IL PROBLEMA OCCUPAZIONALE

Aperto da Eutidemo, 05 Marzo 2017, 12:45:44 PM

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Eutidemo

A mio avviso, in sintesi, i due principali fattori che -eziologicamente- stanno sempre più provocando il fenomeno della "disoccupazione" (a livello globale), sono:
1) la "SOVRAPOPOLAZIONE";
2) la "ROBOTIZZAZIONE".
***
1) SOVRAPOPOLAZIONE
Quanto al primo fenomeno, gli effetti della "sovrapoplazione" e della "sottopopolazione", si sono verificati più volte nella storia.
Ed infatti, sotto il profilo economico, i fattori della produzione sono tre:
- immobili
- capitale
- lavoro
Ed è storicamente constatabile, che il "valore" di ogni fattore è inversamente proporzionale alla sua quantità e disponibilità sul mercato; ed infatti:
- la sovraproduzione di immobili, ne diminuisce la richiesta, e, quindi, il prezzo di acquisto e di locazione;
- troppo denaro circolante, ne diminuisce la richiesta, e, quindi, la retribuzione;
- troppa gente in cerca di lavoro (sempre che lo trovi), comporta l'offerta di salari più bassi.
Per limitarci a tale ultimo aspetto, invero, Il declino demografico che si registrò negli anni successivi alla diffusione della 'peste nera' del 1348, produsse delle conseguenze economiche di lungo periodo; come la contrazione delle aree seminate a grano, la riduzione dei prezzi dei cereali, la flessione dei valori fondiari e SOPRATTUTTO L'INCREMENTO DELLA DOMANDA DI LAVORO, e DEI LIVELLI SALARIALI!
Con il successivo aumento della popolazione, si verificò, invece, il fenomeno opposto.
E questo si ripetè, alternativamente, più volte nella storia...fino alle due ultime guerre mondiali, che ebbero un doppio favorevole effetto sull'occupazione:
-  "prima" e "durante" le guerre, l'occupazione nell'industria delle armi (soprattutto in Germania ed in USA);
-  "dopo", il consistente calo della popolazione, anche a seguito delle pestilenze che spesso seguono le guerre (vedi la "Spagnola", che comportò, in Europa, una strage di poco inferiore alla PESTE NERA).
Negli ultimi settanta anni, però, in conseguenza dell'assenza di (vere) guerre e pestilenze, nonchè all'aumento dell'igiene e degli antibiotici, la popolazione mondiale ha raggiunto un APEX mai raggiunto prima.
Per cui, l'"offerta" di lavoro, a livello globale, è diventata così INGENTE e TRAVOLGENTE, che, per quanti espedienti si cerchi di adottare, la "domanda" non riesce tecnicamente ad assorbirla; e, quando lo fa, lo fa necessariamente a prezzi stracciati.
Ovviamente, il "lavoro" non è una merce qualsiasi, perchè va considerato l'aspetto umano ed etico che lo sottende; ma l'aspetto economico non è eludibile...perchè, altrimenti, va in crisi non solo chi domanda lavoro, ma anche chi lo offre.
Non si può produrre pagando 100, quello che economicamente costa 10...altrimenti si fallisce; e l'operaio pagato 100 da un industria fallita, finisce per guadagnare 0.
A parte questo, l'incremento della popolazione, combinato con l'aumento del consumo di carne (che dirotta le coltivazioni cerealicole per alimentare miliardi di bovini da macello, invece che altri esseri umani), temo che avrà effetti dirompenti anche al di là della mera disoccupazione.
***
2) ROBOTIZZAZIONE
In genere si parla di AUTOMAZIONE, ma, secondo me, il termine è ormai improprio, perchè dai semplici processi industriali meccanici (vedi il "telaio meccanico" di Cartwright), si è passati a quelli ADP (automatic data processing, a base elettromeccanica),poi a quelli EDP (electronic data processing, a base informatica)...e, ormai, alla vera ROBOTIZZAZIONE basata sulla IA (intelligenza artificiale), ovvero, più esattamente, sui "sistemi esperti".
Si tratta di un processo economico-tecnologico MOLTO accellerato, che tende a sostituire sempre di più l'attività umana con quella robotica...anche a livello, per così dire, "intellettuale".
Ed infatti, in un rigurgito di "luddismo", una volta Marx disse: "Troppe cose utili a disposizione, rendono troppe persone inutili", riferendosi soprattutto alla disoccupazione "operaia" provocata dalla progressiva meccanizione (poi evolutasi nelle "catene di montaggio", di fordiana memoria).
Con l'avvento dei computer, e dei sistemi esperti, sullo scorcio del XX secolo, è però iniziata anche l'erosione dei lavori "intellettuali" tipici delle "classi medie"; con la conseguente erosione anche dei relativi redditi.
In effetti, sin dalla preistoria, l'uomo non ha fatto altro che creare delle "protesi" che potenziassero il lavoro delle sue braccia: la zappa in pace, e la spada in guerra.
Ma ormai, le "protesi", più che "potenziare" l'uomo, lo stanno  progessivamente "sostituendo"; si stanno creando, ad esempio, aziende agricole quasi completamente gestite in modo robotico (soprattutto le colture idroponiche), e, a breve/medio termine, anche i soldati verrano sostituiti da droni, non solo aerei, ma anche navali e terrestri.
Altro che zappa e spada!
In passato, e fino a poco tempo fa, a dire il vero, le nuove tecnologie comportavano anche l'occasione di  nuove specializzazioni lavorative, che compensavano i vecchi tipi di lavoro, ormai obsoleti; purtroppo, statisticamente, tale meccanivo "compensativo" si è andato sempre più riducendo, perchè i "sistemi informatici" divengono sempre più autonomi ed autosufficienti, e hanno sempre meno bisogno della tutela, dell'assistenza... e persino dell'inventiva umana.
Da una recente statistica USA, infatti, solo lo 0,5% dei posti di lavoro perduti, è stato sostituito da nuove occupazione umane nei nuovi campi creati dall'informatica e della robotica.

SOLUZIONI
L'effetto combinato dei due fattori di cui sopra, secondo me è devastante; tanto più che, mi pare, gli attuali politici ancora non si sono ben resi conto di quello che sta succedendo, e credono di risolvere il problema con "i pannicelli caldi".
Come quel "minus habens" di Trump, che spera di risolvere il problema occupazionale, costringendo le case automobilistiche a produrre le vetture in USA, invece che in Cina: oppure erigendo muraglie.
Le reazioni "di pancia" ai problemi di cui sopra, sono, ovviamente, il "mathusianesimo", il "luddismo", lo "scovinismo" (oggi denominato "sovranismo"), il "mercantilismo", il "protezionismo"...e via dicendo.
Personalmente, tuttavia, per quanto mi sforzi, non riesco proprio ad immaginarmi una soluzione globale, che (in pratica e non soltanto in teoria) possa effettivamente funzionare.
Forse perchè non c'è!
Non tutti i problemi, infatti, devono per forza avere una soluzione...almeno a livello "eziologico" (cioè, che curi le cause).
A livello di di "terapie sintomatiche", ce ne sono alcune più valide ed altre meno valide; ma nessuna delle quali, secondo me, da sola, potrà risolvere la faccenda.
Speriamo che per risolverla, come in passato, non debbano intervenire i soliti "Cavalieri dell'Apocalisse"!
Per ora, come unica prospettiva occupazionale "generalizzata", vedo solo uno stuolo di giovani generazioni di badanti, che cambiano i pannoloni a vecchie generazioni in disarmo; fino al successivo "passaggio della stecca".
Noooooo....manco questo!!!!
http://corriereinnovazione.corriere.it/coverstory/2015/9-marzo-2015/i-robot-badanti-che-si-prendono-cura-anziani--2301087356864.shtml

paul11

Se si accettano implicitamente un paradigma iniziale, che l'economia è fondata sull'edonismo e la forma, che è il capitalismo , i due fenomeni della sovrappopolazione (rispetto a cosa diciamo che c'è sovrappopolazione?) sono effetti che a loro volta rientrano nel mercato del lavoro come cause e quindi non solo abbassano o mantengono i livelli salari/stipendi dei prestatori d'opera con contratto di lavoro  subordinato, ma ne minano i diritti, alla faccia della menzogna dell'economia democratica, si veda il job act.
Non c'è soluzione nel paradigma e nella forma, si assisteranno alle contraddizione fino al limite che consente la pace sociale.

La forte contraddizione è anche giuridica,come ben saprai, Il lavoro è un concetto politico sociale che deriva da una filosofia morale in quanto implica un uomo con la sua dignità , oppure è semplice pedina economica, quindi risorsa come il capitale o materia prima?

