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I bulli e la scuola

Aperto da doxa, 20 Aprile 2018, 22:28:50 PM

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Jacopus

L'ultimo intervento di Altamarea mi ha fatto venire in mente un memorabile film di Fellini: "prova d'orchestra". Viene descritto in forma metaforica proprio il passaggio che dice Gervaso.
A proposito della predisposizione naturale non è così semplice. Gli studi più recenti sul genoma umano e che prevedono anche il brain imaging stanno dimostrando che non è solo l'ambiente ad influenzare il nostro comportamento ma che ci sono condizionamenti biologici ed organici. Faccio solo l'esempio di un enzima: il Monoamminoossidasi-A o MAO-A. Sono stati fatti studi statistici che hanno rilevato come le persone più aggressive e sottoposte a procedimenti penali, avessero un livello di questo enzima più basso del normale e di come questo basso livello si trasmetta di generazione in generazione. Il basso livello di MAO-A è correlato a maggiore aggressività e maggior impulsività senza tener conto delle conseguenze.
E' evidente che in un ambiente molto violento e degradato è possibile che vengano premiati ed abbiano successo con le donne, proprio gli individui con basso livello di MAO-A, incrementando così la loro presenza.
Si potrebbe dire che l'ambiente produce una impronta sul patrimonio genetico di ognuno di noi, che poi resta impresso anche nel caso in cui quell'ambiente dovesse mutare velocemente, proprio perchè viene trasmesso di generazione in generazione, per via genetica ed è quindi più difficile da trasformare nella vita del singolo individuo.
Occorre sempre, secondo me, tenere presente la duplice dimensione del nostro agire, condizionato dall'ambiente ma anche dal nostro patrimonio genetico.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Angelo Cannata

Sì, ma il discorso rimane lo stesso: finché non hai prove certe e chiare che quella persona specifica possieda un patrimonio genetico che le provoca ben precisi comportamenti, non puoi discriminarla e riservarle un trattamento diverso. È questo che ci costringe a dover ignorare questo fattore. Altrimenti ciò serve soltanto a tentare di giustificare i nostri pregiudizi, che si orientano col seguente criterio: se quella persona si comporta così, molto probabilmente è influenzata anche da particolari geni, dunque è bene trattarla in un certo modo. Un ragionamento del genere, in realtà, serve solo a spacciare motivazioni in realtà inesistenti per giustificare nostri comportamenti dettati dai pregiudizi che abbiamo su quella persona.

Jacopus

Non si tratta di pregiudizi Angelo, almeno non nel mio caso. Si tratta di conoscere come stanno esattamente le cose. Attribuire tutte le responsabilità all'ambiente è, secondo le più recenti conoscenze, inesatto. Se si vuole affrontare il problema bisogna conoscerlo, come hai detto tu stesso, altrimenti i pregiudizi li abbiamo nei confronti delle discipline che si occupano di questa materia.
Il fatto che una persona abbia una maggiore predisposizione ad atti d'ira e a voler primeggiare non significa doverla reprimere o incatenare. Abbiamo avuto la stessa esperienza con i malati mentali. Dopo la soppressione dei manicomi i malati non sono aumentati e neppure si sono dimostrati così pericolosi, ma i malati mentali sono i portatori di un disagio che ha aspetti organici e aspetti socio-ambientali.
Del resto le due dimensioni sono strettamente interrelate. Non sto dicendo che tutto dipende dal patrimonio genetico, ma dalla connessione fra patrimonio genetico e ambiente.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

