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I GIORNI DELLA MEMORIA

Aperto da Mariano, 27 Gennaio 2017, 16:18:07 PM

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Mariano

La motivazione è " ricordare per scongiurare nuovi orrori ".
Ma purtroppo, valutando quanto accade attualmente nel mondo, mi sembra che l'effetto desiderato non venga raggiunto.
Ritengo un'ipocrisia come viene periodicamente pubblicizzato.
Non so proporre azioni che possano evitare gli altri crimini che sono stati e vengono anche attualmente commessi, ma ritengo che almeno sarebbe più giusto (e forse più efficace) ricordarli insieme all'Olocausto.

bluemax

Citazione di: Mariano il 27 Gennaio 2017, 16:18:07 PM
La motivazione è " ricordare per scongiurare nuovi orrori ".
Ma purtroppo, valutando quanto accade attualmente nel mondo, mi sembra che l'effetto desiderato non venga raggiunto.
Ritengo un'ipocrisia come viene periodicamente pubblicizzato.
Non so proporre azioni che possano evitare gli altri crimini che sono stati e vengono anche attualmente commessi, ma ritengo che almeno sarebbe più giusto (e forse più efficace) ricordarli insieme all'Olocausto.
Penso che l'importante è non essere patetici... e molti dimostrano solo di essere patetici... molto patetici. 

Il mondo è pieno di gente patetica... almeno una volta all'anno... con il loro dolore artificioso, la loro inconsolabilità convenzionale e la loro insistenza piagnucolosa. 
La realtà è che il genocidio è una robetta che all'uomo viene bene... la storia insegna e continua ad essere d'attualità... quindi risparmiarsi la retorica e pateticità di certe ricorrenze pelose... sarebbe solo un atto dovuto.

chi si sofferma su un olocausto del passato vuole solo dimenticare tutti gli altri. Sia essi del passato che ATTUALI.

Si vuol fare una giornata della memoria ? Bene, ottimo...
Si sceglie un giorno per ricordare TUTTI I GENOCIDI..... Dagli armeni agli ebrei.....Dai negri africani deportati come schiavi agli indios dell Amazonia (cosa che persiste tutt'ora), Si ricordano le vittime dei Khmer Rossi ai 2\3 dei maori sterminati dagli inglesi....posso andare avanti per molte righe.
Prima della Shoah c'è stata ad esempio una robetta nota come Holodomor (1932-33)...in Ucraina.
Per semplificare il discorso....se la shoah pesa sulla coscienza dell'umanità per oltre 5 milioni di morti... il genocidio perpetuato dal regime comunista sovietico... pesa per 7 milioni di morti. Ma Stalin era alleato dell'occidente e vinse la guerra....quindi dei 7 milioni di morti per fame e per altre cosette interessanti... non gliene frega nulla a nessuno. 

Ma attenzione... perché gli eroi dell'armata rossa, per chi non lo sa, continuarono... facendo fuori un mezzo milione di Kulaki... di cui, ammetto, non frega una mazza a nessuno (Esempio è quel partigiano spudorato in TIVVI che arriva a dire che 7 milioni di ukraini sono morti di fame... pur avendo le pianure più fertili dell'ex unione sovietica)

Non irrido l'olocausto...irrido la commozione pelosa.
La irrido perché come ho affermato di avvenimenti drammatici simili ce ne sono stati ancora ed ancora ce ne saranno ancora.
Vien fatto il bidet alla coscienza spargendo una lacrimina all'anno... per gli altri 364 ce ne sbattiamo allegramente i coglioni.

Siamo come quelli che piangono le vittime del terremoto... e questa sera... cinema che c'è l'ultima uscita di ficarra e picone.

Evitare questa retorica e patetica situazione non è affar mio... ma un problema dei patetici.

Preferisco volare sopra esattamente quanto un B52 volava sopra il Vietnam del nord durante la guerra... (3 milioni di morti maggiorparte civili). Dove cazzo sta il giorno della memoria del Vietnam ? Ed il ruanda ?.....magari quacuno se ne va a comprare l'attrezzetto cinese a pochi euro che viene fatto nei Laogai cinesi... e poi piange il 27 gennaio.

