Il "conflitto militare asimmetrico" di Gaza

Aperto da Eutidemo, 18 Maggio 2021, 11:41:36 AM

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Eutidemo

PREMESSA
Non intendo minimamente esaminare qui la natura del conflitto in questione sotto tutti  i vari aspetti storici, giuridici e politici che lo coinvolgono; ma solo limitatamente a  quello strategico-militare.
***
Ed infatti:
a)
In generale, si tratta di una questione così complessa, articolata ed intricata, che, anche a volerla esaminarla solo sommariamente, sarebbe necessario scriverci un libro.
Mi rendo conto che tali aspetti sono a volte strettamente connessi tra di loro, e che, quindi, non andrebbero scissi troppo l'uno dall'altro; però credo sia comunque possibile limitarsi ad esaminarne uno in particolare, distintamente dagli altri.
b)
Si tratta, inoltre, nel suo complesso, di una questione ormai troppo "ideologicizzata", per cui non intendo unirmi alla "caciara" dei soliti "slogan" e  "argomenti"; la maggioranza dei quali, per lo più, o sono disinformati o sono eccessivamente semplicistici (in genere sono entrambe le cose insieme).
***
A dire il vero, poichè non sono certo un "cerchiobottista" di professione, ammetto di aver fatto anch'io un mio personale "bilancio" delle molteplici voci "in dare" e "in avere" delle due parti in causa; ma non intendo qui nè esporlo nè discuterlo con voi.
Per cui, se qualcuno cercherà di trascinarmi O.T. fuori dal seminato, non gli risponderò nemmeno.
***
Ciò premesso, tuttavia, tanto per smentirmi circa la mia avversione al "semplicismo", ritengo di poter (e dover)  fare due brevi considerazioni -di carattere molto generale- sulle ragioni che continuano a dare esca ad un conflitto che (a differenza di altri conflitti) sembra non essere mai destinato a placarsi; ragioni, che, in effetti, sono necessarie per comprendere meglio le due diverse "strategie belliche" delle parti in causa.
1)
Lo scenario geopolitico del medio-oriente, è "molto" particolare, in quanto:
- uno Stato di "minori" dimensioni territoriali e di "minore" popolazione, si trova "accerchiato", dal Marocco all'Iran, da Stati di molto "maggiori "dimensioni e popolazioni, in genere non troppo "amichevoli" nei suoi confronti;
- però, all'interno di tale Stato, si trova una "popolazione minoritaria", che,  per molti aspetti, mentre è "difforme" rispetto alla "popolazione maggioritaria" dello Stato di appartenenza,  è invece molto "conforme" alle alle "maggioritarie popolazioni" degli Stati che lo circondano.
2)
Le "difformità" tra tali "maggioranze-minoranze", interne ed esterne, caso unico al mondo, sono contemporaneamente di carattere:
- etnico;
- religioso;
- territoriale;
- politico (cioè derivanti da istituzioni giuridico-politiche di carattere "estremamente" diverso).
***
Per cui, da qualunque delle due parti ci si voglia ideologicamente schierare, ritengo che sui due punti precedenti si possa essere tutti più o meno d'accordo; e credo pure che debba risultare evidente per tutti come i due punti sopra evidenziati non possano che costituire una "miscela altamente esplosiva", la quale non può che dar luogo ad un conflitto militare molto persistente e particolare!


