Il ministero dell'"agricoltura" e della "sovranità alimentare"

Aperto da Eutidemo, 30 Ottobre 2022, 12:51:48 PM

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Eutidemo

Come è noto, il nostro attuale governo, riprendendo "tel quel" la denominazione di quello francese, "Ministere de l'Agriculture et de la Souveraineté alimentaire", ha ridenominato anche il nostro "Ministero dell'agricoltura" in "Ministero dell'agricoltura e della sovranità alimentare".
Che cosa comporterà tale modifica?
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1)
IL CONCETTO DI "SOVRANITA'" NELLE VARIE LINGUE
In primo luogo, in generale, occorre considerare che le stesse parole, in lingue diverse, possono assumere significati più o meno differenti; in alcuni casi si parla addirittura di "false friends".
Ad esempio, su INTERNET troviamo commenti del seguente tenore:
<<Lorsqu'on leur demande quelles idées, mots et images leur viennent à l'esprit lorsqu'ils entendent le terme "souveraineté", les Allemands et les Français répondent "largement" différemment: pour les Français c'est le "autorité suprême", pour les Allemands c'est l'"indépendance, la liberté et l'autonomie">> (<<Alla domanda su quali idee, parole e immagini vengono in mente quando si sente il termine "sovranità", tedeschi e francesi rispondono in modo molto diverso: per i francesi è "l'autorità suprema", per i tedeschi, invece è "l'indipendenza, la libertà e l'autonomia".>>
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Quanto all'Italia, l'art.1 della Costituzione sancisce che: "La <<sovranità>> appartiene al popolo, che la esercita nelle forme nei limiti della Costituzione"; per cui il significato, secondo me, è una via di mezzo tra quello francese e quello tedesco.
Tradotta in "termini culinari", cioè, tale norma costituzionale, almeno presa alla lettera, dovrebbe significare che anche la "sovranità alimentare appartiene al popolo"; nel senso che i cittadini possono mangiare quello che a loro pare e piace, senza che un dittatore possa loro imporre una particolare dieta.
Purchè, però, non si cibino di altri cittadini (o anche di immigrati stranieri), perchè questo violerebbe l'art.2 della nostra Costituzione. ;D
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2)
IL CONCETTO DI "SOVRANITA' ALIMENTARE", SECONDO "VIA CAMPESINA"
A parte il diverso significato originale del concetto di "sovranità" in ciascuna lingua,  tale locuzione è stata adottata come "slogan particolare" da un'organizzazione internazionale "antiglobalista" di agricoltori fondata nel 1993 a Mons, in Belgio, formata da 182 organizzazioni in 81 paesi, denominata "Via Campesina" (dallo spagnolo: "Via dei contadini") ; essa si fece viva per la prima volta al vertice alimentare organizzato dalla FAO a Roma nel 1996, e, da allora, il concetto è stato ripreso e chiarito da varie correnti "anti- globalizzazione" in vari Forum Sociali Mondiali.
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La "sovranità alimentare" così come concepita da "Via Campesina"  è quindi in contrasto con l'attuale organizzazione dei mercati agricoli attuata dall'OMC; cioè, dall'organizzazione mondiale che si occupa delle norme che regolano il commercio internazionale tra paesi.
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Alla base di tale normativa, ci sono gli accordi dell'OMC, negoziati e firmati nell'aprile 1994 a Marrakech dalla maggior parte delle potenze commerciali mondiali e ratificati dalle loro assemblee parlamentari (Italia compresa).
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Per cui, in estrema sintesi:
a)
Lo scopo principale dell'"OMC" è quello di promuovere l'"apertura commerciale"; e, per ottenere ciò, lavora per ridurre gli ostacoli al "libero scambio di prodotti agricoli ed alimentari" tra i vari Stati.
b)
Lo scopo principale di "Via Campesina", in base alla sua concezione di "sovranità alimentare", invece,  è quello di contrastare l'"apertura commerciale" in campo alimentare; e, per ottenere ciò, lavora per aumentare, a fini "protezionistici" gli ostacoli al libero scambio di prodotti agricoli ed alimentari tra i vari Stati.
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3)
IL CONCETTO DI "SOVRANITA' ALIMENTARE", SECONDO IL NOSTRO GOVERNO
