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La giustizia è misura

Aperto da Jean, 11 Gennaio 2019, 14:23:14 PM

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Jean

Torino, sentenza d'appello: da reintegrare la mamma licenziata per il furto di un monopattino
 
La donna aveva ricevuto in dono il giocattolo da una collega del deposito rifiuti. In primo grado aveva perso la causa anche se il licenziamento era stato considerato eccessivo


L'operatrice della Cidiu che aveva rubato un monopattino dal deposito dei rifiuti non avrebbe dovuto essere licenziata. Lo ha stabilito la corte d'appello della sezione lavoro del tribunale di Torino che ha ribaltato la sentenza di primo grado. Elisabeth Aicha Ounnadi era stata licenziata a giugno di due anni fa, accusata dall'azienda, la Cidiu Servizi, di aver rubato un monopattino che la donna aveva ricevuto da una collega la quale lo aveva preso dal deposito dei rifiuti da riciclare dicendole di regalarlo a suo figlio  di otto anni. Quell'episodio aveva fatto scattare la contestazione disciplinare e Ounnadi era stata licenziata dopo undici anni di servizio.

La dipendente, assistita dagli avvocati Paola Bencich e Mara Artioli, aveva impugnato il licenziamento. Il giudice di primo grado aveva giudicato il provvedimento disciplinare eccessivo, a marzo, ma poi aveva comunque confermato il licenziamento perché -  si leggeva nella sentenza - "perché, secondo la legge, il comportamento della donna aveva violato il regolamento e lei non poteva non sapere che stava prendendo un bene dell'azienda".


Ora la corte d'appello ha, invece, disposto l'immediato reintegro dell'operatrice. "Il licenziamento viene annullato per insussistenza del fatto". Se anche il monopattino è stato sottratto dal cumulo di rifiuti che sono un bene aziendale, quell'episodio non basta per confermare il licenziamento della dipendente.  "Giustizia è stata fatta", dicono i legali della donna che l'hanno assistita in un procedimento civile che è durato più di un anno e mezzo.
https://torino.repubblica.it/cronaca/2019/01/10/news/torino_sentenza_d_appello_da_reintegrare_la_mamma_licenziata_per_il_furto_di_un_monopattino-216278190/?ref=RHRS-BH-I0-C6-P8-S1.6-T1



Una bella notizia....

personalmente aborro ogni genere d'accumulo (se ho qualcosa che non uso son lieto di disfarmene per poco o per niente e i regali che preferisco son quelli verbali/scritti) e di questa vicenda all'epoca rimasi disgustato... la giustizia secondo la mia opinione prima di tutto è MISURA.

Nel merito, se questi son furti e punizioni il tagliar la mano che ruba non ne è troppo distante...

Mi auguro che la Ditta Cdiu si astenga dal ricorrere in Cassazione (se ne avesse facoltà).
 

J4Y

sgiombo

Io mi auguro che la ditta Cdiu fallisca quanto prima e il più miseramente possibile e che i suoi dipendenti trovino lavori migliori (ma é una assai flebile speranza: nella società attuale la Cdiu ha ottime chances di prosperare e i suoi dipendenti pessime di trovare di meglio).

0xdeadbeef

Io non la vedo così semplice...
Innanzitutto, mi sentirei di notare come nel caso in questione il discorso si sposti sulla "regola", per cui
mi sembrerebbe il caso di parlare di licenziamento per giusta o ingiusta causa.
Prendo atto che la Corte d'Appello ha annullato la precedente sentenza e reintegrato la lavoratrice. Mi fa
personalmente piacere ma non è questo ad essere dirimente, quanto la sentenza "in sè".
Fra parentesi, mi sembrerebbe il caso di notare come la cancellazione dell'Art.18 toglie al lavoratore
la possibilità di rivolgersi ad un giudice (non era evidentemente questo il caso in questione; forse
la lavoratrice non era neo-assunta o altro), ma non divaghiamo.
Dicevo che nel caso in questione il discorso si sposta sulla "regola"; sulla norma giuridica; ma a ben
vedere l'intero discorso sulla giustizia è, in sè, un discorso sulla "regola".
E' infatti essa, la "regola", che deve contemplare la "misura" (concetto centrale della filosofia greca;
mai indagato a sufficienza nella sua abissale profondità), non la "giustizia", che è tutt'al più legata all'
osservanza di detta regola.
saluti

Jean

Sgiombo, 
le responsabilità sono soggettive... qualcuno della dirigenza venuto a conoscenza del terribile misfatto, nonché fraudolenta sottrazione del bene usato (come leggerete sotto) a mo' di monito, ha ritenuto di procedere con la massima sanzione possibile (... ce n'è una peggiore?) a mio avviso per motivi non del tutto riconducibili alle "regole" in quanto le stesse van interpretate a favore del soggetto più debole... ma entriamo un po' nella storia:
 
NIENTE PREAVVISO

Il licenziamento risale al 30 giugno quando Lisa è stata convocata dai responsabili dello stabilimento di Savonera per la notifica del provvedimento disciplinare. In precedenza aveva ricevuto da una collega, poi sospesa per 10 giorni, un monopattino che era stato appeso nel capannone dell'autorimessa. Probabilmente qualche operatore l'aveva recuperato in un cassonetto e, invece di gettarlo assieme agli altri rifiuti, lo aveva portato a Cascina Gaj convinto che potesse servire a qualcuno. 
Una pratica che più volte l'azienda aveva condannato e per questo sul giocattolo, vecchio e malandato, era stato attaccato un biglietto di avvertimento scritto a penna: «Non si fa. La prossima volta potresti essere beccato. Fai tesoro di questo messaggio».