IL CONFLITTO MILITARE ASIMMETRICO
Da quanto sopra risulta evidente che il conflitto militare tra Ebrei e Palestinesi è di carattere precipuamente "asimmetrico"; ed invero, ormai, l'"asimmetria", è diventata una sorta di misuratore della natura dei conflitti che caratterizzano i più recenti scenari bellici (dall'Afghanistan allo Sri Lanka, al Libano, o, appunto, a Gaza).
***
Ma che cos'è un "conflitto asimmetrico"?
In genere con, tale definizione  si intende un "confronto militare impari" tra due, o più, attori; di cui la storia è piena, dalle guerre coloniali fino ad oggi.
***
Tuttavia, una tale definizione ridurrebbe il concetto di guerra asimmetrica alla sola valutazione di disparità più o meno marcate del potenziale militare a confronto, trascurando anche altri importantissimi elementi; ed infatti bisogna prendere in considerazione anche l'"asimmetria di volontà", ovvero il fatto che in un "conflitto asimmetrico" a combattersi sono attori con diverse "volontà", animati da "interessi" e "valori" (culture) diversi.
Inoltre, in generale, in una relazione conflittuale asimmetrica, un contendente è pronto ad accettare costi altissimi perché spesso combatte per obiettivi di sopravvivenza o di indipendenza, mentre l'altro ha una soglia di tollerabilità di molto inferiore essendo animato da interessi limitati o non comparabili; come, ad esempio, accadde nella guerra del Vietnam (ammesso che anche quello si possa considerare un conflitto "asimmetrico" vero e proprio).
In tali casi, che sono i più frequenti, in genere la parte militarmente più forte, alla fine molla la presa;  e, questo, soprattutto perchè, tenendo conto dell'impatto sull'opinione pubblica (nazionale e internazionale), nonchè delle perdite di vite umane, si rende conto che, in fondo, "non vale la pena" di prolungare oltre il conflitto.
Ed è su tale aspetto che viene incentrata la strategia della parte più debole.
***
Il caso del conflitto ebraico-palestinese, al riguardo, è particolarmente "sfortunato", in quanto:
- sotto il "profilo militare", Israele è sicuramente molto più forte e predominante;
- sotto il "profilo della volontà", però, entrambe le parti (a torto o a ragione), ne fanno una "questione di vita o di morte".
Ed è per questo che è così dannatamente difficile uscire dall'"impasse" militare.
***
Ora, in generale, la strategia della parte più debole risulta essere quella  più "disperata" e "spietata"; il che accade anche quando una guerra da "simmetrica" diventa sempre più "asimmetrica".
Ad esempio, nella seconda guerra mondiale, i Giapponesi cominciarono a ricorrere ai "kamikaze" quando, ormai, le loro forze militari convenzionali non erano più in grado di fronteggiare adeguatamente le soverchianti forze statunitensi; un po' come facevano i comandanti romani, quando la battaglia andava male, scagliandosi da soli nelle file avversarie, votandosi così alla morte e gridando: "Una salus victis, nullam sperare salutem!" ("Una sola salvezza c'è per chi perde: non sperare più in alcuna salvezza!)
Il che, peraltro, almeno nel caso di una guerra che da "simmetrica" diventa sempre più "asimmetrica", non vuol certo dire che la parte vincente e militarmente più forte adotti necessariamente una strategia più "misericordiosa"; come i bombardamenti di Hiroshima, Nagasaki e Dresda dimostrano.
***
Ma il caso dei conflitti che nascono e rimangono  "asimmetrici", e molto diverso.
Ed infatti, in tal caso:
- l'opinione pubblica (sia quella internazionale che quella stessa del "contendente più forte"), in genere, tende a frenare il più possibile gli eccessi dell'apparato militare preponderante;
- la stessa cosa, invece, non avviene  per quanto riguarda il "contendente più debole", perchè questo non può permettersi eccessivi scrupoli, e, quindi, ha meno remore.
***
Il che, in taluni casi, provoca dei veri e propri "paradossi bellici".
Ed infatti, senza voler affatto esprimere giudizi di carattere morale sull'una o sull'altra parte, i Palestinesi, i quali lanciano missili alla "indocojocojo" sulla popolazione ebraica, stanno facendo meno vittime civili di quante, invece, non ne stia facendo la reazione israeliana; la quale, invece, paraddossalmente, cerca di limitare al massimo tale tipo di vittime tra la popolazione civile palestinese.
***
Ho detto che non intendo esprimere giudizi di carattere politico o morale sull'una o sull'altra parte, perchè, il "paradosso" in questione scaturisce da precise scelte "strategiche", che esulano completamente da scelte di carattere etico dell'una o dell'altra parte.
La guerra, infatti, è molto più "amorale" di quanto non sia anche "immorale"!

