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Integralismo Islamico

Aperto da Mariano, 31 Ottobre 2020, 11:08:37 AM

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niko

#30
Assolutamente d'accordo con la libertà di blasfemia, per avere il senso reale della violenza, di cosa sia violenza e cosa no agli occhi di Dio o della natura, bisogna cessare per un attimo di identificarsi con i simboli dell'io e iniziare ad identificarsi con il proprio e altrui corpo, ammazzare senza motivo un topo è violenza, rompere un crocifisso no, e sono sicuro che Dio sarebbe d'accordo.


Più ci facciamo grandi, e più accadimenti che da un punto di vista modesto e limitato ci apparirebbero neutri siamo costretti a catalogare come violenti, il disegno di Maometto nudo è così, una cosa che può offendere solo un nevrotico che non si identifica con il proprio corpo ma con la propria mente. La letteratura si rivolge a un pubblico reale o virtuale di lettori di cui si presume a priori il consenso perché l'opera letteraria possa anche solo cominciare e la satira è letteratura, non è come la filosofia, che il consenso della comunità a cui si rivolge lo pospone al termine, o come la rivelazione, che dal consenso prescinde.
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

viator

Citazione di: anthonyi il 01 Novembre 2020, 04:52:11 AM
Citazione di: Jacopus il 31 Ottobre 2020, 22:53:43 PM

Pensare che la blasfemia uccida, significa ancora una volta  rovesciare sulla vittima le colpe del carnefice.

Le parole non possono uccidere in senso fisico, ma possono ferire in senso morale, esse possono essere equiparate a un atto violento.
In tal caso la vittima un po' di colpa ce l'ha. I Francesi confondono il diritto alla libera espressione del pensiero con il diritto di offendere i simboli di una religione.

Certo. Per anthonyi la religione è sacra (mi sembra ovvio) e ciò che per i credenti o per i creduloni è sacro rappresenta automaticamente - per essi - un tabù. E' per tale regione che l'aria fritta delle parole può fare loro male.


Peccato che, dando pari dignità ad ogni personale o collettiva visione del mondo (spero siate tutti d'accordo su ciò), anche le ideologie possono venir trovate sacre da chi vi crede (o solo le religioni possiedono il monopolio del sacro ?).
Perciò la satira sia religiosa che ideologica dovrebbe venir ovunque vietata da giuste Leggi, vero anthonyi ?.


La libertà di espressione consiste invece nel ritenere che opinioni e credenze siano tutte rispettabili e tutte criticabili, tutte affermabili e tutte negabili, tutte esaltabili e tutte satireggiabili...............INDIPENDENDENTEMENTE DAL NUMERO DI COLORO CHE LE PROFESSANO. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

viator

Salve. Per Sariputra e Mariano : Citando Sariputra : "Se il vignettista avesse invece così pensato:"Le credenze di quella comunità sono assurde per me, ma mi astengo dal dileggiarle e schernirle, perché certamente questo causerà molto dolore e indignazione in molte persone di quella comunità.Infatti anch'io provo sofferenza quando vengono derise e dileggiate le cose per le quali sento un vincolo,un legame affettivo, che amo e che mi sono d'ispirazione.Così facendo non fomenterò l'avversione e l'odio verso di me, e non creerò ulteriore sofferenza.Questo è certamente un bene per me e anche per l'altro.Invece farò così:andrò a conoscere meglio le loro ragioni, così da non erigermi a giudice senza esserlo e sapiente senza conoscere.Questo sarà certamente un bene per me."
Concordo totalmente con @Davintro e dissento totalmente da @InVerno".

Meraviglioso. Ottimo esempio di calzature ben piantate per terra. Infatti è ben noto che giornalisti e vignettisti non svolgono il proprio lavoro cercando di accontentare gli umori del proprio pubblico, ma ogni mattino si siedano alla scrivania con un pensiero fisso, anzi una ossessione tipicamente professionale : "in che modo - anche oggi - potrò agire al servizio della imparzialità, dell'attenzione verso ogni e qualsiasi altrui sensibilità, evitando possibilmente ogni genere di offesa e di sofferenza verso tutti coloro i quali potrebbero trovarsi a leggermi ?".

