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I bulli e la scuola

Aperto da doxa, 20 Aprile 2018, 22:28:50 PM

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doxa

Vi posto un articolo pubblicato oggi sul quotidiano "Il Messaggero e scritto da Marina Valensise col titolo
"Quel che resta della scuola se l'autorità è perduta".
 
"Il video dei bulli che al liceo di Lucca molestano il professore non è solo virale ma raccapricciante. Un ragazzino s'infila un casco e inizia a dare testate al professore come se fosse un ariete, un altro gli sfila il registro dalle mani, e un terzo, non sapendo come rendersi interessante agli occhi dei compagni che filmano la scena col telefonino, solleva di peso due cartoni dell'immondizia per piazzarli sulla cattedra.

Raccapriccio, vergogna... ma soprattutto commiserazione per questi bulletti di paese abbandonati a se stessi da genitori lassisti, da professori impotenti, da presidi incapaci. Se nessuno è in grado di valutare esattamente il danno che tali comportamenti infliggono a breve e a lungo termine all'intera collettività, urge riflettere su un episodio che purtroppo non sembra isolato e comporta un totale ribaltamento nel nostro orizzonte di senso.

Siamo passati dal rispetto per il dogma dell'autorità, fondato sull'idea che il professore avesse sempre e comunque ragione, anche se era in torto, al compiacimento in forma di lazzo ludico-teppistico nei confronti del professore che ha sempre e comunque torto, e per questo si presta a diventare lo zimbello della classe. Quale effetto perverso abbia innescato tale ribaltamento di orizzonte non sta a noi dirlo.

Lungi da noi puntare il dito contro i cascami della cultura antiautoritaria del '68, o denunciare le ultime fibrillazioni del permissivismo. Resta il fatto che l'educazione oggi sembra aver completamente perso la sua ragion d'essere, e la scuola come istituzione fondamentale per l'educazione del cittadino sembra aver smarrito la sua stessa missione sociale. Si tratta di un cambiamento subdolo, che emerge solo adesso come un fiume carsico in maniera virulenta. Nel giro di una o due generazioni è cambiato tutto. Ancora negli anni '70, se un liceale tornava a casa e protestava contro il professore che a scuola lo vessava ingiustamente, suo padre si sognava di dargli ragione e di presentarsi dal professore per prenderlo a calci o esigere il sei politico. "Mettiti a studiare, fai la persona seria. Non prendere in giro te stesso. Il professore ha ragione", gli diceva facendo fronte comune.

Oggi non è più così. Destituita di legittimità l'autorità di padri e madri, è crollata anche quella della scuola se il povero docente si ritrova in cattedra del tutto impotente davanti al bullismo, alla violenza e alla sopraffazione dei suoi allievi. In classe, sin dalle elementari, sono gli alunni più trasgressivi a essere i più popolari, sono i maleducati a suscitare il plauso dei mediocri, sono quelli che si divertono a fare strafalcioni, a prendere due al compito di matematica, a tenere testa ai professori e ad intimidire i più bravi, che vengono isolati come se fossero dei paria da tenere a distanza.

Il bullismo di Lucca sarà anche un episodio unico ed eccezionale, ma testimonia un fenomeno così diffuso, da non costituire un caso isolato. Nelle nostre scuole il bullismo si coltiva sin dalle elementari, e le classi diventano plotoni di esecuzione pronti a sparare non solo contro i migliori allievi ma ora anche contro i professori. E' questa la dialettica perversa che sovrintende alla selezione al rovescio, fondata sul premio ai peggiori, che ormai è invalsa anche nella vita pubblica. Allora, urge mobilitarsi prima che sia troppo tardi, e scongiurare il peggio, sempre in agguato e sempre vincente, ponendosi una semplice domanda: nel caso di una classe di bulli i presidi che cosa fanno ? Perché non agiscono in maniera preventiva ?  Perché non prendono iniziative per contenere, screditare e neutralizzare il bullo ?

Il fatto è che i presidi non intervengono se i professori si mostrano acquiescenti. E i professori non denunciano gli allievi violenti non solo perché ne hanno paura, paura fisica intendo, ma perché sanno di non trovare  più una sponda nei genitori degli allievi. Allora, prima di pensare alla prevenzione, occorre ricostruire la catena educativa dalla famiglia alla scuola, e magari iniziare col porre ai genitori una domanda chiave: che figli vorreste ritrovarvi al vostro capezzale ? Dei cinici seviziatori violenti ? O delle creature sensibili, capaci di compassione ?
 
 

doxa

#1
Dopo l'articolo della Valensise scrivo la mia riflessione sull'eredità del '68 cinquant'anni dopo. Sono consapevole  che l'argomento è ancora arduo da affrontare con pacatezza.  Ma io non voglio polemizzare, desidero soltanto esprimere la mia opinione, giusta o sbagliata che sia, a seconda di chi la legge, condizionato dal suo ambiente socio-culturale e politico.

La chiamarono "rivoluzione culturale", rivolta antiautoritaria. Quali sono i risultati ?  Imperversa il bullismo giovanile in strada e nelle scuole:  dei bulli si permettono di beffeggiare gli insegnanti. Colpa del lassismo dei loro genitori, dell'ambiente sociale violento in cui vivono ?