Lisa ingenuamente aveva invece accettato l'offerta dell'amica e l'ha caricato nella sua auto, senza però portarlo al di fuori dello stabilimento: «Volevo regalarlo a mio figlio di 8 anni. Io sono separata e ho tre figli da mantenere. Ho pensato che mi avrebbe potuto far comodo, ma non credevo di fare niente di male».

LA REPLICA

Le spiegazioni non sono state però ritenute sufficienti dal Cidiu, che ha deciso di licenziarla dopo 11 anni di lavoro: «Abbiamo assunto il provvedimento disciplinare del licenziamento all'esito di un procedimento condotto nel pieno rispetto dei disposti normativi e del contratto collettivo – hanno spiegato il direttore generale Silvio Barbiera e l'amministratore unico Riccardo Civera in una lettera inviata ai Comuni soci dell'azienda -. Abbiamo adeguatamente valutato e approfondito i fatti e le giustificazioni addotte dalla dipendente. 
Nell'assumere qualsiasi decisione la società persegue il fine primario di garantire la migliore esecuzione del servizio». In questo senso, secondo i vertici societari, devono essere interpretati anche i regolamenti aziendali: «Sono stati resi preventivamente noti a tutti i dipendenti e sono strumenti finalizzati a conseguire questo obiettivo».

https://www.lastampa.it/2017/09/28/cronaca/netturbina-licenziata-per-un-gioco-il-caso-approda-in-parlamento-ma-lazienda-tira-dritto-KizqaxqfK7h3VVwLIqKxIM/pagina.html


da cui si evince che son stati tutelati (?) al massimo grado appunto i regolamenti aziendali. 
E le condizioni di vita di un essere umano non contan nulla? 
I giudici si son chiesti (non fa parte della loro deontologia professionale?) chi sia Lisa?

https://www.youtube.com/watch?v=OCkD6fGnXiE


 
0xdeadbeef,  
ti ringrazio dell'approfondimento giuridico e mi auguro di poter leggere anche le considerazioni di Eutidemo (e altri).
Naturalmente il mio uso dei termini "giustizia" e "misura" esula dall'ambito giuridico, riguardano il sentire dell'uomo comune che s'interroga sulla capacità dei suoi simili di "misurare" gli eventi.
E le due diverse interpretazioni, di cui ritengo congrua la seconda e del tutto illecita la prima, confermano che a volte aver "giustizia" sia una sorta di lotteria...
 

Cordialmente
Jean

sileno

Citazione di: Jean il 11 Gennaio 2019, 14:23:14 PM
Torino, sentenza d'appello: da reintegrare la mamma licenziata per il furto di un monopattino

La donna aveva ricevuto in dono il giocattolo da una collega del deposito rifiuti. In primo grado aveva perso la causa anche se il licenziamento era stato considerato eccessivo


L'operatrice della Cidiu che aveva rubato un monopattino dal deposito dei rifiuti non avrebbe dovuto essere licenziata. Lo ha stabilito la corte d'appello della sezione lavoro del tribunale di Torino che ha ribaltato la sentenza di primo grado. Elisabeth Aicha Ounnadi era stata licenziata a giugno di due anni fa, accusata dall'azienda, la Cidiu Servizi, di aver rubato un monopattino che la donna aveva ricevuto da una collega la quale lo aveva preso dal deposito dei rifiuti da riciclare dicendole di regalarlo a suo figlio  di otto anni. Quell'episodio aveva fatto scattare la contestazione disciplinare e Ounnadi era stata licenziata dopo undici anni di servizio.






A volte si dovrebbe fare appello a una giustizia umana, alla tolleranza,alla generosità di cuore, perc è più giusta dell'iniquità di un freddo giudizio da uomini i cui sentimenti non saranno stati gli ispiratori del verdetto.

Vi è dunque sovente uno scontro , un conflitto o superamento fra giustizia e carità. La carità consiste appunto nell'imporsi per correggerer la giustizia in quello che ha di ingiiusto e implacabile, per colmare i vuoti e smussare gli angoli della giustizia che è difatti spesso molto dura,d i un'esattezza e severità inflessibile. La giustizia è approvabile ma spesso non si può applicare alla realtà, non è adattabile agli uomini: dove diventa inoperante, la carità compie l'imprevisto, che a volte si chiama la grazia.

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