Il "patriarcato" ed il "femminicidio"

Aperto da Eutidemo, 29 Novembre 2023, 12:39:57 PM

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Eutidemo

PREMESSE
Il discorso che intendo fare è un po' complesso, e, quindi, necessita di due "premesse"; o meglio, di due necessari "distinguo".
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1) NATURA E CULTURA
La mia tesi di laurea era sul "Fondamento biologico del diritto naturale", per cui sono sempre stato molto restìo a confondere "natura" e "cultura"; fermo restando che esiste un nesso molto stretto tra l'una e l'altra, non foss'altro perchè l'"homo sapiens" è un animale "culturale per sua stessa natura" (cioè, è un animale "naturalmente" portato a creare "cultura").
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2) "ARCHIA" E "CRAZIA"
Si tratta degli elementi linguistici terminali di parole italiane  composite, derivate dal greco, con significati molto "affini" ma "differenti"; i quali, spesso, vengono confusi tra di loro.
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Ed infatti:
a) "Archìa"
"Archìa" deriva da "αρχία", la quale, in generale, indica chi è formalmente a capo di una istituzione familiare o politica "ufficiale", da lui "diretta" in posizione di "comando" e di "governo"; ad esempio il "monarca" nel caso della "monarchia", ovvero l'antico "patriarca", nel caso della "patriarchia" dell'antico testamento.
b) "Crazìa"
"Crazìa", invece, deriva da "κρατία", la quale, in generale, indica chi è "sostanzialmente" l'effettivo detentore di un "potere" e "predominio" familiare, politico, economico, lavorativo, religioso ecc., in un determinato contesto socio-culturale; non sempre si tratta di un "potere" e di un "predominio" "ufficiale" e "formale", però lo è sempre nella "sostanza"!
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Ci sarebbero numerose "eccezioni" e "precisazioni" da fare su tale argomento; ma non è questa le sede.
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Ed infatti, ai fini che qui ci interessano, quello che importa è che non bisogna confondere:
- l'"androcrazia", cioè quel tipo di società nella quale l'uomo detiene "sostanzialmente", e non sempre anche "formalmente", un "potere" familiare, politico, economico, lavorativo, religioso ecc. maggiore di quello della donna;
- con il "patriarcato", il quale, invece, è una forma di "patriarchia" collegata al "ruolo genitoriale" del maschio nella famiglia,  che è solo "uno" dei tanti prodotti, in tempi e luoghi diversi, dell'"androcrazia", ma non va confusa con essa.
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Ciò chiarito, veniamo al tema.
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IL "PATRIARCATO" E IL "MATRIARCATO" PREISTORICI E PROTOSTORICI
Il "patriarcato" e il "matriarcato", sebbene sarebbe più corretto parlare di "patriarchia" e  di "matriarchia", e ancor meglio delle loro radici "androcratiche" o "ginecocratiche",  costituiscono fenomeni precipuamente "culturali", solo in parte derivati dalla "natura" umana; i quali, almeno secondo le prevalenti teorie  -non solo marxiste-  sarebbero risultati conseguenti alle "condizioni socio-economiche" ed "ambientali" delle varie epoche attraversate dall'umanità, in diversi "tempi" e in diversi "luoghi".
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Però, a seconda che siano determinati in proporzione diversa da "natura" e "cultura", occorre sempre tenere presente, come già sinteticamente premesso, che:
a)
- La "patriarchia" era una istituzione politico-familiare nella quale il "pater familias" governava tutti i suoi familiari allo stesso modo, a prescindere che fossero la moglie i figli maschi o le figlie femmine (nell'antica Roma, con diritto di vita o di morte).
- L'"androcrazia", invece, è un termine che deriva dall'unione delle parole greche "ἀνήρ" ("uomo" nel  senso di "maschio), e "κρατία", la quale, indica che, in una determinata società, l'uomo, in generale aveva (e tutt'ora ha) un potere effettivo maggiore di quello della donna.
b)
Analogamente, a seconda che siano determinati in proporzione diversa da "natura" e "cultura", occorre anche tenere presente che, sia pure in modo alquanto diverso:
- La "matriarchia" era una istituzione politico-familiare nella quale la madre governava tutti i suoi familiari allo stesso modo, a prescindere che fossero la moglie i figli maschi o le figlie femmine;
- La "ginecocrazia" invece, è un termine che deriva dall'unione delle parole greche "γυναίκα" ("donna" nel  senso di "femmina), e "κρατία", la quale, indica che, in una determinata società, la donna, in generale aveva un potere effettivo maggiore di quello dell'uomo.