Cinquant'anni fa nell'esercito ancora c'erano reparti dove venivano addestrati quelli che oggi chiamiamo "bulli" e vi assicuro che con le buone o le cattive venivano ammansiti. Io sono fautore del servizio militare obbligatorio per questi tipi, ma anche per chi si droga. Per chi spaccia la droga merita i lavori forzati a vita (spero breve) nelle miniere di carbone.

I fautori delle agitazioni studentesche del '68 miravano ad abbattere l'autorità dei docenti nelle università con le occupazioni di numerose sedi universitarie; volevano il metodo assembleare, eliminando ogni verticismo e dando vita alla "democrazia libertaria"; volevano il 18 politico nelle università o il 6 politico nelle scuole superiori; pretendevano di essere promossi senza aver studiato, cose da matti; lodavano l'organizzazione dei contro-corsi, basati su liberi gruppi di studio che chiamavano per l'approfondimento dei temi prescelti liberamente degli "esperti" interni o esterni al mondo universitario.

Oggetto della contestazione era il potere statale, quello della famiglia autoritaria,  del potere autoritario del  professore in aula o del  caporeparto nella fabbrica. Contestavano le forze armate, la magistratura, la Chiesa cattolica. Con il patrocinio di alcuni partiti della sinistra e dell'estrema sinistra riuscirono a mettere in crisi le istituzioni sociali in cui l'autorità si esprimeva, a volte in modo sbagliato, ne sono consapevole.

Ma non basta.  Ci furono tentativi di dar vita alla "comune" al posto della famiglia, l'assemblea e la democrazia diretta anziché le deleghe e la democrazia rappresentativa, con lo scopo di rovesciare il potere costituito e creare uno spazio autonomo , anche con la tattica dell'occupazione nelle scuole.

Dopo 50 anni quali sono i risultati ? La droga fra i giovani e i meno giovani dilaga; è diffusa la fragilità psicologica giovanile. Ovviamente non penso assolutamente che la colpa sia del'68, ne presumo un concorso di colpa.

Io considero gli insegnanti con molto rispetto. Intoccabili come se fossero preti o monache. E' sbagliato ?

doxa

Concludo il mio intervento facendovi leggere cosa ha scritto Roberto Gervaso nella sua rubrica "A tu per tu", pubblicata oggi  sul quotidiano "Il Messaggero". L'articolo è titolato: " Tutte le fedi vanno rispettate", in cui, fra l'altro, dice: "La famiglia, pur con tutte le sue magagne e le sue insolvenze, resta un caposaldo della società.

Quella di oggi non è più quella di ieri, chiusa e patriarcale, afflitta da tabù e pregiudizi, con una gerarchia rigida ma rassicurante, con un codice discutibile, ma che insegnava a scegliere. Se a volte trascendeva in autoritarismo, la sua funzione era comunque benefica. A contestarla e invalidarla fu il Sessantotto che, in nome di utopie assurde e allucinanti, folli e confuse, facendo di ogni erba borghese un fascio, mise sul banco degli imputati la famiglia denunciandone vizi reali e vizi immaginari. Molti genitori, di fronte a queste chiamate di correo, a queste esecuzioni sommarie, cosa fecero ?  Abdicarono vilmente al loro ruolo di educatori e vigilantes, concedendo quello che avrebbero dovuto negare, subendo la volontà dei figli anziché far sentire la propria, con amore, ma anche con fermezza.
Venuti meno ai loro compiti di madri e padri, persero il rispetto dei figli che, non potendo sostituirsi a loro, li destituirono, spogliandoli di sacrosanti diritti.

Una vera e propria delegittimazione che certi partiti, certi mass media mendacemente progressisti, e quell'intellighenzia che cavalca la tigre delle pseudo-avanguardie, favorirono  per aggiudicarsi i consensi e mietere i voti dei giovani, cui tutto fu permesso e tutto perdonato.

A far le spese di questo sovvertimento e pervertimento delle gerarchie non sono stati solo i defraudati genitori, ma anche i figli, cui sono venuti a mancare quegli ancoraggi morali e pedagogici che li rassicuravano con le certezze, li educavano con i compiti da svolgere e gli esempi da seguire.

Tanti giovani, avendo troppo preteso, e più ancora ottenuto per la pusillanime acquiescenza degli adulti, succubi delle loro arroganti e apocalittiche rivendicazioni, prenderanno la via della droga, micidiale surrogato di valori perduti".

Jacopus

Ciao Altamarea. Non è sbagliato avere rispetto dei professori. Credo che sia sbagliato fare l'accostamento fra il '68 e i bulli odierni. Il '68 rappresenta un periodo storico importante per l'evoluzione della nostra società se non lo si guarda con il paraocchi o con i luoghi comuni che imperversano. E' stato forse l'ultimo momento di riflessione collettiva del mondo giovanile ed ha comportato delle modifiche importanti dell'assetto sociale italiano. Il diritto al divorzio e all'aborto sono solo i due mutamenti più eclatanti. Ma per chi lo avesse dimenticato quella società considerava legalmente il pater familias (l'uomo coniugato) il tutore non solo dei suoi figli ma anche di sua moglie, considerata alla stregua di una minorenne. Oggi giustamente consideriamo una offesa alle donne musulmane un tale tipo di diritto. Le modifiche in senso di decentralizzazione, l'istituzione delle regioni, lo statuto dei lavoratori, un clima di confronto culturale finalmente internazionale sono il risultato del '68.
Così come le brigate rosse, se vogliamo dirla tutta. Ma ogni processo storico non è mai univoco e ridurre il '68 a progenitore degli attuali bulli da strapazzo è veramente riduttivo se non manipolatorio.

