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Italiani cercasi

Aperto da viator, 20 Novembre 2017, 22:44:53 PM

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viator

Salve. Al di là dell'ampia modulazione di atteggiamenti mostrati dai vostri interventi sull'argomento "ius soli / ius sanguinis", noto che molti citano frequentemente l'esistenza - in Italia - degli italiani. E mi pare pure che in diversi casi ci si riferisca non solamente a CITTADINI dell'ITALIA, ma proprio ad ITALIANI "ipso facto".
Io vivo in questo paese da molti decenni ma - sarà che socializzo troppo poco - vi assicuro di avervi incontrato lombardi, siciliani, sardi, napoletani, altoatesini (suedtirolern), romanisti, milanisti, juventini, ferraristi.....mai un italiano.
Il fatto è che sul pianeta non esiste un Paese che da un lato sia così immediatamente riconoscibile ed individuabile - nei suoi limiti geografici - quanto l'Italia, mentre dall'altro esso possieda una tal variegatezza di culture, tradizioni, storicità da portare ad escludere una qualche sua omogeneità umana.

Non ci si rende conto della perdurante validità del motto cavouriano di centocinquant'anni fa: "L'Italia è fatta - ora bisogna fare gli italiani".

Come fareste a spiegare ad un americano le differenze tra un altoatesino ed un siciliano dopo tanti anni di unificazione politica di un Paese grande un trentesimo degli USA ?? Come fareste a spiegargli che la "questione meridionale" ha ingoiato almeno un quarto delle risorse del Paese per 150 anni, realizzando solo un aumento della "forbice" tra nord e sud ??. Come fareste a spiegargli che l'Italia non ha mai saputo se - nella sua intierezza geografica - deve considerarsi un paese periferico dell'Europa o un faro della civiltà mediterranea??.

Ma quali sarebbero le manifestazioni, i modi di sentire, il cemento unificante che dovrebbero comprovare l'esistenza di un sentimento nazionale tra i cittadini della Penisola?
Sapete quali sono le uniche circostanze non ludico-intrattenitive che il Italia riescano a riunire folle superiori alle cinquemila persone? I raduni annuali degli Alpini e le proteste a tutela di qualche egoismo di categoria.

Il corpo sociale italiano ha un unico cemento: la trama di decine di migliaia di conventicole trasversali dedite agli interessi delle diverse categorie (nemmeno più delle diverse classi sociali, visto il tramonto delle ideologie per l'appunto "di classe"). Poi ci sono la cucina, il calcio, le maggiorate fisiche, gli "status symbol"...............

Quindi di che dovremmo preoccuparci? Vengano, vengano pure dal sud del mondo.....in mezzo a tanta nostra varietà quasi non ci accorgeremo di loro e poi....tutto sommato l'Italia è l'unico paese d'Europa nel quale ci si può trasferire senza annunciare il proprio arrivo e senza bussare alla porta.
E poi tra le diverse e variegate conventicole nostre sentivamo appunto la mancanza di quelle etniche !
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