CONTINUA SOTTO

Eutidemo

PROSEGUE DA SOPRA

IL PARADOSSO DEL "FUOCO DI BATTERIA E DI CONTROBATTERIA"
Ed infatti, almeno secondo quelle che normalmente risultano essere le "regole d'ingaggio" in tutti i conflitti di natura "asimmetrica":
a)
Gli Israeliani, hanno precipuo interesse ad eliminare, e, quindi, mirano soprattutto a colpire:
- i centri di comando e di "intelligence" del nemico;
- i centri di comunicazione del nemico;
- le basi di lancio dei loro missili.
E cercano di farlo il più possibile "chirurgicamente"; non tanto e non solo perchè abbiano particolarmente a cuore le sorti della popolazione civile palestinese, quanto, piuttosto, per evitare il negativo "impatto" sull'opinione pubblica internazionale che tali decessi (soprattutto di donne e bambini) inevitabilmente provocano.
b)
I Palestinesi, invece, non avendo le risorse e le tecnologie belliche necessarie per poter colpire i corrispondenti obiettivi militari israeliani, non possono fare altro che lanciare alla "bruttiddio" i loro missili Khaibar (raggio 160 km) un po' dove capita; per cui, ovviamente, i pochi che non vengono intercettati dal sistema difensivo antimissile israeliano  "Iron Dome" ("Cupola di Ferro"), finiscono inevitabilmente per fare delle vittime civili, sia pure, però, in misura di molto inferiore a quelle provocate dagli Israeliani.
***
Ma come mai la cosiddetta "reazione chirurgica" israeliana fa più vittime di quelle che gli stessi Israeliani desidererebbero, al fine di risparmiarsi il più possibile una così cattiva propaganda?
***
Al riguardo:
a)
Stando a quanto comunicato dai loro servizi segreti, questo dipenderebbe dal fatto che i Palestinesi (o, meglio, gli estremisti palestinesi di Hamas e della Jhiad) piazzerebbero le rampe di lancio dei loro missili, o, comunque, li fanno partire, da scuole, ospedali o, comunque, laddove ci sono dei civili, e tanto meglio se si tratta di donne, bambini e malati; pertanto, poichè il sistema di "controbatteria missilistica" israeliana punta automaticamente sul "fuoco" di decollo dei missili nemici, finiscono per andarci di mezzo soprattutto quei poveri disgraziati.
La qual cosa, per i Palestinesi, costituisce un notevole successo propagandistico; che, almeno secondo gli Israeliani, è freddamente "premeditato".
b)
I Palestinesi (o, meglio, gli estremisti palestinesi di Hamas e della Jhiad), ovviamente, negano nel modo più fermo tali accuse; però, di fronte alla innegabile "coincidenza topografica" di cui sopra (scuole-ospedali> batterie missilistiche),  Ghazi Hamad, alto esponente di Hamas, ha dovuto quantomeno ammettere che i combattenti non avevano altra scelta che utilizzare aree residenziali ed abitate da civili da cui lanciare missili nel territorio del vicino Israele.
Tuttavia Hamad ha sostenuto che questo non era stato "fatto apposta" per "autoprovocarsi" delle vittime civili, in quanto erano state messe in atto delle misure per salvaguardare vite umane civili dal "fuoco di ritorno" israeliano; sebbene poi, come da lui pure dichiarato, queste raramente avessero funzionato a causa di "errori compiuti su questo versante".
***
Naturalmente, a seconda delle proprie propensioni ideologiche (e logiche), ciascuno può scegliere la versione che preferisce; ma, secondo me, la questione potrebbe condurre ad una sorta di "regressum ad infinitum".
Ed infatti:
a)
Se la "causa diretta" dei morti civili palestinesi, è senz'altro da imputarsi al "fuoco di controbatteria israeliano", in effetti è innegabile che a "causare" quest'ultimo è però stato il "fuoco di batteria palestinese" (o, meglio, degli estremisti palestinesi di Hamas e della Jhiad); per cui, in base all'ovvio principio per il quale "causa causae est causa causati", si può ragionevolmente sostenere che la "causa prima" dei morti civili palestinesi, sia stato il "fuoco di batteria palestinese" (o, meglio, degli estremisti palestinesi di Hamas e della Jhiad), essendo esso stato fatto partire prevalentemente da scuole e ospedali.
Allo stesso modo, per fare un'analogia, alcuni sostengono che la "causa prima" dell'eccidio delle Fosse Ardeatine sia stato l'attentato di Via Rasella, perchè chi mise la bomba in tale strada, sapeva benissimo che l'"effetto ultimo" sarebbe stata la "rappresaglia" dei tedeschi (diritto loro riconosciuto anche dall'art. 2 della convenzione di Ginevra del 1929); al riguardo, è ancora accesa la controversa storiografica tra chi sostiene che gli attentatori di via Rasella miravano appositamente una "strage di rappresaglia" per approfondire l'odio contro le forze occupanti, e chi, invece, sostiene che questo non è affatto vero (il che potrebbe costituire materia per un apposito TOPIC).
b)
Però, seguendo lo stesso criterio logico, si potrebbe anche sostenere che il il "fuoco di batteria palestinese" (o, meglio, degli estremisti palestinesi di Hamas e della Jhiad), non abbia solo lo "scopo propagandistico" di provocare, per ritorsione, vittime civili della propria parte, bensì, a sua volta, sia stato "causato", dalla occupazione abusiva da parte di Israele di territori che non gli appartengono; per cui, dal "causa causae est causa causati", si potrebbe risalire al "causa causae causae  est causa causati".
Al che, gli Israeliani, potrebbero replicare a loro volta, fornendo argomenti a sostegno del fatto che tale occupazione non era affatto abusiva, in quanto provocata da precedenti abusi da parte arabo-musulmana; per cui, dal "causa causae causae  est causa causati", si potrebbe risalire più indietro ancora al "causa causae causae causae  est causa causati".
***
Il che, appunto, potrebbe condurci ad una sorta di "regressum ad infinitum", che, almeno in questo TOPIC, limitato soltanto agli aspetti meramente militari del conflitto, sono assolutamente deciso ad evitare; per cui, ripeto ancora, non accetterò in alcun modo repliche O.T. di tale genere.