Sul fatto che vi siano questi bulletti da quattro soldi provo a dire la mia.
1) Intanto vi è stata nel corso dell'ultimo mezzo secolo una parabola discendente dei professori e del concetto stesso di cultura, accompagnato parallelamente da una discesa sociale ed economica dei professori stessi.
Ne è stata intaccata, soprattutto negli istituti professionali e tecnici (dove avvengono la stragrande maggioranza di questi episodi, nei licei scientifici e classici è molto più difficile), la dignità del professore, che diventa così un obiettivo molto più facile da aggredire da parte di soggetti mediamente disturbati, come ce ne sono sempre in una classe.
2) Lo stesso fenomeno si riproduce nei pronto soccorso contro i medici e gli infermieri, dai parenti dei malati che pretendono cure immediate o la resurrezione dei loro cari. Anche in questo gli agenti di questi episodi potrebbero essere i "padri simbolici" di quei bulli. Tutti accomunati da una rabbia contro le istituzioni pubbliche che non sanno rispondere alle loro esigenze.
3) Questo non saper rispondere alle richieste da parte delle istituzioni pubbliche non è neppure una idea peregrina o un delirio. Se tuo padre, gravemente malato, è costretto in una barella in una corsia tutta sporca, o hai un senso di autocontrollo encomiabile oppure agisci quella rabbia.
Nelle scuole, che frequento per lavoro, specialmente quelle di periferia, vedo insegnanti lasciati a sè stessi, di fronte alla bruttezza del territorio, alla bruttezza delle stesse aule e degli arredamenti, che in qualche caso sono ritornati ad essere belli perchè vintage, perché sono rimasti quelli per cinquanta anni, di fronte a studenti che sono già imprigionati in un destino di lavoro sottopagati e malpagati nonostante o forse a causa della scuola. Ho visto laboratori cadere a pezzi, perchè manca la manutenzione, mancano i soldi per comprare macchinari nuovi e magari gli ottici delle scuole pubbliche si esercitano su macchinari ormai superati, che non hanno alcuna attinenza con il mondo professionale attuale.
4) La scuola allora diventa l'ultimo momento per gridare il proprio malcontento, la propria rabbia, prima di essere gettati in pasto alla società attuale, dove vige un individualismo disumano, proprio il contrario di quello che veniva propugnato da molti movimenti del '68. La scuola e i professori diventano loro malgrado dei capri espiatori di un sistema che non investe nella formazione e nell'istruzione, perché non ha le risorse per farlo e perchè non c'è la volontà politica di stanare le rendite inutili e le tante forme di parassitismo che infestano l'Italia.
5) Gli insegnanti avrebbero inoltre bisogno di energie nuove. L'età media di costoro è sempre più alta. Fino a una generazione fa, gli insegnanti più anziani mettevano in campo la loro esperienza per formare nuove leve e questo ricambio generazionale dava vita al processo vitale di cui facevano parte anche gli studenti. 
6) Gli insegnanti dovrebbe garantire una presenza non limitata a 20-22 ore alla settimana. Questo è scandaloso a mio parere. Devi correggere i compiti? Bene lo fai a scuola nel tuo orario di lavoro. Devi preparare la lezione? idem. Ti resta del tempo? Che il ministero organizzi dei corsi sugli stupefacenti, sulle fasce marginali, sulla aggressività giovanile.
Ma tutto questo costa sia in termini di denaro che di motivazione, e dietro l'alibi del denaro si resta tutti appiccicati ad un modello formativo degno del socialismo reale (con tutte le eccezioni del caso, ovviamente sto generalizzando).
7) Infine ci sono i meccanismi della società attuale, dove tutto è spettacolarizzazione, dove l'evento è cercato, lo show è ripreso dai telefonini. Perchè da tutto ciò si crede possa essere esclusa la scuola? Sono molti nostri politici nostrani che premono sulle soluzioni semplici, sulle affermazioni e sulle promesse ad effetto, impossibili da mantenere. Ragionare con la pancia, piuttosto che con la testa è ormai un metodo diffuso e perché mai gli adolescenti di oggi, specialmente quelli svantaggiati delle periferie, dovrebbero discostarsi da questo modello?
Questo è il loro ultimo show, poi saranno assunti al Carrefour o da Amazon e metteranno nel cassetto i loro sogni di diventare tronisti, rapper o calciatori e trasmetteranno le loro frustrazioni ai figli, che faranno fare alla ruota del bullismo un altro giro.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Jacopus

Aggiungo un ulteriore elemento di riflessione, già evidenziato nel primo post di altamarea. I genitori in tutto questo come si pongono? Perchè ne ho visti di genitori "zerbino", nei confronti dei loro "gioielli" e se i genitori sono i primi a mettersi in ginocchio, perché questi ragazzi non dovrebbero pretenderlo anche dai professori? Non ci insegnano i media forse che non esiste limite? E non ci insegna questa società che le regole sono fatte per essere infrante?
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

doxa

Ciao Jacopus, molto interessanti le tue riflessioni. 