Più che un argomento questa è una affermazione tra il sarcastico e il disperato. La tesi è che non ci sono gli italiani come cultura e quindi anche se vengono gli stranieri, non importa, anche perché "si può entrare ed uscire senza chiedere permesso". Viator, sembri dirci che il problema dell'immigrazione è un falso problema di integrazione perché non siamo integrati neppure fra di noi. Al massimo si creeranno altre conventicole, quelle dei senegalesi, accanto a quella dei giornalisti, quella dei mussulmani accanto a quella dei ferraresi.
Non è che tu abbia tutti i torti. Basta andare in Francia e vedere con quanto ordine e stile facciano sventolare le loro bandiere fuori dagli uffici pubblici e non. Eppure non è neppure del tutto vero quello che dici. Qualche tipo di integrazione fortunatamente è avvenuto. Non siamo più una mera espressione geografica. La lingua italiana è parlata anche nei più lontani meandri del nuorese e un senso di italianità credo che alberghi dentro di noi in modo più o meno velato.
Certamente è un senso di italianità che convive da secoli con il "particulare" sottolineato da Guiccardini. Siamo irrimediabilmente un paese fondato sul campanile, sulla clientela, sulla famiglia e per circa 45 anni una forza politica predominante in Italia ha assecondato i peggiori istinti di questa cultura (sto parlando della democrazia cristiana) e per circa dieci anni una forza politica ancor peggiore ha posto le premesse di ulteriori danni (sto parlando del partito socialista). Quello che è venuto dopo neppure lo considero poichè non si tratta neppure di forze politiche ma di assembramenti confusi di interessi incardinati su leadership demagogiche. Solo Prodi ha avuto, dal '93 in poi una visione politica "costruttiva" e "sociale". Gli altri hanno fatto politica ma in senso clientelare e nel migliore dei casi conservativo-reazionario, con qualche riforma-bandiera nel campo dei diritti civili.
Eppure nella storia dell'Italia vi sono stati momenti altamente aggregativi non riconducibili ai mondiali di calcio. Il Risorgimento, il Fascismo, la Resistenza, Il boom economico, il '68. Sono tutti momenti collettivi degli italiani. Per non parlare delle nostre tradizioni storiche e artistiche. Pensi che le tante cattedrali medioevali non creino senso identitario? Lo creano eccome, anche se sei ateo.
Nessuno può sapere quanto tempo resisterà l'Italia come entità unitaria. Tutti gli stati attraversano importanti crisi di potere, dovute al trasferimento dello stesso direttamente nelle mani delle multinazionali. Ma si tratta comunque di 150 anni, preceduti da un sentimento di italianità che è stato molto vivo anche in altre epoche, in primo luogo nel rinascimento, quando l'Italia primeggiava nel mondo, nonostante fosse divisa in tante piccole signorie.
Si potrebbe cercare la responsabilità di questo carente senso identitario e sicuramente il più formidabile responsabile è la Chiesa cattolica, che ha sempre fomentato le divisioni per evitare che si creasse un potere forte in Italia. Basti pensare alla lega di Cambrai,, voluta per evitare che Venezia all'inizio del 500 divenisse la padrone di gran parte di Italia e seguisse così il destino dei grandi stati nazionali che si stavano formando, oppure alla chiamata di Carlo Magno, quando 700 anni prima i Longobardi stavano unificando l'Italia, creando un regno unitario molto più grande e potente di quelli coevi.
Anche sull'ingresso degli stranieri, che colleghi a questa "identità arlecchino" degli italiani, non si tratta certo di un problema di poco conto, ma è un problema che condividiamo con il resto del mondo e che dipende dalle disfunzioni del capitalismo non certo dalla frammentazione politica italiana. Anzi forse la frammentazione può essere una risorsa, poiché non essendoci un potere forte ed omologante gli stranieri rischiano addirittura di schivare forme più o meno oppressive di razzismo e noi, autoctoni, a nostra volta, rischiamo di schivare processi di violenza terroristica, che effettivamente finora ci ha solo sfiorati.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

paul11

#2
concordo con l'argomentazione e in fondo il sottile pessimismo.
Carducci avrebbe voluto un'Italia che si fosse ripresa l'antica forza dell'epoca romana.
Il Risorgimento non sanò con l'unificazione italiana del 1861, la divisione che veniva dal medioevo, dopo il rinascimento e  la scoperta dell'america, aprendo agli imperi tedeschi, spagnoli, francesi e inglesi. Perchè il Mediterraneo che fu culla della civiltà passò il testimone all'Atlantico e in seguito alle rotte  delle Indie.
Fini che i mille ducati e divisioni territoriali con lotte nella penisola italica chiamavano volutamente in campo gli imperatori del centro Europa.
La Questione meridionale di Gaetano Salvemini parla espressamente del rapporto fra Aragonesi(spagnoli) e Angioini(francesi) e ancor prima degli Svevi del Barbarossa.
Siamo stati terra di divisione e i conquista.
Il bandito Salvatore Giuliano chiese all'America di annettere la Sicilia.
Ciò che non riuscì a fare Garibaldi lo hanno fatto gli americani  in parte, creando uno stile di vita del sogno americano.
Altro testo fondamentale è di Benedetto Croce "Storia d'Italia dal 1861 al 1915", e parla della classe dirigente "trasformista",tipico dell'ipocrita borghese e piccolo borghese italiano e del latifondismo meridionale.
Il fascismo fu un tentativo di risposta al dissesto italiano di una classe dirigente incapace ed inetta.
Perchè i ritardi economici, infrastrutturali e strutturali che emergeranno e diverranno dirompenti nel capitalismo nascente, fra Padania e resto d'Italia, in quanto la regione padana è legata all'Europa centrale e quindi comincia l'industrializzazione, il resto dell'Italia è ancora agricola.
Non c'è mai stato, forse De Gasperi, uno statista degno del nome che avesse un piano globale sul come rendere moderno il Paese, riempiendo le differenze storiche ed economiche.
Così un problema italiano, viene a sua volta amplificato tutt'ora da differenze ancora strutturali ed infrastrutturali.
Le classi dirigenti o derivano da un capitalismo famigliare, e mai la Borsa di Milano ha mai messo in discussione la capitalizzazione delle piazze borsistiche  di Londra o Francoforte in Europa, o sono cooptate da quella forma "mafiosa", clientelare, di scambio politico ed ed economico ,che nulla ha mai avuto a che fare con il cercare di far emergere meriti e qualità, ma solo conoscenze.