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Ed infatti, in "estrema" (e forse. mi scuserete, anche troppo "semplicistica") sintesi:
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a)
Nel "paleolitico" e nel "mesolitico", l'economia di sopravvivenza dell'umanità era basata precipuamente:
- sulla "caccia di prede animali selvatici", demandata al "maschio" in quanto non solo fisicamente più "robusto" della femmina, ma anche molto più "aggressivo" e "combattivo" grazie al tipo di ormoni prevalenti nel suo organismo (il "testosterone");
- sulla "raccolta di prodotti vegetali selvatici", demandata alla "femmina" in quanto non solo fisicamente meno "robusta" e "combattiva" del maschio, ma anche molto meno "aggressiva" grazie al tipo di ormoni prevalenti nel suo organismo (il "progesterone"), oltre che alla necessità di non allontanarsi troppo dalla prole e dalla "base domestica".
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A conferma "fisiologica" di tale suddivisione dei compiti, sussistono anche altre prove "indirette" imputabili alla diversa "natura" del maschio e della femmina; come, ad esempio, il "maggior campo visivo femminile", che facilita la raccolta vegetale, contrapposto al il "minor campo visivo maschile", che facilita, invece, la "focalizzazione" dell'occhio sulla preda animale.
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Ed infatti le donne sono in grado di vedere con buona precisione fino a circa 45 gradi dal centro e, in qualche caso, possono raggiungere persino i 180 gradi; gli uomini, al contrario, già a partire dai 45 gradi cominciano ad avere una vista molto sfuocata.
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Diversamente, l'uomo (anche in conseguenza della diversa conformazione del bacino) è più veloce della donna nella corsa; per cui è più adatto ad inseguire ed a raggiungere prede di piccole dimensioni.
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Ecc. ecc.
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Non sapremo mai, però, come taluno sostiene, se in tale epoca preistorica, soltanto in conseguenza del maggior "apporto proteico" derivante dalla caccia e della maggiore forza fisica maschile, vigesse qualcosa di simile al successivo "patriarcato", o "patriarchia" come lo intendiamo noi oggi; ed infatti, secondo me, la società era ancora troppo poco strutturata perchè si potesse parlare del tipo di "patriarcato" che conosciamo noi.
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Semmai, se veramente c'è stata, sarebbe forse più corretto parlare di una sorta di "androcrazia" (cioè di predominio informale dei maschi); ciò in quanto la "patrilinearità" era ancora sconosciuta, per cui, in senso socio-economico-culturale, i "padri" non esistevano ancora, per cui non si poteva certo parlarare di "patriarcato" o di "patriarchia"!
Ed infatti si ignorava totalmente la connessione tra il concepimento e la procreazione; per cui non si sapeva della presenza dell'elemento maschile nell'evento della nascita.
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b)
Agli esordi del neolitico, invece, l'economia di sopravvivenza dell'umanità, in luoghi e tempi diversi, cominciò ad assumere soprattutto un fondamento "agricolo"; e, poichè l'"agricoltura" maturò dal precedente sistema di "raccolta di vegetali selvatici", ciò comportò una maggiore "importanza" e "centralità" del ruolo delle donne.
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Tale fase "protostorica" è testimoniata da vari elementi, soprattutto religiosi; ciò, in quanto le prime divinità, adorate sia dagli uomini che dalle donne, erano principalmente (se non esclusivamente) di genere femminile.
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Occorre peraltro rammentare che ci sono ancora oggi non poche società che continuano a mantenere  "caratteristiche matriarcali"; come,  ad esempio il popolo Minangkabau in Indonesia, ed alcune popolazioni delle isole Comore.
