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I bulli e la scuola

Aperto da doxa, 20 Aprile 2018, 22:28:50 PM

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Angelo Cannata

Jacopus, avevo scritto che la mia critica vale contro qualsiasi cosa non aiuti a vivere un orientamento di vita che faccia crescere. La democrazia rientra tra queste.
Elia, nella mia critica rientrano anche Cristo e la Chiesa, se vengono drammaticamente percepiti come incapaci di educare a qualcosa che sia vissuto come crescita.
In generale ho visto che avete indicato dei criteri più o meno ragionevoli, più o meno di buon senso, ma di fronte al dramma della percezione di grave mancanza di contenuti non ci sono ragionevolezze o buon senso che tengano. Se il bullo desse importanza alla ragionevolezza o al buon senso, non farebbe certo il bullo. Se lo fa vuol dire che per lui ragionevolezza e buon senso hanno perso il loro valore, i motivi per cui attribuire loro fiducia, quindi non ha senso appellarsi a queste cose per far breccia nell'animo del bullo.

Elia ha toccato il nocciolo della questione, peraltro in modo abbastanza contraddittorio, ma poi se ne è distratto:
Citazione di: Elia il 05 Maggio 2018, 16:02:51 PMDirei piuttosto il contrario, che l'autorità nasce sul contenuto, anzi fa da contenitore laddove c'è il contenuto. Infatti dal '68 in poi, si sono abbattuti diversi contenuti ed è svanita l'autorità. Oggi dunque non vi è autorità perché sono venuti a mancare i contenuti. Il fulcro del problema educativo attuale sta proprio in questo: riempire nuovamente o no la nostra esistenza di contenuti?
Se vi sono contenuti va da sé che questi debbano essere fissati mediante l'autorità che indica il verso dove andare.  Le autorità stabilite per leggi, norme o tradizioni hanno (o dovrebbero avere) questo scopo: educare, orientare verso un vivere civile condiviso per diventare uomini e donne, e non abbandonarsi in balia dell'istinto e della prevaricazione.
Giusto, l'autorità nasce sul contenuto.
Se vi sono contenuti si fissano mediante l'autorità.
E se i contenuti non ci sono? È questo il problema, che viene vissuto in maniera talmente drammatica da non farsi scrupolo di mettere in questione Chiesa, Cristo, democrazia, autorità, civiltà, società e quant'altro. Il bullo in pratica dice questo: che me ne faccio di tutte queste cose se in nessuna di esse trovo contenuti che mi diano vita?

stefano

Citazione di: Jacopus il 05 Maggio 2018, 11:52:51 AMDall'altro c'è il partito "Socrate-Stefano" che indica invece la necessità di sottomettersi comunque al ruolo dell'autorità, indipendentemente da come esso viene esercitato (sto semplificando e intervenite se non vi riconoscete in questa semplificazione). Credo che la polarizzazione su una sola di queste due visioni sia in fondo sbagliata. Non posso accettare un ruolo di autorità sviluppato in modo violento, insensato, incompetente, senza rispetto delle regole e senza rispetto per i sottoposti
Come ti dicevo Jacopus non hai considerato il fatto che io parlo di "autorità democratica" e questa parte che ho citato 
non corrisponde al mio pensiero.Per il resto sono d'accordo con te. 

stefano

Citazione di: Angelo Cannata il 05 Maggio 2018, 17:10:08 PMJacopus, avevo scritto che la mia critica vale contro qualsiasi cosa non aiuti a vivere un orientamento di vita che faccia crescere. La democrazia rientra tra queste.
La democrazia dunque non fa crescere e non offre nessun orientamento di vita.L'autorità nasce dal contenuto,la democrazia non ha contenuti,quindi nessuna autorità.Chi ci rimette sono sempre loro i piccoli bulli disorientati,privi di orizzonti.
Ma come si fa a capire se questi contenuti ci sono o no,chi lo decide? Da cosa si capisce se un'autorità è veramente tale cioè con la giusta
quantità o qualità di contenuti?
Lo si capirà da come reagiscono proprio loro,i nostri amici bulli.Se questi troveranno,in una certa autorità,un contenuto che da loro vita, nuovi orizzonti,allora quella senz'altro sarà l'autorità giusta.Qualcuno,qualche entità,quindi,dovrà prendersi la briga di accontentare i signori bulli e immagino non sarà facile perche quelli storcono sempre la bocca,sono incontentabili,sarà difficile fargli preferire un nuovo orizzonte alla nuova playstation.Ma tutto questo va fatto perche una volta accontentati loro,saremo a buon punto nel cammino verso una societa perfetta.Certo poi bisognerà accontentare anche mafiosi,narcotrafficanti,corrotti,truffatori...anche loro sono vittime di un'autorità priva di contenuti e di orizzonti.

