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I bulli e la scuola

Aperto da doxa, 20 Aprile 2018, 22:28:50 PM

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doxa

Il nick Stefano nella risposta a Jacopus ha scritto la frase "giustificazionismo sociale", che considero importante.

Jacopus accantoniamo il '68 e soffermiamoci sul "giustificazionismo", sulla tendenza a giustificare  comportamenti negativi da parte di alcuni studenti.

L'episodio nella scuola a Lucca è eclatante. Ignorando le regole scolastiche e l'educazione l'adolescente-Frankenstein col casco da motociclista sulla testa  sbraita e minaccia l'inerme professore, reclamando una sufficienza. Sfila il registro dalle mani dell'insegnante, urla parolacce, mortifica il docente davanti la classe, calpesta il suo ruolo, beandosi delle risa degli altri studenti per la sua irresponsabile azione.  Esibizione narcisista ed espressione della propria maleducazione.
Il professore appare sorpreso, attonito, in balìa degli scherzi demenziali e delle iniziative dei suoi studenti. La scena mi provoca sconforto.

I ragazzi che superano i confini del lecito con un docente o i compagni stessi, sono abituati a farlo anche a casa. Sono completamente sfuggiti di mano alla famiglia, o spesso la famiglia è sfuggita loro. Ma queste criticità dei singoli dovrebbero trovare all'interno del sistema sociale e scolastico una possibile soluzione.

I docenti sono demotivati e "disarmati", temono le aggressioni. Il giustificazionismo uccide il diritto, non solo nella scuola ma ovunque. Per ampliare gli esempi, vado brevemente in OT.

Perché giustificare le occupazioni abusive degli appartamenti ? Perché ci sono in servizio magistrati che sottomettono le loro sentenze a principi ideologici e non giuridici, facendo grandi danni alla democrazia liberale ?

Perché c'è la tendenza, di origine catto-comunista e anarcoide, a far prevalere un giustificazionismo sociale dei comportamenti illegali, una tendenza che rischia di scatenare, in chi è vittima di tale modo d'intendere la giustizia, risentimenti che potrebbero avere esiti anche drammatici ?

Rispetto  a chi infrange la legge o ha comportamenti devianti, c'è sempre  il "progressista immaginario" in servizio permanente che provvede a giustificare e ad assolvere il deviante con una qualche motivazione sociale e/o politica.  

E anche la scuola ha le sue colpe per non aver saputo formare cittadini dotati di senso civico, di senso di responsabilità e del senso stesso della legalità e dello Stato. Sono troppi i docenti che insegnano a scuola solo per avere lo stipendio fregandosene dell'apprendimento degli studenti.

E'  comunque necessario stigmatizzare il diffuso giustificazionismo verso i comportamenti scorretti, e persino illegali, degli studenti e purtroppo anche di alcuni insegnanti.  

Non è più tollerabile che il tempo destinato alla formazione dei giovani sia vanificato da iniziative non autorizzate né utili, come le autogestioni studentesche con l'occupazione di aule o dell'intero plesso scolastico.

Le forze dell'ordine quando vengono chiamate dal dirigente scolastico anziché limitarsi a prendere nota dell'occupazione, come hanno fatto finora, devono entrare nelle aule e farle sgomberare. Se ci sono atti di ribellione devono rispondere in modo adeguato alle circostanze.  


Diventano titoli di quotidiani soltanto gli episodi di cronaca più eclatanti, e cioè le aggressioni agli insegnanti da parte di studenti o anche da parte di genitori, ma la relazione scuola/famiglia è diventata negli ultimi anni sempre più problematica e tesa.
Il  patto di corresponsabilità educativa è un documento fondante, sebbene si scopra alle volte che alcune famiglie continuino a ignorarne l'esistenza, ma soprattutto l'importanza.

C'è lo scollamento etico. Ci sono famiglie che  chiedono alla scuola maggiore indulgenza, maggiore comprensione, un "venire incontro" che spesso non ha alcun fondamento pedagogico.

Qualche giorno fa, il filosofo Umberto Galimberti è intervenuto affermando che bisognerebbe "espellere" i genitori dalle scuole, "a loro non interessa quasi mai della formazione dei loro figli, il loro scopo è la promozione del ragazzo a costo di fare un ricorso al Tar, altro istituto che andrebbe eliminato per legge".

È chiaro che non sempre è così. Ci sono anche famiglie attente ed impegnate nel percorso educativo dei propri figli, ma in generale la tendenza sociale della "orizzontalizzazione" delle relazioni genitori-figli e il dilagare di un permissivismo spacciato per "emancipazione" mettono in crisi il rapporto con la scuola, che ha anche un'anima normativa.