LA DISTRUZIONE DELLA TORRE AL JALAA
Per restarare, appunto, ai soli aspetti militari del conflitto, resterebbe però da spiegare che senso abbia avuto la distruzione  della torre Al Jalaa di Gaza City, un alto edificio dove avevano sede diversi media, fra cui Al Jazeera e l'agenzia stampa Associated press; in questo caso, infatti, siamo senz'altro al di fuori della perversa logica militare del "fuoco di batteria e di controbatteria" di cui abbiamo parlato sopra, perchè, da tale palazzo, non era mai stato lanciato alcun missile verso il territorio israeliano.
***
In questo caso, infatti, le forze israeliane:
-  avevano preventivamente avvertito sia telefonicamente sia via radio gli occupanti dell'edificio con un'ora di anticipo sull'attacco, affinchè potessero allontanarsene con (relativa) calma, ma senza avere il tempo di mettere in salvo le attrezzature militari e di "intelligence" ivi impiantate;
- inoltre, mi pare con circa venti-trenta minuti di anticipo, avevano avvertito gli occupanti dell'edificio anche con il sistema del "roof knocking"; ovvero con il lancio di un innocuo "razzo d'avviso" contro il tetto dell'edificio.
Ma perchè mai, sotto il profilo militare, è stato distrutto tale edificio?
***
Secondo l'esercito israeliano, nell'edificio, oltre alle agenzie di stampa, si trovavano allocate anche le "risorse militari" usate dall'intelligence di Hamas, accusato di "ripararsi" dietro gli uffici della stampa internazionale, usando gli operatori dell'informazione "come scudi umani"; in un secondo comunicato, l'IDF ha poi spiegato che, oltre ad essere utilizzato dall'unità di ricerca e sviluppo dell'intelligence militare di Hamas, l'edificio ospitava altri uffici di Hamas e della Jihad islamica.
In questo caso, secondo me, ammesso che sia vera l'ipotesi per la quale Hamas fa partire i suoi missili dal cuore della popolazione civile a Gaza, proprio per provocare, a fini propagandistici,  vittime di "controbatteria" nella propria stessa popolazione, questo è senz'altro da escludere nel caso della torre Al Jalaa a Gaza City; in questo caso, infatti, almeno secondo me, Hamas contava sul fatto che gli Israeliani non avrebbero mai "osato" colpire un edificio dove avevano sede organi di informazione internazionale, per cui lo hanno ritenuto il luogo ottimale per piazzarci dentro il cuore della propria "intelligence" militare.
***
Ovviamente, io non so se fosse davvero così, però lo ritengo altamente probabile:
- sia perchè il Mossad, l' IDF e lo Shabak (più spesso indicato come Shin Bet) sono tra i servizi segreti più efficienti del mondo;
- sia perchè, sei io fossi stato un dirigente di Hamas, avrei sicuramente scelto un luogo del genere per farne il mio centro militare direzionale.
***
Resta da vedere se quella di Israele sia stata una mossa "intelligente" o meno.
A mio parere:
- sotto il profilo militare sicuramente lo è stata;
- sotto il profilo propagandistico sicuramente no.