Sono talmente indignato del comportamento dei cosiddetti bulli nei confronti dei docenti, che non posso esimermi di aggiungere anche l'articolo scritto da Claudia Guasco col titolo: Nella scuola dei bulli:  "Noi quei ragazzi vogliamo recuperarli", pubblicato anche questo nell'edizione odierna del quotidiaNO "Il Messaggero". Ecco il testo: 
Lucca. L'istituto tecnico Carrara, proprio di fronte alla cinta di mura del Cinquecento, non è una scuola di periferia. E nemmeno un istituto per perdigiorno. «È riconosciuta la precisione e la severità del suo corpo docente», tiene a sottolineare il preside Cesare Lazzari. Eppure che ci fossero problemi in quella classe del biennio lo sapevano tutti: c'è chi racconta di un banco scagliato contro il muro da uno studente ripreso per la scarsa attenzione, di un casco lanciato a un professore. Poi, una decina di giorni fa, su Whatsapp cominciano a circolare video in cui l'insegnante di storia e italiano, 64 anni, diventa il bersaglio di un'intera classe. Insulti, aggressioni, minacce. Umiliazioni riprese con due cellulari mentre i compagni ridono, incitano e bestemmiano. Ora quattro ragazzi sono indagati per ingiurie e violenza privata, la procura dei minori di Firenze ha aperto un fascicolo, Digos e polizia postale sono al lavoro per risalire a chi, per primo, ha messo in rete le immagini. 

Uno studente ha già ammesso tutto, un altro lo stanno ancora cercando per quattro video che vanno ben oltre la bravata. E il numero degli indagati è destinato ad aumentare man mano che gli alunni vengono identificati. C'è un ragazzo che si infila un casco integrale e comincia a colpire sul petto il professore che gli chiede di smettere. Lui però continua, si avvicina a pochi centimetri dal volto e ruggisce. 

Cambio di scena: lo stesso alunno copre la faccia del docente con una giacca, mentre un compagno in sottofondo esclama «buffone» e un altro impila due cestini della spazzatura facendoli cadere addosso all'insegnante che è diventato un bersaglio: «Le piace prof la torre di Pisa?». Poi i toni si fanno ancora più offensivi, le domande incalzanti: «Le piace il pi..? Lo dica, le piace o preferisce altro?». Il docente non perde la calma, non reagisce, scuote la testa ed esorta gli alunni a tornare al loro posto. Nel suo comportamento c'è una sorta di rassegnazione, non va dal preside a denunciare le aggressioni. E infatti il dirigente Cesare Lazzari scopre tutto quando ormai i video circolano ovunque. «Stiamo valutando anche questo aspetto, il clima che c'era in classe. Sono questioni complesse, abbiamo ascoltato anche gli altri insegnanti per capire», spiega. Da due giorni il professore di italiano e storia è assente, se ne è andato anche da casa per cercare un po' di tranquillità in un posto isolato. Oggi pomeriggio però si ritroverà nuovamente di fronte agli studenti, convocati con i genitori per il consiglio di classe. «Uno perderà sicuramente l'anno. Non tutti, anche perché la scuola deve rappresentare un'occasione di crescita e di recupero. Valuteremo le sospensioni, che in questi casi possono arrivare a quindici giorni. Intanto d'accordo con le famiglie abbiamo deciso di lasciare i ragazzi a casa per qualche giorno: bisognerà valutare la posizione dei singoli», spiega il preside. 

«Con il docente ho parlato e ci riparlerò - aggiunge Lazzari - Era sconvolto, rattristato, anche lui ha presentato denuncia contro i ragazzi. Ci sono ancora diverse cose da chiarire, compreso il contesto. Quella classe, già in passato, aveva dato qualche problema ma di rilevanza assai inferiore rispetto a oggi». Uno dei protagonisti dei filmati è già stato sospeso per tre giorni tra fine febbraio e inizio marzo, «sembra però che tali provvedimenti abbiano fatto da detonatore e siano stati presi come una sorta di sfida da parte di alcuni studenti», rileva il dirigente. «Con quei ragazzi stavamo lavorando per far sì che continuassero un percorso scolastico, per convincerli a cercare un nuovo orientamento ma, con il loro gesto, sembra quasi abbiano cercato di farsi buttare fuori». Non provengono da contesti difficili, anzi: famiglie della media borghesia, normali e collaborative con la scuola. E allora perché sono andati malamente fuori strada? Chi li conosce, li descrive come studenti svogliati, senza alcun interesse per i libri, vorrebbero andare a lavorare subito ma non si rendono conto delle difficoltà di trovare un posto. Non leggono libri né giornali, nonostante l'iniziativa dell'istituto del quotidiano in classe, «a noi basta internet, il resto non ci interessa», ripetono. L'istituto ha anche avviato un percorso psicologico di sostegno, evidentemente del tutto inutile. I bulli se la prendono con il mondo, con l'insegnante e con i compagni: «Puzzi di m...., non puoi stare lì», dice uno al vicino di banco. E quando una ragazza passa davanti a un telefonino che sta riprendendo l'insegnante vessato, l'autore sbotta in malo modo: «levati di mezzo, boiler del c...o». Adesso gli atti sono sul tavolo del capo della procura dei minori di Firenze Antonio Sangermano, tra questi c'è anche la denuncia fatta dal preside, oltre ai primi rapporti della polizia. L'inchiesta è solo all'inizio, prima arriveranno le sanzioni della scuola: per domani è convocato il consiglio d'istituto che deciderà il futuro scolastico dei ragazzi. 

