politica e spunti letterari

Aperto da mchicapp, 17 Dicembre 2016, 12:16:07 PM

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mchicapp

mi piacerebbe essere una grande scrittrice. la nostra politica offre a volte degli spunti degni di un grande romanzo. a volte si manifestano dei personaggi tragici. 
uno dei personaggi più tragici secondo me è fini. non ne sto facendo una questione di partito. quel che mi interessa in questo momento di fini è la sua storia. o, meglio, quel che vi intravedo io della sua storia.
mi colpisce la sua storia, mi colpiscono le sue vicende.
come uomo politico, al di là delle proprie opinioni personali, era considerato un politico di gran razza, era cresciuto all'interno di un partito politico, era stato considerato come il delfino, l'erede prediletto, di un personaggio fortemente carismatico come almirante. sotto la sua guida il suo partito si era trasformato fino a diventare un partito relativamente importante nello scenario politico nazionale. si potevano non condividere le sue idee, ma si doveva convenire che sapeva esporle con chiarezza e difenderle con efficacia.  nel panorama politico nazionale spiccava per il fatto di avere una visione politica abbastanza articolata e coerente, come hanno solo coloro che hanno compiuto studi specifici e acquisito esperienza in campo politico. in effetti non c'erano molti politici degni di questo nome. a parte lui rimaneva qualcuno che aveva fatto parte dell'ex partito comunista.
si può parlare male quanto si vuole dei partiti della prima repubblica, ma si deve riconoscere che erano strutture in grado di formare persone in grado di avere una visione politica e di sostenere le proprie idee in un confronto. 
chi si ricorda le tribune politiche di jader jacobelli. una volta a settimana un politico veniva sottoposto a domande di 5 o 6 giornalisti, anche di giornali stranieri e il politico doveva rispondere puntualmente a tutte le domande. se non riusciva ad essere convincente il suo partito perdeva di credibilità. i segretari di partito e i politici di spicco dovevano saper cavarsela anche in caso di domande spinose ed imbarazzanti.
ecco fini era uno dei pochi politici italiani in grado di reggere un simile confronto politico.
per queste sue caratteristiche - e forse non solo - era tenuto in grande considerazione sia dai simpatizzanti delle sue idee che dai suoi avversari.,era un punto di riferimento nello scenario politico. 
era quel che si dice un politico di razza.  lo so che questa espressione desta un gran sospetto, ma con questa espressione voglio indicare una persona di capacità dialettiche e di solida preparazione socio-politico-economico.  uso questa espressione in senso positivo.
tutto gli andò bene, dal punto di vista politico, fino a quando non ebbe la (s)ventura di incontrare una giovane donna, già amante di un mezzo farabutto più vecchio di lei di oltre trent'anni. il mezzo farabutto oltretutto era piuttosto brutto, ma era piuttosto ricco. chiunque avrebbe sospettato che costei doveva essere molto sensibile al portafoglio. chiunque avrebbe avuto un minimo di prudenza, lui no. fini se ne invaghì tanto da lasciare la moglie e farci anche due figlie. 
a me fini sembra che sia stato raggirato in maniera archetipica. non mi viene altro aggettivo. proprio perché archetipico questo raggiro ha avuto conseguenze altrettanto archetipiche: il gran politico di razza sii fidò dei familiari della sua nuova moglie che erano uno peggio dell'altro. in particolare il fratello di lei si appropriò in maniera fraudolenta di un appartamento a montecarlo.  in pratica fini e tutta la considerazione di cui godeva e tutta la carriera furono svenduti dal cognato senza scrupoli per un milione di euro o poco più.
tutti gli archetipi hanno in sé la forza della tragedia.
non posso fare a meno di paragonare fini a qualche grande eroe tragico.
me lo immagino nei panni di re lear.
me lo immagino nel momento in cui ha capito di essere stato raggirato dalla donna che lo aveva stregato. se fossi una grande scrittrice mi piacerebbe descrivere l'incredulità, lo stupore, la rabbia, la delusione, l'amarezza, la compassione per le sue due povere figlie innocenti che per tutta la loro vita porteranno il peso di essere le figlie di una poco di buono.
me lo immagino disperarsi per essere stato uno sciocco da aver buttato così malamente una carriera politica e anche la sua reputazione di uomo onesto. 
me lo immagino nel momento in cui iniziò a riversarsi su di lui il fango di uno scandalo.
me lo immagino continuare ad essere innamorato della donna a cui ha sacrificato tutto quel che aveva costruito in tutta la sua vita.  
me lo immagino e mi fa pena.