stefano

#78
Citazione di: InVerno il 06 Maggio 2018, 14:21:25 PMFai bene a scandalizzarti, meno male che qualcuno lo fa ancora, il problema secondo me è che spesso e volentieri lo scandalo è portato avanti dai giornali che seguono le isterie del momento e temi sacrosanti (spesso inerenti alla violenza) vengono ingigantiti pur di vendere qualche copia in più. Questi temi (tra i quali anche il femminicidio e altri) sono sicuramente temi importanti e reali, ma non nella dimenensione che un singolo fatto di cronaca può tradurre oltre alla statistica. Ho letto cinque minuti fa che un ragazzo ha speso la sua prima paghetta per comprare un paio di scarpe ad un ragazzo meno fortunato. Dov'è il topic che denuncia il dilagante altruismo tra le nuove generazioni? Ah giusto, questo non servirebbe alla tesi "meglio prima che ora" o a denunciare qualche dilagante virus culturale che inabisserà la società nel baratro di un nuovo medioevo, quindi è carta straccia per gli strilloni, in attesa che qualche altro ragazzo faccia qualche bravata.Da mie sommarie ricerche statistiche non mi sembra che il bullismo (e qui tanto conta capire cosa si intenda per) sia esattamente un emergenza (in tutti i significati del termine), è sicuramente un tema esistente, ma a vedere che collegamenti vengono ad esso inanellati sembra che stiamo parlando dello jihadismo...Eppure il 42% di chi denuncia di esser stato vittima di bullismo dichiara di "esser stato preso in giro". Datemi una penna e disegnerò la società perfetta, ma che gli adoloscenti non si prendano in giro (e sopratutto non sia utile in qualche modo a formare se stessi)mi pare una pretesa piuttosto curiosa. Il senso della misura, ciò che i giornali volutamente omettono pur di scrivere in stampatello, andrebbe sempre protetto nel proprio ragionare.
La liberta di stampa è un bene prezioso ma non offre un informazione perfetta,bisognerebbe farsene unaragione.
L'imparzialità,l'equidistanza,non possiamo pretenderle dall'essere umano,cioè da noi stessi,cioe anche dai giornalisti.Nei casi peggiori l'imparzialità puo degenerare e dare informazioni tendenziose o lucrative,si puo giocare sul rilievo da dare a una notizia per averne vantaggi commerciali.Infine l'informazione puo essere addirittura falsa,fake news ecc..Con tutto questo,criticare la libera informazione mi sembra un esercizio inutile per mancanza di alternative a meno che non si faccia come in Cina dove non esistono fake-news per il semplice fatto che non esistono news.No fake-news,no news,va preso tutto in blocco.Il sistema per avere vera informazione però c'è ed è molto semplice: diversificare.Infatti idee o notizie prese da una sola parte non sono mai vera informazione.Piuttosto la vera informazione nasce dal confronto delle varie idee,notizie vere,false,tendenziose,ingigantite,minimizzate che siano.
Per quanto riguarda il caso di Macerata è indifferente se la notizia sia stata ingigantita o no perchè l'enormità sta proprio nel fatto in se.Titoloni giornalistici o no quei bambini c'erano davvero in piazza.Nel caso di Lucca invece si puo obbiettare che oltre a dare la notizia si è inteso dare un allarme sociale ingiustificato.Il bullismo è in aumento? Quello contro l'istituzione scolastica pare proprio di si.Quello contro i coetanei è difficile valutare ma io credo che sia il solito bullismo di sempre.Il bullismo infatti è una tara dell'essere umano e persiste nonostante il progresso sociale.
Succede allora che quando uno si sente bello sano forte  intelligente,il suo ego si espande e,per assicurarsi di essere un vincente,opprime il piu debole e ossequia il piu forte.Esistono bullismi di vario genere:fisico psicologico intellettuale economico...ovviamente qui parlo di bulli anche piu grandicelli,il bullismo non ha età.Il bullo di ogni età è sempre alla ricerca di persone deboli fragili per esercitare la sua forza,gli piace vincere facile
Quando tu InVerno dici che il 42 percento dei ragazzi vittime di bullismo dichiara di essere stato solamente "preso in giro" non consideri l'aspetto piu oscuro del problema.Ci sono persone che per le vicissitudini della vita si trovano isolate e senza difese.Queste persone se attaccate e oppresse il sentimento piu grande che riescono a esprimere non è la rabbia ma la vergogna.Quindi loro stessi minimizzano.Lo stesso,quando dici che è normale che tra ragazzi ci si prenda in giro.Certo è normale e divertente prendesi in giro,ma quando si è alla pari,se l'altro è piu debole,prigioniero dei suoi problemi e della sua solitudine,non è per niente divertente.C'è chi è forte ma con una certa sensibilità per capire che è giusto smettere,limitarsi,comprendere.Altri invece che,come pescecani alla vista del sangue,invece di fermarsi si accaniscono.E'odioso opprimere altri perche piu deboli come è odioso qssequiare altri perche piu forti.
Qui mi sembrerebbe giusto tornare al bullismo anti istituzionale di oggi e qui mi rivolgo anche a Angelo C.
I bulli di oggi col loro fiuto infallibile hanno capito che la scuola soffre di permessivismo,quindi è debole e va attaccata.Se invece si tornasse al pugno di ferro come prima del '68 o magari al ventennio fascista i nostri bulletti scatterebbero subito sull'attenti pronti a riconoscere la forza del potere.Infatti che differenza c'è tra un bullo e un fascista?