Elia

#63
Angelo Cannata, non rigiriamo come al solito la frittata per confondere le idee. Non è contraddittorio il mio ragionamento, siete voi che vi arrotolate in disquisizioni che poi finiscono per annullarsi automaticamente, fatta salva l'abilità  di lanciare la palla in calcio d'angolo,
perché, ti ricordo, che si è  partiti dal sostenere, per alcuni, che l'autorità, cioè la severità nei metodi educativi non serve, che bisogna essere permissivi e buonisti sempre,  che essere autoritari nasconde un vuoto, che là dove ci sono contenuti non occorre autorità. Ti dico io schiettamente e senza tanti contorsionismi e giri di parole come stanno le cose. I contenuti sono stati sminuiti o abbattuti non perché non fossero validi, ma perché si credeva (e lo si crede in gran parte ancora) di poterli sostituire con l'assoluta libertà e che questa soltanto avrebbe condotto all'autentica felicità. Ed è ciò che pensano tutti coloro che sostengono l'ideologia della sinistra progressista.
I fatti stanno dimostrando il contrario.

Ad avere influenza sullo sviluppo della personalità è assai importante invece l'azione formatrice, questa deve essere impartita innanzitutto dalla famiglia, in primo luogo dai genitori. Abbiamo dimenticato che è proprio in quest'opera formatrice che un uomo e una donna si realizzano prima e si rivelano poi verificando ciò che hanno saputo fare di sé stessi. Se i genitori oggi non sanno piú sentire le enormi responsabilità, anche nei confronti della collettività, che determina il fatto di crescere un figlio che sia proteso gioiosamente e fecondamente verso la maturazione di sé stesso e verso la società, vuol dire che hanno fallito il loro compito piú importante. Ed in quest'opera formatrice sta fallendo  anche la scuola.
Una pedagogia debole ed eccessivamente indulgente  si è visto che è altrattanto dannosa di quella improntata sull'estrema violenza.  Perché in entrambi i casi viene impedita la naturale tendenza alla crescita morale e spirituale della persona. Anzi, direi addirittura che l'eccessivo permissivismo può essere ancor piú dannoso in quanto non permette neppure di riflettere, ma annulla l'anima che muore di "asfissia". Quei bulli infatti per me sono  morti nell'anima, sono corpi vaganti senza cervello, tutto impulsi, emozioni e rabbia, tanta rabbia verso un'esistenza, la loro, a cui non è stata data una direzione, un programma da seguire in maniera ferma ed efficace.

"È ora di smettere! Non vi pare sia arrivato il momento? Basta col concedere tutto. Nella vita si fatica. Non tutto è dovuto. Assumiamoci le nostre responsabilità."

http://www.cosenzainforma.it/notizia3851/EDITORIALE-BullismoGenitori-ed-insegnanti-poco-rigidi-o-troppo-permissivi.html#
"L'egemonia di sinistra ha creato un deserto e l'ha chiamato cultura".
(M.V.)

Angelo Cannata

stefano, ho già detto chi decide i contenuti: lo si decide insieme, cercando insieme. La reazione del bullo è la reazione sbagliata contro un fare sbagliato. Il fare sbagliato è il professore messo lì solo come colui che detta e non come uno che, oltre a dettare, si metta anche a cercare insieme.

Elia, hai parlato di azione formatrice, ma formatrice a cosa? È questo il problema. Hai scritto "I contenuti sono stati sminuiti o abbattuti non perché non fossero validi": quali sarebbero questi contenuti validi? La cosa viene ad essere tanto più curiosa perché rivendichi di parlare schiettamente, senza contorsionismi e giri di parole, lasciando intendere che quindi gli altri girino intorno alla questione senza mai centrarla. Tu hai parlato di contenuti validi senza dire quali siano, di azione formatrice senza che si capisca a cosa debba formare.

