AI provvedano a tutto loro, facendoci sloggiare come fuchi che hanno già  dato.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Andrea Molino

Io  direi che ci si rifugia nella virtualità dei giochi al computer, perché si può fare affidamento su regole chiare che valgono per tutti!
I giochi al computer sono onesti quindi, se non sei bravo puoi imparare e sei bravo vinci, mentre, molto spesso, nel mondo reale il gioco è truccato...

Kobayashi

Forse il problema è quello della difficoltà o impossibilità di fare esperienze reali. È qualcosa che la pandemia ha solo estremizzato. Negli ultimi vent'anni ci deve essere stata un'accelerazione straordinaria con i dispositivi digitali che le persone si portano in giro.
C'è questa rappresentazione del mondo che ci segue ovunque. Il mondo, in questo racconto (che è un racconto di fantasmi), che ci raggiunge e ci illude che così noi si sappia che cosa accade in esso.
Per cui non ci si avventura nel mondo, ma è questo apparente mondo a scovarci nelle nostre abitazioni o ovunque siamo.
E quando tentiamo l'avventura, ecco che ci ritroviamo nei percorsi già tracciati, incanalati nei flussi conosciuti.
Per cui si ritorna alla propria capanna, disillusi, prigionieri di una vita a cui è stato sottratto il mondo, e ci si sfoga negli universi artificiali di videogame o serie tv.

Ma forse il mondo è sempre stato arido, muto, seppure bello in modo irritante. E siamo noi a doverlo animare con misteri che non ha. La strategia di Don Chisciotte alla fin fine ha funzionato. Anziché abbruttirsi nella pidocchiosa amministrazione del suo podere, si è procurato delle vere avventure...

viator

Citazione di: Andrea Molino il 08 Aprile 2021, 00:42:52 AM
Io  direi che ci si rifugia nella virtualità dei giochi al computer, perché si può fare affidamento su regole chiare che valgono per tutti!
I giochi al computer sono onesti quindi, se non sei bravo puoi imparare e sei bravo vinci, mentre, molto spesso, nel mondo reale il gioco è truccato...

Salve Andrea Molino. Giusto. Si tratta di cercare di compensare la eventuale mancanza di una abilità innata (genetica, evolutiva), cioè la capacità di sfruttare la realtà e di avvantaggiarsi all'interno dei rapporti con gli altri..........sostituendovi l'abilità acquisita consistente nel rispetto di regole,meccanismi, logiche impersonali.

Ma il risultare più "abili" di altri nel saper sfruttare le opportunità della realtà........secondo te è fatto completamente innatistico, parzialmente innatistico, oppure interamente acquisito od acquisibile culturalmente ?.

Si nasce tutti con le medesime potenzialità mentali oppure è presente - in partenza - una riconoscibile discriminazione tra diversi livelli mental-intellettivi ?. Saluti.


Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

Concordo con Kobayashi, che le nuove tecnologie abbiano aperto grandi spazi alla realtà virtuale, ma non è che nel passato non siano fiorite "leggende metropolitane" ed agresti. Rispetto alle quali la tecnoscienza ha fatto un bel po' di pulizia. Semmai il problema emergente è la sostituzione del contatto diretto tra umani con interfacce mediatiche che interferiscono non poco col messaggio fino ad occuparlo del tutto (McLuhan: "il mezzo è il messaggio").

Indubbiamente ci si risparmia qualche duello o scazzottata, ma si perde molto altro. A partire dal senso del limite imposto del cazzotto avverso. Moltiplicato a livello di comunità, si perde la comunità come l'avevamo intesa ed esperita finora. Bisognerà, come ci insegnano la letteratura distopica e le esperienze in essere, inventare un nuovo modo di essere e fare comunità. Com'è avvenuto altre volte nella storia umana. Lottando sempre e comunque per mantenere quella fisicità relazionale così invisa ad ogni gradazione e colore del potere.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Andrea Molino

#12
Citazione di: viator il 08 Aprile 2021, 13:12:45 PM
Citazione di: Andrea Molino il 08 Aprile 2021, 00:42:52 AM
Io  direi che ci si rifugia nella virtualità dei giochi al computer, perché si può fare affidamento su regole chiare che valgono per tutti!
I giochi al computer sono onesti quindi, se non sei bravo puoi imparare e sei bravo vinci, mentre, molto spesso, nel mondo reale il gioco è truccato...

Salve Andrea Molino. Giusto. Si tratta di cercare di compensare la eventuale mancanza di una abilità innata (genetica, evolutiva), cioè la capacità di sfruttare la realtà e di avvantaggiarsi all'interno dei rapporti con gli altri..........sostituendovi l'abilità acquisita consistente nel rispetto di regole,meccanismi, logiche impersonali.

Ma il risultare più "abili" di altri nel saper sfruttare le opportunità della realtà........secondo te è fatto completamente innatistico, parzialmente innatistico, oppure interamente acquisito od acquisibile culturalmente ?.

Si nasce tutti con le medesime potenzialità mentali oppure è presente - in partenza - una riconoscibile discriminazione tra diversi livelli mental-intellettivi ?. Saluti.

Salve Viator.

Secondo me, ognuno nasce con il potenziale per sviluppare alcune abilità e quando ci riesce, ha la possibilità di condurre un'esistenza soddisfacente.
Secondo la nostra etica, tutti hanno il diritto di fare tutto, ma ognuno è in grado di fare bene solo alcune cose.
Una delle condizioni per avere successo è conoscere se stessi, le proprie abilità ed i propri limiti.

Alcuni hanno più difficoltà di altri perché la nostra società è in grado di dare un valore solo ad alcune abilità e chi le ha risulta essere "superiore", mentre chi ne ha altre viene considerato "inferiore". Poi ci sono le difficoltà derivanti dai diversi tipi di educazione etico-morale ricevuta.

Tornando al tema della discussione, molti giovani si nascondono in un mondo virtuale, quando scoprono che in quello reale, la legge non è uguale per tutti, che la maggior parte degli adulti è ipocrita, che le proprie abilità non hanno mercato, che le conoscenze contano più delle abilità.
Alcuni hanno la forza per continuare a tentare, altri si arrendono.

viator

Salve Andrea Molino. Capisco (o almeno credo). Quindi l'intelligenza - all'interno della specie umana - viene interpretata come uno strumento - il cui uso va coltivato specificamente - che rende adatti alla coesistenza con la società umana e le sue regole espresse e distillate da altre precedenti e compatibili intelligenze umane che ci hanno preceduto.

Le "sensibilità mentali" diverse da quelle sopra descritte vengono quindi non considerate intelligenti ma magari -piuttosto - solo delle abilità di tipo regressivo utilizzabili semmai a livello esistenziale individuale ma non apprezzate ed "utilizzabili" dalla società stessa.  Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

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