Ma non è soltanto questo il motivo degli scontri. Spesso il confronto alza i toni proprio nell'ambito della valutazione disciplinare dello studente. Negli ultimi anni c'è stato tutto un fiorire di certificazioni per disturbi dell'apprendimento, nonché di profili psicologici "a rischio" che in un certo senso chiedono alla scuola di edulcorare giudizi e valutazioni. In molti casi si tratta di diagnosi fondate, in altri casi molto discutibili. Anche perché una volta ottenuto "il lasciapassare", nonostante le dichiarazioni di intenti e i seminari formativi degli esperti, la scuola resta sola a cercare strategie che portino a una reale acquisizione delle competenze da parte del ragazzo.
C'è bisogno che scuola e famiglia si ritrovino, e non soltanto tra le righe di un patto formale.


"Un'educazione troppo indulgente è dannosa perché fiacca tutti gli slanci della mente e tutto il vigore del corpo", scrisse l'antico oratore e maestro di retorica Marco Fabio Quintiliano  (35 d. C. circa – 96 d. C.), che veniva stipendiato dal fiscus imperiale.

Jacopus

buonasera Altamarea. Ormai sono convinto che tu sei il mio alter-ego "conservatore"  :). Intendo dire che condivido alcune affermazioni che fai senza problemi. La necessità di condividere un senso del rispetto della legalità che sembra essere andato a farsi benedire è la prima. il comportamento degli studenti è vergognoso per loro, per la scuola e per l'intera società. Far parte di una società che crea questo tipo di comportamenti mi mette a disagio.
Detto questo rispetto all'Ot su "magistrati e appartamenti occupati". Lo stato di diritto è stata una forma di governo della cosa pubblica che tendeva a gestire il "bullismo dall'alto", quello dell'aristocrazia e del clero, che non aveva bisogno di usare il denaro, perché le cose se le prendeva poichè tale era il diritto feudale e d'ancien regime.
Lo stato di diritto ha stabilito un concetto molto importante: "formalmente siamo tutti uguali di fronte alla legge".
Lo stato di diritto puro però non esiste più. E' stato sostituito dallo stato sociale, che ha provato e che prova tuttora a rendere tutti i cittadini "sostanzialmente tutti uguali di fronte alla legge".
In entrambi i casi si creano delle ingiustizie e delle contraddizioni. Nel primo caso ad esempio, non si capisce dov'è la ragione per cui si debbano ereditare le fortune dei genitori, visto che uno dei principi del capitalismo e del collegato protestantesimo è che si ottiene ciò che si merita. Nel corso del tempo si crea così una diversa possibilità di usare e gestire risorse che si perpetua nel tempo, indipendentemente dai meriti dei singoli.
Nel secondo caso si creano settori della società che ne parassitizzano altri, come i vari tipi di reddito di inclusione, casse integrazioni con lavoro nero accluso, dichiarazione dei redditi fasulle da parte di ricchissimi professionisti con possibilità di accedere a prestazioni sanitarie gratuite e anche l'occupazione delle case, che però a differenza degli altri esempi, di solito è fatta da soggetti emarginati.
Lo stato sociale, per funzionare, ha bisogno di un livello di moralità elevato ed è per questo che funziona meglio nell'Europa settentrionale, dove il livello di moralità è maggiore.
Un discorso simile si può fare a proposito del giustificazionismo sociale. Tu lo colleghi agli studenti-bulli, alle occupazioni. Giustissimo, anch'io sono del parere che debbano essere puniti, anzi come dice Hegel in Lineamenti della filosofia del diritto, hanno "diritto" ad essere puniti.
Ma gli studenti, per ritornare a loro, non vivono su una base lunare. Lo stesso moralismo dovrebbe essere applicato anche al resto della società, che invece spesso invoca per sè il giustificazionismo sociale e per gli altri la forca. Penso che solo nei paesi del terzo mondo e in quelli del mediterraneo, Italia compresa, sia possibile che un partito, come Forza Italia, colpito da condanne passate in giudicato a carico di esponenti di primo piano ed anche del suo leader, possa continuare a raccogliere voti. E' solo il caso più eclatante, ma visto che neanche tu vivi su una base lunare, sarai sicuramente in grado di vedere tutti gli episodi grandi e piccoli di abusi, di truffe, di mancanza di rispetto delle regole e contemporaneamente di una supponenza "chiacchiera e distintivo" di molte istituzioni pubbliche. Basta vedere come si fa la coda in Italia per un biglietto o qualsiasi altra cosa e in Nord-Europa.
Siamo noi, i genitori, a dover dare l'esempio, altrimenti i ragazzi ripeteranno nei loro ambienti la strafottenza nei confronti delle regole, che vedono in famiglia e in genere nella società.
Ancora di più: l'attacco ai professori è "simbolicamente" un attacco allo Stato, alle istituzioni, cioè a quelle organizzazioni che sono ormai sottoposte a una crisi profondissima da parte della globalizzazione e che sembrano essere in grado di rivitalizzarsi solo attraverso apparati autoritari, come in Turchia.
Ci sarebbe ancora altro da dire, ma gli interventi troppo lunghi diventano anche noiosi. Grazie per la lettura.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

