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Integralismo Islamico

Aperto da Mariano, 31 Ottobre 2020, 11:08:37 AM

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Mariano


Niente giustifica la violenza degli estremisti islamici, ma per fermarla è necessario esaminarne tutte le cause: evitare estremismi contro estremismi.
A seguito degli esecrandi fatti della recente  cronaca il presidente Macron ha rivendicato che la libertà (anche della blasfemia ) è un valore fondamentale di una Società laica, dimenticando che la tolleranza è un valore fondamentale della Società occidentale.
A mio avviso la frase di Macron evidenzia come la Società occidentale, nel definirsi giustamente laica, tenda  però a fare a meno dell'etica.
Le regole morali non sono immutabili, ma l'idea che le Società Umane possano farne a meno è preoccupante.
Le regole morali devono far parte della Cultura della Società e non possono essere imposte per forza di legge: rappresenterebbero quanto nel momento attuale si accordi una maggioranza.

sapa

Dobbiamo, però, metterci d'accordo su cosa sia da definire blasfemo. La vecchia pubblicità della Lavazza, con S. Pietro e il Paradiso, era blasfema? Se gli integralisti islamici trovano intollerabilmente blasfemo Charlie Hebdo, lancino una fatwa su di loro, come fecero contro Salman Rushdie. Andare a sgozzare fedeli nelle chiese cattoliche è un atto criminale e terrorista che poco ha da spartire con i sentimenti religiosi e la blasfemia.

Ipazia

L'etica laica postula la libertà di pensiero come fondamento sociale. Tale etica é superiore a qualsiasi diktat religioso o parareligioso ed ha prodotto più martiri di quelli rivendicati da tutte le religioni, causati dalle religioni fondamentaliste medesime.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Mariano

Concordo sulla libertà di pensiero, ma ritengo che il significato di etica ha a che fare con la personale opinione di ciò che è bene o che è male fare.
Laica a mio avviso significa non condizionata da convinzioni religiose e il principio illuministico della libertà va di pari passo con la tolleranza e la fratellanza.
A volte le parole possono uccidere come e forse più delle armi.

Ipazia

Alle parole si sopravvive, a roghi e tagliagole, no. La opinione di ciò che è bene e ciò che è male non è personale, ma acquisita nel contesto sociale in cui una persona si forma. Poi è vero che ciascuno, entro limiti che sono già scavati dalla sua formazione, ci aggiunge del suo. Il principio della libertà di pensiero è altamente etico perchè senza di esso non vi è nè tolleranza nè fratellanza, ma solo omologazione e dogmatismo. Altrettanto etico è che ciascuno si assuma la responsabilità di quello che dice e soprattutto di quello che fa.

La blasfemia è sgradevole anche per chi come me non crede nei numi, ma difendere Dio contro i blasfemi è semplicemente ridicolo perchè tratta Dio come un minus habens che non si sa difendere da solo. A meno che ... E forse è proprio questo che ispira l'intolleranza religiosa fino all'efferatezza criminale di inquisitori e "martiri".
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jacopus

CitazioneA volte le parole possono uccidere come e forse più delle armi.
Assolutamente d'accordo. Quanti fedeli, desiderosi di trovare pace o di una carriera nella loro vita,  hanno scannato o fatto scannare degli "infedeli". Ci si esalta con proclami omicidi pronunciati in nome di una fede, oppure si contabilizzano,  in nome di un cursus honorum, che usi la violenza teocratica come scorciatoia.
Pensare che la blasfemia uccida, significa ancora una volta  rovesciare sulla vittima le colpe del carnefice.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

anthonyi

Citazione di: Jacopus il 31 Ottobre 2020, 22:53:43 PM

Pensare che la blasfemia uccida, significa ancora una volta  rovesciare sulla vittima le colpe del carnefice.

Le parole non possono uccidere in senso fisico, ma possono ferire in senso morale, esse possono essere equiparate a un atto violento.
In tal caso la vittima un po' di colpa ce l'ha. I Francesi confondono il diritto alla libera espressione del pensiero con il diritto di offendere i simboli di una religione.