doxa

Un altro grave episodio è avvenuto nel dicembre 2016, ma si è saputo soltanto in questi giorni, è accaduto a Velletri, in provincia di Roma.  Il quotidiano Il Messaggero ha raccontato lo scorso 7 aprile la notizia del video sulle minacce alla docente dell'istituto tecnico veliterno. Le immagini hanno ripreso  con un cellulare un atto di intimidazione di uno studente minorenne verso la professoressa. La procura di Velletri ha deciso di procedere per il reato di minacce e oltraggio ad un pubblico ufficiale. 

Molti lo ignorano, o fanno finta di non saperlo,  che un insegnante nell'esercizio delle sue funzioni è un pubblico ufficiale. 

Nel video si vede e si ode il ragazzo che aggredisce verbalmente la docente, dicendole, in dialetto: "Te faccio scioie in mezzo all'acido, te manno all'ospedale".

Il video dura circa 10 minuti.

doxa

Jacopus ha scritto:
Citazione vi è stata nel corso dell'ultimo mezzo secolo una parabola discendente dei professori e del concetto stesso di cultura, accompagnato parallelamente da una discesa sociale ed economica dei professori stessi.
Ne è stata intaccata, soprattutto negli istituti professionali e tecnici (dove avvengono la stragrande maggioranza di questi episodi, nei licei scientifici e classici è molto più difficile), la dignità del professore, che diventa così un obiettivo molto più facile da aggredire da parte di soggetti mediamente disturbati, come ce ne sono sempre in una classe.

Jacopus, aiutami a capire per favore. Cinquant'anni fa ci fu il movimento studentesco del '68, e giustamente affermi che da cinquant'anni continua la  parabola discendente, di tipo sociale, dei professori. Io penso che le critiche sessantottine all'autorità e all'autoritarismo dei docenti abbiano funzionato da innesco a tale crisi, specchio della contestazione all'autoritas del pater familias. 

Molti genitori per sentirsi al passo con i tempi s'inventarono di essere amici dei figli e non "padre padrone", lasciando far fare ai "pupi" ciò che volevano, con nefaste conseguenze.

Per quel che ne so cinquant'anni fa la droga (in particolare cocaina) veniva usata da pochi benestanti economicamente. Perché si è diffusa in tutti gli strati sociali, riducendo sul lastrico singoli individui e famiglie ? Di chi la colpa ? 

cvc

Io credo che alla base del comportamento di questi giovani ci sia un profondo stato di incoscienza. Inconsapevoli di cosa stanno a fare in una scuola, inconsapevoli del ruolo della scuola, inconsapevoli degli obiettivi da porsi nella loro vita, inconsapevoli delle differenze fra un ragazzo ed un adulto. Consapevoli solo di un senso di necessità di proteggere una immagine da duro, perchè solo un duro merita il rispetto e il resto è solo feccia. E' la disumanizzazione della società che infetta lo stadio più vitale dell'adolescenza. Il problema è cosa dovrebbe fare la società per arginare il problema? Come farsi rispettare da un violento che nuota in un mare di insensibilità, insensibilità che riesce ad essere infranta solo da impulsi forti, violenti? Compito reso ancora più arduo dal fatto che questi giovani sono ben pronti ed allenati a tappare la bocca dei grandi rinfacciando loro i peccati dell'età adulta che hanno sfacciatamente imparato ad apprendere sin dalla tenera età. Ma la cosa secondo me più grave è che non credo che questa società si stia seriamente interrogando su se stessa. E forse è la prima volta che una società si lascia scivolare di dosso i propri vizi, non per interesse o cinismo, ma per il più puro è letterale senso di indifferenza.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