baylham

L'illegalità, la trasgressione, l'infrazione delle regole, la violenza, il conflitto, sono necessarie per ogni sistema sociale. Sono le stesse norme a produrre illegalità, delinquenza, che sono dunque inevitabili. La continua illusione, nevrosi, ripetuta e smentita da millenni, è quella di potere fare a meno dell'illegalità, della trasgressione, del conflitto, di poter avere una società regolata, ordinata, ideale. Soprattutto di pretendere questa ordinata, disciplinata normalità da giovani pieni di energia ancora indomita e che stanno formando il loro carattere, personalità.

I genitori dovrebbero entrare, interessarsi maggiormente della scuola, non uscirne come si propone oggi: la loro partecipazione andrebbe incoraggiata, sostenuta, non osteggiata. 

Un periodo di autogestione è una esperienza utile per gli studenti sotto tutti i punti di vista, dovrebbe diventare un vanto per ogni scuola.

stefano

Citazione di: Jacopus il 25 Aprile 2018, 02:14:15 AMBuonasera Stefano. A costo di ripetermi, a me non sembra così evidente. Ti basti una semplice ragione. Credo che i fenomeni sociali siano sempre multicausali e far risalire al '68 ed unicamente al '68, la causa del bullismo attuale (dopo 50 anni e dopo che sono intervenuti moltissimi altri processi culturali) mi sembra molto riduttivo. Il '68 è stata una grande protesta collettiva contro un "bullismo dall'alto", che era addirittura tutelato da molte leggi e questa protesta è stata sacrosanta ed anche storicamente inevitabile, a meno di non avere nostalgia del delitto d'onore, del divieto di divorzio, delle donne casalinghe, dei manicomi, dei comunisti mangia-bambini e così via. Ma invece del '68 perché non imputare la responsabilità di questo "bullismo dal basso" alla politica aggressiva di certi partiti o alla ideologia imperante dagli anni '80 per cui nella società si lotta come nella giungla e sopravvive solo il più adatto (in teoria economica, l'hanno elegantemente definita the "animal spirits realese"). Oppure alla fine delle grandi organizzazioni collettive che davano un senso ai gruppi di giovani (associazioni cattoliche o di sinistra che fossero). Oppure proprio al decadimento complessivo delle funzioni cognitive degli italiani nel loro complesso dovute al peggioramento dei processi di trasmissione culturale (Basta fare una ricerca su internet digitando Tullio de Mauro). Ci sono ormai diversi studi che indicano proprio nella lettura un antidoto alla violenza, per la capacità di elaborare un testo, di riflettere su di esso, sulla storia che racconta, sulla esperienza diversa dalla nostra che ci mette in contatto con un mondo diverso e ci abitua ad accettare chi da noi è diverso, senza doverlo vessare inutilmente. Che il 68 abbia contribuito è possibile ma il '68 ha prodotto anche altre conseguenze da ritenere positive per la società, come del resto quasi ogni fenomeno e processo socio-culturale.
Certamente il 68 ha avuto conseguenze sociali positive ma non certo per merito degli estremisti,anzi,direi nonostante tutto quello che fecero per affossare un movimento di natura democratica e progressista.Quello che io vorrei far notare è quanto sia importanete considerare la differenza che c'era tra le due parti del movimento.Una differenza sostanziale:la parte riformista nonostante la critica sociale accettava il sistema democratico,la parte estremista no,agli estremisti le istituzioni democratiche stavano strette,infatti chiamavano i suoi rappresentanti "servi dello stato borghese".