Ipazia

L'offesa é un dato molto soggettivo che precipita velocemente verso piani inclinati di barbarie violenta in funzione al livello culturale di chi si sente offeso. Il monologo del Cyrano di Rostand é esemplare della capacità di rispondere ponderatamente all'offesa.

Un potere che si afferma con la violenza dimostra l'inconsistenza delle sue pretese. Ció vale ancor più per dottrine con finalità etiche.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi


L'offesa è soggettiva anche quando è rivolta a un singolo individuo, ciò non esclude che il diritto sia in grado di costruire criteri che permettano di valutarla e sanzionarla.
A volte può esserci una sorta di continuità tra l'espressione di un'opinione riguardante una religione, e l'offesa proferita nei confronti di questa, ma non mi pare il caso delle vignette di Charlie Hebdo chiamate in questione.

InVerno

A parte che le parole di Macron mi pare di capire sono indirizzate alla questione Hebdo, cioè rientrano nella più ampia cornice della libertà di satira, oltre che di blasfemia, e il sottoscritto ritiene la satira una forma d'arte non accomunabile al semplice turpiloquio, e che comunque Macron non da un  opinione personale ma cita una legge di fine ottocento che sancisce ciò che dice, cioè non fà altro che ribadire le forme dello stato di diritto, come è  suo dovere presidenziale. La questione è molto semplice, per avere libertà di parola bisogna rischiare di offendere l'altro, senza questo rischio potenziale, la libertà di parola è limitata automaticamente a dove l'altro sostiene di essere offeso. Se passasse l'idea che le parole non possono offendere,  il concetto di libertà di parola sarebbe nullo, un amenicolo estetico senza prassi. Io poi vedo sempre la stessa cosa, e non qui sul forum, ma in generale, all'islam viene concesso una tutela che verso il cristianesimo sarebbe inusitata, vedo gente che fino all'altro giorno diceva peste e corna del cristianesimo, darsi per orientalismo alla difesa delle "tradizioni islamiche" e del loro diritto di non essere offesi, non è un caso che questi dibattiti nascano sempre intorno all'islam e del cristianesimo si accettino tranquillamente cristi mutilati e madonne nude nei musei più in voga del momento, e se un fondamentalista cristiano avesse fatto la stessa cosa, non ci sarebbe nemmeno un refolo di vento a suggerire che forse non dovevano offenderlo. La laicità non è una forma evoluta di paternalismo di stato...
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Phil

Libertà d'espressione e tolleranza possono confliggere se la tolleranza è solo da una parte.
Viene anche da interrogarsi su l'uso che si fa talvolta della libertà d'espressione: se per amor di battuta, si rischia la propria vita, o peggio, anche la vita di altri "estranei ai fatti", va valutata l'importanza di tale battuta. Se è una battuta dal nobile scopo di denunciare un'ingiustizia o un sopruso, magari poco noto, può essere anche quella una forma di martirio per un ideale; se invece è una battuta che non rivela nulla di nuovo, ma dileggia solo chi notoriamente non ama essere dileggiato, la prevedibile conseguenza è innescare o fomentare violenza, aggravando il problema su cui si sta scherzando (strategia comunicativa poco avveduta, a mio avviso, soprattutto se si hanno intenzioni serie di risolvere il conflitto di vedute).
Mostrare copertine che offendono la religione di alcuni degli studenti presenti, non è un gesto didattico che alimenta lo spirito critico o il libero pensiero (attitudini che non si basano sulla mancanza di rispetto, da non confondere con la satira), anche se tali vignette vengono presentate come movente di un recente fatto di cronaca all'interno di un programma scolastico di educazione civica (basterebbe suggerire agli interessati ad andarsele a vedere su Internet).