Ora, ciò che m'interessa qui non è criticare te o alcun altro, ma che lavoriamo per riuscire andare al nocciolo. Ci sono contenuti chiari a cui educare? Se sì, quali sono?

stefano

#65
Per Elia
Sono d'accordo con quello che dici Elia tranne due cose.Prima cosa,la tua indulgenza per la pedagogia violenta che,arrivi a dire sia stata meno dannosa del permissivismo di oggi.Io sarei per non fare concessioni a nessuno e semmai  equiparare le due cose.Ti posso assicurare (visto che io c'ero) che la pedagogia violenta del pre'68 era una cosa ignobile,retaggio del ventennio fascista,dove grossi bulli sedevano dietro la cattedra con la bacchetta in mano in mezzo a una classe di bambini terrorizzati.
Seconda cosa,la tua critica alla sinistra progressista.La  sinistra democratica progressista,laica e cattolica del '68 ha cercarto di cambiare le cose in modo costruttivo reclamando piu democrazia nella scuola.Altri invece hanno cercato di distruggere la scuola in quanto istituzione democratica borghese,introducendo a forza l'egualitarismo dei regimi comunisti,tanto irreale quanto ipocrita.
E' importante fare questa distinzione per capire da dove deriva il permmissivismo della scuola di oggi.

per Angelo C.
Citazione di: Angelo Cannata il 06 Maggio 2018, 10:12:36 AMstefano, ho già detto chi decide i contenuti: lo si decide insieme, cercando insieme. La reazione del bullo è la reazione sbagliata contro un fare sbagliato. Il fare sbagliato è il professore messo lì solo come colui che detta e non come uno che, oltre a dettare, si metta anche a cercare insieme.
Angelo,ma è quello che ho detto,lo si decide insieme compresi i bulli e di conseguenza escludendo le regole democratiche perche il problema dei bulli è che non accettano di essere come gli altri ma speciali,non accettano un autorità basata su regole di uguaglianza.Bisognerà considerare che i bulli sono speciali perche sono il sintomo del nostro fare sbagliato ma siccome la democrazia va esclusa resteranno al di sopra di qualsiasi regola e si dovrà inventare tutti insieme un autorità che attraverso la disuguaglianza approvata da tutti (all'unanimità credo) porti a qualcosa come nuovi orizzonti dove tutti ci riconosceremo.
Ora Angelo Cannata,per non impazzire,potresti farmi qualche esemmpio di come possa avvenire in
concreto qualcosa del genere?

InVerno

Citazione di: stefano il 05 Maggio 2018, 11:14:14 AMScusa InVerno ma qui si parla di bambini e di educazione.Se alcuni tengono in giardino reliquie del Duce sono fattacci loro,se alcuni vanno in piazza a spaccare la testa al fantoccio del Duce è gia diverso ma a dire il vero non me ne meraviglierei molto,ma se qualcuno ci mette in mezzo i bambini,se si porta loro in piazza a giocare alla pentolaccia col fantoccio del Duce allora non solo mi meraviglio ma mi scandalizzo,si puo forse non essere scandalizzati?Tutto il resto passa in secondo piano,ma non sono d'accordo sull'irrilevanza della discussione sul piano politico,non si tratta di riminiscenze di un passato ormai superato ma di un equivoco ancora presente e che ancora lo sarà finche ci saranno veri comunisti nel nostro paese.Infatti,è inutile nasconderlo,per loro la festa della liberazione non puo essere che la festa del fallimento,la cosiddetta "resistenza tradita".(Qui però si va fuori tema)
Fai bene a scandalizzarti, meno male che qualcuno lo fa ancora, il problema secondo me è che spesso e volentieri lo scandalo è portato avanti dai giornali che seguono le isterie del momento e temi sacrosanti (spesso inerenti alla violenza) vengono ingigantiti pur di vendere qualche copia in più. Questi temi (tra i quali anche il femminicidio e altri) sono sicuramente temi importanti e reali, ma non nella dimenensione che un singolo fatto di cronaca può tradurre oltre alla statistica.
Ho letto cinque minuti fa che un ragazzo ha speso la sua prima paghetta per comprare un paio di scarpe ad un ragazzo meno fortunato. Dov'è il topic che denuncia il dilagante altruismo tra le nuove generazioni? Ah giusto, questo non servirebbe alla tesi "meglio prima che ora" o a denunciare qualche dilagante virus culturale che inabisserà la società nel baratro di un nuovo medioevo, quindi è carta straccia per gli strilloni, in attesa che qualche altro ragazzo faccia qualche bravata.Da mie sommarie ricerche statistiche non mi sembra che il bullismo (e qui tanto conta capire cosa si intenda per) sia esattamente un emergenza (in tutti i significati del termine), è sicuramente un tema esistente, ma a vedere che collegamenti vengono ad esso inanellati sembra che stiamo parlando dello jihadismo...Eppure il 42% di chi denuncia di esser stato vittima di bullismo dichiara di "esser stato preso in giro". Datemi una penna e disegnerò la società perfetta, ma che gli adoloscenti non si prendano in giro (e sopratutto non sia utile in qualche modo a formare se stessi)mi pare una pretesa piuttosto curiosa. Il senso della misura, ciò che i giornali volutamente omettono pur di scrivere in stampatello, andrebbe sempre protetto nel proprio ragionare.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Angelo Cannata