In poche parole il vostro è un invito - rivolto a dei professionisti dell'informazione - a trasformarsi in missionari delle più soavi verità che a fine mese verranno pagati con inni, encomi e lodi. Auguri e saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

InVerno

#33
Citazione di: Sariputra il 03 Novembre 2020, 10:06:51 AM

Invece farò così:andrò a conoscere meglio le loro ragioni, così da non erigermi a giudice senza esserlo e sapiente senza conoscere.Questo sarà certamente un bene per me."
Mi chiedo se secondo te queste sarebbero le modalità con cui si costruisce la satira.. Magari non ti interessa niente della satira. Secondo te quando Hebdo fà una vignetta sull'Italia dipingendola come un pezzo di sterco a forma di stivale, è mosso dall'anti-italianità, dal considerarci rozzi creduloni, e dalla voglia di bastonarci perchè ci ritiene dei subumani? E dovrebbe invece chiamare il consolato italiano per avere un incontro dove capire meglio l'italianità e giungere davanti ad una tazza di the e dei biscotti, ad una mutua comprensione delle differenze culturali per terminare il ciclo di odio che ci affligge.. ma la satira dove sarebbe finita in tutto ciò? Sei sicuro di avere a mente gli scopi, le motivazioni, e gli auspicabili obbiettivi della satira?
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Mariano

Premetto, a scanso di equivoci, che gli esecrandi atti di violenza che ci riportano le cronache sono tutti da condannare senza alcuna giustificazione.
Gradirei però un approfondimento sul significato di etica, etica che a mio avviso non ha nulla a che fare con la legge, ma che deve far parte dei valori fondamentali di una Società.
Ad esempio uccidere o rubare sono vietati dalla legge, ma sono anche principi etici, mentre chi offende l'onore o il prestigio del presidente della Repubblica è punito con la reclusione da uno a cinque anni: e moralmente ritengo che possa essere accettato.

anthonyi

Citazione di: InVerno il 03 Novembre 2020, 09:33:27 AM
Citazione di: anthonyi il 01 Novembre 2020, 22:19:20 PM
Se è per questo anche sul reato d'omicidio le ambiguità sono tante, c'è l'osservazione di Ipazia sull'aborto, risolta giuridicamente con una convenzione temporale, poi c'è la questione della legittima difesa, per la quale l'interpretazione dipende dalle ideologie politiche, poi gli omicidi per inquinamento, pensa che ciascuno di noi, ogni volta che accende il motore della sua auto, potrebbe essere un omicida. Il diritto è tutto interpretazione.
Non è la stessa cosa, ma è inutile discuterne. Qualsiasi normodotato con un libro dei sinonimi sottobraccio può costruire una critica cento volte più vilificante e sacrilega di qualsiasi vignetta immaginabile, sfuggendo tranquillamente alla moderazione del forum, alle lenti di ingrandimento della buoncostume, e ai giuristi della cassazione. L'utilizzo della volgarità e della blasfemia fa parte di una certa tecnica artistica tipica della commedia, dell'ironia, della satira, che le si voglia distinguere pirandellianamente o meno, che ha il suo scopo non nella critica costruttiva o nel dialogo, ma nel creare uno shock per accostamento antitetico. Qualsiasi forma di potere che si arroga un origine metafisica certamente si può sentire "offesa" dal vedere il proprio beniamino seduto sul water tentare di espellere dei calcoli alla vescica, ma in tutta onestà, sono affari suoi. Proteggere e cullare bambinoni cresciuti che chiamano la maestra Pina perchè Gino ha detto "cacca", questo secondo alcuni dovrebbe essere lo scopo di uno stato moderno...

L'obiettivo di ogni comunicazione, anche satirica, è quello di essere compresa, per cui stante la possibilità di usare arzigogoli letterari, la comunicazione diretta, e magari scurrile è quella che usa il satiro. Tu hai ragione a dire che la satira non ha obiettivi costruttivi e punta allo shock, alla messa alla gogna, ed è proprio per questo che io la considero una forma di violenza, uno sfogo che magari a volte è utile socialmente perché è alternativo ad altre forme di sfogo violento, assai più pericolose.
Ma come tutte le forme di violenza ha anche meccanismi di trascinamento, non dovremmo dimenticare il ruolo che ha avuto, tra le due guerre, la satira-propaganda contro altri popoli europei a favorire la guerra tra loro.
Il fatto che Erdogan abbia approfittato per cavalcare gli eventi degli ultimi giorni dovrebbe fare riflettere su certi rischi.
Poi non capisco perché parli di "forme di potere", quando quelli che si sentono offesi sono esseri umani uniti da una comune cultura, cioè popoli. Le "forme di potere", piuttosto, possono cogliere la palla al balzo e sfruttare questo sentimento d'offesa per consolidare il loro potere.

viator

 Salve Mariano. Personalmente non posso contribuire ad approfondimenti filosofici, dal momento che secondo me dovrebbe bastare il conoscere il corretto significato di etica e di morale in quanto termini lessicali della della lingua italiana.