Patetico! Ma il patetico non si deve preoccupare... fa parte dellamaggioranza.

baylham

Ciascuno considera e vive a modo suo la giornata della memoria dell'olocausto.
Ritengo che sia importante ed utile, è una tragedia che riguarda direttamente la storia dell'Italia e dell'Europa, di cui sono cittadino.
Per me e per molti altri è un'occasione per riflettere e per cercare di capire le cause dell'odio, della violenza, della guerra, dello sterminio.
Temo che qualcosa di simile, in altre forme, si ripresenterà in Europa, i segnali premonitori sono diversi.

Eretiko

Citazione di: baylham il 27 Gennaio 2017, 19:01:02 PM
Temo che qualcosa di simile, in altre forme, si ripresenterà in Europa, i segnali premonitori sono diversi.

Concordo con questo timore, e mi dispiace che ci siano molte persone che irridono a coloro che lo hanno. Forse sono timori infondati, forse l'umanità adesso è più matura, forse non necessariamente certe condizioni portano a determinate conseguenze, ma la storia ci racconta un film diverso.

Jacopus

#4
Un argomento che ho lasciato sedimentare prima di affrontarlo. Ho ripreso anche in mano qualche libro, Volpato, Arendt e Bauman e lo dico non per darmi delle arie ma per localizzare ideologicamente quello che scriverò.
La prima considerazione riguarda il percorso storico dei genocidi. Si sa, i genocidi ci sono sempre stati ma quelli moderni in qualche modo si sono sempre più sviluppati secondo modalità industriali e tecnologiche e quindi con la possibilità di sterminare in modo quantitativamente più massiccio. Ma non si tratta solo di una mera differenza quantitativa.
E' come se la capacità di mutare il mondo fisico, grazie alla rivoluzione industriale e alla globalizzazione (che è iniziata nel 1492) abbia in qualche modo influito sulla concezione moderna di genocidio, fondata non solo sulla soppressione del nemico eventualmente riottoso (Cartagine o il popolo dei Meli a cui si rivolge Pericle). Ovvero si è sviluppata l'idea di poter mutare anche il mondo politico, attraverso processi di ingegneria sociale.
Questa idea si è cullata a lungo sulla considerazione della superiorità dell'uomo occidentale, che portava i "valori" alle popolazioni semi-primitive, che in cambio, avrebbero dovuto asservirsi all'uomo bianco. La deumanizzazione o semideumanizzazione è sempre servita a questo scopo. Si pensi alla complicatissima gerarchia del sangue che gli spagnoli introdussero in America Latina.    
In questo senso i grandi genocidi del XX secolo (gulag e lager) proseguono questa tradizione e dovrebbero effettivamente essere ricordati insieme. In entrambi i casi l'azione era motivata dalla necessità di erigere un mondo futuro "migliore". Probabilmente le SS e i commissari politici si sentivano portatori di una autentica virtù morale. Non credo che si concepissero come dei boia.
Questa è l'idea. La società come un giardino, come una pulitissima e fraterna Disneyland, dove i membri si amano perchè "identici".

Però per distinguere i genocidi moderni dagli antichi, questo fondamentale pensiero ideologico non basta. Occorrono gli strumenti per rendere l'idea concreta. In questo caso gli strumenti furono la tecnologia e la burocrazia. La tecnologia ha permesso di rinchiudere milioni di persone in campi di concentramento, utilizzare su di loro prodotti chimici e quant'altro.
La burocrazia ha permesso di considerare questo processo come un percorso "legale". Se il potere adotta sistemi disumani e li ammanta della discreta procedura amministrativa la loro disumanità non viene più percepita. E' l'azione orientata verso lo scopo a sostituire nell'azione burocratica l'azione morale. Max Weber uno dei più grandi pensatori del XX secolo, liberale, schifato sia dall'estrema destra (che non fece in tempo a vedere, ma che già presagiva) che dal comunismo, parla così del funzionario:
"il funzionario, quando l'autorità a lui preposta insiste su un ordine che a lui sembra errato, tiene ad onore di saperlo eseguire...". Sono l'efficienza e l'efficacia che sostituiscono il pensiero critico e la responsabilità morale.; l'onore corrisponde ad eseguire l'ordine.