Ma è chiaro che qui non sto parlando di semplici bulli,c'erano intellettuali,scrittori,artisti che appoggiavano questo tipo di protesta per la svendita del sistema democratico a favore di una dittatura con la bandiera rossa.Erano bulli che però leggevano tanti libri e come dici te Jacopus sapevano elaborare un testo,approfondirlo,discuterne con la dovuta dialettica.Cosi gli studenti contestatori imparavano dai guru della rivoluzione che la scuola era un istituzione borghese e andava distrutta,non riformata,e gli insegnanti naturalmente tutti "servi dello stato borghese" per cui aggredirli era considerato un atto rivoluzionario.

Cosi nel movimento del 68 se da una parte si cercava di costruire una scuola piu democratica,piu libera,non autoritaria dall'altra se ne approfittava per distruggerla.E io qui non sto a cercare il nesso storico dico solo che guarda caso è proprio questo che i piccoli pescecani della scuola di Lucca hanno fatto,approfittarsi della libertà di una scuola libera e democratica.L'unica differenza è che questi sono ignoranti mentre quegli altri leggevano tanti libri,ma allora mi chiedo a che serve tutta la cultura del mondo quando non si riesce a capire l'importanza di una istituzione democratica,quando non si ha l'umiltà necessaria per capire che ci sono delle regole e che valgono per tutti.Non ci vuole tanta cultura per aggredire un insegnante in una scuola come si faceva negli anni 70 e come si continua a fare oggi,ci vuole solo tanta arroganza.

baylham

Citazione di: stefano il 26 Aprile 2018, 10:21:47 AM
allora mi chiedo a che serve tutta la cultura del mondo quando non si riesce a capire l'importanza di una istituzione democratica,quando non si ha l'umiltà necessaria per capire che ci sono delle regole e che valgono per tutti.

Scusami l'interlocuzione stefano, ma, riprendendo quanto ho scritto sopra, bisogna anche avere l'umiltà di capire che le regole non possono valere per tutti, che ci vuole necessariamente qualcuno che le infranga. Le regole sarebbero giuste forse se tutti fossimo uguali, ma siccome siamo diversi, le regole universali sono necessariamente ingiuste per qualcuno.

Jacopus

@ Stefano:
Rispetto agli estremismi sono d'accordo. Hanna Arendt parlava in questo senso (e scatenando un putiferio di contestazioni) di totalitarismi, che accomunavano nella stessa logica comunismo e nazifascismo. Però credo che sia necessario distinguere. All'epoca del '68 c'era un pò di tutto, ragazzi che usavano le occupazioni per stare con le ragazze, adolescenti, che come dice, Baylham, volevano esprimere sé stessi ma c'era spesso anche un pensiero dietro gli atti di contestazione, un desiderio di riscatto, una necessità di giustizia, una voglia di cambiare le cose. Ora invece questa violenza è fine a sé stessa. Un atto narcisistico, uno sterile attacco da aggiungere nei post di Facebook o di Instagram e quindi direi che si tratta di due tipi di violenza o se vuoi di protesta, molto diversi e rispetto ai quali il movimento del '68 fa un figurone.
Sul discorso della borghesia in Italia ci sarebbe da aprire una discussione a parte. Io sono del parere che molti problemi dell'Italia derivano proprio dalla fragilità di una coscienza borghese, seria, matura e capace di prendersi cura della cosa pubblica. Un periodo storico faceva ben sperare in questo senso, ed è stata l'epoca giolittiana, spazzata via dalla prima guerra mondiale e dalla successiva dittatura fascista.

