I nostri Presidenti del Consiglio e la lingua italiana

Aperto da Eutidemo, 02 Luglio 2021, 05:52:42 AM

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Eutidemo

Sdraiato sulla spiaggia, e ascoltando la radio, ho avuto modo di accorgermi che i nostri Presidenti del Consiglio non hanno ancora perso del tutto il vizio di scambiare una parola per un'altra.
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Cominciò Mussolini, nel suo famoso discorso del 24 giugno 1943, laddove, dopo aver confuso il filosofo Anassagora  con il filosofo Protagora,  proclamò stentoreamente: "Bisogna che, non appena il nemico tenterà di sbarcare in Sicilia, sia congelato sul 'bagnasciuga', cioè la linea della sabbia dove l'acqua finisce e comincia la terra".
Ma la linea della sabbia dove l'acqua finisce e comincia la terra non si chiama affatto "bagnasciuga", bensì "battigia" (anche se ormai tutti ripetono a pappagallo l'errore del duce)!
Il "bagnasciuga", infatti, è la linea di galleggiamento delle navi (scariche), che si trova tra la carena e l'opera morta.
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Da allora in poi, con qualche meritoria eccezione, quasi tutti i successivi Presidenti del Consiglio della Repubblica, nei loro discorsi pubblici, hanno commesso errori di italiano di maggiore o minore entità.
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L'altro ieri, ad esempio, ho sentito l'ex Presidente Conte (il quale, a onor del vero, in genere, parla un italiano correttissimo), accusare Grillo di "autarchia"; mentre invece, presumibilmente, intendeva accusarlo di "autocrazia".
Ed infatti, definendolo "padre padrone", evidentemente intendeva accusarlo di essere un "autocrate"; in quanto vorrebbe esercitare un potere assoluto nel M5S.
L'"autarchia", invece, è quell'indirizzo di politica economica che, sfruttando le risorse proprie di uno Stato, vorrebbe renderlo autosufficiente e quindi economicamente indipendente dai Paesi esteri; ma, a differenza di altri politici, mi pare che fra i tanti gravissimi difetti che affliggono Grillo, almeno da questo sia fortunatamente esente (o, almeno, lo spero).
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Ieri, poi, sempre alla radio, ho sentito l'attuale Presidente del Consiglio Draghi (il quale, pure, ad onor del vero, in genere parla un italiano correttissimo),  invitarci tutti: "...ad essere 'realistici', perchè la pandemia non è ancora finita!".
Suggerimento che condivido in pieno, sebbene, secondo me, avrebbe dovuto invitarci tutti: "...ad essere 'realisti', perchè la pandemia non è ancora finita!".
Ed infatti, a ben vedere, ad essere "realistici" sono i pupazzi di cera del museo di Madame Tussaud, in quanto rappresentano la realtà in modo estremamente accurato; ma non certo le persone, in quanto, esserendo "reali", non hanno alcun bisogno di essere "realistiche".
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Gli esseri umani, invece, e soprattutto, in questo frangente, gli Italiani, farebbero bene ad essere sempre "realisti"; e, cioè, a prendere atto della realtà così com'è, per gradevole o sgradevole che essa sia, senza mai illudersi troppo (in un senso o in un altro).
Tuttavia, a differenza dei due casi precedenti, quello di Draghi, a voler essere benevoli, invece di un errore vero e proprio, potrebbe considerarsi una "sovraestensione analogica" di carattere "retorico"; la quale, però, nel caso di specie, mi sembra molto poco appropriata!
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anthonyi

Ciao eutidemo, sai che l'italiano è una lingua difficile, quella con più vocaboli al mondo.
Un errore tra le varie declinazioni ci sta, sempre meglio dei democristiani di una volta, che ti intimidivano con il loro linguaggio forbito, e non ti facevano capire niente.
Il linguaggio serve per farsi capire, e in tutti i casi che hai prospettato gli italiani hanno capito, in particolare nel caso di Mussolini, quando hanno capito che parlava giusto per aprire la bocca, perché non sapeva che pesci prendere.
In Italia abbiamo una visione estetica del linguaggio, ma il linguaggio è cosa funzionale, come ci ha insegnato Di Pietro che nel 92, col suo rozzo linguaggio, ci ha fatto capire quanto marciume si nascondesse dietro il corretto politichese di allora.
La declinazione di Conte, poi, fa riflettere, conosciamo il lapsus froidiano, e a me viene da pensare che un errore che richiama il Duce, in una frase riguardante Beppe Grillo, la dice lunga su quello che Conte può pensare, o avrebbe voluto dire sul medesimo.
Infine c'è Draghi, il cui errore richiama una forma che è ricorrente nel linguaggio inglese, ti dirò che da uno che parla l'italiano con una cadenza tipica della City me l'aspettavo.
Un saluto, e buone vacanze!