Smettere di fare battute antireligiose significherebbe essere complici dell'estremismo religioso? Secondo me, no, soprattutto se si distingue fra religione ed estremismo (una battuta anti-Isis non è una battuta anti-Islam, privilegiare le seconde è sintomatico di una certa confusione, filologica prima che storico-sociologica). Significherebbe piuttosto capire che le conseguenze dell'umorismo potrebbero non valere il gusto della battuta (senza entrare nel merito della qualità umoristica) e che affrontare seriamente, da adulti, il terrorismo non significa provocarlo, solo per avere l'ennesima conferma che gli estremisti sono violenti.
I cambiamenti sociali, le convivenze problematiche, gli integralismi, etc. non si risolvono con frecciate, scherno e vignette irriverenti. Certo, la libertà d'espressione è anche libertà d'essere infantili, fuori luogo o spunto per eventi spiacevoli, senza che ciò sia, superfluo ricordarlo, minimamente paragonabile alla luttuosa gravità della violenza omicida (d'altronde, forse non c'è libertà che, malgestita, non abbia effetti collaterali).
Tuttavia, affermare la propria libertà d'espressione (e blasfemia) a costo di rischiare qualche vita umana, magari anche di chi non vorrebbe metterla in gioco, è davvero una vittoria (de iure o de facto) contro l'estremismo religioso? Oppure è invece proprio ciò che lo alimenta o lo inasprisce? Abbattere o imprigionare uno o più estremisti, quante vite umane (civili) vale?


@InVerno
Al di là dei discorsi istituzionali, le religioni, o meglio, i religiosi, o ancora meglio, gli intransigenti integralisti religiosi non sono tutti uguali; credo sia indice di suddetta avvedutezza saper scegliere quali religione maneggiare (a scopi artistici o altro) e quali lasciar stare. Non perché queste ultime siano sacre e intoccabili, ma solo perché il gioco (blasfemia) non vale la candela (lo spegnersi di vite umane). In teoria si può affermare che non è giusto sia così, che non si dovrebbe punire una vignetta con un omicidio, che non dovrebbero esserci stragi per motivi religiosi, etc. tuttavia, in pratica, la realtà dei fatti è piuttosto eloquente e tenerla presente prima di scegliere quale icona oltraggiare non è, secondo me, una tutela ossequiosa (e ancor meno una difesa) di quella religione o una limitazione generale della libertà di espressione, ma piuttosto un suo saggio uso (ovvero, se proprio vogliamo accarezzare un cane, magari non conviene cercarne uno dove c'è scritto «attenti al cane, morde», anche se abbiamo comunque la libertà per farlo).

viator

Salve. Assai bene dice InVerno. Citandolo : "La questione è molto semplice, per avere libertà di parola bisogna rischiare di offendere l'altro, senza questo rischio potenziale, la libertà di parola è limitata automaticamente a dove l'altro sostiene di essere offeso. Se passasse l'idea che le parole non possono offendere,  il concetto di libertà di parola sarebbe nullo, un amenicolo estetico senza prassi".
Il problema è l'ignoranza. Più si è ignoranti più ci si attacca maniacalmente (fanaticamente) a quel poco che si crede di sapere.Circa la suscettibilità di quasi tutti i fedeli delle principali religioni, essi - secondo loro stessi - rappresentano la o le maggioranze che hanno sempre ragione.
Personalmente - essendo credente e fedele di una mia personale confessione fideistica (quella della Dea Miseria) - io dovrei esigere il rispetto delle mie personali sacralità mettendomi a strillare e denunciare contro coloro che esclamano "Porca miseria !". Oppure io solo ho torto nel credere certe cose mentre gli altri, se superano un certo numero, hanno ragione ? Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