Noi siamo il Paese dove c'è una regola e mille eccezioni a quella stessa regola, proprio come l'attuale regolamentazione pensionistica in discussione fra le parti sociali e governo.
Noi siamo il Paese di magistrati e avvocati dai mille cavilli  grazie a legislatori che volutamente scrivono leggi ambigue o proprio non capiscano niente.Le nostre leggi non "cassano" mai precedenti, ma si aggiungono, costruendo castelli giurisprudenziali per cui ci si può ancora oggi attaccare a leggi fasciste, per mancanza o vuoto legislativo.
Noi siamo quindi incapaci di riforme serie , che toccherebbero intrallazzi e prebende, rendite di posizione.

Le posizioni politiche non solo dei partiti sull'immigrazione  è quanto di più confusionario in italia ci sia.
E' evidente che mai si prendono posizioni ferme e chiare, ma sempre un "lasciamo fare.........che i problemi si aggiusteranno da soli"
Questo è  stato di fatto il motto di un influente  politico del dopoguerra, cresciuto nelle curie, nelle sagrestie delle millenarie secolarizzazioni fra i poteri temporali e divini.
Oggi governano i suoi nipotini........

....non ne usciremo mai.......

InVerno

#3
Non a caso fu teoria politica ricorrente quella di svendere sovranità all'Europa perchè internamente non ci avremmo mai messo rimedio, attraverso politici originati dalle stesse idiosincrasie. E l'american dream, come dice Paul, in un certo senso è stata il nostro primo appalto estero nel trovare qualcosa che ci unificasse. Anche se, a ben vedere, l'america stessa è divisa ANCORA in nord e sud, nordisti (oggi "democratici") e sudisti (oggi "repubblicani") si dividono il paese esattamente come fu diviso dai cannoni e dai winchester nella guerra civile secoli prima, regione per regione con un nord industrializzato e un sud agricolo. Non indugiamo quindi in eccezionalismi inesistenti, situazioni simili sono presenti in molti paesi. La differenza è che gli USA sono una federazione, mentre qui la parola "federazione" è servita solamente per dragare risorse verso le località con maggiore esposizione politica. Con la Catalogna l'Europa ha perso un occasione di costruire una legge  quadro che superasse il trattato di Vestfalia (una sovranità, una cittadinanza, una nazione) per andare incontro a diverse istanze federaliste e separatiste che sorgono ovunque, armonizzando organicamente i processi di autodeterminazione dei popoli.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

cvc

Gli italiani sono un popolo che per qualche inspiegabile ragione ha sempre bisogno di uno Schettino o di un Tavecchio di turno. Probabilmente per un complesso di inferiorità che fa si che ci voglia sempre lo sceno del villaggio che ci consoli della nostra mediocrità. Se vedo in tv l'alieno di Bonolis, penso che al cospetto di costui pure io mi posso rivalutare...
Spero solo che il popolo italiano si affranchi un giorno dal suo irresistibile ascendente per la buffoneria. Difetto che già rilrvò il Bonaparte..... che appunto tolse la u dal suo cognome vergognandosi di questa italianità. C'è bisogno di ribadire che l'italianità è ben altra. C'è bisogno di più serietà e di meno menestrelli tapirofori.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

viator

#5
Salve. per CVC: corretta interpretazione: il nostro è un paese in cui molti hanno una poco di potere e NESSUNO ha delle responsabilità, quindi alla inefficienza della polverizzazione del potere si aggiunge la beffa dell'impunità. E,cosa ancor più grave, anzi addirittura cupa, tutto ciò è frutto di una mentalità atavica ed immatura che ha costruito (particolarmente nel secondo dopoguerra) un SISTEMA che non può venir modificato dal suo interno.
Come dico qui altrove nel Forum, personalmente credo che il nostro futuro ci riservi uno dei seguenti destini :