acquario69

#9
Una coppia americana ha deciso di allevare  l'essere che hanno generato  (che hanno chiamato Zoomer)  "senza genere":   «Sarà lei/lui a scegliere in quale sesso riconoscersi, una volta che sarà in grado di esprimersi».  Ne ha parlato elogiativamente  Il Sussidiario il 16 aprile, come i due si rivolgano a Zoomer con un pronome neutro.   "I  genitori di Zoomer non vogliono che cresca limitata/o da una cultura fatta di stereotipi di genere.  Il "gender creative" è un metodo educativo per far sviluppare la creatività di Zoomer....".
Ovviamente, non è che la creaturina sia di sesso incerto. E' che sono i genitori, ferrei aderenti all'ultima ideologia di moda,  a non aver "voluto rivelare se sono genitori di un maschio o di una femmina, preferendo «liberarsi dagli stereotipi».  La giornalista nemmeno coglie il carattere ideologico, fanatico, del linguaggio dei genitori: «Ho deciso di non assegnare un sesso a Zoomer. Aspetterò che scelga da sola/o in quale dei due identificarsi".   Dunque "io ho deciso" per Zoomer, al suo posto. Non è assurdo? No, e nemmeno è più una notizia da rilevare con sorpresa, come fa  Il Sussidiario. Ormai alla Università Statale di Milano si tengono "seminari a cadenza mensile sulla medicina e farmacologia di genere", ossia sull'uso dei farmaci ormonali  che sospendono la pubertà dell'adolescente, in modo che sia lui/lei a scegliere "libero da stereotipi", più tardi.
http://www.gender.unimi.it/
Eppure sembra ieri – possibile abbiate dimenticato? – che ci veniva detto che  "la teoria gender non esiste".   Ce lo ripetevano i  media, Corriere l'Espresso, ovviamente Il Fatto Quotidiano, Repubblica; le tv; ce lo strillava nelle orecchie tutte le  parlamentari del PD.  Potete ritrovare i titoli sul web:
Michela Marzano: "La teoria gender non esiste.
No, è una invenzione propagandistica dei reazionari "per bloccare la legge  sulle unioni civili", si allarmava.
Giannini: «La teoria del gender non esiste»
https://ilmanifesto.it/giannini-la-teoria-del-gender-non-esiste-a-scuola/
E' "Una truffa culturale", tuonava la ministro dell'Istruzione Stefania Giannini;  minacciò addirittura , a nome delle Istituzioni  offese,  di denunciare per diffamazione  "chi ha parlato e continua a parlare di teoria gender in relazione al progetto educativo del governo Renzi sulla scuola".  La famosa Buona Scuola di Renzi.
Ora che il gender è ormai mainstream,  e la sua farmacologia si insegna alla Statale di Milano, mi piacerebbe sapere chi erano quegli italiani che hanno minacciato di morte Enrica Perucchietti e Gianluca Marletta, quando nel 2014 era uscito il loro "UNISEX, la creazione dell'uomo senza identità" (Arianna Editrice). Lo racconta la stessa Enrica nel suo ultimo libro, "Fake News, come il potere controlla i media e  fabbrica l'informazione per ottenere il consenso".
"Venimmo accusato di lucrar su una bufala, in quanto la teoria gender non esiste....Alcune librerie furono costrette a togliere le copie dagli scaffali e scusarsi pubblicamente con le associazioni LGBT per aver osato esporre il libro. Poi arrivarono gli insulti e i falsi commenti su Amazon", "l'ondata di odio e di violenza" si diffuse sul web.
"Infine arrivarono le minacce di morte firmate. Molti scrissero che avrebbero bruciato i libri in piazza  (e poi i nazisti saremmo noi...) e che nel rogo avrebbero messo volentieri anche noi". E siccome Enrica  è di gender femmina, questi difensori di un mondo senza  pregiudizi  le "augurarono la morte tra le fiamme"  ma non prima di aver subito "lo stupro".
Moltissimi insultatori scrissero: ti devi semplicemente "vergognare" ad assumere certe posizioni.
In particolare mi piacerebbe ascoltare  "la signora che segnalò Marletta e me all'Ordine  degli psicologi,  in quanto necessitavamo – a suo parere – di un TSO: eravamo pazzi e dovevamo essere curati".
Sapere da che ambiente viene, qual  è la sua formazione. Si rende conto della ripugnante bassezza di quel che ha fatto? Della sua natura totalitaria?  Negli ultimi decenni dell'Unione Sovietica, i dissidenti – innocui scrittori  e intellettuali – venivano dichiarati  schizofrenici e internati in manicomio. Il motivo fu spiegato limpidamente dal segretario generale Breznev:  "in Unione Sovietica non ci sono  detenuti politici poiché nella società socialista non esistono conflitti sociali e i pochi insoddisfatti non possono che essere malati di mente."  Evidentemente, la signora condivide esattamente la stessa visione: chi non è d'accordo con PD e la sinistra dei diritti civili, e la società perfetta che hanno creato, non   ha diritto ad essere ascoltato – va ricoverato.  Anche l'incaricarsi della delazione è nella vecchia tradizione. Del resto il PD è l'erede diretto del PCI, e i suoi adepti e ministri, se hanno abbandonato le masse operaie, hanno mantenuto del comunismo la volontà repressiva, la nostalgia della NKVD.
Mi piacerebbe sapere chi sono quelli che  – in difesa della verità ideologica, ossia della menzogna dell'ordine costituito –  hanno sentito il dovere di mandare minacce di morte firmate, se quelli che  volevano  fare il rogo dei libri sanno  che evocano un atto che la loro  propaganda  attribuisce al nazismo, ossia a quello che sono  istruiti a  dichiarare  il Male Assoluto.  Possibile che non colgano il nesso? Che livello di intelligenza hanno?
E in generale: si capisce che privati individui di una certa ideologia possano essere irritati dai  disturbatori del Pensiero Unico e del Conformismo di Stato, specie se ancora da affermare come dogma. Ma da qui a prendersi la briga  non solo di farsi psico-poliziottti del Disordine Costituito, bensì' anche  proporsi come boia ed esecutori, vuol dire che provengono da un livello di degrado inumano. Quello stesso livello da cui vengono coloro che ammazzano le "compagne" quando vogliono lasciarli. O dei ragazzi che  vittimizzano gli insegnanti.