stefano, come ho scritto sopra, i bulli sono una reazione sbagliata a un fare sbagliato. Nel momento in cui io professore riconosco il mio sbaglio, allora non tollererò che il bullo non riconosca il suo. Il cercare insieme comincia da qui: io riconosco il mio errore, ma il bullo deve riconoscere il suo, già per il semplice fatto che non esistono persone che non sbagliano.

Ne consegue che il bullo non ha nulla di speciale, proprio per questo motivo: perché egli non è immune dall'errore.

Questo è quello che io non vedo fare né alle istituzioni, né ai singoli: non capiscono che riconoscere i propri errori è un'arma fortissima contro il bullo, perché ti consente di pretendere da lui che anch'egli riconosca i suoi.

Nel concreto, quindi, il primo passo da fare sarebbe questo: sia le istituzioni, come lo Stato, la scuola, sia i singoli professori, dovrebbero dire apertamente: "Cari bulli, abbiamo sbagliato; voi riconoscete l'errore commesso da voi nel reagire con la violenza?". Se il bullo risponde "Sì", si apre immediatamente la strada per la collaborazione fruttuosa, se risponde "No" si apre la strada per la punizione e la repressione: a quel punto non si tratterà più di repressione diseducativa, poiché è stata preceduta da un atto più che educativo, cioè l'aver riconosciuto il proprio errore, aver chiesto al bullo di riconoscere il suo e avergli proposto la collaborazione.

Jacopus

Una ulteriore riflessione. Qui si parla dei bulli, come se fossero una mandria. I bulli vengono descritti come se si assomigliassero tutti, come se tutti fossero destinati a diventare dei rapinatori o dei balordi. Credo invece che gli atteggiamenti prevaricatori dei bulli siano motivati da ragioni molto diverse fra di loro. Immagino che ci siano dinamiche specifiche all'interno di ogni gruppo di bulli. Generalizzando si potrebbe pensare che c'è di solito un "bullo capo", circondato dai suoi minions gregari, con una schiera di gregari ancora più lontani, che magari si limitano a fare da "claque" e infine le vittime, che talvolta indossano il ruolo di vittima, volontariamente, per motivi di bassa autostima e perché credono in modo autolesionista, che quello sia il solo modo per essere accettati (ovviamente parlo di bullismo contro coetanei).
Pensare di adottare un'unica strategia valida sempre per "recuperarli" mi sembra poco realistico. Bisognerebbe conoscere bene l'ambiente da cui provengono, quello in cui sono inseriti, lavorare insieme con scuola, famiglia, contesto informale. Si potrebbero utilizzare, come già si sta facendo, ex-bulli che hanno capito i loro errori e diventano testimoni alla pari (peer-education). Immaginate solo per un istante lavorare in questa direzione nelle diverse parti d'Italia. Laddove c'è una struttura della società più organizzata sarà sicuramente più semplice creare le premesse per un lavoro serio. Invece laddove l'organizzazione sociale è carente, le istituzioni sono lontane, il bullismo non fa neppure notizia, probabilmente, perché non è un evento eccezionale, ma un fatto quotidiano, con il quale bisogna fare i conti.
Insomma un problema complesso va affrontato con strumenti complessi e rimboccandosi le maniche, tutti, adulti, ex-bulli e bulli....
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Angelo Cannata

#69
Il rinvio alla complessità è dire tutto e non dire niente. Può anche essere usato come trucco in qualsiasi occasione quando c'è bisogno di squalificare chi sta parlando, o creare disorientamento, confusione, nel mezzo del discorso. Infatti, qualunque discorso si faccia, su qualsiasi argomento, è sempre possibile tirare in ballo il fatto che le cose sono più complesse di come vengono descritte o pensate. Funziona sempre. Con ciò non voglio affatto dire che tu l'abbia fatto apposta, al contrario, sono certo che la tua intenzione è quella di evitare il riduttivismo.