baylham

Sulla libertà di stampa condivido le osservazioni di stefano.

Dissento sul fatto che il bullismo sia una tara da eliminare, eliminazione che considero un obiettivo inattuabile e perciò sbagliato.






Angelo Cannata

Non capisco:

- secondo te il bullismo non è una tara, cioè non è un difetto del comportamento?
- Non può essere eliminato? Come fai a dirlo, se le notizie parlano anche di bulli pentiti?
- Anche ipotizzando che non possa essere eliminato, perché non darsi da fare ugualmente per migliorare il contesto in cui viviamo e quindi trovare ogni rimedio possibile al problema?

baylham

Il bullismo è una modalità di comportamento, non è una tara, un difetto.
Non vedo come si possa eliminare una modalità di comportamento che ha basi biologiche e sociali. Piuttosto andrebbe studiato e compreso.
La reazione al bullismo è già prevista da codici penali e amministrativi,  non considero valide ed utili ulteriori sanzioni verso il bullismo. L'ulteriore disciplina, autoritarismo non è la risposta che condivido, esaspera i conflitti, facendo leva proprio sulla forza e sulla violenza che si vuole contrastare. Ordine e disciplina vanno bene come obiettivi per personalità autoritarie, rigide. Il loro campione di insegnante è ben rappresentato dal protagonista del film Class Enemy di Bicek.
Ricordo nuovamente che i giovani sono la parte più debole e fragile della società, certamente i meno responsabili del suo ordine.
Sinceramente sono più preoccupato del bullismo dell'autorità che del bullismo dei giovani verso l'autorità.
La mia risposta al bullismo l'ho già indicata: la partecipazione di insegnanti, studenti e genitori al sistema scolastico, che cerchi di migliorare l'istituzione nella sua normalità e quotidianità, puntando soprattutto sull'educazione e sulla conoscenza. Non ritengo che il bullismo sia il problema principale per la scuola italiana. Ad esempio il sovraffollamento delle classi è un problema più grave e serio.

doxa

Sul tema che stiamo dibattendo, c'è oggi sul quotidiano "Il Messaggero" un  paradossale articolo (che condivido nel contenuto), di Roberto Gervaso, nella sua rubrica "A tu per tu", pubblicato col titolo "Scuola  e arena". Questo è il testo:

"La scuola è cambiata. Ci si va per non studiare, ma per picchiare. Non per imparare la grammatica e la sintassi, la matematica e la fisica, il latino e il greco, le più vive delle lingue morte. A scuola non si va più per imparare. E non solo in che anno morì Giulio Cesare o nacque Carlo Magno, in che secolo si combatterono le guerre puniche o quelle di secessione. No: sui banchi si affilano i coltelli, si preparano bombe carta, si confezionano acidi urticanti. 'Mala tempora currunt' per i professori.

Docenti, in guardia. In guardia e in trincea, non in cattedra. Assalti all'arma bianca, le lezioni si svolgono, quando si svolgono, nell'incubo. I maestri indossino i giubbotti anti-proiettili, perché gli allievi, i più temerari, i più facinorosi, i più arrabbiati non guardano in faccia a nessuno.