donquixote

Ho conosciuto Fini al termine degli anni '70, quando era segretario nazionale del Fronte della Gioventù, e ne ho poi seguito in qualche modo le vicende politiche. Me lo aveva presentato Almirante a Cremona, e la prima impressione che mi aveva fatto era quella dello studente appassionato, non particolarmente vivace in quanto a intelligenza ma sicuramente diligente. Tutto quello che Fini sapeva lo doveva ad Almirante, compreso, e forse soprattutto, l'abile uso della retorica che indubbiamente è stato fondamentale nella sua carriera politica. Militando in un partito di opposizione e quindi senza i vincoli dei partiti di governo o di quelli che ambivano ad esserlo aveva la libertà di dire quel che voleva, anche di dire "la cosa giusta", senza preoccuparsi del fatto che questa sarebbe comunque rimasta lettera morta, e questo come tutti sanno è molto importante ai fini dell'acquisizione del consenso. Nel tuo messaggio compi un salto temporale a mio avviso indebito, che è stato decisivo per la carriera politica di Fini e anche per la valutazione della sua statura umana e culturale, ed è quello che intercorre fra il famoso "Congresso di Fiuggi" del 1995 e la fondazione del "Popolo delle Libertà" del 2006. Nel congresso di Fiuggi Fini compie la "svolta" abbandonando il vecchio MSI e fondando "Alleanza Nazionale" con l'intento, a mio avviso inevitabile visti i tempi cambiati, di modernizzare una destra considerata "di testimonianza" rendendola più "appetibile" ad un elettorato contemporaneo e quindi più aderente a temi quali l'unità europea e la gestione della incombente globalizzazione. Se le intenzioni potevano essere lodevoli, la prassi si è dimostrata però disastrosa, perchè contestualmente a questa svolta si è presentata l'occasione di andare finalmente al governo, complice l' "entrata in campo" di Berlusconi, e in questa occasione sia Fini che tutto il gruppo dirigente che si era formato con lui ha collezionato una serie di clamorosi fallimenti. La crescita più sostanziosa del partito di Fini si è avuta durante e subito dopo il periodo cosiddetto di "mani pulite", sull'onda della richiesta di giustizia e legalità da parte del popolo che Fini e i suoi hanno saputo cavalcare con abilità, ma poi alla prova dei fatti si sono ritrovati a dover avallare per anni e anni una serie di scelte compiute dal "capo" della coalizione completamente in antitesi con quello che aveva predicato per decenni, appiattendosi sui desiderata di Berlusconi per lucrare posti di governo, sottogoverno e accessori vari mostrando così una spiccata propensione al potere per il potere senza alcuno scrupolo nei confronti della coerenza con i propri ideali, la propria identità, la propria storia e insomma tutto ciò che dovrebbe essere patrimonio di un  uomo affinchè questo, a mio avviso, possa essere considerato con un certo rispetto e non assimilato a coloro che, in alcune zone d'Italia, chiamano "quaquaraquà" (clamorosa, da questo punto di vista, la visita in Israele ove, con la kippah in testa, si spinse a definire il fascismo "male assoluto").
Non si ricorda, in dieci anni, un'iniziativa politica, economica, sociale di Fini degna di questo nome, e mentre la Lega, ad esempio, portava avanti la sua politica con alterne fortune il gruppo di Fini era completamente appecoronato alle esigenze del cavaliere, della sua famiglia e della sua azienda. Era dunque inevitabile che, quando fu fondato il cosiddetto "Popolo delle Libertà", il partito di Fini ne venisse fagocitato in brevissimo tempo, e che quando, poco dopo, si staccò da questo per fondare una nuova, fallimentare formazione politica la maggior parte dei suoi ex compagni di viaggio lo abbandonassero al suo triste destino. L'ultimo, clamoroso errore di Fini fu quello di volersi appunto distaccare dal PDL per tornare sui suoi passi, ma invece di farlo recuperando gli ideali e i valori della sua giovinezza e della sua maturità lo fece, al contrario, inseguendo tutte le chimere del politically correct già bandiera dei suoi avversari, e quindi il matrimonio dei gay, la cittadinanza agli immigrati nati in Italia, i criptofemminismo trionfante e cose di questo genere, che un elettorato che lo aveva bene o male seguito non avrebbe mai potuto comprendere e digerire. Non so quanto il suo rapporto con la signora Elisabetta sia stato influente sulle sue decisioni, sono semplicemente più propenso a pensare che essendo Fini in quegli anni uomo di potere ed essendo la signora Elisabetta una evidente opportunista (ma certo non una Hillary Clinton) le cose sono andate come spesso capita in questi casi, ma in definitiva quella di Fini a me non sembra la parabola gloriosa di un eroe né tantomeno quella tragica di una vittima ma solo quella triste e un po' farsesca di un uomo piccolo che certo non merita il conferimento dell'onore delle armi ma solo un doveroso e pietoso oblio della storia.
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