@Baylham:
Sono sostanzialmente d'accordo. Durkheim a questo proposito scriveva che una società perfetta, dove tutti avessero comportamenti perfetti e nel pieno rispetto delle regole, si sarebbero inventate regole talmente minuziose proprio per evidenziare l'infrazione alla regola in un gioco senza fine.
Non credo che sia possibile vivere in una società dove tutti si vada d'amore e d'accordo. Il polemos vive nella società umana, così come una genetica da dominatori che ci ha permesso di alterare la stessa struttura fisica del mondo. Però vanno dette due cose.
La prima la dice Freud per primo e dietro di lui una nutrita schiera di pensatori. Il processo di apprendimento culturale non è sempre lo stesso. L'uomo attraverso i secoli ha imparato ad essere sempre più "educato" e ad accettare in modo non-violento e secondo le leggi la convivenza civile. Questo ovviamente non preclude la presenza di grassatori e lestofanti di vario genere, ma ad ogni modo, nonostante le campagne mediatiche, la violenza e i reati sono in diminuzione sia nel breve periodo (basti guardare i dati del Ministero dell'Interno) sia nel lungo periodo (cfr. Pinker, il declino della violenza).
La seconda cosa la dico io, a seguito di una lettura recente. Il tasso di violenza non va ipostatizzato come se fosse un dato biologico non modificabile. La violenza dell'uomo non è una malattia organica o un processo biologico come la vecchiaia. Mutatis mutandis, sto leggendo ora un libro sul trattamento dei bambini "down". Fino a 50 anni fa erano relegati in istituti o dentro casa e venivano trattati da "handicappati" in tutti i sensi. Raramente vivevano fino a 50 anni e le loro risorse cognitive erano davvero limitate. Questo perchè era la stessa società a relegarli in quel ruolo e loro ovviamente non avevano la forza di opporsi a quell'etichettamento. Ora le persone affette da sindrome di down lavorano, sono accettate dalla società e talvolta finiscono anche per laurearsi. Ma la loro malattia è sempre la stessa. Non si è modificata. Si è modificato l'approccio conoscitivo a quella malattia e di conseguenza le azioni trattamentali e terapeutiche.
Lo stesso discorso si può fare per la violenza, dove ancor di più esistono settori della società (politici e mediatici) che hanno tutto l'interesse a far crescere la paura e la percezione di una violenza onnipresente.
Pertanto seppure esisteranno sempre violenza ed illegalità, l'intento dovrà essere quello di contenerlo e di punirlo in modo adeguato quando necessario, non riservando la punizione solo e sempre agli strati più poveri della popolazione ma a tutti coloro che deviano, pur indossando giacca e cravatta.
Sugli adolescenti il discorso è ancora più complesso, perché è vero quello che dici. Per loro la devianza assume un ruolo di crescita e di scontro produttivo pur se conflittuale con il mondo degli adulti ed è per questo che, oltre alla punizione, il diritto minorile italiano prevede una serie di risposte alternative, che tra l'altro hanno ormai dimostrato di essere altamente efficaci in termini di riduzione della recidiva.
Completamente d'accordo infine su collaborazione dei genitori e su "occupazioni sensate".
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Elia

Porto un altro esempio della deriva giustificazionista culturale ed educativa dominante. Ci sono cose che si possono fare e cose che non si possono fare. Lo decidono menti superiori. A Macerata hanno fatto divertire i bambini con un pupazzo raffigurante il Duce appeso a testa in giù. Bisognava colpirlo in testa per fare uscire le caramelle. Non contenti hanno ripetuto il gioco. Altro pupazzo appeso, questa volta con croce celtica sul petto... Quindi per il 25 aprile si gioca a "lincia il fascio".  Questo si può fare, i bambini si possono educare così. La notizia passerà quasi sicuramente inosservata o sarà commentata nei mass media con sufficienza e sorrisetti ed etichettata come una bravata, una ragazzata, anzi mi aspetto che un Vauro qualsiasi dichiari col forzato sorriso sornione, che in fondo... sono giochi che si possono fare.
"L'egemonia di sinistra ha creato un deserto e l'ha chiamato cultura".
(M.V.)

Jacopus

Per Elia: si tratta di una iniziativa di un fantomatico comitato "antifa" (corriere della sera) per il quale la Digos giustamente sta gia' indagando. Il mondo e' pieno di irresponsabili, senza necessariamente essere tutti di destra o di sinistra. Cosi' come ci sono persone rispettabili sia di destra che di sinistra.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