Etica viene da "ethos", che in greco antico (e credo anche moderno) significa "comportamento".


In particolare, comportamento dettato dalle proprie convinzioni interiori, personalissime e liberissime.


L'etica non può venir imposta da nessuno, ma solamente scelta e decisa personalmente dal singolo soggetto, il quale ne sarà arbitro e responsabile davanti alla propria coscienza. La funzione dell'etica è quella di discernere - in modo COMPLETAMENTE ARBITRARIO, RELATIVO e SOGGETTIVO tra ciò che ciascuno considera essere un bene oppure un male secondo la propria personalissima "visione del mondo", la quale può ovviamente risultare egoistica, altruistica, delinquenziale, misericordiosa etc. etc. etc.



Esiste poi la famosa "etica professionale ("EP")", la cui presenza sembrerebbe smentire l'interpretrazione individualistica che ho appena fornito. Infatti la "EP" riguarderebbe delle collettività e dovrebbe valere per i comportamenti di tutti coloro che fanno parte di un qualche sottordine sociale (le professioni). Purtroppo la troppo sbandierata "EP" è solamente una delle ipocrisie (o "convenienze") sociali che ci circondano, poichè tutte le "EP" altro non sono che "inviti", "raccomandazioni", "auspici", "proclami", "precetti", "principi" stesi da Associazioni, Ordini, Corporazioni, Consociazioni (tutti Enti a fine di sacrosanto lucro), quindi poi "imposti" ai propri Aderenti i quali saranno tenuti a leggerli, giurarvi pubblicamente sopra, firmarli (tutti aspetti solo formali che devono assicurare i Bimbi del Pubblico circa l'alta onorabilità del professionista aderente).




Naturalmente la ciliegina sulla "torta etica" delle "EP" è rappresentata dal fatto che ciascuna Corporazione produce la propria specifica "EP", ammette in sè chi vuole, espelle o sanziona da sè i trasgressori e via di questo passo con il loro cosiddetto "autogoverno" il cui vero nome è invece semplicemente "autotutela corporativa".




La morale invece viene dal latino "mores", cioè i costumi, le usanze CHE VENGONO MOSTRATI PUBBLICAMENTE, cioè l'insieme dei comportamenti che la Società (attraverso la propria pubblica opinione ed attraverso le proprie Leggi) considera essere leciti. Quindi la morale altro non è che il giudizio, da parte della collettività (o anche da parte del singolo, ma comunque da quest'ultimo pubblicamente o conoscibilmente proclamato) dei comportamenti pubblici di uno o più dei suoi componenti.




Ovviamente la base della Morale e delle Leggi che ne discendono non può essere la discriminazione  tra il bene ed male (la quale, come detto qui sopra, riguarda la sfera personale dell' Etica), ma sarà invece la distinzione tra i comportamenti socialmente utili, quelli semplicementi ammessi e quelli socialmente dannosi.


Infatti – tra l'altro – la Morale possiede la particolarità di mutare anche assai ampiamente attraverso il tempo, le culture, gli ambienti. ben diversamente dall'Etica la quale, essendo patrimonio fondamentalmente individuale, tende a disseminarsi in ambito planetario (valori etici assai somiglianti tra loro si possono trovare in persone che distano tra di loro anche decione di migliaia di chilometri e viventi in società e culture del tutto diverse), ma anche a mantenere costanti nel tempo certi propri contenuti (scelte etiche simili  tra loro per persone che pure abbiano vissuto in epoche diverse).




Morale e Leggi, in concreto, hanno la funzione di raccogliere e "distillare" le più diffuse e "socialmente efficaci" scelte e modi di sentire "etici" degli individui, codificandoli appunto a livello collettivo per poterli conservare, ma anche adattare ai mutamenti dei tempi, rendendo il tutto "ereditabile" dalla posterità.




Già a questo punto avrei parlato troppo per chi possieda un minimo di buonsenso.........in realtà avrebbe dovuto bastare una semplice considerazione : "Ma come si fa a far confusione tra etica e morale, dal momento che tutti sappiamo che esistono fior di delinquenti che vivono mostrando in pubblico comportamenti perfettamente morali ?", Saluti.

Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

anthonyi

Citazione di: niko il 03 Novembre 2020, 11:17:52 AM
Assolutamente d'accordo con la libertà di blasfemia, per avere il senso reale della violenza, di cosa sia violenza e cosa no agli occhi di Dio o della natura, bisogna cessare per un attimo di identificarsi con i simboli dell'io e iniziare ad identificarsi con il proprio e altrui corpo, ammazzare senza motivo un topo è violenza, rompere un crocifisso no, e sono sicuro che Dio sarebbe d'accordo.


Non esiste solo la violenza fisica, esistono altre forme di violenza. Rompere un crocifisso, o bruciare una bandiera, sono atti di violenza simbolica, feriscono coloro che al valore di quei simboli credono. C'è poi da notare che l'atto di oltraggio a un simbolo non è neanche indicativo di laicità, il laico dovrebbe essere indifferente ai simboli, invece, chi tenta di ferirli o distruggerli dimostra di dare loro un valore negativo.

anthonyi

Citazione di: viator il 03 Novembre 2020, 12:54:15 PM
Citazione di: anthonyi il 01 Novembre 2020, 04:52:11 AM
Citazione di: Jacopus il 31 Ottobre 2020, 22:53:43 PM

Pensare che la blasfemia uccida, significa ancora una volta  rovesciare sulla vittima le colpe del carnefice.

Le parole non possono uccidere in senso fisico, ma possono ferire in senso morale, esse possono essere equiparate a un atto violento.
In tal caso la vittima un po' di colpa ce l'ha. I Francesi confondono il diritto alla libera espressione del pensiero con il diritto di offendere i simboli di una religione.

Certo. Per anthonyi la religione è sacra (mi sembra ovvio) e ciò che per i credenti o per i creduloni è sacro rappresenta automaticamente - per essi - un tabù. E' per tale regione che l'aria fritta delle parole può fare loro male.


Peccato che, dando pari dignità ad ogni personale o collettiva visione del mondo (spero siate tutti d'accordo su ciò), anche le ideologie possono venir trovate sacre da chi vi crede (o solo le religioni possiedono il monopolio del sacro ?).
Perciò la satira sia religiosa che ideologica dovrebbe venir ovunque vietata da giuste Leggi, vero anthonyi ?.


La libertà di espressione consiste invece nel ritenere che opinioni e credenze siano tutte rispettabili e tutte criticabili, tutte affermabili e tutte negabili, tutte esaltabili e tutte satireggiabili...............INDIPENDENDENTEMENTE DAL NUMERO DI COLORO CHE LE PROFESSANO. Saluti.

Sulla utilità/disutilità sociale della satira ho già deliberato nella risposta a Inverno, comunque secondo me, viator, le ideologie religiose non sono sullo stesso livello delle ideologie politiche. La religione entra nella vita di ciascuno di noi prima che acquisiamo una coscienza indipendente e svolge soprattutto una funzione educativa (Anche se voi critici della religione a questo non ci credete).
L'ideologia politica è a un livello successivo, si rapporta a individui che un minimo di coscienza individuale e di capacità dialettica già ce l'hanno.
L'ideologia politica quindi è meno forte, e la sua lacerazione produce sofferenze minori di una lacerazione dei simboli religiosi per chi crede.
Comunque per me vietare anche la satira politica sarebbe utile, potrebbe essere un incentivo a riflettere, invece che ubriacarsi di risate. L'esistenza della satira è uno strumento utile alla conservazione del potere, Andreotti la vedeva con grande favore, in fondo tutte le vignette che lo ritraevano non facevano che sottolineare il suo potere.

baylham

Chi ha pubblicato le vignette satiriche ha fatto benissimo, una cartina al tornasole della violenza oppressiva contenuta nella religione e cultura islamica (e non solo ovviamente).

Mi auguro che l'Occidente difenda anche con la forza la libertà di espressione dall'intolleranza religiosa o politica.