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Ma, mentre oggi si tratta di fenomeni molto isolati, gli studi di Malinowski hanno favorito lo sviluppo di un filone etnologico e antropologico  che sostiene l'esistenza di una "fase matriarcale generalizzata", collocabile all'inizio della fase "agricola", e prima della "pastorizia".
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Tali studi sottolineano l'esistenza di un "matriarcato preistorico"; sebbene, anche in questo caso, secondo me, sarebbe più corretto parlare di "ginecocrazia".
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In tal senso , infatti, Bachofen sostiene di aver scoperto un periodo nella storia dell'umanità in cui:
- il potere familiare sarebbe appartenuto alle madri e non ai padri;
- il dominio politico sarebbe stato nelle mani delle donne e non degli uomini.
Le ipotesi di Bachofen sono però contestate da Wesel, Lenzen, Goody e più recentemente da Eva Cantarella che prendono le distanze, in modo diverso, dalla tesi del "matriarcato generalizzato".
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c)
Non entro nel merito di tale controversia, non avendo le competenze e le conoscenze necessarie; però, quello che è quasi certo, è come nacque il "patriarcato" e l'"androcrazia" (di cui il primo è solo un effetto del secondo) protostorici e storici, oltre che ancora attuale in molte culture).
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Ed infatti, sia che le ipotesi di Bachofen fossero valide o meno, secondo Lenzen, tra il 5000 e il 4000 a.C., con l'avvento della pastorizia,  si scoprì il nesso tra l'atto sessuale e la fecondazione; ciò in quanto l'intensificarsi dell'attività dell'allevamento permise l'osservazione diretta dei comportamenti riproduttivi degli animali in cattività.
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Ciò non vuole affatto dire che prima di tale periodo non vi fossero "comportamenti paterni" da parte dei fratelli e/o del compagno della madre dei piccoli; esistevano infatti forme di cure parentali come la protezione nei confronti dei bambini e il procacciamento di cibo per il loro nutrimento da parte di tutti i membri della tribù.
Ma con la scoperta del il nesso tra l'atto sessuale e la fecondazione, si "innescò" una rivoluzionaria reazione da parte del "genere maschile" che diede luogo al nuovo fenomeno della "patriarchia" e della "androcrazia" (di cui il primo è un effetto del secondo) protostorici e storici, oltre che ancora attuale in molte culture).
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IL "PATRIARCATO" STORICO
Da quando l'uomo scoprì che il figlio della donna con cui conviveva poteva essere il figlio di un altro uomo, in lui scatto la "sindrome del cuculo"; cioè la paura di dover allevare a sue spese ed a casa sua dei figli altrui.
Il che aggravò in modo drastico una tendenza già naturale, sia nell'uomo che nella donna; cioè la cosidetta "gelosia"!
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Inoltre, "ai tempi della caccia e della raccolta" non esistevano veri e propri conflitti armati tra diverse comunità, bensì, come la paleontologia conferma, solo occasionali scontri individuali, risse o scaramuccie.
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Ed infatti:
- il "territorio di caccia" era molto più "elastico" del successivo "territorio agricolo";
- la popolazione umana era troppo scarsa per creare seri attriti territoriali, di qualsiasi genere essi fossero.
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Con la "rivoluzione agricola", invece:
a)
Si affermò in modo molto più incisivo, aumentando le tensioni tra comunità limitrofe, il concetto di:
- proprietà;
- territorialità.
b)
La popolazione aumentò a dismisura rispetto alle risorse disponibili.
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Con l'avvento della "pastorizia", poi:
a)
Sorsero aspri conflitti tra "allevatori", che volevano destinare il terreno a "pascolo", e i "contadini", che volevano destinare il terreno a "cultura".
b)
Gli "allevatori", essendo per lo più nomadi" per la necessità della transumanza", in genere si dedicavano anche alle razzie nei confronti delle popolazioni agricole stanziali.
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Non intendo certo qui ripercorrere la storia dell'umanità; ma non c'è dubbio alcuno che i fattori di cui sopra (assieme ad altri sui quali, per brevità, sorvolo) riportarono "in auge" la figura ed il "potere" del "maschio" per le stesse ragioni per le quali era "in auge" nel periodo della "caccia".