Quando un'azienda può chiudere gli stabilimenti in Italia poichè ritiene conveniente andare altrove e lascia senza lavoro e quindi reddito centinaia di lavoratori e famiglie relative: è giusto? La risposta del sistema economico politico che si estrinseca nel diritto è sì.quindi gerarchicamente l'economia imprenditoriale è superiore alla dignità umana delle persone in quanto economicamente lavoratori.Se questa non è una contraddizione?............

paul11

ci sono alcuni espedienti, ma servono scelte radicali.
L'italia esce dall'Europa e applica un'autarchia.
Significa fare l'inventario nazionale di ciò che è italiano e ciò che è straniero.
Allo straniero lo si invita a uscire con un tempo oppure diventare italiano.
L'ordine economico passa da quello privato a quello pubblico(è meglio dire misto ma dove l'orientamento dello Stato diventa preponderante), quindi allo Stato.
Lo Stato si riprende la sovranità anche monetaria.Deve nel frattempo azzerare i debiti esteri.

Si deve , in quell'inventario generale, stimare i fabbisogni energetici, perchè l'Italia è un'economia di trasformazione priva di materie prime minerarie ed energetiche, o comunque a livello insufficiente al fabbisogno.
Nella prima fase si stima un livello di rientro, un piano energetico temporale dove inizialmente siamo molto dipendenti fino attraverso scelte di energie alternative, atomo o quant'altro, dobbiamo arrivare ala piena autonomia.

Se il regime economico è autarchico a questo punto il rapporto denaro con realtà che è una menzogna da quando è saltata la parità con l'oro, si dà un credito a famiglia da spendere entro un dato periodo,
Immediatamente sale la domanda che fa aprire l'offerta, quindi la domanda di beni e di merci richiede quei beni e qualcuno che li produca.
la piena occupazione è semplice, basta dividere la quantità di lavoro per la forza lavoro potenziale in italia.
Se risulta che tutti lavoriamo tre ore al giorno, evviva, perchè la tecnologia non compete più con il lavor, anzi lo aiuta ad abbassare le ore lavoro della giornata.

E finalmente faremo  meno di merci agricole e industriali estere che hanno fatto chiudere le nostre aziende.
Per la finanza , che è la menzogna contraddittoria dell'economia e per la burocrazia italiana, ci si avvale di infrastrutture le più innovative possibili, eliminando lungaggini e parassitismo.
Lavoriamo tutti, lavoriamo meno, siamo circa sessanta milioni e andremmo sicuramente meglio di adesso.

Eretiko

Citazione di: Eutidemo il 05 Marzo 2017, 12:45:44 PM
In passato, e fino a poco tempo fa, a dire il vero, le nuove tecnologie comportavano anche l'occasione di  nuove specializzazioni lavorative, che compensavano i vecchi tipi di lavoro, ormai obsoleti; purtroppo, statisticamente, tale meccanivo "compensativo" si è andato sempre più riducendo, perchè i "sistemi informatici" divengono sempre più autonomi ed autosufficienti, e hanno sempre meno bisogno della tutela, dell'assistenza... e persino dell'inventiva umana.
Da una recente statistica USA, infatti, solo lo 0,5% dei posti di lavoro perduti, è stato sostituito da nuove occupazione umane nei nuovi campi creati dall'informatica e della robotica.

Dove stanno realmente questi sistemi "informatici" autonomi e autosufficienti, a parte i film di fantascienza e i libri di ingenui autori (talvolta in malafede più che ingenui)?
Direi che è il caso di sfatare definitivamente questo mito dell'intelligenza artificiale, appannaggio di alcune università americane che (incredibilmente) riescono ad ottenere ingenti finanziamenti privati da parte di chi evidentemente non conosce altro modo di gettare in pattumiera i propri soldi.
Il problema è che aziende come "Facebook" o "Google" riescono a fare fatturati vertiginosi con pochissimi occupati, e quindi elevati profitti, ma non perché hanno "sistemi automatici esperti", ma semplicemente perché le risorse umane necessarie sono minime e quasi indipendenti dalla "domanda" (non debbono aumentare il personale se i loro clienti raddoppiano). Stesso discorso ad esempio per "Microsoft" o "Oracle": vendere 10 licenze o venderne un milione non incide sulle risorse necessarie per produrle.
Nella manifattura il discorso è diverso: raddoppiare una produzione significa inevitabilmente aumentare le risorse umane necessarie, anche in processi fortemente automatizzati.

sgiombo

Citazione di: Eutidemo il 05 Marzo 2017, 12:45:44 PM

Personalmente, tuttavia, per quanto mi sforzi, non riesco proprio ad immaginarmi una soluzione globale, che (in pratica e non soltanto in teoria) possa effettivamente funzionare.
Forse perchè non c'è!
Non tutti i problemi, infatti, devono per forza avere una soluzione...almeno a livello "eziologico" (cioè, che curi le cause).
A livello di di "terapie sintomatiche", ce ne sono alcune più valide ed altre meno valide; ma nessuna delle quali, secondo me, da sola, potrà risolvere la faccenda.
Speriamo che per risolverla, come in passato, non debbano intervenire i soliti "Cavalieri dell'Apocalisse"!
Per ora, come unica prospettiva occupazionale "generalizzata", vedo solo uno stuolo di giovani generazioni di badanti, che cambiano i pannoloni a vecchie generazioni in disarmo; fino al successivo "passaggio della stecca".
Noooooo....manco questo!!!!
http://corriereinnovazione.corriere.it/coverstory/2015/9-marzo-2015/i-robot-badanti-che-si-prendono-cura-anziani--2301087356864.shtml
CitazioneFaccio sommessamente notare che in URSS e negli altri paesi socialisti la disoccupazione non esisteva, anche a fronte di enormi progressi tecnologici e produttivi (se non in assoluto, ma in certi settori produttivi anche in assoluto, per lo meno relativamente alle "condizioni di partenza").

Certo non era un impossibile "paradiso in terra".

Certo c' erano problemi e ingiustizie (anche -non solo- in conseguenza delle continue aggressioni più  meno belliche o "pacifiche" -ma comunque violente- del capitalismo imperialistico occidentale).

Certo non viaggiavano in SUV (o in Ferrari, come una minoranza per lo più parassitaria ora qui da noi, almeno nel caso delle Ferrari) ma con le Trabant.
Ma considerando che non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca, personalmente preferisco di gran lunga le Trabant e la piena occupazione.

Eutidemo

Citazione di: paul11 il 05 Marzo 2017, 13:59:52 PM
Se si accettano implicitamente un paradigma iniziale, che l'economia è fondata sull'edonismo e la forma, che è il capitalismo , i due fenomeni della sovrappopolazione (rispetto a cosa diciamo che c'è sovrappopolazione?) sono effetti che a loro volta rientrano nel mercato del lavoro come cause e quindi non solo abbassano o mantengono i livelli salari/stipendi dei prestatori d'opera con contratto di lavoro  subordinato, ma ne minano i diritti, alla faccia della menzogna dell'economia democratica, si veda il job act.
Non c'è soluzione nel paradigma e nella forma, si assisteranno alle contraddizione fino al limite che consente la pace sociale.

La forte contraddizione è anche giuridica,come ben saprai, Il lavoro è un concetto politico sociale che deriva da una filosofia morale in quanto implica un uomo con la sua dignità , oppure è semplice pedina economica, quindi risorsa come il capitale o materia prima?

Quando un'azienda può chiudere gli stabilimenti in Italia poichè ritiene conveniente andare altrove e lascia senza lavoro e quindi reddito centinaia di lavoratori e famiglie relative: è giusto? La risposta del sistema economico politico che si estrinseca nel diritto è sì.quindi gerarchicamente l'economia imprenditoriale è superiore alla dignità umana delle persone in quanto economicamente lavoratori.Se questa non è una contraddizione?............