mchicapp

ti ringrazio di avermi letto e di avere commentato il mio scritto. non metto in dubbio che la tua descrizione di fini - peraltro ottimamente supportata da date e fatti - sia più aderente alla realtà di quanto non sia la mia.  è possibile che fini sia un personaggio più piccino e meschino di quanto a me, che non ho mai conosciuto personalmente né almirante né fini, piaccia immaginarlo.
va bene forse la realtà vera non è come l'ho descritta io, ma della realtà vera in fondo a me importa poco, anche perché ognuno della realtà vede un po' quel che vuole.
sta di fatto che, fino allo scoppio dello scandalo della villa di montecarlo, fini era ritenuto un  politico capace e in grado di rappresentare un certo schieramento politico. tra tutti i politici era uno dei pochi che era rimasto fuori da scandali e corruzioni. tutto sommato alleanza nazionale è un partito tra i meno gettonati nelle aule di tribunale.  anche la vicenda di questo appartamento è un episodio molto meno grave di molti altri. 
 la banca dell'etruria è un fatto molto più grave, ma la boschi non sembra averne risentito. 
forse proprio perché aveva  la fama di onesto questo scandalo l'ha travolto in maniera tale da chiudere in maniera probabilmente definitiva la sua carriera politica. non è così giovane da potersi ricostruire una carriera.
a me non sembra che non si possa immaginare fini come un eroe tragico. aveva una sua famiglia, aveva una sua reputazione, aveva una sua carriera politica, si è invaghito di una donna sbagliata, dalla quale era sufficiente un po' di scaltrezza per starsene alla larga,  e ha buttato alle ortiche tutto quel che era riuscito a costruire un decenni di attività politica e di relazioni familiari.
per essere tragico è un personaggio tragico. 
i grandi personaggi tragici sono tutti caratterizzati da scelte basate sull'ideale o sul sentimento o sull'emozione e vi ravviso in questo una forma di eroismo.
il calcolo e la paura avrebbero consigliato ben altro comportamento.
si è buttato anima e cuore in questa avventura di amore erotismo e passione e ci è rimasto annientato.

donquixote

Non era certo mia intenzione "smontare" l'idea che ti sei fatta, ma solo fornire un contributo sul'aspetto complessivo di un personaggio che indubbiamente ha giocato un ruolo da protagonista nella vita del nostro paese degli ultimi decenni. E visto che me ne dai il "destro" vorrei chiosare su un paio di questioni, una più particolare e una più generale, connesse all'argomento. La prima riguarda la casa di Montecarlo: Fini non ha fatto nulla se non acconsentire alla vendita di tale casa (di proprietà del partito, a cui era stata lasciata in eredità da una vecchia signora) ad una società offshore in qualche modo collegata al cognato. Che lui lo sapesse o meno a me non sembra sia fondamentale trattandosi di una transazione fra soggetti privati, ma questa questione è stata cavalcata, ingigantita ed enfatizzata dalla stampa vicina al cavaliere che l'ha utilizzata per screditare Fini quando ha consumato il famoso "strappo", usando l'ormai famigerato "metodo Boffo". Se Fini fosse rimasto tranquillo nell'ovile con ogni probabilità questa questione non sarebbe mai emersa. La seconda, più generale, riguarda una costante degli uomini a cui lo svolazzare di una gonnella fa compiere gesti inusitati e non di rado li porta alla rovina: la storia e la letteratura sono piene di questi episodi, che si verificano con costanza anche nella quotidianità fra persone del tutto normali, ma in nessun caso, che io sappia, la "vittima" viene presentata come un eroe tragico, anzi dai tempi di Adamo e del suo cedimento ad Eva il verdetto si esprime sempre con una condanna inappellabile dell'uomo e mai della donna, che non ha altra colpa se non quella di essere ciò che è. E nemmeno quando questi episodi fanno la storia, come nel caso clamoroso di Enrico VIII che per poter sposare Anna Bolena si è addirittura inventato una religione autonoma che sussiste tuttora, gli uomini che ne sono protagonisti godono di buona fama, contrariamente a chi ha la forza di resistere a determinate tentazioni come ad esempio Enea con Didone o Ulisse con Circe.
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