La "guerra"!
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Ed infatti:
- l'uomo (almeno fino all'invenzione delle armi da fuoco) è sempre stato "fisiologicamente" più attrezzato a combattere delle donne;
- gli ormoni maschili rendono l'uomo molto più "aggressivo" e "combattivo" delle donne.
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Di conseguenza, praticamente fino ad oggi (sebbene in diversa misura a seconda dei tempi e dei luoghi), in tutto il mondo ha regnato e tutt'ora regna indiscussa l'"androcrazia"; sebbene alcuni suoi "prodotti", come il "patriarcato", sebbene non del tutto spariti, sono ovunque in declino, in quanto desueti e sostituiti da altri tipi di predominanza maschile.
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IL "FEMMINICIDIO".
Anche in questo caso occorre una precisazione preliminare.
Ed infatti:
a)
In "senso generico", il "femminicidio" è un "omicidio" come tutti gli altri, che può essere commesso anche da una donna contro un'altra donna; così come è un "omicidio" come tutti gli altri l"omicidio" commesso da un uomo contro una donna, nel contesto di una rapina o di uno scontro armato contro la polizia (femminile).
b)
In "senso specifico", invece, il "femminicidio" è un "omicidio" commesso da un uomo nei confronti di una donna, in conseguenza dei rapporti personali intercorrenti tra di loro.
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Quando si parla di "femminicidio", ovviamente, ci si riferisce solo a tale secondo tipo di omicidio, e non certo al primo; anche se qualche maschilista cerca di confondere le carte in tavola!
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Ciò premesso il  "femminicidio", inteso "in senso specifico", prevale sull'"maschicidio", sempre in senso specifico (cioè in conseguenza dei rapporti personali intercorrenti tra una una donna e un uomo), non solo a causa della perdurante "patriarchia" -laddove ancora persiste-, bensì per una serie di varie ragioni, tutte più o meno connesse alla persistente "androcrazia".
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1)
Poichè, negli ultimi anni, in tutto il mondo, pare che ci sia stato un aumento generale della "violenza d'impulso" (non solo omicida) e degli "scontri fisici interpersonali" tra esseri umani, è "statisticamente" logico che la maggior parte dei soggetti coinvolti a rimetterci siano state le donne, in quanto fisicamente più deboli e psicologicamente meno aggressive e combattive.
2)
Questa ragione "fisico-psicologico-statistica", che, almeno in parte, spiega l'aumento dei "femminicidi" rispetto ai "maschicidi"  in un contesto di aumento della "violenza fisica generale", però, almeno secondo me .non spiega l'eccessiva "sproporzione tra gli uni e gli altri".
Ed infatti:
a)
Nei luoghi in cui esiste ancora il "patriarcato"  in senso tecnico, che comporta (come ai tempi dell'antica Roma), lo "ius vitae e neci" sui propri familiari, laddove una figlia voglia decidere autonomamente della propria vita, il padre non solo si sente "in diritto", ma anche "in dovere" di sopprimerla (o, come minimo, di malmenarla).
b)
Nei luoghi, invece, in cui non esiste più il "patriarcato"  in senso tecnico, permane tuttavia, in maggiore e minore misura l'"androcrazia"; per cui, laddove essa venga messa seriamente in discussione da una donna, l'uomo potrebbe reagire in modo più o meno violento:
- spinto dai suoi "ormoni" particolarmente suscettibili;
- grazie alla sua maggiore forza fisica.
c)
Un terzo fattore, invece, è vecchio come il mondo: la "gelosia", che, come dice Shakespeare, è un "mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre"; essa è attualmente più diffusa, nei maschi "psicolabili", in conseguenza della maggiore indipendenza, libertà ed autonomia della donna.
d)
Infine, poichè la violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci, non di rado il "femminicidio" è il disperato rimedio degli "inetti" che non riescono a conservare l'amore della donna a cui sono insanamente attaccati; e poichè in numero degli inetti è in continuo aumento, questo pure, insieme agli altri citati fattori, spiega il perchè dell'aumento dei femminicidi.
Ed infatti, una donna morta, non ti può più piantare!
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Come in questa vecchia e bella canzone:
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