POSSIBILITA' DI UN AZIONE DI TERRA
Secondo alcuni organi d'informazione, truppe israeliane sarebbero già penetrate a Gaza per un attacco di terra contro le postazioni di Hamas, bersagliate negli ultimi giorni da pesantissimi raid aerei, per rappresaglia a seguito della pioggia di razzi verso lo Stato ebraico.
https://www.huffingtonpost.it/entry/israele-ha-iniziato-lattacco-di-terra-a-gaza_it_609d9e62e4b063dccea781ad
Però, almeno a quanto mi sembra di aver capito, almeno per ora, si tratta solo di azioni di "commando", consistenti solo in "raid mordi e fuggi", e non di un'occupazione vera e propria, in tutto o in parte, del territorio.
Se questa davvero avvenisse, a mio parere, ci troveremmo di fronte ad un'"escalation" militare dalle conseguenze davvero drammatiche; per non dire tragiche.
***
In conclusione, infatti, mi sembra doveroso ricordare che, a parte le mie "astratte" e "asettiche" considerazioni di carattere militare, ovvero anche quelle di carattere storico, giuridico e politico, dalle  quali qui mi sono invece astenuto il più possibile (come invito a fare anche voi), lì c'è gente con un nome e un cognome, che, ogni giorno, muore dall'una o dall'altra parte.
E non credo che a loro interessi molto di sapere se sono morti per le giuste e corrette ragioni di carattere "strategico-militare"; ovvero anche a causa di quelle di carattere storico, giuridico e politico.
Secondo me la guerra, sebbene abbia una sua spietata "logica" interna,  non la si può mai "razionalizzare"; la si dovrebbe soltanto, "razionalmente", abolire.
***
"Quis fuit, horrendos primus qui protulit enses? Quam ferus et vere ferreus ille fuit! Tum caedes hominum generi, tum proelia nata, tum brevior dirae mortis aperta uia est" ("Chi fu il primo ad inventare le orride armi? Quanto davvero feroce e ferreo egli fu! Da allora sono nate le stragi per il genere umano, da allora i combattimenti, ed è stata aperta una via più breve alla terribile morte") Tibullo Elegie I, 10.
***

Alexander


Buongiorno Eutidemo


Io non comprendo la ratio dell'operazione militare scatenata da Hamas.  Mi sembra che tutto sia iniziato (di nuovo) per le manifestazioni e gli scontri sulla Spianata delle Moschee. E' seguito il lancio dei primi missili. Hamas sa sicuramente che la differenza qualitativa e quantitativa tra i due schieramenti è colossale e che il lancio non avrebbe che ottenuto risibili risultati sotto il profilo militare, a parte l'uccisione di qualche civile ebreo. Penso che sia un tentativo di provocare un'ondata di sdegno nel mondo arabo filo-jihadista e un richiamare l'attenzione internazionale sulla questione irrisolta palestinese. L'esperienza però insegna che questa strada di periodici scontri militari asimmetrici non porta a nulla. Perché continuare a perseguirla? Forse anche per un obiettivo di politica interna allo stesso stato palestinese?