Caro Paul11, l'economia non è fondata sull'"edonismo", bensì sul meccanismo dei fattori della produzione del reddito -immobili, capitale e lavoro-, che non rientrano in un astratto paradigma teorico, bensì nella mera constatazione della realtà: più un bene è raro e più costa, più è diffuso e meno costa (sebbene al "valore" concorrano anche altri elementi, e ci siano varie teorie al riguardo).
In ogni caso, il "capitalismo", non c'entra niente, perchè è un fenomeno che si è sempre verificato nella storia; o, quantomeno, sin dai tempi dell'agricoltura (ma probabilmente anche prima).
Quanto a "rispetto a cosa diciamo che c'è sovrappopolazione", mi sembra ovvio: rispetto alle risorse disponibili...specie in prospettiva futura.
Sono invece perfettamente d'accordo sul fatto che l'attuale capitalismo (o meglio "finanzcapitalismo"), aggrava notevolmente il fenomeno, perchè impedisce una più equa redistribuzione delle risorse: ed infatti, dal rapporto di Oxfam sulla ricchezza nel mondo, risulta che l'1 per cento della popolazione mondiale possiede più del restante 99 per cento e che questo divario si sta allargando sempre di più!
E questo è INACCETTABILE!!! >:(
Ma io avevo affrontato un problema diverso.
Ed infatti è ovvio che, in caso di naufragio, tutti i superstiti dovrebbero dividersi equamente i viveri a disposizione nella scialuppa, ma:
- se i prepotenti si accaparrano più viveri dei più deboli, i primi -in ipotesi- sopravviveranno un mese, mentre i secondi solo una settimana;
- se, invece, le razioni verranno distribuite in parti eguali, moriranno tutti insieme, più o meno contemporaneamente, dopo quindici giorni.
Non avendo alternative, ritengo senza dubbio più giusta la seconda soluzione; ma, forse, la cosa migliore sarebbe se sopravvivessero tutti. ;)
Ovviamente, il mio, era solo un esempio (estremamente semplicistico), ma, con esso, intendevo soltanto dire che la "ridistribuzione" delle risorse, non supplisce alla loro "carenza".
Non confondiamo dei problemi che, pur essendo intrinsecamente connessi, sono però concettualmente ben distinti!
Sono anche perfettamente d'accordo che: "... il lavoro è un concetto politico sociale che deriva da una filosofia morale in quanto implica un uomo con la sua dignità , e non una semplice pedina economica..."; tuttavia, resta comunque un fattore della produzione, per cui è inevitabile che il suo valore sia anche una variabile dipendente dalla situazione economica globale.
Insisto, perciò, nel dire che, appunto a livello globale, i VERI problemi sono:
- la crescita esponenziale della popolazione mondiale (anche con i connessi problemi migratori dalle zone povere sovrapopolate alle zone ricche sottopopolate della "scialuppa" terra);
- l'automazione e l'informatizzazione , che rende obsolete ed inutili sempre più occupazioni lavorative, anche intelletuali e nei "servizi", sostituendole con una quantità insufficiente di nuove occupazioni lavorative (connesse alla l'automazione e l'informatizzazione).
Ma quello che mi spaventa di più, è che la politica (ed anche la gente comune) non sembra davvero capire quello che sta DAVVERO accadendo. :o
Non è la prima volta che sento discorsi come il tuo, che, ormai, sono diventati luoghi comuni:
"Quando un'azienda può chiudere gli stabilimenti in Italia poichè ritiene conveniente andare altrove e lascia senza lavoro e quindi reddito centinaia di lavoratori e famiglie relative: è giusto? La risposta del sistema economico politico che si estrinseca nel diritto è sì.quindi gerarchicamente l'economia imprenditoriale è superiore alla dignità umana delle persone in quanto economicamente lavoratori.Se questa non è una contraddizione?."
Tu dimentichi che i "lavoratori" sono anche "consumatori"; cioè, non è mica che lavorano per divertimento, ma lo fanno proprio per guadagnare il denaro necessario per sopravvivere, "consumando" beni ( a cominciare da quelli alimentari).
Per cui, se aumenti i salari, e poi, di conseguenza, fai lievitare anche i prezzi al consumo...i lavoratori non ci guadagnano niente.
Trump, ad esempio, vuole "rilocalizzare" in USA la produzione di automobili, per assumere più operai americani; il cui lavoro, ovviamente, sarebbe pagato molto di più, e con tutele giuridiche molto maggiori di quelle di un operaio cinese.
Giustissimo!!!
Ma ora pensa un attimo a quando quegli operai americani (e non solo a loro), dovranno comprarsi una nuova vettura: ovviamente, questa, verrà a costargli il triplo rispetto a prima, perchè, il costo delle vetture sarà ormai triplicato rispetto al passato.
Il risultato più probabile sarà:
- che molti di loro preferiranno andare in giro a piedi;
- il numero delle auto vendute crollerà;
- molte cause automobilistiche falliranno, o ridurranno il personale.
E, tutto questo, col capitalismo non c'entra assolutamente niente; si tratta solo di logica economica.
O meglio, secondo me, di semplice buon senso!
Ma può darsi che io mi sbagli, perchè l'"economia" non è propriamente il mio "cavallo di battaglia", in fondo! :-[

Eutidemo

Citazione di: Eretiko il 05 Marzo 2017, 18:51:14 PM
Citazione di: Eutidemo il 05 Marzo 2017, 12:45:44 PM
In passato, e fino a poco tempo fa, a dire il vero, le nuove tecnologie comportavano anche l'occasione di  nuove specializzazioni lavorative, che compensavano i vecchi tipi di lavoro, ormai obsoleti; purtroppo, statisticamente, tale meccanivo "compensativo" si è andato sempre più riducendo, perchè i "sistemi informatici" divengono sempre più autonomi ed autosufficienti, e hanno sempre meno bisogno della tutela, dell'assistenza... e persino dell'inventiva umana.
Da una recente statistica USA, infatti, solo lo 0,5% dei posti di lavoro perduti, è stato sostituito da nuove occupazione umane nei nuovi campi creati dall'informatica e della robotica.

Dove stanno realmente questi sistemi "informatici" autonomi e autosufficienti, a parte i film di fantascienza e i libri di ingenui autori (talvolta in malafede più che ingenui)?
Direi che è il caso di sfatare definitivamente questo mito dell'intelligenza artificiale, appannaggio di alcune università americane che (incredibilmente) riescono ad ottenere ingenti finanziamenti privati da parte di chi evidentemente non conosce altro modo di gettare in pattumiera i propri soldi.
Il problema è che aziende come "Facebook" o "Google" riescono a fare fatturati vertiginosi con pochissimi occupati, e quindi elevati profitti, ma non perché hanno "sistemi automatici esperti", ma semplicemente perché le risorse umane necessarie sono minime e quasi indipendenti dalla "domanda" (non debbono aumentare il personale se i loro clienti raddoppiano). Stesso discorso ad esempio per "Microsoft" o "Oracle": vendere 10 licenze o venderne un milione non incide sulle risorse necessarie per produrle.
Nella manifattura il discorso è diverso: raddoppiare una produzione significa inevitabilmente aumentare le risorse umane necessarie, anche in processi fortemente automatizzati.

Caro Eretiko, tu ti chiedi "Dove stanno realmente questi sistemi "informatici" autonomi e autosufficienti, a parte i film di fantascienza e i libri di ingenui autori (talvolta in malafede più che ingenui)?"
Stanno cominciando dappertutto, a cominciare dalle auto che si guidano da sole, e che capiscono da sè che devono rallentare, quando vedono i giro troppi bambini, ai droni (ora, oltre che aerei, anche navali e terrestri), che riescono a distinguere se un soggetto è armato e pericoloso, oppure è un ingenuo passante.
Tutto questo è "reale", e facilmente verificabile!
E siamo solo agli inizi!
Quanto all'I.A., avevo precisato che, più esattamente, si parla -per ora- di "sistemi esperti"; che sono una cosa un po' diversa...ma egualmente impressionante.
Prima di irridere al mito dell'intelligenza artificiale, comunque, appannaggio di alcune università prestigiose americane che (molto giustamente) riescono ad ottenere ingenti finanziamenti privati da parte di chi ha saggiamente capito quali sono i VERI investimenti da fare per il futuro, secondo me, dovresti ricordare anche che fine hanno fatto le previsioni di coloro che irridevano a chi sosteneva che "...il più pesante dell'aria potesse volare"!
E continuavano ad irridere, anche quando, videro nel 1903, un piccolo trabiccolo fare un volo di soli 12 secondi, all'altezza di un metro e per un percorso di soli 40 metri: era l'aereo dei fratelli Wright. ;D
Dopo poco più di dieci anni, però, era già l'epoca dei combattimenti aerei del Barone Rosso...e qualche decennio dopo l'uomo sbarcava sulla luna. ;)
Tu, all'epoca, sono sicuro che avresti sicuramente escluso tale possibilità...ammettilo! ;)
Il discorso di aziende come "Facebook" o "Google", invece, non c'entra assolutamente niente con l'automazione; riescono a fare fatturati vertiginosi con pochissimi occupati, e quindi elevati profitti,  non perché hanno "sistemi automatici esperti", ma semplicemente perché le risorse umane necessarie sono minime essendo tutta l'attività gestita da "software" dedicati.
Il che, però, più o meno, è la stessa cosa...all'atto pratico!
D'altronde, ormai da dieci anni, io non vado praticamente più nè in banca nè alle poste, perchè faccio tutto ONLINE; grazie ai "software" dedicati per le varie operazioni (bonifici, raccomandate, bolletini ecc.).
Il lavoro delle persone allo "sportello" viene sostituito da quello dei "software"; chi lo avrebbe detto, negli anni '70?
Nella manifattura il discorso, in effetti, è un po' diverso: ma non è affatto vero che raddoppiare una produzione significa inevitabilmente aumentare le risorse umane necessarie, anche in processi fortemente automatizzati; è un controsenso logico, e, comunque, statisticamente verificabile.
Peraltro, è verificabile anche storicamente, perchè era già cominciato ad accadere nei primi processi fortemente automatizzati dell'800 e del '900.