InVerno

Citazione di: Phil il 01 Novembre 2020, 11:41:29 AM

@InVerno
Al di là dei discorsi istituzionali, le religioni, o meglio, i religiosi, o ancora meglio, gli intransigenti integralisti religiosi non sono tutti uguali; credo sia indice di suddetta avvedutezza saper scegliere quali religione maneggiare (a scopi artistici o altro) e quali lasciar stare. Non perché queste ultime siano sacre e intoccabili, ma solo perché il gioco (blasfemia) non vale la candela (lo spegnersi di vite umane). In teoria si può affermare che non è giusto sia così, che non si dovrebbe punire una vignetta con un omicidio, che non dovrebbero esserci stragi per motivi religiosi, etc. tuttavia, in pratica, la realtà dei fatti è piuttosto eloquente e tenerla presente prima di scegliere quale icona oltraggiare non è, secondo me, una tutela ossequiosa (e ancor meno una difesa) di quella religione o una limitazione generale della libertà di espressione, ma piuttosto un suo saggio uso (ovvero, se proprio vogliamo accarezzare un cane, magari non conviene cercarne uno dove c'è scritto «attenti al cane, morde», anche se abbiamo comunque la libertà per farlo).
Io invece ragiono delle istituzioni e della cultura diffusa, non di aspetti circostanziali, se sia conveniente o meno muovere dubbi riguardo l'illibatezza della madre di Maometto in una camera piena di islamisti è un problema indiduale che l'individuo risolverà secondo i propri principi e calcoli di interesse, ma visto che  si era tirato in ballo Macron come sinonimo istuzionale, mi preoccupo di ragionar di ciò. Purtroppo, è diffusa questa idea perniciosa che ad una persona religiosa sia dovuto rispetto apriori per ciò in cui crede, questo rispetto può nascere circostanzialmente, ma non deve essere né garantito né dovuto dalle istituzioni, il rispetto lo meritano solamente i ragionamenti se dimostrano fondatezza. Ed è modo diffuso di intendere la questione, perchè se incontro una persona che crede che la terra sia piatta, nessuno muoverà un dito se intendo sbertucciarlo fino a far di lui la comica del paese, ma nel momento in cui egli afferma che "Dio gli ha detto che la terra è piatta", a quel punto bisorrebbe abbassar lo sguardo e tenere bassi i toni onde evitare di ferire l'intimità di questo povero agnello che ha legato la propria identità "spirituale" alla piattitudine della terra. Neanche per sogno. "Non si pagano riscatti" è il miglior modo per evitare rapimenti, questi bombaroli hanno fiutato la permeabilità del sistema ai ricatti morali, per via di queste lagne postmoderne (che in Francia si direbbe "son di casa") e intendono spingere finchè il riscatto non verrà pagato, bene ha fatto Macron a tenere dritta la barra. Un satiro, e che sia uno vero, ha come bersaglio il can che morde davvero e che ringhia con la bava alla bocca, ma in occidente ce ne siamo dimenticati, ormai così assuefetti ad assistere a satiri che prendono in giro cani senza denti, questo sì atteggiamento immorale, perchè equivalente del proverbiale "sparar sulla croce rossa".
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Phil

Concordo pienamente sul fatto che le "nostre" istituzioni non debbano tutelare visioni strampalate tappando la bocca a chi ne dimostra l'infondatezza, ma, appunto, dimostrarne l'infondatezza, argomentando, non è prenderle in giro e, masochisticamente, provocarne la prevedibile violenza. La satira è infatti scherno basato su contenuti, non fine a se stesso. Per inciso, il postmoderno ("capro espiatorio di default" che accomuna credenti e non credenti), piuttosto scientista di natura, non son sicuro faccia "lagne" per preservare (terra)piattismi culturali, e riguardo al suo rapporto con le religioni credo sia sufficiente ricordare in quale "culla paradigmatica" sia nato, soprattutto in Francia. Macron ha ricordato doverosamente i fondamenti libertari della repubblica; come detto, sta poi ai singoli usare avvedutamente le libertà di cui dispongono, almeno tanto quanto sta ai governi contrastare il terrorismo, mettere museruole, incatenare e sopprimere.

Mariano

Nel leggere i vari interessanti interventi, mi rendo conto di non essere stato in grado di esprimere il mio pensiero critico su quanto ha detto ( o meglio non ha detto ) il Presidente Macron.
La mia critica è dovuta alla convinzione che una Società non può fare a meno di una morale.
Se condividiamo che il significato di etica a a che fare con la personale opinione ( ovviamente acquisita nel contesto sociale in cui viviamo ) di ciò che è bene  e ciò che è male fare, ritengo che anche una Società laica debba avere la capacità di distinguerlo e che questa capacità sia anch'essa un valore fondamentale.


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