- quello più utopistico e favorevole : qualcuno decide di dichiarare guerra alla Svizzera; in tre settimane la perdiamo e diventiamo una felice e prospera colonia elvetica.
- quello mediocremente probabile e di dubbia vantaggiosità : arriva un altro Uomo della Provvidenza.
- quello più probabile e che azzererebbe i nostri problemi : decomposizione e marcescenza.

Per Jacopus : il terrorismo islamico ci ha finora sempre solo sfiorato per una ragione semplicissima : da sempre il nostro Paese attua un tacito accordo con i terroristi mediterranei (rileggersi la vicenda Achille Lauro - Abu Nidal): rendere disponibile il nostro territorio per ogni genere di attività illegale di costoro a condizione che essi si limitino ad utilizzarlo come porto franco neutrale per operare e lanciarsi contro i loro veri nemici. D'altra parte le ire di un Paese come il nostro non sarebbero comunque prese sul serio neppure dalla più sgangherata combriccola di terroristi della domenica.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

InVerno

Citazione di: viator il 22 Novembre 2017, 22:28:58 PMPer Jacopus : il terrorismo islamico ci ha finora sempre solo sfiorato per una ragione semplicissima : da sempre il nostro Paese attua un tacito accordo con i terroristi mediterranei (rileggersi la vicenda Achille Lauro - Abu Nidal): rendere disponibile il nostro territorio per ogni genere di attività illegale di costoro a condizione che essi si limitino ad utilizzarlo come porto franco neutrale per operare e lanciarsi contro i loro veri nemici. D'altra parte le ire di un Paese come il nostro non sarebbero comunque prese sul serio neppure dalla più sgangherata combriccola di terroristi della domenica.
Un evento terroristico e nemmeno dieci provano ciò che dici riguardo a presunti taciti accordi coi terroristi, se ci sono accordi a livello dell'economia mediterranea locale non significa che il governo sia in qualche modo obbligato a tenere a bada le forze dell'ordine per creare un "porto franco". Se fosse vero l'intelligence di tutta Europa starebbe al gioco Italiano a che pro? Per prendersi i morti? La gran parte degli specialisti del settore hanno riferito che l'assenza di attacchi terroristici in Italia è dovuta all'esperienza delle forze dell'ordine italiane nel combattere criminalità organizzata e terrorismo. Se non ci sappiamo vantare perlomeno di quello che abbiamo e invochiamo invasioni elvetiche, forse abbiamo centrato il problema cavouriano "bisogna ancora fare gli Italiani". Se i terroristi tenessero in conto le ire dei paesi non avrebbero attaccato il centro di Parigi con un PdR alle corde della propria popolarità, che ha retaliato in 24h con caccia bombardieri. Se invece sono ben contenti di fischiare bombardamenti perchè come è ricosciuto la demolizione della vita dei bombardati AUMENTA le fila dei terroristi, forse il basso tono italiano ci sta salvando qualche vita. Peraltro la visibilità Italiana nel mondo arabo è estremamente ridotta rispetto ai tre più grandi imperi coloniali della storia, Francia, UK, e USA che hanno incredibili interessi nell'area, non qualche pompa di greggio in Libia.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Domingo94

Io credo semplicemente che l'Italia sia la discarica dell'Europa che conta, non mi riferisco a quei poveri cristi che vengono mandati da noi, ma a tutti gli smaltimenti di altri paesi che arrivano da noi, tutte le multinazionali che ci impongono le loro politiche economiche, le varie basi americane costruite, imprenditori che vengono qui solo per fatturare e mai per incrementare la bellezza di questo paese; se l'europa fosse un corpo, io direi che l'Italia è senza ombra di dubbio l'ano.

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