Non passa giorno che un professore non venga messo alla gogna, preso a pugni e a calci; che non sia bersaglio d'invettive al cianuro, di umiliazioni, d'intimidazioni che ci indignano e ci fanno vergognare. Si, vergognare di essere italiani.

Il ministro della Pubblica istruzione, ribattezzato, e non certo per sua colpa, della pubblica amministrazione, fa quello che può. Ma quello che può non basta, o non basta più. Se facesse l'impossibile, ormai, rebus sic stantibus, perderebbe il suo tempo. Io non sono per la tolleranza zero, ma nemmeno per questa sfrontata intolleranza. Bisogna correre ai ripari, o siamo spacciati. Siamo spacciati noi, già spacciati dagli acciacchi e dall'anagrafe, ma sono spacciati anche i nostri figli e i nostri nipoti, e lo saranno anche le future generazioni. Il buonismo e il lassismo degli 'innovatori' e dei montessoriani ci hanno portato a questo.

Non invochiamo l'intervento dei carri armati nelle scuole, anche perché ne abbiamo pochi, e questi pochi hanno poca benzina, e la loro mole intaserebbe il traffico.

L'esercito stia in caserma, ma nelle scuole, e non solo in quelle superiori, anche inferiori, si ritorni al passato. Non a quello, barbaro, delle bacchettate sulle nocche, né a quello delle punizioni nell'angolo. Ma al passato rispettoso delle gerarchie. Quel rispetto che il più scellerato movimento studentesco della storia, il Sessantotto, ha vilipeso e cancellato. In nome di una rivoluzione culturale e sociale che ha fatto strame della cultura, ideologizzandola. Con il più torvo dei manicheismi (o sei con noi, e ubbidisci ai nostri diktat libertari o sei contro di noi, e sei fascista), che oggi farebbe  ridere i polli e susciterebbe timori alla signora Boldrini. Il sessantotto ha fatto strame della cultura e della società, irridendo e svalutando il merito, sovvertendo le gerarchie.

Ma le gerarchie, nella scuola e in ogni consorzio civile e istituzionale, ci vogliono. Guai a scorbacchiare e conculcarle. Pena lo smarrimento della comunità, senza punti fermi, codici cui ispirare la propria azione.
Non al permissivismo, no ai discenti che minacciano e malmenano i docenti. No ai genitori complici irresponsabili delle bravate dei figli, del loro impunito bullismo.

Qualcuno mi darà, tanto per cambiare (ma ci ho fatto l'occhio, l'orecchio, il callo) del reazionario. Ebbene, sia chiaro una volta per tutte: se reazionario significa buon cittadino che rispetta le regole e onora le istituzioni, io sono non solo reazionario, ma ultra. Io sono un uomo d'ordine, come deve essere ogni vero progressista. Un progressista che può indossare i panni del sanculotto, pronto a scendere in piazza per demolire le bastiglie dei privilegi, e ripristinare l'ossequio ai valori e battersi per la loro intangibilità".

baylham

Attendiamo fiduciosi la risolutiva discesa in piazza del pifferaio Roberto Gervaso che farà tornare l'ordine nella scuola italiana.

La peggior retorica del giornalista tuttologo, che scrive di cose di cui evidentemente sa poco o nulla.

doxa

dal web vi propongo quest'altro documento odierno:

Bullismo, psicologi in piazza per incontrare cittadini
Torna a Milano psicologi in piazza. Nel mese di maggio, in ogni municipio, saranno allestiti gazebo dove i cittadini potranno incontrare gli psicologi per chiedere consigli e orientamento.

L'iniziativa e' promossa dall'Ordinale degli psicologi della Lombardia e nel 2017 ha coinvolto 120 professionisti volontari, che hanno incontrato piu' di 1.200 persone. Quest'anno "Psicologi in zona" sara' dedicata a un tema specifico: la crescita e l'eta' evolutiva. "La cronaca e la nostra esperienza professionale ci dicono che l'eta' infantile e adolescenziale necessitano di una riflessione profonda- spiega Riccardo Bettiga, presidente dell'Ordine degli psicologi della Lombardia-. Non solo in termini di patologia, ma di evoluzione e crescita dell'individuo.