Gulag e lager sono quindi dentro l'uomo occidentale molto più di ogni altro genocidio anche recente (si pensi ai tutsi contro gli hutu) ed è per questo motivo che andrebbero ricordati insieme e in modo specifico, perchè nulla esclude che l'uomo occidentale civilizzato non possa ripetere quegli esperimenti di ingegneria sociale, magari dotandoli di una motivazione civilizzatrice o di difesa dei confini della civilità.
E' come se la "civilizzazione" fosse avvenuta solo nel campo del progresso materiale mentre a livello di rapporti sociali si fosse rimasti ai tempi di Sofocle e del conflitto fra Antigone e Creonte. Proprio  in questo senso Freud, ne "Il disagio della civilità" poneva l'accento sulla distinzione fra Zivilization e Kultur ma questo è un altro discorso.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

baylham

Non condivido la tendenza a rendere responsabile e quindi colpevole il singolo, il funzionario, sottovaluta il sistema, lo Stato, la collettività.
E'come rendere responsabile il singolo della soluzione del problema della fame o dell'inquinamento del mondo.
Sono processi politici, collettivi che portano allo sterminio. In uno stato totalitario la maggioranza dei cittadini non è direttamente coinvolta nello sterminio, che è un compito riservato ad una frazione. La trasformazione di un campo di prigionia in un campo di sterminio è relativamente facile: si fanno morire lentamente di stenti i detenuti, non è necessaria la loro esecuzione.
"Probabilmente le SS e i commissari politici si sentivano portatori di una autentica virtù morale." Non probabilmente, ma certamente era, è così.



Fharenight

 Jacopus, è inutile, con te devo senpre scontrarmi. Dire che la globalizzazione abbia avuto inizio sin dal 1492 è una grande baggianata, vuol dire confondere volutamente  le acque per far credere che sia un processo normale ed inarrestabile. Il termine globalizzazione nasce negli anni novanta dello scorso secolo e sta ad indicare quei processi economici e finanziari negativi ( tra cui il processo di delocalizzazione delle produzioni e del lavoro)  dovuti al neocapitalismo. Esso si fonda sulla liberalizzazione del mercato totalmente svincolato dagli Stati e quindi da regole e dazi e costituito da multinazionali e grandi  banche che col loro potere influenzano e dirigono la politica dei governi fino a modificare il sistema sociale.  Quindi col 1492  non c'entra un fico secco.
Non credo che oggi, almeno in Occidente, qualcuno pensi di coltivare l'idea di una società perfetta mediante individui identici, tra l'altro non può essere realizzata nemmeno mediante individui troppo differenti per mentalità e credenze. Il mescolamento forzoso è sempre deleterio, non possiamo conformarci tutti secondo le idee di chi la pensa come te.
Inoltre, la tua furbesca conclusione, tipica dei sinistri, cosa vorrebbe sottintendere? Quale messaggio subliminale vorrebbe lanciare? Che chi vuole difendere i propri confini, la propria terra, la propria cultura e la propria identità, quindi la propria civiltà, sarebbe pronto a nuovi genocidi come quelli causati da comunismo e nazismo in Europa, e attualmente ancora attuati dall'islam?  Hai idea del genocidio dei cristiani nei paesi islamici? E non perché sono invasori occidentali o perché sono sette pericolose di assassini o altro, semplicemente perché seguono un'altra religione, con umiltà  e senza avanzare pretese.
Perché non ti rechi nei paesi islamici a proclamare queste belle idee?
Purtroppo è vero, nonostante  il progresso e l'emancipazione rispetto al resto del mondo, l'Occidente non è detto che sia diventato tutto santo e martire, per quanto ci siamo evoluti e sensibilizzati,  siamo ancora esseri umani con limiti e bisogni, se verranno meno determinati aspetti importanti della società, tutto è ancora possibile. Quindi state attenti voi sinistri e buonisti a non tirare troppo la corda. La "civilizzazione" non è avvenuta solo nel campo matediale, è evidente, è avvenuta anche nel campo dei rapporti sociali, e questa civilizzazione è potuta svilupparsi grazie soprattutto al soddisfacimento diffuso dei bisogni primari che ha consentito un buon livello di benessere  sociale migliorando anche la qualità delle relazioni umane. Ma se ci priveranno della nostra identità e dignità, se torneremo poveri e miserabili senza piú alcuna stabilità, gli istinti torneranno a prevalere e a farsi sentire in tutta la loro forza. È l'innato istinto di sopravvivenza.

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