Che livello è? A costo di ripetermi, devo ancora una far riferimento al concetto di "Invasione verticale dei barbari". Ogni nuova generazione di neonati entra  nella società come barbara,  innocentemente ignorando tutto della civiltà; essa deve  esserne istruita comunità in cui è  entrata, educata alla cultura e ai buoni costumi  che i nostri antenati ci hanno consegnato; è la "tradizione" ossia la trasmissione della civiltà dai genitori ai figli.  Come è stato notato, la sinistra – in quanto rifiuta come oscurantismo  ogni "Tradizione" – è incapace di trasmettere il progresso. I  piccoli barbari restano barbari anche da adulti: ossia incapaci di controllare i loro impulsi sessuali o omicidi, immediatamente  schiavi – dipendenti –  da qualche vizio (droga, discoteca o sesso ) perché nessuno ha insegnato loro ad esercitare il carattere e la volontà, privi delle buone maniere elementari; ridotti a rapportarsi con la donna nel modo più immediato e bruto, perché  nessuno ha insegnato loro  i rudimenti  di quell'ingrediente formidabile della cultura  cristiana, che si chiama "cavalleria".   Anche la nobiltà d'animo non ha, per questi barbari adulti, nessun senso; di conseguenza, non si vergognano di  nessuna bassezza e viltà, anche ripugnante.
Il guaio è che  i  giovanissimi barbari che  vengono all'onore delle cronache perché nella Buona Scuola  picchiano gli insegnati e li bullizzano, sono figli di genitori barbari – quelli che vanno a picchiare gli insegnanti  per difendere i figli dai brutti voti, che palesemente non riconoscono come legittima alcuna autorità – salvo quella dei cazzotti.  Anzi, nipoti di progressisti ormai settantenni,  barbari  del  '68 e della Rivoluzione culturale. Insomma siamo già almeno alla terza generazione successiva di barbari ineducati e non-civilizzati, e ciascuna ha avuto consegnata (tràdita, in latino) dalla precedente sempre meno cultura, logica, storia ed estetica, addestramento  del carattere. Analfabeti funzionali, non sanno leggere se non frasi semplificate, che prendono per il  valore facciale, senza coglierne sottintesi, ironie, sfumature di  senso.
Danno una estrema importanza  al conformismo: non avendo sviluppato una personalità autonoma,  desiderano una sola cosa, stare nel gruppo, e temono una sola cosa: essere "esclusi dal gruppo".
E' precisamente questo che li rende insieme temibili (fanno massa) e assolutamente vulnerabili alle strategie di manipolazione  che i poteri forti adottano proprio a  loro beneficio.  La "conversione della comunità eterosessuale all'ideologia di genere"  è stata appunto una grandiosa strategia di marketing. Paul Rondeau, consulente di mercato, l'ha descritta in Selling Homosexuality to America (Vendere l'omosessualità all'America, 2002).  L'essenziale della strategia è: mai contrastare gli argomenti degli oppositori  con altri argomenti  raziocinanti, mai fare appello al dibattito dialettico  – sfera del tutto estranea alla massa umana  che si vuol convincere –  ma escluderli in anticipo  dal discorso  come  deliranti,  manifestazione di bigottismo religioso (che i neo-selvaggi traducono "fuori moda"), e pregiudizi di minoranze marginali, quindi deboli (da bullizzare senza rischi), quindi ridicole. I barbari non civilizzati aborrono chi sta in minoranza e fuori moda. Il gioco è fatto.
Il punto è che "vendere l'omosessualità all'America" ha richiesto decenni. In Italia, da "la teoria gender non esiste" ai  seminari "scientifici" sui farmaci per bloccare la pubertà  agli adolescenti onde possano "scegliersi il gender"  come nuova normalità, sono passati tre o quattro anni. Ed ora  la nuova ideologia è ferramente difesa dalle masse  neobarbare, arcigna e invincibile psico-polizia  volontaria che si  arruola da sé nella delazione e denuncia  dei miscredenti della nuova ortodossia.
Naturalmente, fra le cose che nessuno ha insegnato loro c'è che la pluralità di idee e opinioni è legittima. Anzi che è essenziale alla vita politica e della civiltà.
La terza generazione di barbari non civilizzati,  ecco il problema. Ecco i nemici della patria.
Mentre chiudevo questo articolo, mi è giunto questo messaggio di un lettore. Parla   di come il  mainstream progressista e avanzato tratta l'orribile segnale degli studenti   che nella Buona Scuola insultano, umiliano e minacciano i docenti.  Penso che completi bene il senso di ciò che ho voluto dire.
"...Rientrando prima del solito da un appuntamento di lavoro sono incappato oggi nei " programmi delle casalinghe" , dove – presenti psicologa d'ordinanza e docente " alternativo" – si dibatteva animatamente dei sedicenti studenti di Lucca e del vergognoso episodio in cui il giovinastro indossando un caso da moto " incornava" il prof. e lo minacciava intimandogli di "mettergli un 6″ ...chiarendo in maniera esplicita " chi è che comanda!".  Ovviamente a corollario altri video scovati in rete sul medesimo argomento.
Ontologicamente e " per educazione ricevuta" abituato a una normale educazione ( per intenderci io e i compagni di classe ci alzavamo in piedi all'ingresso della maestra ), confesso che provo malessere fisico nel rivedere quelle immagini; infatti le ho viste una sola volta sul web e oggi alla TV. Mi aspetterei condanna unanime "senza se e senza ma" ( dicono così no i "democratici " quando qualcuno tocca temi " intoccabili"?), e una pena esemplare ( anche questa frase mi sa di già sentito ...), in relazione al reato consumato  di, come minimo, "oltraggio " quando non "violenza " a pubblico ufficiale . Quindi, codice penale alla mano, vorrei sentire Avvocati esperti esaminare la durata delle pene da erogare agli over quattordicenni, imputabili, e ai di loro genitori. Questo dal mio punto di vista deve essere il punto di partenza .
Poi possiamo parlare, dobbiamo parlare, di radiazione da ogni scuola di ordine e grado.
E dopo ancora , se ne abbiamo tempo, di " lavori socialmente utili", giornate a pulire i cessi o i cestini ..etc.
Sicuramente, poi, alla fine, anche di capacità o competenze basilari del docente in oggetto...sebbene a mio avviso faccia sorridere sentire oggi la " ministra uscente" Fedeli minacciare provvedimenti eclatanti ...La stessa ministra che giusto pochi mesi fa aveva portato a coronamento la realizzazione della riforma della scuola (" buona" non ce la faccio proprio a dirlo), eliminando il voto in condotta.
Nulla di tutto ciò .
La psicologa, invitava a moderazione e richiamava ovviamente l'importanza della prevenzione; il docente si preoccupava di non rovinare l'esistenza dei ragazzi, per un fatto sicuramente deprecabile blablabla...MA ...!. Bocciarli a suo avviso sarebbe inutile perché non percepito come punizione.
I più reazionari ( verosimilmente futuri indagati per comportamento anti democratico ), suggerivano sommessamente una sospensione...addirittura una bocciatura!
Dal mio punto di vista un po' come dare il DASPO ai " tifosi" che commettono reati allo stadio...invece che sbatterli in galera.