Eutidemo

Citazione di: sgiombo il 05 Marzo 2017, 21:27:02 PM
Citazione di: Eutidemo il 05 Marzo 2017, 12:45:44 PM

Personalmente, tuttavia, per quanto mi sforzi, non riesco proprio ad immaginarmi una soluzione globale, che (in pratica e non soltanto in teoria) possa effettivamente funzionare.
Forse perchè non c'è!
Non tutti i problemi, infatti, devono per forza avere una soluzione...almeno a livello "eziologico" (cioè, che curi le cause).
A livello di di "terapie sintomatiche", ce ne sono alcune più valide ed altre meno valide; ma nessuna delle quali, secondo me, da sola, potrà risolvere la faccenda.
Speriamo che per risolverla, come in passato, non debbano intervenire i soliti "Cavalieri dell'Apocalisse"!
Per ora, come unica prospettiva occupazionale "generalizzata", vedo solo uno stuolo di giovani generazioni di badanti, che cambiano i pannoloni a vecchie generazioni in disarmo; fino al successivo "passaggio della stecca".
Noooooo....manco questo!!!!
http://corriereinnovazione.corriere.it/coverstory/2015/9-marzo-2015/i-robot-badanti-che-si-prendono-cura-anziani--2301087356864.shtml
CitazioneFaccio sommessamente notare che in URSS e negli altri paesi socialisti la disoccupazione non esisteva, anche a fronte di enormi progressi tecnologici e produttivi (se non in assoluto, ma in certi settori produttivi anche in assoluto, per lo meno relativamente alle "condizioni di partenza").

Certo non era un impossibile "paradiso in terra".

Certo c' erano problemi e ingiustizie (anche -non solo- in conseguenza delle continue aggressioni più  meno belliche o "pacifiche" -ma comunque violente- del capitalismo imperialistico occidentale).

Certo non viaggiavano in SUV (o in Ferrari, come una minoranza per lo più parassitaria ora qui da noi, almeno nel caso delle Ferrari) ma con le Trabant.
Ma considerando che non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca, personalmente preferisco di gran lunga le Trabant e la piena occupazione.

Ammetto che (in parte) la pensavo -e tutt'ora la penso- come te; ed infatti, le risorse, poche o tante che siano, è comunque più giusto ridistribuirle, piuttosto che accentrarle in pochi soggetti.
E' indecente, infatti, che l'1% della popolazione mondiale, accentri più ricchezza del restante 99%! >:(
Ad ogni modo, le poche volte che sono stato in Russia (dopo il 2000), ed ho parlato di queste cose con gli "indigeni", quasi sempre ho rimediato un irato "отвяжись"; con un'unica eccezione, infatti, nessuno di loro, potendo scegliere, sarebbe tornato al precedente regime.
Nemmeno quelli che ancora si definivano comunisti! ???
Ed infatti, dicevano che, quello sovietico, era tutto meno che "veramente" comunista, perchè la poca ricchezza e potere che  c'erano lì, non erano affatto ridistribuiti fra tutti, bensì erano concentrati nelle mani degli "apparatčiki"; tutti gli altri, vivevano nella povertà e nella paura (anche se, forzatamente o meno, erano davvero tutti occupati). ;)
L'unica eccezione che ho incontrato, appunto, era un vecchio "apparatčik".
Però, pochi incontri non fanno certo una statistica valida delle opinioni dei russi attuali.

paul11

Citazione di: Eutidemo il 06 Marzo 2017, 07:12:42 AM
Citazione di: paul11 il 05 Marzo 2017, 13:59:52 PM
Se si accettano implicitamente un paradigma iniziale, che l'economia è fondata sull'edonismo e la forma, che è il capitalismo , i due fenomeni della sovrappopolazione (rispetto a cosa diciamo che c'è sovrappopolazione?) sono effetti che a loro volta rientrano nel mercato del lavoro come cause e quindi non solo abbassano o mantengono i livelli salari/stipendi dei prestatori d'opera con contratto di lavoro  subordinato, ma ne minano i diritti, alla faccia della menzogna dell'economia democratica, si veda il job act.
Non c'è soluzione nel paradigma e nella forma, si assisteranno alle contraddizione fino al limite che consente la pace sociale.

La forte contraddizione è anche giuridica,come ben saprai, Il lavoro è un concetto politico sociale che deriva da una filosofia morale in quanto implica un uomo con la sua dignità , oppure è semplice pedina economica, quindi risorsa come il capitale o materia prima?

Quando un'azienda può chiudere gli stabilimenti in Italia poichè ritiene conveniente andare altrove e lascia senza lavoro e quindi reddito centinaia di lavoratori e famiglie relative: è giusto? La risposta del sistema economico politico che si estrinseca nel diritto è sì.quindi gerarchicamente l'economia imprenditoriale è superiore alla dignità umana delle persone in quanto economicamente lavoratori.Se questa non è una contraddizione?............


Caro Paul11, l'economia non è fondata sull'"edonismo", bensì sul meccanismo dei fattori della produzione del reddito -immobili, capitale e lavoro-, che non rientrano in un astratto paradigma teorico, bensì nella mera constatazione della realtà: più un bene è raro e più costa, più è diffuso e meno costa (sebbene al "valore" concorrano anche altri elementi, e ci siano varie teorie al riguardo).
In ogni caso, il "capitalismo", non c'entra niente, perchè è un fenomeno che si è sempre verificato nella storia; o, quantomeno, sin dai tempi dell'agricoltura (ma probabilmente anche prima).
Quanto a "rispetto a cosa diciamo che c'è sovrappopolazione", mi sembra ovvio: rispetto alle risorse disponibili...specie in prospettiva futura.
Sono invece perfettamente d'accordo sul fatto che l'attuale capitalismo (o meglio "finanzcapitalismo"), aggrava notevolmente il fenomeno, perchè impedisce una più equa redistribuzione delle risorse: ed infatti, dal rapporto di Oxfam sulla ricchezza nel mondo, risulta che l'1 per cento della popolazione mondiale possiede più del restante 99 per cento e che questo divario si sta allargando sempre di più!
E questo è INACCETTABILE!!! >:(
Ma io avevo affrontato un problema diverso.
Ed infatti è ovvio che, in caso di naufragio, tutti i superstiti dovrebbero dividersi equamente i viveri a disposizione nella scialuppa, ma:
- se i prepotenti si accaparrano più viveri dei più deboli, i primi -in ipotesi- sopravviveranno un mese, mentre i secondi solo una settimana;
- se, invece, le razioni verranno distribuite in parti eguali, moriranno tutti insieme, più o meno contemporaneamente, dopo quindici giorni.
Non avendo alternative, ritengo senza dubbio più giusta la seconda soluzione; ma, forse, la cosa migliore sarebbe se sopravvivessero tutti. ;)
Ovviamente, il mio, era solo un esempio (estremamente semplicistico), ma, con esso, intendevo soltanto dire che la "ridistribuzione" delle risorse, non supplisce alla loro "carenza".
Non confondiamo dei problemi che, pur essendo intrinsecamente connessi, sono però concettualmente ben distinti!
Sono anche perfettamente d'accordo che: "... il lavoro è un concetto politico sociale che deriva da una filosofia morale in quanto implica un uomo con la sua dignità , e non una semplice pedina economica..."; tuttavia, resta comunque un fattore della produzione, per cui è inevitabile che il suo valore sia anche una variabile dipendente dalla situazione economica globale.
Insisto, perciò, nel dire che, appunto a livello globale, i VERI problemi sono:
- la crescita esponenziale della popolazione mondiale (anche con i connessi problemi migratori dalle zone povere sovrapopolate alle zone ricche sottopopolate della "scialuppa" terra);
- l'automazione e l'informatizzazione , che rende obsolete ed inutili sempre più occupazioni lavorative, anche intelletuali e nei "servizi", sostituendole con una quantità insufficiente di nuove occupazioni lavorative (connesse alla l'automazione e l'informatizzazione).
Ma quello che mi spaventa di più, è che la politica (ed anche la gente comune) non sembra davvero capire quello che sta DAVVERO accadendo. :o
Non è la prima volta che sento discorsi come il tuo, che, ormai, sono diventati luoghi comuni:
"Quando un'azienda può chiudere gli stabilimenti in Italia poichè ritiene conveniente andare altrove e lascia senza lavoro e quindi reddito centinaia di lavoratori e famiglie relative: è giusto? La risposta del sistema economico politico che si estrinseca nel diritto è sì.quindi gerarchicamente l'economia imprenditoriale è superiore alla dignità umana delle persone in quanto economicamente lavoratori.Se questa non è una contraddizione?."
Tu dimentichi che i "lavoratori" sono anche "consumatori"; cioè, non è mica che lavorano per divertimento, ma lo fanno proprio per guadagnare il denaro necessario per sopravvivere, "consumando" beni ( a cominciare da quelli alimentari).
Per cui, se aumenti i salari, e poi, di conseguenza, fai lievitare anche i prezzi al consumo...i lavoratori non ci guadagnano niente.
Trump, ad esempio, vuole "rilocalizzare" in USA la produzione di automobili, per assumere più operai americani; il cui lavoro, ovviamente, sarebbe pagato molto di più, e con tutele giuridiche molto maggiori di quelle di un operaio cinese.
Giustissimo!!!
Ma ora pensa un attimo a quando quegli operai americani (e non solo a loro), dovranno comprarsi una nuova vettura: ovviamente, questa, verrà a costargli il triplo rispetto a prima, perchè, il costo delle vetture sarà ormai triplicato rispetto al passato.
Il risultato più probabile sarà:
- che molti di loro preferiranno andare in giro a piedi;
- il numero delle auto vendute crollerà;
- molte cause automobilistiche falliranno, o ridurranno il personale.
E, tutto questo, col capitalismo non c'entra assolutamente niente; si tratta solo di logica economica.
O meglio, secondo me, di semplice buon senso!
Ma può darsi che io mi sbagli, perchè l'"economia" non è propriamente il mio "cavallo di battaglia", in fondo! :-[
Eutidemo,
l'economia è una disciplina scientifica.
Il principio dell'utilità viene studiato attraverso la logica edonistica. le teorie filosfiche dell'utilitarismo e della giustizia redistributiva sono all'interno della stessa logica., per non parlare dell'ìapplicazione della teroia de igiochi nell'ambito delle decisioni.
Se sostituisco il principio edonistico con il principioo ccoperativistico, cambio il modo d'interpretare  le leggi.