Soprattutto auguro che si voglia la libertà di divertirsi, di scherzare, di ridere con l'ironia, la comicità e la satira.

davintro

Citazione di: Lou il 03 Novembre 2020, 10:44:01 AM
Citazione di: davintro il 03 Novembre 2020, 09:45:49 AM
In sintesi, nessuno tocchi la libertà di Charlie Hebdo di disegnare, ma al contempo nessuno tocchi il diritto di trovarle volgari e disgustose senza per questo rischiare di venir considerati traditori della libertà e laicità occidentali o complici culturali dei terroristi
Ma infatti il "diritto" di trovare disgustosi e volgari alcuni contenuti satirici non lo nega nessuno, una parte della satira ha anche come obiettivo sortire questo tipo di effetto e destabilizzare nella sua estrema irriverenza, e a fronte di questo esiste pure un diritto di criticare nei modi e nelle libertà previste nelle democrazie contenuti che riteniamo offensivi, che mi pare non prevedono l'uccisione di chi esprime con la penna contenuti che mi possono urtare. A me pare che l'atto che non trova alcuna legittimazione è rispondere a una vignetta satirica uccidendo il disegnatore.


Ovviamente, quello che mi interessava era contestare la necessità di un passaggio fra un giudizio morale negativo riguardo una certa forma di espressione della satira o del pensiero in generale, con una qualunque sorta di giustificazione della violenza contro chiunque eserciti tale diritto. Dovrebbe essere un'ovvietà, ma spesso ascolto pareri di chi ritiene che ogni critica a vignette blasfeme comporti uno sminuire la condanna della violenza integralista religiosa. La trovo una classica posizione "benaltrista": siccome decapitare è infinitamente più grave che disegnare vignette blasfeme, allora non si ci si dovrebbe permettere di criticare queste ultime perché "i problemi sono ben altri", come se occuparsi di un tema implichi il negare l'importanza di tutti gli altri. Al di là della forzatura logica di tale ragionamento, trovo in realtà sensato che, proprio perché la condanna della violenza fisica è, almeno qua in Occidente, scontata e nessuno si sogna di discuterla, ci si senta più stimolati a discutere di un argomento molto più controverso come quello della liceità morale della blasfemia, perché meno ovvie e banali le posizioni da sostenere.




Condivido la sintesi di Mariano sulla distinzione legge-etica che era appunto il senso del mio intervento: nel momento in cui si esalta moralmente come "eroi" che non si possono criticare individui che fruiscono di un diritto pur doverosamente riconosciuto a livello giuridico come la libertà di espressione, si cade di fatto in una sorta di "intolleranza al contrario", per cui i satirici vengono inseriti in una "zona franca" in cui trovarsi a essere immuni da ogni contestazione, mentre dall'altra parte si priva della legittima libertà di indignarsi e di rivendicare rispetto per la loro sensibilità e per le loro credenze. Nata come tutela del principio di uguaglianza di diritti e doveri tra credenti e non credenti, la laicità viene deformata rispetto al suo senso originario, operando una discriminazione, sociale-culturale tra l'esaltazione morale di chi fa satira, e chi la subisce, costretto di fatto a fare buon viso a cattivo gioco onde evitare di passare per "bigotto", fondamentalista, retrogrado ecc.





davintro

Citazione di: baylham il 03 Novembre 2020, 18:10:37 PM
Chi ha pubblicato le vignette satiriche ha fatto benissimo, una cartina al tornasole della violenza oppressiva contenuta nella religione e cultura islamica (e non solo ovviamente).

Mi auguro che l'Occidente difenda anche con la forza la libertà di espressione dall'intolleranza religiosa o politica.

Soprattutto auguro che si voglia la libertà di divertirsi, di scherzare, di ridere con l'ironia, la comicità e la satira.


a mio avviso, esiste anche una violenza atea (non di tutti gli atei, beninteso) dovuta a un deficit di empatia, per cui dal fatto di non provare, a livello individuale, un certo sentimento religioso, ci si sente egoisticamente in diritto di irridere un valore che non si avverte in prima persona, proprio perché non si riesce, o non si vuole, decentrarsi dalle proprie convinzioni individuali, e mettersi nei panni del vissuto altrui, considerando che, ciò che per se stessi è solo inganno o astrazione, per gli altri è sommo valore morale (questo è Dio per chi crede nella sua esistenza). Sarebbe come se, andando al funerale di una persona che non conoscevo e verso cui non avevo alcun legame affettivo, mi mettessi durante la cerimonia a far battute di humour nero (tipologia di umorismo che apprezzo moltissimo se goduto privatamente e non sbattuto in faccia di fronte persone che in quel momento possono essere particolarmente ricettive e sensibili all'argomento, giusto per non essere etichettato come moralista) in modo che tutti i presenti ascoltino, in nome della bellezza della satira: magari potrei appellarmi al principio della libertà di espressione a livello legale, ma come riterreste dovrei esser giudicato a livello etico? Questa visione infantilistica della libertà come libertà di far la prima cosa che passa per la mente, urlare bestemmiare, dir parolacce, senza tener conto delle conseguenze sugli altri è qualcosa che non mi convince per nulla: è la libertà delle bestie, dei bruti, nel migliore dei casi dei bambini non cresciuti, non di persone adulte e razionali, consapevoli che ogni azione sociale non riguarda mai individui isolati, ma sempre in relazione, in un "gioco" di sempre reciproca azione-reazione