Ma la specialità di noi esseri umani, rispetto ad esempio ai computer, è proprio quella di affrontare i problemi percorrendo delle strade. Un computer non percorre strade: esso passa in rassegna tutte le possibilità, tutti gli elementi, e seleziona ciò che gli serve oppure ciò che contiene certe probabilità in maniera maggiore. Un computer affronta la complessità abbracciandola per intero e scannerizzandone tutti gli elementi, in ordine, uno per uno. Un essere umano si fa guidare dalle proprie tendenze, le proprie inclinazioni, la propria fisonomia, la storia, e crea dei sentieri.

Tirare in ballo la complessità può servire quando c'è il pericolo di riduttivismo, quando si sta cominciando ad illudersi che il problema è tutto lì, perdendone di vista aspetti importanti. Ma se vogliamo affrontare i problemi da esseri umani, che creano storia, non possiamo mettere al bando la selezione di vie particolari. Selezionando vie particolari ci si assume la responsabilità del loro essere parziali, settoriali, quindi inevitabilmente squilibrate verso qualche direzione, ma non c'è altro modo di essere umani. Se vogliamo essere umani dobbiamo avere il coraggio di compiere scelte settoriali e assumerci la responsabilità della loro parzialità.

Quindi la domanda è: di fronte al problema del bullismo, quali vie settoriali oggi, noi umani di questo periodo storico, riteniamo meglio intraprendere? Io ho evidenziato la necessità di individuare contenuti di crescita, in grado di giustificare l'autorità, la democrazia, i cosiddetti valori, il formare, educare, l'essere scuola, essere professori e tutto il resto.

La partenza per questa ricerca è quella che ho detto: riconoscere insieme i propri errori e limiti e iniziare a lavorare per individuare i contenuti. Questo corrisponde all'ultima frase che hai scritto, io ne ho precisato alcune connotazioni. In questo senso la tua conclusione potrebbe risultare anche un po' contraddittoria: pensare a strumenti complessi può risultare la via più sicura per scoraggiarsi di fronte alla complessità e rinunciare a rimboccarsi le maniche. Non si può intraprendere una strada assumendo come punto di partenza la constatazione che le strade che possiamo percorrere sono infinite. Per prendere una strada bisogna vedere cosa abbiamo alle spalle, qual è la strada già fatta; sarà essa a non farci disperdere in mezzo alle complessità e farci individuare una via definita verso cui proseguire.

Jacopus

#70
Ciao Angelo. Se tirare in ballo la complessità serve solo per evitare di "fare" sono d'accordo con te. Nel mio intervento però volevo sottolineare che il bullismo è un fenomeno che non può essere affrontato in modo omogeneo, perché gli atti di prepotenza e di mancato rispetto riguardano situazioni e ambienti diversi. L'unico aspetto comune è la finalità: che il "prepotente" si renda conto della sua prepotenza e l'abbandoni.
Come questo sia difficile è appurato. Basti pensare a come sia diffusa la storiella "dell'homo homini lupus". Se gli altri uomini sono lupi, allora è normale che io mi comporti da belva.
I sentieri, pertanto, sono molteplici, si intersecano e si sviluppano in modi diversi, perché diverse sono le storie degli ambienti dove i bulli crescono.
Ci sono bulli che provengono da famiglie agiate, che hanno respirato un'aria di superiorità e di violenza nei discorsi dei genitori e che pensano di essere sempre protetti da loro. Ci sono bulli che vengono dalle periferie a cui è stato insegnato dai genitori a spaccare la faccia a chi non li rispetta. Ci sono bulli che lo fanno per paura di diventare vittime, perché da bambini sono stati traumatizzati. Bisognerebbe risalire alla storia di ognuno per comprendere e capire.
Molto intelligente e valido è il sistema della mediazione penale, che si serve del confronto fra vittima e aggressore. In un contesto protetto la vittima parla di come si sia sentito quando era in mano agli aggressori e gli aggressori sono costretti a sentire. Tutto è cominciato da questo evento:

https://it.wikipedia.org/wiki/Commissione_per_la_verit%C3%A0_e_la_riconciliazione

Raccontandosi ed incontrandosi si rivelano gli aspetti sfaccettati e multidimensionali di ognuno di noi: non più il bullo, il razzista, il fascista, il comunista, il cattolico, il negro, lo juventino, il malvagio, ma una persona con tanti aspetti anche contraddittori, una persona umana appunto.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Socrate78

Vedo che però tutti voi escludete una possibilità, e cioè che il "bullo" si comporti con violenza perché naturalmente è predisposto a questo tipo di agire, gli viene naturale molto più che un comportamento favorevole alle esigenze e ai diritti degli altri. Non può esistere anche questo, indipendentemente dall'educazione ricevuta? Vi sono bulli che hanno ricevuto un'educazione anche buona, ma l'istinto o la loro stessa volontà preferisce altro, quindi c'è qualcosa in loro che li orienta più al male che al bene. Io credo che una persona può anche razionalmente convincersi della necessità di agire in maniera corretta, ma se manca la volontà interiore di agire in quel modo c'è ben poco da fare.