I fattori produttivi, sono materia, prima, capitale e lavoro(non immobili).
Se i detentori dei mezzi di produzione sono privati o sono pubblici muta sostanzialmente la politica della gestione delle risorse.

Insomma intendo dire che il problema occupazione è ideologico, non è affatto un problema di per sè economico.
E mi spiego.
Una carenza di una risorsa , oppure l'aumento di una domanda rispetto ad un 'offerta è speculativa in termini di profittabilità , fa aumentare i prezzi Significa che ne l capitalismo che è una forma economica e non l'unica, o se si vuole è possible comunque gestire i fattori in maniere diverse, basta deciderlo e quindi è caratteristica della volontà del governo economico, 

Allora se il problema è ad esempio energetico, nell'attuale modalità di sitema scarseggiando un fattore,aumenta il prezzo.
In un sistema cooperativistico, invece di aumentare il prezzo si può decider anche di consumae meno.

Veniamo ora al problema occupazione. Abbiamo detto che i tre fattori produttivi sono materia prime (mercato delle merci), capitale (mercato finanziario), lavoro (mercato del lavoro).
Se si decide che la gerarchia delle scelte (ecco la teoria decisionale) è prioritaria sull'occupazione, allora rendere variabile gli altri due fattori  produttivi.
Se invece tutto è variabile e soggetto al mercato, nell'ambiente privato del profitto , è proprio  la dinamica lavoro ad essere dipendente dagli altri due fattori per il semplice motivo che è più negoziabile. Il costo del  capitale lo decide la banca centrale attraverso il circolo finanziario delle banche commerciali (ormai lo sono tutte da anni).Il costo delle materie prime è soggetto alla merceologia in cui un'industria di prima o seconda trasformazione è collocata, ma i prezzi sono internazionali a cominciare da quelli energetici

Ecco allora che il sistema di equilibrio distorto attuale è la privatizzazione del profitto e la socializzazione delle perdite.

Significa che il diritto imprenditoriale è superiore al diritto del lavoratore dipendente e questo è lampante  per dire he la priorità economica del mercato è superiore a quello della politica Se poi nell'attuale momento storico, lo Stato non deve alterare il mercato economico , si arriva al paradosso che lo Stato deve mantenere lavoratori disoccupati mentre la loro azienda di appartenenza fa profitto.
Questo è lecito, come è lecito per un'azienda chiudere uno stabilimento e aprirlo in un altro luogo del globo.

Il problema occupazione non è economico è ideologico e dimostra  l'inadeguatezza della nostra cultura post-moderna

sgiombo

Citazione di: Eutidemo il 06 Marzo 2017, 08:13:01 AM
Citazione di: sgiombo il 05 Marzo 2017, 21:27:02 PM
Citazione di: Eutidemo il 05 Marzo 2017, 12:45:44 PM

Personalmente, tuttavia, per quanto mi sforzi, non riesco proprio ad immaginarmi una soluzione globale, che (in pratica e non soltanto in teoria) possa effettivamente funzionare.
Forse perchè non c'è!
Non tutti i problemi, infatti, devono per forza avere una soluzione...almeno a livello "eziologico" (cioè, che curi le cause).
A livello di di "terapie sintomatiche", ce ne sono alcune più valide ed altre meno valide; ma nessuna delle quali, secondo me, da sola, potrà risolvere la faccenda.
Speriamo che per risolverla, come in passato, non debbano intervenire i soliti "Cavalieri dell'Apocalisse"!
Per ora, come unica prospettiva occupazionale "generalizzata", vedo solo uno stuolo di giovani generazioni di badanti, che cambiano i pannoloni a vecchie generazioni in disarmo; fino al successivo "passaggio della stecca".
Noooooo....manco questo!!!!
http://corriereinnovazione.corriere.it/coverstory/2015/9-marzo-2015/i-robot-badanti-che-si-prendono-cura-anziani--2301087356864.shtml
CitazioneFaccio sommessamente notare che in URSS e negli altri paesi socialisti la disoccupazione non esisteva, anche a fronte di enormi progressi tecnologici e produttivi (se non in assoluto, ma in certi settori produttivi anche in assoluto, per lo meno relativamente alle "condizioni di partenza").

Certo non era un impossibile "paradiso in terra".

Certo c' erano problemi e ingiustizie (anche -non solo- in conseguenza delle continue aggressioni più  meno belliche o "pacifiche" -ma comunque violente- del capitalismo imperialistico occidentale).

Certo non viaggiavano in SUV (o in Ferrari, come una minoranza per lo più parassitaria ora qui da noi, almeno nel caso delle Ferrari) ma con le Trabant.
Ma considerando che non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca, personalmente preferisco di gran lunga le Trabant e la piena occupazione.

Ammetto che (in parte) la pensavo -e tutt'ora la penso- come te; ed infatti, le risorse, poche o tante che siano, è comunque più giusto ridistribuirle, piuttosto che accentrarle in pochi soggetti.
E' indecente, infatti, che l'1% della popolazione mondiale, accentri più ricchezza del restante 99%! >:(
Ad ogni modo, le poche volte che sono stato in Russia (dopo il 2000), ed ho parlato di queste cose con gli "indigeni", quasi sempre ho rimediato un irato "отвяжись"; con un'unica eccezione, infatti, nessuno di loro, potendo scegliere, sarebbe tornato al precedente regime.
Nemmeno quelli che ancora si definivano comunisti! ???
Ed infatti, dicevano che, quello sovietico, era tutto meno che "veramente" comunista, perchè la poca ricchezza e potere che  c'erano lì, non erano affatto ridistribuiti fra tutti, bensì erano concentrati nelle mani degli "apparatčiki"; tutti gli altri, vivevano nella povertà e nella paura (anche se, forzatamente o meno, erano davvero tutti occupati). ;)
L'unica eccezione che ho incontrato, appunto, era un vecchio "apparatčik".
Però, pochi incontri non fanno certo una statistica valida delle opinioni dei russi attuali.
CitazioneCredo che le statistiche siano (per quanto mai obiettive) molto più attendibili del "curiosare fai da te" coi primi che capita di incontrare (fra l' altro i filooccidentali che amano avere contatti con viaggiatori delle nostre parti sono oggi una minoranza estrema e alquanto"eterodossa" o "anticonformista" dei Russi, poco o punto significativa degli orientamenti della maggioranza della popolazione, che non é che veda di buon occhio chi viene dall' ovest e non é molto incline a dagli confidenza).

Ebbene in Russia dai sondaggi fatti dal governo attuale, tutt' altro che filocomunista anche se non più al sevizio dell ' imperilalismo occidentale come erano quelli della funesta era Gorby - Eltsin, Stalin risulta fra i più popolari statisti di tutti i tempi (o il più popolare: sono incerto anche perché non é che i nostri mezzi di comunicazione divulghino volentieri queste notizie... diciamo che trapelano da una spessa coltre di silenzio).