stefano

#38
Citazione di: baylham il 26 Aprile 2018, 10:43:45 AM
Citazione di: stefano il 26 Aprile 2018, 10:21:47 AM allora mi chiedo a che serve tutta la cultura del mondo quando non si riesce a capire l'importanza di una istituzione democratica,quando non si ha l'umiltà necessaria per capire che ci sono delle regole e che valgono per tutti.
Scusami l'interlocuzione stefano, ma, riprendendo quanto ho scritto sopra, bisogna anche avere l'umiltà di capire che le regole non possono valere per tutti, che ci vuole necessariamente qualcuno che le infranga. Le regole sarebbero giuste forse se tutti fossimo uguali, ma siccome siamo diversi, le regole universali sono necessariamente ingiuste per qualcuno.
Scusa Baylham ma io sto parlando di regole democratiche decise dalla maggioranza.In democrazia è la maggioranza a decidere,se sei minoranza potrai criticare,protestare,convincere gli altri che quelle regole non sono giuste se ci riesci, ma nel frattempo dovrai anche avere l'umiltà rispettare le regole della maggioranza.Se poi pensi che qualche spirito ribelle debba necessariamente,per un suo diritto speciale, infrangere le regole democratiche,se pensi per esempio che,come nel caso di cui si parla,uno studente possa prendere a testate il suo insegnante perche non gli ha dato buoni voti o altro,allora non so...c'è qualcosa che mi sfugge.
Se la scuola oggi non ha nulla a che vedere con quella che c'era prima del 68 non lo si deve certo agli "spiriti ribelli"  dell'estremismo che volevano distruggere la "scuola borghese" ma a chi nel movimento ha,piu umilmente ,combattuto per riformare quella scuola in senso democratico.
L'autoritarismo è scomparso (per fortuna dico io),anzi pare che ci sia una tendenza al permissivismo.Troppa libertà... In realta la liberta non è mai troppa ma finche ci saranno piccoli intellettuali (di prima) o piccoli ignoranti (di adesso)che attaccano le istituzioni democratiche approfittando di quella che loro intendono come "permissività" il processo democratico non puo funzionare.
Ma allora c'è da chiedersi,la democrazia è veramente considerata un valore?Nonostante l'antifascismo proclamato,nel nostro paese l'ideale democratico non è mai stato molto amato,diciamo che è solo "tollerato".Del resto fondare le basi democratiche di un paese sul valore dell'antifascismo è parziale,un vero paese democratico dovrebbe essere non solo contro il fascismo ma contro ogni dittatura compresa quella comunista.Ma di questo,si sà,si lamentano solo i fascisti che il fascismo lo giustificano mentre quelli di sinistra "ignorano" che anche il comunismo è una dittatura.Gia da qui si puo avere un idea della concezione di democrazia qua da noi.Ma a parte questo la democrazia sotto sotto è vista in generale come qualcosa da pecoroni che vanno a votare buoni buoni,schiavi di un potere finanziario mondiale di solito giudaico massonico,o di altri poteri occulti.Questo è quello che sento quando parlo con persone,sia di destra che di sinistra con tutte le varianti del caso.Complotti mondiali organizzati perfettamente,oggi chi vuole va su internet e ne trova a centinaia.Nessuno però si chiede se anche lui nel suo piccolo sia parte della grande finanza mondiale visto che,come si dice,i soldi non fanno schifo a nessuno.E nessuno si chiede come puo un paese salvarsi dall'aggressività del capitalismo(cioe di noi stessi) se non con un sistema democratico.
Ora ognuno è libero di pensare come vuole e di giocare allegramente al massacro con tutti i complotti che vuole ma non si puo pensare che questa sfiducia o disprezzo per democrazia non abbia conseguenze.E nella scuola,che conseguenze puo avere? In democrazia non si forgiano gli animi dei giovani con la propaganda del partito unico.Ci vuole un sostegno morale deliberato,decidere se si vuol dare veramente un valore alla parola "democrazia",per esempio se si vuol dare importanza o no al fatto che se nel nostro paese c'è stato un progresso sociale è perche c'era alla base un sistema democratico,e che senza una base democratica non ci puo essere nessun diritto per i lavoratori e tutto il resto.Forse questo sarebbe utileper far capire ai piccoli pescecani che quelle istituzioni sono "democratiche" e che per questo sono importanti.
Non si tratta di "educare" alla democrazia ma fare sì che la democrazia sia un valore "percepibile".n altre parole il piccolo studente ignaro di tutto deve accorgersi che c'è qualcuno che ci tiene veramente a questo valore perche è costato impegno e sacrifici,e che non si puo nemmeno sognare di attaccarlo impunemente.E questo vale oggi come 40 anni fà.

baylham

Sono d'accordo di difendere la democrazia come regime politico, sempre a rischio di scivolare nella dittatura. Non confonderei il comunismo con la dittatura, ritengo possibile un comunismo come un capitalismo democratico. Comunismo o capitalismo sono principalmente regimi economici, non politici.

Si possono fare le leggi più belle, giuste, buone, democratiche ma il loro rispetto non è affatto assicurato, semmai il contrario. Ma se sono belle, giuste, buone perché cambiarle, perché qualcuno le ha violate? 
Se pochi casi di violenza di uno studente contro un insegnante costituiscono una minaccia alla democrazia allora quella democrazia mi appare assai fragile.  Se invece accade normalmente allora c'è qualcosa che non va, da cambiare.

Per me l'autoritarismo si sposa con la violenza, l'arbitrio e l'ingiustizia e la ribellione verso l'autorità non può che esprimersi in forme esplosive, estremamente violente tanto più è violenta l'autorità.

Non sono nemmeno un sostenitore del permissivismo. 