Angelo Cannata

Socrate78, la predisposizione naturale è una cosa talmente imprecisabile in quantità, qualità, orientamenti, caratteristiche, che il tenerne conto ha conseguenze esclusivamente negative, cioè serve solo a scoraggiare tentativi di aiuto, avanzando timori fondati su elementi totalmente sconosciuti.
Tener presente che un bullo potrebbe essere tale in qualche misura per qualche predisposizione naturale può servire in senso positivo solo ad evitare di accanirsi contro di lui o di esigere da lui comportamenti inumanamente perfetti. Ma per fare questo non c'è alcun bisogno di tener presenti fattori che sconosciamo del tutto, come la predisposizione naturale. È sufficiente usare misure di prudenza, di umanità, che vanno usate con tutti, indipendentemente dalle predisposizioni naturali.

La tua osservazione mi fa pensare anche a persone a cui ho visto avanzare l'ipotesi che il loro figlio poteva avere scarse predisposizioni naturali allo studio oppure al lavoro. Anche in questo caso, si tratta solo di timori il cui unico effetto è trattenere dal fornire a quel figlio tutti gli aiuti e tutti gli strumenti possibili per favorire le sua capacità positive di studio e di lavoro. Gli unici effetti di questi timori vanno esclusivamente a scapito delle possibilità di crescita positiva della persona che ne viene resa oggetto.

Non esistendo alcuna base certa per poter appurare alcun elemento di predisposizione naturale, i timori di questo genere servono, tra l'altro, a giustificare differenze di trattamento che hanno come origine nostre convinzioni infondate che non hanno alcun diritto di esistere. Cioè, fin quando non abbiamo prove certe, chiare, definite, su eventuali predisposizioni naturali di una persona, presupporle significa solo discriminare quella persona e privarla di forme di aiuto che vanno riservate a tutti.

Aggiungo un'altra precisazione a proposito della complessità a cui ha fatto riferimento Jacopus. Essa può essere presa in considerazione quando si tratta di prendere provvedimenti concreti. Ma i provvedimenti concreti sono l'ultima cosa di cui discutere in una fase di studio della questione. Prima dei provvedimenti concreti c'è la comprensione della questione. Quando c'è in studio la comprensione della questione, a che serve complicare tale comprensione avanzando timori che fanno parte dei provvedimenti concreti finali? Si capisce che anche la comprensione può richiedere schemi complessi, ma esistono metodi di comprensione che hanno il vantaggio di prevenire il bullismo prima che esso si verifichi, proprio grazie alla loro chiarezza e unitarietà, senza bisogno che di tale unitarietà si debba diventare fanatici.

In altre parole, se è vero che il pericolo di riduzionismo e fanatismo su un'idea è sempre dietro l'angolo, è anche vero che la semplice consapevolezza della complessità non è certo un aiuto dei più efficaci per esplorare o intraprendere vie di comprensione.

Può essere notato come sintomatico in questo senso l'esordio di Socrate78 "voi escludete...": intraprendere una via di comprensione non significa escludere alcunché, non significa farsene fanatici, significa solo tentare di essere fattivi e mi sembra che una buona via per essere fattivi sia proprio questa: esplorare e intraprendere vie di comprensione.

doxa

Il giornalista e scrittore Roberto Gervaso dice che si deve governare   con mano ferma, che diventa pugno di ferro quando l'autorevolezza non basta, e s'impone l'autorità. La quale, se mal usata,  ha un solo sbocco: l'autoritarismo, frutto indigesto dell'anarchia. 

Ovviamente lui si riferisce al governo nazionale, ma questa formula mi piace anche in ambito scolastico e per le bande giovanili di quartiere. 

Angelo Cannata

Quando non si hanno contenuti dentro di sé, e quindi non se ne hanno da dare, è ovvio che l'unica altra cosa che rimane da dare è violenza in risposta alla violenza.

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