Invece i governi della Repubblica Federale di Germania, nell' ambito dei festeggiamenti per l' annessione della Repubblica Democratica Tedesca (che loro chiamano "unificazione"), ogni 5 anni dalla caduta del muro facevano un sondaggio sugli orientamenti dei cittadini delle regioni orientali ex socialiste.
Però l' ultima volta non l' hanno più fatto perché nei precedenti (malgrado i sondaggi notoriamente  non siano mai obiettivi ma fatti sempre in modo da poter ottenere le rispose migliori possibili dal punto di vista dei committenti) si era assistito a un costantemente crescente rimpianto e valutazione positiva del passato socialista e delusione per le esperienze vissute nel capitalismo reale (nei primi sondaggi prevalevano le speranze, rivelatesi a quanto pare poco o punto fondate, per la maggioranza della pppolazione)  e la continuazione della tendenza rilevata avrebbe condotto a una notevole maggioranza assoluta che "stava meglio quando si stava peggio".






Eutidemo

Caro Paul11, a dire il vero, il tema che avevo aperto era sulla crisi "globale" del pianeta, e non su quella specifica del nostro Paese; ed invero, il nostro Paese è solo una delle centinaia di cabine del Transatlantico chiamato "TERRA"...e se la nave planetaria comincia ad imbarcare acqua, credo che sia un un po' ridicolo credere di potersi salvare, limitandosi a sigillare ermeticamente con la carta da pacchi, l'oblò della nostra piccola cabina. ;D
Ad ogni modo, se proprio vogliamo limitarci alla specifica crisi della nostra "cabinetta" nazionale, sono perfettamente d'accordo sul fatto che servano scelte radicali; però, sinceramente, il SUICIDIO mi sembra una scelta forse un po' troppo radicale (anche se, effettivamente, non si può negare che risolverebbe tutti i problemi).
Tale sarebbe, a tutti gli effetti, una fuoriuscita dall'Europa e, soprattutto la cosidetta AUTARCHIA!!!
Tu scrivi: "L'italia esce dall'Europa e applica un'autarchia!"
Già visto, "déjà-vu": e il risultato, a dire il vero, è stato alquanto deludente (per non dire catastrofico).
Ma oggi che cosa significherebbe?
Vediamo cosa dici tu:
1) 
"Significa fare l'inventario nazionale di ciò che è italiano e ciò che è straniero; allo straniero lo si invita a uscire con un tempo oppure diventare italiano".
Dovresti precisare meglio, però, a cosa ti riferisci con il pronome "cio'":
- i beni fisici (mobili e/o immobili)?
- le persone fisiche?
- le società?
- o cos'altro?
Penso che tu ti riferisca un po' a tutto; e già questo manifesta una difetto del tuo ragionamento, perchè si tratta di elementi del tutto diversi, disomogenei, e che non possono essere mescolati insieme.
Quanto allo allo straniero che si dovrebbe invitare ad uscire "con un tempo" oppure diventare italiano, anche questo è molto poco chiaro:
- vuoi forse dire che gli immigrati dovrebbero essere invitati ad assumere la cittadinanza italiana, oppure tornarsene nel loro Paese? Accetterebbero quasi tutti, presumo;
- oppure vuoi dire che dovrebbero essere invitati ad assumere la cittadinanza italiana, oppure tornarsene nel loro Paese, i cittadini esteri (o le società estera) che hanno acquisito proprietà di vario genere in Italia? Non accetterebbe pressochè nessuno, e noi dovremmo rimborsarli dei capitali investiti.
2)
"L'ordine economico passa da quello privato a quello pubblico(è meglio dire misto ma dove l'orientamento dello Stato diventa preponderante), quindi allo Stato."
Già visto anche questo, e non ha funzionato affatto!
Ed invero, il vero problema, soprattutto in Italia, è che non c'è NIENTE che venga gestito più "privatisicamente" dell'"interesse pubblico"; per cui, di "pubblico", resterebbe solo la facciata...non certo i criteri applicati, nè, tantomeno, gli interessi perseguiti.
3)
"Lo Stato si riprende la sovranità anche monetaria.Deve nel frattempo azzerare i debiti esteri.".
Cioè, in parole povere, dovrebbe riuscire ad ubriacare le moglie, conservando piena la botte del vino. ;D
A mio avviso, invece, è INEVITABILE che, se tornassimo alla LIRA, nel giro di poco tempo l'ITALIA fallirebbe; perchè, ovviamente, il nostro già STRATOSFERICO debito pubblico diverrebbe definitivamente irrecuperabile, con la conseguenza che nessun soggetto estero (e nazionale) finanzierebbe più il nostro Stato, acquistando i suoi titoli.
Ovvero, se li comprasse, richiederebbe un interesse insostenibile!
In questo modo, quindi, invece di azzerare il debito pubblico, lo DECUPLICHEREMMO.
Si dice, però, che, tornando alla LIRA, potremmo svalutare la moneta, incrementando così le esportazioni.
Chi afferma questo, incorre in un duplice errore:
a) In primo luogo, a differenza che nel secolo scorso, quasi tutti i "prodotti italiani", anche se prodotti in casa, scaturiscono al 95% da "filiere" internazionali; cioè, per la loro produzione casalinga, ci avvaliamo, comunque, di energia, materie prime (ed ora persino semilavorati) confezioni ecc. di provenienza estera.
Per cui, il prezzo finale "interno", salirebbe alle stelle (mentre invece ora è contenuto, perchè l'euro è una moneta forte); anche se poi esportassimo tali beni in lire svalutate.
b) A prescindere da quanto sopra, un sistema del genere innescherebbe un DUMPING commerciale con l'estero, perchè è ovvio che anche gli altri Paesi contrattacherebbero sullo stesso piano; e, putroppo, storicamente, le guerre commerciali e valutarie tra diversi Paesi, si sono spesso conclusi con guerre guerreggiate sul campo.
4)
"Si deve , in quell'inventario generale, stimare i fabbisogni energetici, perchè l'Italia è un'economia di trasformazione priva di materie prime minerarie ed energetiche, o comunque a livello insufficiente al fabbisogno."
Appunto...e allora?
E allora, tu scrivi: "Nella prima fase si stima un livello di rientro, un piano energetico temporale dove inizialmente siamo molto dipendenti fino attraverso scelte di energie alternative, atomo o quant'altro, dobbiamo arrivare ala piena autonomia."
Scordatelo: la piena autonomia è IMPOSSIBILE!
Anzi, già sarebbe un obiettivo notevole ridurla in modo consistente; ma non certo in modo sufficiente a consentirci l'AUTARCHIA.
 E' vero che l'Italia ha fatto rilevanti progressi nelle "energie alternative", riducendo la quota di energia importata dall'estero, ma si tratta comunque di una quota largamente insufficiente; senza considerare che molte fonti di "energie alternative", devastano la bellezza del territorio italiano, CHE E'L'UNICA VERA RISORSA IN CUI BATTIAMO TUTTI GLI ALTRI PAESI!!!
Per cui stiamo molto attenti, a verificare se il gioco vale la candela (e la spesa l'impresa).
Circa l'ATOMO, invece -almeno su questo punto- sono perfettamente d'accordo con te; tra tutte le opzioni, a mio avviso, è sicuramente la migliore (o, comunque, la meno peggio).
5)
Sul resto del tuo ragionamento, non mi esprimo, perchè, sinceramente, non l'ho capito molto.
Che vuol dire: "Se il regime economico è autarchico a questo punto il rapporto denaro con realtà che è una menzogna da quando è saltata la parità con l'oro, si dà un credito a famiglia da spendere entro un dato periodo"?
Stiamo parlando di qualcosa di simile alle "tessere annonarie"che si usavano durante la guerra...il cui unico effetto è il "mercato parallelo" (cioè, nero)?
In non pochi casi perfino le autorità italiane si trovarono costrette a tollerare il fenomeno, di fronte all'impossibilità di rifornire altrimenti le popolazioni dei beni di prima necessità; vittime del mercato nero furono soprattutto gli esponenti della piccola borghesia cittadina e impiegatizia, soprattutto abitante le aree urbane, colpita in particolare dall'inflazione e dall'impossibilità di effettuare baratto con generi di propria produzione.
Ricordati che nemmeno la Gestapo riuscì ad evitare il "mercato nero"; l'economia si vendica, di chi non si ostina a non capirla! >:(
E che vuol dire: "Immediatamente sale la domanda che fa aprire l'offerta, quindi la domanda di beni e di merci richiede quei beni e qualcuno che li produca. "?
Non riesco a capire.
Quanto al fatto che: "...la piena occupazione è semplice, basta dividere la quantità di lavoro per la forza lavoro potenziale in italia.", mi sembra un po' un controsenso.
E col salario fai lo stesso, oppure lo raddoppi?
Così facendo:
- o devi dividere la quantità di salari disponibili per l'intera forza lavoro "potenziale" in italia (che diverrebbe tutta "attuale"), con il risultato che più nessuno avrebbe più un reddito sufficiente per sopravvivere;
- oppure mantieni la stessa retribuzione salariale per tutti, e allora il prezzo di tutte le merci raddoppia, e si ritrovano tutti -sì- con un lavoro ed un salario...ma non sufficienti egualmente per sopravvivere.
E' un serpente che si morde la coda!
In effetti, se lavorassimo tutti tre ore al giorno, non potremmo certo essere pagati come se ne lavorassimo sei; altrimenti si verificherebbe il paradosso di cui sopra.
E la tecnologia continuerebbe comunque a competere con il lavoro, perchè, se ho un "software" di dettatura vocale, non assumerei nè una sola dattilografa a sei ore al giorno, nè due a tre ore al giorno...non assumerei nessuno!
Quanto a fare a  meno di merci agricole e industriali estere, la cosa è "tecnicamente" impossibile, perchè la produzione mondiale è diversificata ed integrata capillarmente.
Quanto alla conclusione, sono perfettamente d'accordo (e chi non lo sarebbe):
"Per la finanza , che è la menzogna contraddittoria dell'economia e per la burocrazia italiana, ci si avvale di infrastrutture le più innovative possibili, eliminando lungaggini e parassitismo.Lavoriamo tutti, lavoriamo meno, siamo circa sessanta milioni e andremmo sicuramente meglio di adesso."
Io aggiungerei anche un piccolo corollario:
"Inoltre bisognerebbe eliminare la corruzione, l'evasione fiscale, e i furti in generale; e tutti gli uomini dovrebbero essere virtuosi, e le donne caste!"
Il problemino è: COME???