Tuttavia sono fiducioso nel sistema scolastico proprio perché trasmette educazione e conoscenza. Su questi elementi costruisco la forza dell'istituzione scolastica.

stefano

#40
Citazione di: baylham il 27 Aprile 2018, 15:08:43 PMSono d'accordo di difendere la democrazia come regime politico, sempre a rischio di scivolare nella dittatura. Non confonderei il comunismo con la dittatura, ritengo possibile un comunismo come un capitalismo democratico. Comunismo o capitalismo sono principalmente regimi economici, non politici. Si possono fare le leggi più belle, giuste, buone, democratiche ma il loro rispetto non è affatto assicurato, semmai il contrario. Ma se sono belle, giuste, buone perché cambiarle, perché qualcuno le ha violate? Se pochi casi di violenza di uno studente contro un insegnante costituiscono una minaccia alla democrazia allora quella democrazia mi appare assai fragile. Se invece accade normalmente allora c'è qualcosa che non va, da cambiare. Per me l'autoritarismo si sposa con la violenza, l'arbitrio e l'ingiustizia e la ribellione verso l'autorità non può che esprimersi in forme esplosive, estremamente violente tanto più è violenta l'autorità. Non sono nemmeno un sostenitore del permissivismo. Tuttavia sono fiducioso nel sistema scolastico proprio perché trasmette educazione e conoscenza. Su questi elementi costruisco la forza dell'istituzione scolastica.


citazione:

"Si possono fare le leggi più belle, giuste, buone, democratiche ma il loro rispetto non è affatto assicurato, semmai il  contrario"

Qui secondo me c'è un'incongruenza: "bellezza","giustezza","bontà" non sono equivalenti di "democrazia",la democrazia puo solo garantire il rispetto delle decisioni della maggioranza.Le valutazioni di queste decisioni non sono oggettive mentre il dato numerico della maggioranza certamente lo è.La democrazia non pretende di essere un sistema sociale perfetto e immobile,semmai questo lo pretendono le dittature.Infatti il regime cinese rappresenta se stesso come un esempio di pace e  armonia sociale.Il dato numerico della maggioranza che decide puo sembrare oggi banale,sopravvalutato,ma è stato un grande passo in avanti nella storia dell'umanità,una vera rivoluzione.Insieme al suffragio universale presuppone un'uguaglianza di base e prefigura un esperienza di convivenza sociale vissuta nella massima libertà possibile.Il sistema democratico a differenza del regime cinese non è immobile e armonico ma dinamico.I conflitti sociali non sono oscurati ma al contrario sono alla base dell'evoluzione democratica cioe il progresso sociale.La maggioranza democratica non è immobile ma cambia nel tempo e determina di volta in volta il potere decisionale.
Ma qui ci si chiede cosa ne sarà dei poveri spiriti ribelli che non si sentono per niente uguali anzi cosi speciali e cosi limitati dall'uguaglianza democratica. Che devono a tutti costi esprimere la loro indomita energia per formarsi il carattere e trasgredire,trasgredire...
Purtroppo anche questo è un conflitto sociale necessario.Mentre nelle dittature tipi del genere sono una risorsa e vengono di solito incanalati e integrati nel sistema repressivo,in democrazia essi rappresentano un problema che (purtroppo dico io) non si puo risolvere semplicemente imponendo le regole.Il conflitto va elaborato discusso come qui facciamo,vanno capite le ragioni sociali (in questo caso però si tratta solo di mostriciattoli viziati).Forse tutto questo porta al permissivismo ma anche questo è necessario (purtroppo) per l'esperienza di una società democratica.

Va detto comunque che in questo caso i mostriciattoli per formarsi il carattere hanno causato una grave umiliazione a un insegnante di una scuola pubblica,di questo nessuno tiene conto.Piuttosto a quanto si sente dire in giro,egli avrebbe dovuto avere,oltre ai requisiti di insegnante,anche quelli di lottatore,buttafuori,domatore di leoni nonchè,naturalmente,quelli di psicologo.Io invece sono solidale con l'insegnante,incondizionatamente.Se i mostriciattoli vogliono formarsi il carattere lo facciano da qualche altra parte,magari perche no,a casa loro,e prendano a capocciate i loro genitori che magari se lo meritano.Questi ultimi sono solo pensieri miei personali e non c'entrano molto (purtroppo) con la democrazia.

PS.
citazione "Non confonderei il comunismo con la dittatura, ritengo possibile un comunismo come un capitalismo democratico. Comunismo o capitalismo sono principalmente regimi economici, non politici"

Sarei veramente curioso di sapere cos'è questo comunismo democratico,come sia possibile attuarlo.