L'Ordine portera' quest'anno gli psicologi proprio nei luoghi di formazione dei ragazzi, le scuole, con l'obiettivo di incrociare i bisogni dei giovani e quelli degli adulti che se ne occupano. La psicologia puo' e deve essere un alleato di genitori, insegnanti, dirigenti scolastici, per facilitare processi di ascolto, dialogo e intervento in ottica di prevenzione e gestione di gravi situazioni di disagio".

Il 19% delle persone coinvolte nel 2017 ha segnalato i problemi dell'eta' evolutiva e il bullismo come le aree di maggiore criticita' e piu' bisognose di supporto psicologico. Al secondo posto, la questione dell'invecchiamento (14%). Da qui la scelta di dedicare l'edizione di quest'anno al tema dell'eta' infantile e adolescenziale. All'interno dei gazebo itineranti, sara' possibile incontrare i professionisti, comprendere meglio le proprie necessita' in relazione alle diverse discipline della psicologia e conoscere le diverse possibilita' di intervento psicologico disponibili sul territorio. In occasione di "Psicologi in zona", l'Ordine presenta anche due strumenti di sensibilizzazione e divulgazione di base sui temi della violenza intra-familiare e il bullismo. Il calendario delle presenze dei gazebo nei singoli municipi e' consultabile sul sito www.opl.it.

cvc

Uno spunto di riflessione che si adatta anche a questo argomento è quello dell'appiattimento delle gerarchie. In una società che oramai non è più organizzata in verticale ma in orizzontale, dove non conta più la posizione che si occupa in un ordinamento ma solo il numero in senso quantitativo, dove le proprie posizioni di pensiero o fede non possono essere sostenuto in modi troppo forti per non turbare la tranquillità di una democratizzazione sempre più indiscriminata, beh, in questo confondersi di regressioni verso la media che ha portato al conformismo più omogeneo (tatuaggi e piercing inclusi), in questa mancanza di veemenza verso ideali condivisi ed aumento di caparbietà verso gli interessi personali, in questo appiattimento totale non ci sarebbe forse troppo da stupirsi che degli individui in erba non trovino altra fonte di ispirazione se non quella primordiale di conquistarsi il rispetto con la forza e di avere come massima aspirazione quella di diventare il capo di un gruppo ristretto, come il cavallo più forte nel proprio recinto.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

Angelo Cannata

La trovo un'idea contraddittoria: consideri l'appiattimento delle gerarchie e l'eccesso di democrazia un contesto che impedisce di sostenere in modi troppo forti le proprie posizioni di pensiero o di fede. Mi sembra che le cose stiano al contrario: i contesti che impediscono al massimo la libertà di pensiero e di posizioni sono proprio quelli in cui le gerarchie sono più forti e rigide: possiamo pensare all'esercito, le religioni, le dittature. Al contrario, il bullismo è esattamente una manifestazione ultraforte, che giunge fino alla violenza, consentita proprio dalle garanzie offerte dalla democrazia. Possiamo anche lamentarci dell'eccessivo garantismo delle democrazie, ma considerare che l'appiattimento delle gerarchie impedisca il libero pensiero sarebbe come dire che stare al sole impedisca di abbronzarsi; semmai c'è il rischio che ti abbronzi troppo, così come l'eccessiva libertà può dare luogo al libertinismo.