Eutidemo

Ciao Alexander. :)
Veramente avevo detto che non intendevo entrare nel merito dell'aspetto politico del conflitto in atto; comunque, effettivamente, tra le tante elezioni politiche che si terranno in piena pandemia vi saranno proprio quelle in Palestina.
***
E, cioè:
- quelle legislative il 22 maggio;
- quelle per la presidenza della Autorità Nazionale Palestinese (Anp) il 31 luglio;
- quelle per il Consiglio Nazionale della Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) il 31 agosto.
***
Il pronostico per le legislative  danno al Fatah al 38% e Hamas al 34% in un sistema elettorale proporzionale nel quale hanno peso per la formazione del governo le alleanze con liste minori, più vicine ad al Fatah che non ad Hamas; per cui, secondo me, il tuo sospetto che il lancio dei razzi persegua un obiettivo di politica interna allo stesso Stato palestinese, mi sembra abbastanza fondata e plausibile.
Ma la mia è solo un opinione personale.
***
Un saluto! :)
***

anthonyi

Ciao eutidemo, hai fatto bene a sollevare quest'argomento del quale a torto troppi si stanno disinteressando.
Tu hai scritto che non vuoi trattare la parte politica, sulla quale in fondo tanto inchiostro si è versato, ma forse la componente più interessante degli attuali eventi è la componente sociale, il fatto cioè che alle contestazioni partecipino molti cittadini israeliani della minoranza araba. Sono state assaltate anche delle sinagoghe e, come se non bastasse, ben due eventi tragici hanno funestato le celebrazioni religiose degli ebrei, a quanto pare anche il loro dio non ne può più e manda i suoi segnali.

iano

#5
Non credo che la fuga sia una soluzione, ma se fossi un contendente dell'una o dell'altra parte di questo irrisolvibile conflitto la prenderei in considerazione , avendone la possibilità.
Non accetterei ,potendolo, che la mia vita sia in mano di cose più grandi di me che vanno ben oltre la dimensione in cui una mia qualunque azione possa avere un senso.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Eutidemo

Citazione di: anthonyi il 18 Maggio 2021, 17:17:54 PM
Ciao eutidemo, hai fatto bene a sollevare quest'argomento del quale a torto troppi si stanno disinteressando.
Tu hai scritto che non vuoi trattare la parte politica, sulla quale in fondo tanto inchiostro si è versato, ma forse la componente più interessante degli attuali eventi è la componente sociale, il fatto cioè che alle contestazioni partecipino molti cittadini israeliani della minoranza araba. Sono state assaltate anche delle sinagoghe e, come se non bastasse, ben due eventi tragici hanno funestato le celebrazioni religiose degli ebrei, a quanto pare anche il loro dio non ne può più e manda i suoi segnali.
E' vero, non ho minimamente preso in considerazione la componente sociale,  soprattutto sotto l'aspetto dei contrasti di carattere religioso; ed infatti, spesso, il fanatismo religioso spesso porta ad insensati atti di violenza contro i luoghi di culto.
I Romani dicevano "Orantibus non fit iniuria!"; però non sembra che da quelle parti rispettino molto tale saggio motto.
Ma il mio topic è limitato al solo aspetto militare.



Eutidemo

Citazione di: iano il 18 Maggio 2021, 21:15:16 PM
Non credo che la fuga sia una soluzione, ma se fossi un contendente dell'una o dell'altra parte di questo irrisolvibile conflitto la prenderei in considerazione , avendone la possibilità.
Non accetterei ,potendolo, che la mia vita sia in mano di cose più grandi di me che vanno ben oltre la dimensione in cui una mia qualunque azione possa avere un senso.
In determinate circostanze, in verità, secondo me la fuga, se non la soluzione migliore, è comunque quella più opportuna ; come, in effetti, a suo tempo ho avuto modo di sperimentare personalmente.
Però, ad un certo punto, devi smettere di correre e voltarti e affrontare chi ti vuole morto; il difficile è trovare il coraggio di farlo!