Stando ai discorsi che fa, secondo me non c'è dubbio che il nostro attuale Presidente del Consiglio, ridenominando il nostro "Ministero dell'agricoltura" in "Ministero dell'agricoltura e della sovranità alimentare", intenda il concetto di "sovranità alimentare" nel senso attribuitole dall'organizzazione internazionale "antiglobalista" denominata "Via Campesina"; e, cioè, il Ministero si accinge a proteggere i nostri prodotti dalla concorrenza sleale altrui, ed a predisporre, eventualmente, adeguate barriere doganali, al fine di limitare la concorrenza in Italia di prodotti alimentari stranieri a prezzi più bassi dei nostri.
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Al riguardo, in linea di primo sommario approccio al tema, penso che si possano fare le seguenti considerazioni, sia positive sia negative:
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1)
Proteggere i nostri prodotti dalla concorrenza sleale altrui, è un obiettivo senz'altro meritevole di essere conseguito.
Ed invero, in base all'art.2, comma 2 del "Regolamento internazionale del sistema di protezione delle Denominazioni d'Origine dei prodotti agricoli e alimentari n° 510/2006", è già previsto da anni che ben più di 400 vini e 160 prodotti italiani vengano registrati col marchio DOP; tra cui il Grana Padano, il Pistacchio di Bronte, il Gorgonzola, il Parmigiano Reggiano, il Castelmagno, il Miele Varesino e moltissimi altri prodotti alimentari del nostro territorio.
Se ora il "Ministero dell'agricoltura e della sovranità alimentare", come già peraltro faceva anche il "Ministero dell'agricoltura", continuerà ad implementare il numero di prodotti alimentari italiani protetti dal marchio DOP, svolgerà senz'altro una attività meritevole; e costituirà  senz'altro un'opera commendevole quella di "osteggiare" l'importazione delle loro "contraffazioni".
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2)
Quanto al "protezionismo doganale" dei prodotti alimentari in generale, invece, non sono affatto d'accordo.
Ed infatti:
a)
Tenendo presenti le considerazioni, secondo me tutt'ora attuali:
- di Adam Smith sulle "cause della ricchezza delle nazioni";
- di David Ricardo sul "vantaggio reciproco che deriva dal commercio internazionale";
impedendo la specializzazione alimentare dei vari Paesi e la divisione internazionale dei vari tipi di produzione agricola, ridurremo la "produzione totale" e quindi il reddito e la "ricchezza nazionale" di tutti i Paesi in questione.
b)
Contrastando sistematicamente con i dazi, o in altro modo, l'importazione di prodotti agricoli "non taroccati", ma a bassi prezzi, da parte dei Paesi del Terzo mondo (le cui principali esportazioni, nella maggior parte dei casi, sono di natura alimentare):
- renderemo meno accessibili nei supermercati i prodotti alimentari a prezzi contenuti, da parte dei nostri "poveri";
- rendendo più difficili le loro esportazioni, "impoveriremo" ancora di più i Paesi del Terzo mondo, le cui principali esportazioni, nella maggior parte dei casi, sono di natura alimentare;
- rischieremo di innescare una "guerra dei dazi" a livello planetario.
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3)
Infine, per una perversa "eterogenesi dei fini", "immiserendo" ancora di più i Paesi del Terzo mondo, le cui principali esportazioni, nella maggior parte dei casi, sono di natura alimentare, aumenteremo indirettamente le "migrazioni" da parte dei cittadini di tali Paesi verso il nostro Paese; ed infatti, più aumenterà la povertà nelle loro nazioni, a causa delle minori esportazioni più saranno spinti ad emigrare altrove.
Cioè, invece di esportare i loro prodotti, finiranno per esportare sè stessi!
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Ovviamente, questo è solo un breve approccio euristico al tema, che, per la sua brevità e sommarietà, non esaurisce certo tutti gli aspetti, sia positivi che negativi, legati al tema della cosiddetta "sovranità alimentare".
Ed infatti, tra i primi sei pilastri della "sovranità alimentare" sviluppati all'International Food Sovereignty Forum di Nyéléni, in Mali, nel 2007 ed il settimo pilastro - la santità del cibo - che è stato aggiunto dai membri del Circolo Indigeno durante il progetto For People's Food, ci sono ulteriori aspetti, sia positivi che negativi,  che meriterebbero di essere esaminati e approfonditi con la  dovuta accuratezza.
Ma ciascuno di essi meriterebbe un "topic" a parte.
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