mchicapp

sono d'accordo con te che la vendita dell'appartamento sia stata strumentalizzata ad arte. sta di fatto però che fini ha perso su questo terreno la sua credibilità politica.
ogni uomo che si rovina ha un qualcosa di tragico, perché se fosse stato accorto, prudente, calcolatore, avveduto e lungimirante con ogni probabilità non si sarebbe rovinato.
la colpa di fini è di essersi fidato di persone sbagliate. suo cognato era un bellimbusto da strapazzo che è stato messo da fini in una condizione di potere e il cognato non è stato all'altezza del compito. fini ha inoltre l'aggravante di essersi sposato la sorella del disonesto bellimbusto. se non si fosse sposato forse avrebbe assegnato quel compito a gente più affidabile. si è quindi fidato di chi non avrebbe mai dovuto. è stato poco avveduto. 

io non sarei così sicura che in questi casi si addossi la colpa sempre all'uomo e mai alla donna. 
eva non ne esce affatto bene e anche lei viene ritenuta colpevole.
su elena di troia gorgia aveva scritto una specie di pamphlet a sua difesa, proprio perché a distanza di secoli la mentalità corrente attribuiva ad elena la colpa della guerra. 
nella vita quotidiana la giovane donna che insidia l'uomo sposato non mi pare che venga considerata molto bene. 
sinceramente io non so chi possa considerare con indulgenza una che si era messa prima con un mezzo delinquente, rozzissimo, di oltre trent'anni più vecchio e di nessun fascino se non quello di essere ricco e poi seduce un importante uomo politico, molto meno rozzo e un po' più giovane del precedente amante, nonostante l'uomo politico fosse già sposato.
in questa storia sono più disposta a guardare fini con indulgenza: lui aveva tutto da perdere  e lei era convinta di aver fatto il colpaccio super. in fondo era proprio quel che voleva.
con tutte le donne più carine, istruite e di meno criticabili costumi che fini ha avuto l'occasione di incontrare ha scelto proprio una delle peggiori.
enrico viii mi pare che tendesse lui ad utilizzare le mogli e non il viceversa

InVerno

Vidi Fini cambiare nettamente in seguito alla sua esperienza come presidente della Camera. Se c'è qualcosa di ammirevole nelle persone di destra è che dopo tanto tempo passato a desiderare un autorità da temere, quando hanno in mano quella stessa autorità, capita che sviluppino un sincero senso dello stato e delle istituzioni. Il che nella maggior parte dei casi li costringe a fare un bagno di realtà a cui la sola partecipazione politica a volte non costringe.  Fini ha sicuramento disatteso le aspettative dei suoi elettori, ma perlomeno a quanto pare non ha disatteso le proprie. Se è cambiato e ha avuto il coraggio di farlo in pubblico, di disattendere le aspettative delfinesche dei suoi elettori pur di rimanere fedele a se stesso qualsiasi cosa quel se stesso fosse diventato, credo gli vada almeno riconosciuto coraggio. Cambiare ne richiede sempre, e mi sembra uomo abbastanza intelligente per capire anche le conseguenze storiche di questo cambiamento, di capire che un leader non è solo un uomo. I suoi elettori avrebbero sicuramente preferito vederlo diventare un vecchio nudo e rattrapito che muore avvolto nella bandiera dei suoi ideali, l'eroe drammatico e solo contro il mondo piace sempre sopratutto a un certo elettorato "integralista" per cui il cambiamento è automaticamente una "vendita" (a chi poi? alla moglie in mancanza di acquirenti). E invece sistematicamente se li trovano travestiti da tedeschi in un camionetta in fuga...in un certo senso, anche quella di Fini è stata "destra di testimonianza". E un altro uomo "con gli stivali" ci ha lasciato, perlomeno Fini se li è tolti da solo e magari ora vive in pace, se non con i suoi elettori almeno con se stesso. Lo spero per lui.

mchicapp

oh... be'.... ma io non guardavo a fini come personaggio politico, non guardavo alla sua storia di militanza e gestione di un partito politico. non mi interessava proprio se fosse di destra, di sinistra, né tanto meno se avesse meriti o colpe di tipo ideologico.
mi interessava vederne la sua uscita di scena dal panorama politico. fini credo che sia politicamente finito. è troppo vecchio per risalire la china. la meloni è in grado di raccogliere maggiori consensi, anche se è più rozza e ignorante. chissà.... vedendo trump si sarebbe tentati di dire proprio perché è più rozza ed ignorante è in grado suscitare maggiore adesione. 
non lo so.
mi interessava vedere come questo suo declino sia stato provocato dall'operato di parenti acquisiti con un matrimonio che, se fosse stato più prudente ed accorto, forse non avrebbe fatto

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