Eretiko

Citazione di: Eutidemo il 06 Marzo 2017, 07:53:14 AM[...]
E continuavano ad irridere, anche quando, videro nel 1903, un piccolo trabiccolo fare un volo di soli 12 secondi, all'altezza di un metro e per un percorso di soli 40 metri: era l'aereo dei fratelli Wright. ;D
Dopo poco più di dieci anni, però, era già l'epoca dei combattimenti aerei del Barone Rosso...e qualche decennio dopo l'uomo sbarcava sulla luna. ;)
Tu, all'epoca, sono sicuro che avresti sicuramente escluso tale possibilità...ammettilo! ;)
[...]
Il lavoro delle persone allo "sportello" viene sostituito da quello dei "software"; chi lo avrebbe detto, negli anni '70?

Mi dispiace deluderti ma mi sarei stupito del contrario, mi sarei cioè stupito se tutti questi fatti meravigliosi non fossero accaduti. Chi per formazione e/o per attività professionale conosce bene il mondo delle "nuove tecnologie" non si impressiona così facilmente di fronte a risultati prevedibili e previsti. In fondo già Newton nel '600 aveva predetto la possibilità di mettere oggeti in orbita pur non possedendo la tecnologia adatta a farlo (fece anche un disegno, con un cannone piazzato su una montagna molto alta).
Intanto riguardo alla I.A. è bene fare alcune precisazioni: il miglioramento tecnologico, sia nei componenti elettromeccanici sia nell'elettronica allo stato solido, ha permesso di costruire macchine sempre più precise e miniutarizzate ma sempre su quelle fondazioni teoriche che hanno visto la luce tra la fine dell' '800 (Boole) e la metà del '900 (Turing, Shannon, fino alle reti neuronali), e queste basi teoriche delimitano il campo dove la I.A. può arrivare. La mia critica va dunque a coloro che sostengono  che si possa spingere ulteriormente il concetto di I.A. oltre quei limiti teorici impegnando inutilmente risorse finanziarie ed intellettuali, e non certo a coloro che invece si impegnano nel miglioramento tecnologico, e con questo spero di aver chiarito la questione riguardo alla I.A.
Riguardo alla tua tesi sull'automazione, credo che chi abbia avuto a che fare con una linea di produzione di un'autovettura, o una linea di produzione di barre di acciaio, o una linea di saldatura di circuiti spampati, giusto per rimanere sul concreto, sa benissimo che se è vero che l'automazione manda in soffitta certe attitudini professionali, dall'altro lato crea nuove e diverse esigenze e quindi nuove figure professionali (perchè le macchine bisogna saperle far funzionare e necessitano di manutenzione). Inoltre non tutte le produzioni possono trarre lo stesso vantaggio dalla robotizzazione, e l'intervento umano continua ad essere predominante per certe attività: ad esempio in Italia scarseggiano tornitori e saldatori.
La mia impressione è che il mondo del lavoro spesso non riesce a stare al passo con le esigenze produttive e qui i governi hanno una grande responsabilità, soprattutto in Italia dove storicamente si è data sempre più importanza a studiare "Dante" piuttosto che "Galilei", perchè sono i governi che debbono creare le condizioni adatte alla nuove professioni anticipando i tempi ed evitando le tensioni sociali legate all'occupazione. Ovviamente non esiste una reazione immediata del mondo del lavoro: l'adeguamento a nuovi processi richiede sempre un certo tempo, e proprio in queste fasi di transizione i governi debbono intervenire a sostegno di chi perde il lavoro anche con misure di riqualificazione.
Nel caso peculiare dell'Italia esiste poi un altro problema al quale non sembra siamo molto sensibili: la qualità. L'imprenditoria italiana, drogata per molto tempo dagli aiuti di stato diretti (partecipazioni statali) o indiretti (esempio: svalutazione) non ha saputo adeguarsi, e per tentare di mantenersi competitiva ha utilizzato da una parte l'automazione per ridurre gli occupati, e dall'altra parte la compressione della qualità e dei salari per mantenere costi bassi, ricorrendo anche alla delocalizzazione, nell'illusione di fare concorrenza a vietnamiti o cinesi, entrando così in una pericolosa spirale: l'occupazione può essere mantenuta e sostenuta se i prodotti (e servizi) possono essere venduti sia sul mercato interno sia in parte su quello esterno non solo mantenendo bassi costi ma anche puntando sulla qualità.

Eutidemo

Caro Sgiombo...sarà pure come dici tu!
Ma, data la mia età, io ricordo benissimo che molti tedeschi scappavano da Berlino Est verso Berlino Ovest; rischiando la vita (come i Cubani da Cuba), perchè gli sparavano addosso alle spalle.
E NON ERA CERTO PROPAGANDA, perchè l'ho visto con i miei occhi!!! 
Che io sappia, è solo dalle carceri o dai campi di concentramento che si scappa...non certo dai "paradisi politici". ;)
***
Quanto ai sondaggi da cui, in Germania, risulterebbe costantemente crescente il rimpianto e la valutazione positiva del passato socialista e delusione per le esperienze vissute nel capitalismo reale, se mi fornisci gli estremi sarei davvero curioso di darci un'occhiata; comunque, tali sondaggi andrebbero "filtrati" per età degli intervistati, perchè solo chi ha vissuto sotto il comunismo, può fare il confronto tra come si viveva sotto il comunismo e come si vive, oggi, in Germania.
***
D'altra parte,pare che, in Germania, sia crescente pure il rimpianto del nazismo; che era sicuramente MOLTO peggio del comunismo (su questo non ci piove).
Che siano i Tedeschi ad essere un po' tonti e/o smemorati?
Ma anche tali sondaggi andrebbero "filtrati" per età degli intervistati, perchè solo chi ha vissuto sotto il nazismo, può fare il confronto tra come si viveva sotto il nazismo e come si vive, oggi, in Germania.
***
L'attuale (finanz)capitalismo DISGUSTA anche me: ma non farei MAI a cambio con la Germania nazista o quella comunista.
Dio ci scampi!!!
***
In ogni caso, dall'ultimo sondaggio della Bild am Sonntang, condotto dall'Istituto Emnid tra il 12 e il 18 gennaio (che è il più serio), il CDU della Merkel continua ad esser in vantaggio su tutti gli avversari con ben il 36% di preferenze. 
A seguire troviamo l'Spd in calo rispetto alle precedenti rilevazioni fermo al 21%.
 Alternative fuer Deutschland (AfD), il partito di estrema destra xenofobo ed anti-europeista, continua a rimanere costante sul 12%
Subito dietro troviamo il partito di sinistra Linke in ripresa all'11%.
Per cui, tutto questo rimpianto del comunismo non lo vedo proprio, stando ai sondaggi più seri; benchè mi dispiaccia molto che la sinistra seria, sia ultima...anche dopo l'estrema destra! :-[

Eretiko

Riguardo all'ultimo intervento di Eutidemo in risposta a Paul11, concordo con le osservazioni di Eutidemo, relativamente alla situazione italiana.
In effetti non possiamo pensare di tornare a quel passato che ha creato la situazione attuale: mi sembra contradditorio, perlomeno. Di fatto in Italia nel passato abbiamo già avuto una specie di "socialismo" distorto con lo stato-imprenditore che prima ha assicurato uno sviluppo senza ricerca e senza regole (tanto poi qualcuno alla fine pagherà), una certa occupazione e un certo benessere uniti ad una corruzione spaventosa. Poi lo stato ha completato l'opera "regalando" i settori migliori ad una sorta di "pseudo-imprenditoria" privata che si è ritrovata in mano una ricchezza insperata dopo che le perdite sono state scaricate sui cittadini (vedi debito pubblico).
Meglio inoltre non evocare l'ATOMO, chi non è giovanissimo ricorderà la celebre frase di Saragat, a metà degli anni '60, con la quale venne uccisa ogni velleità nucleare per il nostro paese: "costruire centrali nucleari per produrre energia elettrica è come costruire segherie per produrre segatura" (forse il furbacchione pensava che al limite la centrale nucleare si potesse costruire per produrre plutonio).