Mariano

 
Salve viator, hai perfettamente ragione notando che ho utilizzato confusamente i termini "etica" e "morale", ma mi sembra che anche tu, indipendentemente da approfondimenti filosofici che anch'io non sono in grado di fare, fai una gran confusione.
Indagando sul vocabolario Treccani ritengo però di capire che comunemente sono termini considerati sinonimi.
In ogni caso è vero, si tratta di buon senso comprendere che un delinquente che mostra in pubblico comportamenti morali è semplicemente un ipocrita.
Ricambio i saluti.

viator

Salve anthonyi. Citandoti : "La religione entra nella vita di ciascuno di noi prima che acquisiamo una coscienza indipendente e svolge soprattutto una funzione educativa".

!!! Pazzesco ! Secondo il tuo punto di vista, il fatto che dei neonati, a pochi giorni dalla nascita, vengano consacrati ad una ideologia religiosa......poi quindi debbano venir "educati" in quella direzione........farebbe parte dell' "ordine naturale e positivo delle cose". E il bello è che quindi - al termine di tale da te auspicato percorso - tu parli di ACQUISIZIONE DI UNA COSCIENZA INDIPENDENTE.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

#44
Per Davintro. La metafora del funerale non regge. La satira si esercita in luoghi specifici ad essa dedicati. Se vai su Lercio non ti puoi aspettare un passo teologico serio. E su Lercio ci puoi andare e non andare, per il funerale non hai scelte e chi satireggerebbe in quel contesto meriterebbe come minimo degli insulti.
Ma vediamo la cosa dalla prospettiva opposta. Io potrei benissimo sentirmi infastidito e offeso dal fatto che una setta condiziona la mia vita, occupando posti di lavoro, condizionando norme sociali, dividendo il mondo in "buoni e cattivi", propagando idee fantasiose che distolgono dai veri problemi. Chi decide "chi offende chi" e "come offende chi offende chi"?
In realtà sono le idee granitiche, quelle che richiamano l'Uno, come vengono riassunte in modo esemplare da Adorno, a essere suscettibili e permalose.  Le idee intelligenti sono quasi sempre autoironiche o perlomeno dubitano di sé  stesse. L'Uno di Adorno ha assunto forme molto diverse, Dio, Stalin, Luigi XIV, lo Stato moderno, la Fabbrica, l'Esercito. E tutti alla fine hanno chiesto e richiedono un tributo di sangue. Il sangue è il corrispettivo dell'Uno. Solo se uccidi e non hai paura di morire, vivi nell'Uno.
Molte sono le cose che non apprezzo di questa attuale società ma la libertà di opinione e di satira non ha prezzo e si porta appresso anche il benessere.
Probabilmente abbiamo dimenticato i tempi precedenti a questa libertà. Ricordo che una decina di anni fa, quando imprecavo liberamente contro Berlusconi, mio suocero mi diceva sottovoce di stare attento, di non sparlare così, perché non si sa mai. In ciò rievocava olio di ricino e delitto Matteotti. Non vorrei condurre tutto ad una reductio ad hitlerum, ma il succo della faccenda è sempre quello. Dentro di noi, ognuno di noi c'è un piccolo Hitler, che la vita, gli incontri, il destino, fa crescere oppure  miniaturizza. La libertà di satira fa parte di quegli strumenti che rimpiccioliscono l'Uno, lo rendono umano. Ed infatti quell'Uno fu superato per la prima volta dagli antichi Greci, che adoravano degli dei molto umani. Fummo poi ributtati indietro per un paio di millenni e solo negli ultimi 70 anni godiamo di una libertà degna di questo nome.
Pertanto, viva la reciproca libertà di satira. Satireggiate pure l'uomo laico e agnostico. Ve ne sarà grato e non vi terrà il broncio.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

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