cvc

Citazione di: Angelo Cannata il 09 Maggio 2018, 12:05:35 PM
La trovo un'idea contraddittoria: consideri l'appiattimento delle gerarchie e l'eccesso di democrazia un contesto che impedisce di sostenere in modi troppo forti le proprie posizioni di pensiero o di fede. Mi sembra che le cose stiano al contrario: i contesti che impediscono al massimo la libertà di pensiero e di posizioni sono proprio quelli in cui le gerarchie sono più forti e rigide: possiamo pensare all'esercito, le religioni, le dittature. Al contrario, il bullismo è esattamente una manifestazione ultraforte, che giunge fino alla violenza, consentita proprio dalle garanzie offerte dalla democrazia. Possiamo anche lamentarci dell'eccessivo garantismo delle democrazie, ma considerare che l'appiattimento delle gerarchie impedisca il libero pensiero sarebbe come dire che stare al sole impedisca di abbronzarsi; semmai c'è il rischio che ti abbronzi troppo, così come l'eccessiva libertà può dare luogo al libertinismo.
Sul fatto che la democrazia sia meglio della non-democrazia sono d'accordo con te, però due cose. La prima è che io contesto la democrazia indiscriminata che assume la forma di democrazia diretta, la quale va a sostituire la democrazia rappresentativa. Ad esempio nell'antica Roma c'erano i tribuni della plebe che mediavano fra popolo e aristicrazia. In termini moderni direi che il popolo deve votare il candidato che meglio lo rappresenta, ma non può essere il popolo a scegliere il candidato in quanto non ne ha la competenza né la capacità di giudizio. Le presidenziali sono secondo me una rovina per la democrazia. Se non diamo ai partiti nemmeno la fiducia di elleggere loro i candidati in assemblea, allora cosa ci stanno a fare ancora i partiti?
Poi come seconda cosa la democrazia è una razionalizzazione dell'idea di libertà. Ma non è l'unica forma di libertà che esiste, perché poi c'è quella rappresentata dall'energia e dalla pressione delle forze psichiche che ad ogni momento più o meno veementemente premono per uscire. Questo concetto non ha un nome convenzionale, lo si è chiamato es, volontà di potenza, rivoluzione, demone, follia. Comunque lo si chiami è il fuoco che cova sotto la cenere, è l'antitesi della forza organizzatrice della ragione. La quale ragione, per superbia, finisce col perdere il rispetto di questa sua antagonista e finisce col porre il tutto sul medesimo piano euclideo. Trascurando le dimensioni irregolari dello spirito che sono connaturate all'essenza del reale proprio come quelle della ragione. È la ragione che dunque per superbia - anche se superbia della ragione è una contraddizione in termini - trascura la lotta perenne eraclitea connaturata al mondo e non prende le giuste misure. Finisce con l'ignorare ciò che sa: che la quantità non può sostituire la qualità, che il mondo funziona meglio quando i pochi governano i molti, che il governo dei pochi non è necessariamente sinonimo di ingiustizia, che la massa composta di pari fra pari non è in grado di prendere una direzione.
Certo è meglio la democrazia, ma il valore della democrazia dipende da chi la rappresenta. E se la rappresenta la massa...
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

stefano

Citazione di: Angelo Cannata il 09 Maggio 2018, 12:05:35 PMLa trovo un'idea contraddittoria: consideri l'appiattimento delle gerarchie e l'eccesso di democrazia un contesto che impedisce di sostenere in modi troppo forti le proprie posizioni di pensiero o di fede. Mi sembra che le cose stiano al contrario: i contesti che impediscono al massimo la libertà di pensiero e di posizioni sono proprio quelli in cui le gerarchie sono più forti e rigide: possiamo pensare all'esercito, le religioni, le dittature. Al contrario, il bullismo è esattamente una manifestazione ultraforte, che giunge fino alla violenza, consentita proprio dalle garanzie offerte dalla democrazia. Possiamo anche lamentarci dell'eccessivo garantismo delle democrazie, ma considerare che l'appiattimento delle gerarchie impedisca il libero pensiero sarebbe come dire che stare al sole impedisca di abbronzarsi; semmai c'è il rischio che ti abbronzi troppo, così come l'eccessiva libertà può dare luogo al libertinismo.

Angelo,se non ho capito male in quest'ultimo post tu difendi il libero pensiero associandolo alla democrazia in opposizione ai sistemi autoritari.
Altrove invece dici:"la mia critica vale contro qualsiasi cosa non aiuti a vivere un orientamento di vita che faccia crescere. La democrazia rientra tra queste." C'è una discrepanza o mi sbaglio?
Inoltre tu continui a insistere sulla necessità di "individuare contenuti di crescita".
Potresti a questo punto dire quali sono per te questi contenuti?