Eutidemo

#2
Ciao Anthony. :)
Sono d'accordo su quasi tutto quello che hai scritto!
;)
Il problema, però:
- non sta tanto nello sbagliare grammaticalmente una parola;
- quanto, piuttosto, nell'usare una parola in modo grammaticalmente corretto, attribuendogli, però, il significato di un'altra parola (come nei tre casi da me riportati)!
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Ad esempio, se ti trovi sdraiato nella tua cabina, e senti gridare da fuori i marinai che l'acqua ha superato eccessivamente la linea del "bagnasciuga", sarebbe alquanto pericoloso se tu ti girassi dall'altra parte del letto, cercando di riprendere sonno, e mugugnando fra te e te: "Ma chi se ne frega se l'alta marea sta allagando la spiaggia...tanto io sono su una nave!"
:D
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Allo stesso modo, qualora un politico venga "erroneamente" accusato da un altro di avere una visione "autarchica" (mentre invece non ce l'ha per niente), se tu sei a favore del libero scambio internazionale delle merci potresti essere indotto, senza reale motivo, a negargli il tuo voto al momento delle elezioni.
::)
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Infine, un conto è dire che Tizio è un uomo politico poco "realista", ed un altro conto è dire che, invece, è poco "realistico" come uomo politico.
;D
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Come giustamente scrivi tu, invero, il linguaggio è uno strumento prettamente "funzionale", per cui va usato sempre molto appropriatamente; altrimenti si rischia di esprimere "fischi" per "fiaschi", e di far capire a chi ti ascolta una cosa per un'altra!
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Quanto a Draghi, è verissimo, come tu scrivi, che "è uno che parla l'italiano con una cadenza tipica della City"; ma, almeno a quanto mi risulta, anche nella lingua inglese sussiste la stessa differenza che c'è nella lingua italiana tra "realist" e "realistic".
Ed infatti, secondo l'Oxford Dictionary:
° "Realist" is a person who accepts and deals with a situation as it really is and does not try to pretend that it is different.
° "Realistic" consists in accepting in a sensible way what it is actually possible to do or achieve in a particular situation, like a "realistic target" or a a "realistic  option".
Lo "slang" della City, però, non lo conosco!
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Un saluto! :)
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viator

Salve Eutidemo. Ad essere molto pedanti si corre sempre il rischio di inciampare nelle proprie parole.




A me risulta che - in italiano - l'aggettivo "realista" qualifichi anche "l'essere favolevole alla causa di un re".



Che poi siano passati ottant'anni di latitanza volontaria o forzata per Casa Savoia...........Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Eutidemo

#4
Ciao Viator.  :)
Nella lingua italiana, come in tutte le lingue, esiste il cosiddetto fenomeno della dell'"omografia", la quale indica l'uguaglianza grafica fra due parole di significato e di etimo diversi; ad esempio la parola "miglio", che deriva da "mĭlĭum" (cereale) e "miglio", che, invece, deriva da "milia" (misura di una distanza).
Quando, poi, una parola si pronuncia e si scrive allo stesso modo, come appunto "miglio" le due parole sono dette anche «omonime»: sono cioè uguali sia per grafia (omografia) sia per pronuncia (omofonia).
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Nel caso del termine "realista", si tratta di due parole di "significato" e di "etimo" completamente diverso (omografe e omofone), in quanto, abbiamo:
- "realista", che deriva da "REX" (re), e che, quindi, identifica colui che è "favorevole alla causa di un re";
- "realista", che deriva da "RES" (cosa), e che e che, quindi, identifica colui che "si adegua alla realtà effettiva delle cose".
Ma sono due parole che non hanno niente a che vedere l'una con l'altra!
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Ovviamente, considerata la radicale differenza di "significato" e di "etimo", a seconda dei diversi contesti, è ben difficile che si possa confondere l'una con l'altra.
Ed infatti, ad esempio, se troviamo scritto che William Ashburnham combattè come ufficiale per la "causa realista" nella Guerra Civile Inglese del 1644, tutti capiscono benissimo che era un "monarchico".
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Diversamente, i termini "realista" e "realistico" sono affini sia per quanto riguarda il "significato", sia per quanto riguarda l'"etimo" (res); però sono scritte e pronunciate in modo diverso, e, quindi, non sono nè "omografe" nè "omofone".
La differenza, invece, sta nel fatto che:
- l'aggettivo "realista" è riferibile solo a "persone", quelle che prendono atto della realtà così com'è, per gradevole o sgradevole che essa sia, senza mai illudersi troppo;
- l'aggettivo "realistico", invece, non è mai riferibile a "persone", bensì soltanto  a statue, disegni, ovvero anche a previsioni, scelte, opzioni ecc. (a seconda dei casi)
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Ciò premesso, la tua osservazione che in italiano - l'aggettivo "realista" qualifica anche "l'essere favorevole alla causa di un re", è del tutto corretta; però non c'entra assolutamente "NIENTE" con l'oggetto del mio topic!
Ed invero, resta il fatto che Draghi ha usato molto impropriamente il termine "realistici", mentre invece, per le ragioni che ho abbondantemente spiegato, avrebbe dovuto più correttamente usare il termine "realisti".
E di sicuro nessuno avrebbe mai potuto sospettare che ci invitasse ad invocare il ritorno del re; o forse tu pensi di sì?
;D
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Comunque io stesso avevo sottolineato che quello di Draghi non è stato di certo un errore grave; nè poteva creare equivoci di sorta (come, invece, almeno in teoria, l'errore di Conte).
E' stata solo una scorrettezza linguistica, che, personalmente, da parte di un Presidente del Consiglio italiano, ho trovato alquanto deprecabile!
Non nego che qualche volta ci sarà cascato sicuramente anch'io!
Però io non sono Presidente del Consiglio, per cui posso anche permettermelo!
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Un saluto! :)
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