Socrate78

Invece io credo che le regole di base debbano valere per tutti, se passa l'idea che ci debba essere per forza qualcuno che le infranga allora si dà forza al detto secondo cui "Le regole esistono per essere infrante". Le regole di base da che cosa derivano? Dalla ragione, che attraverso l'esperienza afferma che certi comportamenti sono di per sé disgregatori di qualsiasi società, mentre altri al contrario uniscono e portano al progresso della civiltà. Lo stesso Socrate nella sua filosofia predicava il supremo rispetto delle regole, infatti addirittura affermava (forse per bocca di Platone) che era giusto sempre adeguarsi alle leggi vigenti in uno Stato, infatti egli, adeguandosi, decise di bere la cicuta pur riconoscendo come ingiusta la sentenza inflitta dal tribunale di Atene. Di conseguenza il filosofo predicava una dottrina in cui il caos è sempre male, mentre l'ordine derivante dal rispetto delle regole è bene.

stefano

Sul rispetto delle regole io sono daccordo con te Socrate sempre che si tratti di regole democratiche.Nel post precedente cercavo solo di rispondere alle obbiezioni di Baylham e in parte anche di Jacopus perche,è vero,una democrazia quando risponde con la forza alla violazione delle regole corre sempre il rischio di scivolare in una dittatura.All'opposto invece c'è il rischio di scivolare nel permissivismo.C'è anche il problema che il rispetto delle regole scivoli nell'appiattimento,assuefazione alla normalità.E che l'ideale democratico scivoli nella pretesa di una società perfetta e immobile.Una democrazia non è mai stabile ma piuttosto...scivola.

stefano

Riporto qui alcune dichiarazioni del collettivo Antifa di Macerata:
"Piazzale Loreto  è una pagina oscura della storia italiana, è vero. Ma non nel senso in cui oggi la si ricorda, con rappresentazioni traballanti e incorniciate di timori e relativismi. Piazzale Loreto è un rimosso, è il rimosso storico di un Paese che ha dimenticato che la liberazione non è stata calata dall'alto e che non ha risparmiato sangue, sofferenze e dolore"."la sconfitta del nazifascismo ci dà il diritto di celebrare la vittoria, di seppellire l'odio con una risata, anche se amara.

... e cosa c'è di meglio per rievocare sofferenze e dolore del gioco della pentolaccia? I bambini si divertono e noi ci facciamo due risate...amare.

A quanto pare qui i comunisti continuano a rivendicare la loro vittoria,la resistenza tradita,è una storia vecchia che ha gia causato sciagure e morte.La novità è che qui ci sono bambini che giocano con il fantoccio di un giustiziato appeso a testa in giu.Ora tu Elia ti chiedi se si possono educare cosi i bambini.Ebbene si,qui c'è anche un "intento educativo": "seppellire l'odio con una risata amara".Evidentemente, a parte il fatto che è difficile vedere un bimbo che ride amaramente,questo è da ritenersi un gesto distensivo.Bisogna capirli,sono educatori del popolo,tempo fa dicevano"colpirne uno per educarne cento".
Ma a parte gli scherzi,durante la rivoluzione culturale cinese i piccoli studenti venivano educati all'odio sociale tanto che arrivavano a denunciare i loro genitori ai comitati rivoluzionari.Tale rivoluzione ebbe molto successo nel nostro paese negli ambienti dell'estrema sinistra,artisti e intellettuali la sostenevano con entusiasmo e a quanto pare erano persone istruite ed educate.E cosi anche erano ben istruiti e ben educati i giovani delle SS naziste che dovevano rappresentare un modello culturale per il regime.
Forse allora è necessario considerare che "educare" puo anche essere una parola insidiosa.

InVerno

Si possono valutare diversi aspetti del rapporto tra l'Italia e il Duce (essendo che è pure uscito un film a riguardo di recente), ma mi pare un po da "anime belle " - come dicono alcuni - meravigliarsi che certi aspetti di una nazione facciano parte di un certo folklore, da ambo le parti. Ci sono ossessionati che conservano lapidi del fascio in giardino, e altri che fanno pentolacce con il Duce, lunatici, esibizionisti, camerati.. Al netto di tutto questo che mi sembra fisiologico in una cultura antitetica al fascismo e con un grosso trauma alle spalle, alcuni trovano escamotages per riportare sul piano del reale una discussione completamente irrilevante, come la figura di un leader defunto il secolo scorso. A che pro? Perchè i giornalisti danno pane ai pesci e me ne compiaccio, ma altrimenti?
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

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