Eutidemo

Citazione di: Eretiko il 06 Marzo 2017, 12:49:50 PM
Citazione di: Eutidemo il 06 Marzo 2017, 07:53:14 AM[...]
E continuavano ad irridere, anche quando, videro nel 1903, un piccolo trabiccolo fare un volo di soli 12 secondi, all'altezza di un metro e per un percorso di soli 40 metri: era l'aereo dei fratelli Wright. ;D
Dopo poco più di dieci anni, però, era già l'epoca dei combattimenti aerei del Barone Rosso...e qualche decennio dopo l'uomo sbarcava sulla luna. ;)
Tu, all'epoca, sono sicuro che avresti sicuramente escluso tale possibilità...ammettilo! ;)
[...]
Il lavoro delle persone allo "sportello" viene sostituito da quello dei "software"; chi lo avrebbe detto, negli anni '70?

Mi dispiace deluderti ma mi sarei stupito del contrario, mi sarei cioè stupito se tutti questi fatti meravigliosi non fossero accaduti. Chi per formazione e/o per attività professionale conosce bene il mondo delle "nuove tecnologie" non si impressiona così facilmente di fronte a risultati prevedibili e previsti. In fondo già Newton nel '600 aveva predetto la possibilità di mettere oggeti in orbita pur non possedendo la tecnologia adatta a farlo (fece anche un disegno, con un cannone piazzato su una montagna molto alta).
Intanto riguardo alla I.A. è bene fare alcune precisazioni: il miglioramento tecnologico, sia nei componenti elettromeccanici sia nell'elettronica allo stato solido, ha permesso di costruire macchine sempre più precise e miniutarizzate ma sempre su quelle fondazioni teoriche che hanno visto la luce tra la fine dell' '800 (Boole) e la metà del '900 (Turing, Shannon, fino alle reti neuronali), e queste basi teoriche delimitano il campo dove la I.A. può arrivare. La mia critica va dunque a coloro che sostengono  che si possa spingere ulteriormente il concetto di I.A. oltre quei limiti teorici impegnando inutilmente risorse finanziarie ed intellettuali, e non certo a coloro che invece si impegnano nel miglioramento tecnologico, e con questo spero di aver chiarito la questione riguardo alla I.A.
Riguardo alla tua tesi sull'automazione, credo che chi abbia avuto a che fare con una linea di produzione di un'autovettura, o una linea di produzione di barre di acciaio, o una linea di saldatura di circuiti spampati, giusto per rimanere sul concreto, sa benissimo che se è vero che l'automazione manda in soffitta certe attitudini professionali, dall'altro lato crea nuove e diverse esigenze e quindi nuove figure professionali (perchè le macchine bisogna saperle far funzionare e necessitano di manutenzione). Inoltre non tutte le produzioni possono trarre lo stesso vantaggio dalla robotizzazione, e l'intervento umano continua ad essere predominante per certe attività: ad esempio in Italia scarseggiano tornitori e saldatori.
La mia impressione è che il mondo del lavoro spesso non riesce a stare al passo con le esigenze produttive e qui i governi hanno una grande responsabilità, soprattutto in Italia dove storicamente si è data sempre più importanza a studiare "Dante" piuttosto che "Galilei", perchè sono i governi che debbono creare le condizioni adatte alla nuove professioni anticipando i tempi ed evitando le tensioni sociali legate all'occupazione. Ovviamente non esiste una reazione immediata del mondo del lavoro: l'adeguamento a nuovi processi richiede sempre un certo tempo, e proprio in queste fasi di transizione i governi debbono intervenire a sostegno di chi perde il lavoro anche con misure di riqualificazione.
Nel caso peculiare dell'Italia esiste poi un altro problema al quale non sembra siamo molto sensibili: la qualità. L'imprenditoria italiana, drogata per molto tempo dagli aiuti di stato diretti (partecipazioni statali) o indiretti (esempio: svalutazione) non ha saputo adeguarsi, e per tentare di mantenersi competitiva ha utilizzato da una parte l'automazione per ridurre gli occupati, e dall'altra parte la compressione della qualità e dei salari per mantenere costi bassi, ricorrendo anche alla delocalizzazione, nell'illusione di fare concorrenza a vietnamiti o cinesi, entrando così in una pericolosa spirale: l'occupazione può essere mantenuta e sostenuta se i prodotti (e servizi) possono essere venduti sia sul mercato interno sia in parte su quello esterno non solo mantenendo bassi costi ma anche puntando sulla qualità.


Sono perfettamente d'accordo con te sul fatto, che, fino ad oggi, nessun PC abbia ancora superato il TEST di Turing; alcune storie che si raccontano al riguardo, secondo me, sono tutte BALLE.
Oggi come oggi, l'I.A. , in senso proprio (come avevo già precisato io) non esiste.
Ma che esistano basi teoriche incontrovertibili, che delimitano il campo dove la I.A. può arrivare e dove no, non mi risultano; oggi come oggi, sicuramente sì...ma non per il futuro!
In ogni caso, io parlavo precipuamente dei "sistemi esperti" (e non solo), che, assieme ad ulteriori numerosi fatti concomitanti, INDUBBIAMENTE concorrono e contribuiscono a ridurre l'occupazione umana.
E' pacifico, peraltro, che, se è vero che l'automazione manda in soffitta certe attitudini professionali, dall'altro lato crea nuove e diverse esigenze e quindi nuove figure professionali (perchè le macchine bisogna saperle far funzionare e necessitano di manutenzione); ma, come ho già rilevato, le nuove figure professionali create dalla automazione sono sempre meno di quelle che la stessa automazione manda in soffitta.
Quando è uscito lo studio di Carl Benedikt Frey e Michael Osborne della Oxford University del 2013 si è temuto al peggio; secondo tale studio, ben il 47% dei posti di lavoro sarebbe stato a rischio negli Usa (senza possibilità di sbocchi in nuove figure professionali create dalla stesa automazione. 
Tale previsione è stata convalidata da un rapporto della Banca mondiale del 2016. 
Più tranquilizzante, "per il momento", è una ricerca, portata a compimento dagli analisti tedeschi dello Zew di Mannheim, il Centro per la Ricerca economica europea, laddove si mette in evidenza come solo il 9% degli attuali impieghi in 21 Paesi del mondo sia potenzialmente destinato a essere svolto, nel prossimo futuro, da macchine automatizzate o da robot. 
Guardando più avanti nel tempo, però, pare che solo il 45% delle attività per cui la gente è retribuita può essere automatizzata usando «tecnologie già sperimentate», con creazione di le nuove figure professionali create dalla automazione; e una certa parte di lavoro fisico, definita «prevedibile», in base alla discriminante della sola fattibilità tecnologica, ha un alto potenziale di automatizzazione: il 78%. 
Ora come ora, invero, come dici tu, non tutte le produzioni possono trarre lo stesso vantaggio dalla robotizzazione, e l'intervento umano continua ad essere predominante per certe attività: ad esempio in Italia scarseggiano tornitori e saldatori.
Ma sempre di meno...è un dato di fatto!
Io mio discorso è proiettato soprattutto verso il FUTURO!
Peraltro condivido in pieno la tua impressione, e cioè che il mondo del lavoro spesso non riesce a stare al passo con le esigenze produttive e qui i governi hanno una grande responsabilità, soprattutto in Italia dove storicamente si è data sempre più importanza alle materie classiche rispetto a quelle scientifiche.
Condivido anche la tua conclusione, che, nel caso peculiare dell'Italia il problema della "qualità". 
Non ripeto la tua conclusione, perchè la sottoscrivo rigo per rigo! :)

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