Angelo Cannata

Quando io faccio critica, la esercito, a seconda dei contesti, su diversi livelli. Ad esempio, potrei criticare uno storico sul modo in cui parla di Garibaldi o della democrazia. Si tratterebbe di critica storica, che quindi fa riferimento ai dati disponibili nella storia come scienza.

Le stesse cose, però, si potrebbero criticare da un punto di vista più radicale, filosofico, osservando che tutto può essere illusione: Garibaldi o il passato in sé potrebbero non essere mai esistiti, la democrazia si può considerare una contraddizione, come ogni altra cosa di questo mondo.

Questo secondo tipo di critica non sarebbe più critica storica, non servirebbe a niente contrapporre ad essa le notizie storiche che possediamo su Garibaldi o sulla democrazia.

Quando dico che la democrazia e il libero pensiero sono migliori dei sistemi autoritari, mi riferisco ad una critica di tipo storico. Storicamente è possibile infatti trovare elementi, prove, che dimostrano che i popoli democratici sono riusciti a portare avanti progressi culturali impossibili nei sistemi autoritari.

Se però cominciamo a spostare il discorso sui significati esistenziali, sulla filosofia, sulla criticabilità radicale di ogni cosa, allora anche della democrazia vengono fuori difetti, contraddizioni, mancanza di sensi, di significati.

Dunque, tutto dipende dal livello su cui vogliamo impostare il discorso, essenzialmente se vogliamo muoverci su un livello storico oppure su un livello radicale di tipo filosofico.

Purtroppo in un forum, in cui intervengono più persone con più modi di pensare, è facilissimo, perfino scontato, che i livelli si mescolino e si confondano, in maniera che non ci si capisce più e a quel punto ognuno sceglie cosa fare in mezzo alla confusione che si viene a creare.

Per quanto riguarda i contenuti, ho detto che bisogna individuarli, ma il motivo per cui bisogna individuarli è proprio il fatto che al presente non ce ne sono, come intendevo quando ho detto questo:
Citazione di: Angelo Cannata il 04 Maggio 2018, 10:30:31 AMSiamo in grado oggi di offrire a un giovane motivi validi per cui attribuire autorità ad una persona? No, non siamo in grado.

Il problema è che non solo oggi non ci sono questi contenuti, ma si coltivano atteggiamenti, modi di fare, modi di pensare, ipocrisie, che ostacolano ogni possibilità di individuare contenuti. Perciò, anche se io potrei pensare di avere dei contenuti (tra parentesi, qui è giusto il condizionale dopo il se, non ci vuole il congiuntivo), sarebbe inutile indicarli perché gli atteggiamenti, i modi di fare, i modi di pensare, le ipocrisie, li disprezzerebbero e distruggerebbero immediatamente; sarebbe insomma, usando le parole di Gesù, un dare le perle ai porci.

Per questo ciò che io propongo è il camminare, che non è un contenuto, ma un modo di fare che rende possibile l'individuazione di contenuti. Nel discorso specifico sui bulli ho parlato di camminare insieme, cercare insieme, sulla base dell'ammissione reciproca dei propri errori.

Al di fuori di un camminare non è possibile individuare contenuti e neanche parlarne, neanche se questi contenuti ci passano sotto il naso: chi non cammina è inevitabilmente cieco.

Per chi proprio volesse indagare con più pazienza, il lavoro di ricerca che io cerco di fare da una vita è proprio questo: guidare a trovare i migliori modi di vivere, che poi conducono a trovare i migliori contenuti. È possibile trovarne le linee sulla rubrica La spiritualità e le spiritualità, presente su riflessioni.it, che ha uno scopo di maggiore concretizzazione, oppure su spiritualita.org, in cui invece cerco di analizzare di più le basi teoriche. In altre parole, per me il contenuto essenziale che la modalità del camminare conduce ad individuare è la spiritualità.

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