Fonte:
https://www.maurizioblondet.it/sui-nemici-della-civilta-fra-noi/

ed ancora...(sulla Scuola)

La Scuola ti vuole mediocre (Enzo Pennetta/Byoblu)

Fonte:
https://www.youtube.com/watch?v=dL6jyoJNwhk

InVerno

Tra i vari strali della cultura americana che sono arrivati sin qua, occorre ricordare il cosidetto "self-esteem movement" che fu una corrente molto in voga tra pediatri\psicologi americani che praticamente teorizzava che ogni intervento sul bambino doveva essere mirato all'accrescimento della sua stima di se, in modo tale da "corazzare" il bambino-individuo alla lotta "per la sopravvivenza" del sistema capitalista. Non penso sia difficile ricondurre i vari "principi" che girano in carrozz-ina a tale principio, posto che sfortunatamente la gran parte di essi andrà in contro a sonore delusioni quando vorranno reclamare le terre del principato, e reagiranno con la violenza come è normale che sia.
Di che meravigliarsi se la società degli adulti necessita di bulli... che i bambini già lo sono? Del solo fatto che essi applichino violenza esasperata per la loro età? Sapranno condurla in maniera più edulcolorata e nei margini legali da grandi, nel frattempo fanno le prove a calpestare i diritti degli altri e a otturare qualsiasi bisogno empatico, a bendare i neuroni-specchio..Non che tanti maestri-sceriffi, non siano a loro volta ottime fonti di idee e spirito, per ridicolizzare il supplente successivo.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Socrate78

#11
In realtà non potete accostare le aggressioni gravissime che si fanno contro gli insegnanti con quelle contro i medici: i medici a volte non curano come dovrebbero, soprattutto al sud Italia ci sono casi gravi di malasanità, un paziente lasciato in codice verde ci rimane anche se il codice diventa obiettivamente giallo o perfino rosso, non lo curano e allora che cosa dovresti fare? I medici e  di riflesso gli infermieri a volte approfittano dell'ignoranza della gente per curarla in modo inadeguato e quando si protesta civilmente ti si dice semplicemente di obbedire. Una meningite è scambiata per influenza, i sintomi di un cancro vengono sottovalutati dai medici di base che li scambiano per gastrite e prescrivono solo farmaci palliativi: succede purtroppo.
Essere soggetti ad un potere è sempre brutto, perché ti porta ad affidare la tua esistenza ad un altro che può anche sbagliare o vessarti.
E poi, diciamocelo, chi non vi dice che quel professore che nel video sembra così mite prima non abbia vessato i suoi alunni che ora giustamente si ribellano? Chi non vi dice che non li abbia interrogati mettendo dei voti falsi oppure li abbia sistematicamente fatto domande per farli cadere? Mi dispiace, ma mi astengo dal giudicare. Il giudizio infatti spesso non è puramente razionale e deriva da reazioni emotive di fronte ad un video, ma un video fotografa l'istante, non dice nulla su come si è arrivati ad una determinata situazione.

Jacopus

Per Altamarea: Mi sembra semplicistico fare l'equazione giovani d'oggi bulli = sessantotto. Ho già scritto prima tutta una serie di ragioni per cui non credo realistica e veritiera una tale teoria. Però, già che ci sono, ti posso proporre una ulteriore chiave di lettura. La psicoanalisi teorizza che per maturare e crescere bisogna saper dir di no alle proprie pulsioni, alle soddisfazioni del momento. Usando un modo di spiegare semplicistico, dice: "meglio una gallina domani che un uovo oggi, e magari non ci serve neanche la gallina domani, ci basta un pulcino". Questo modello era incardinato sul valore del padre come autorità, come colui che nega il desiderio e che dice di aspettare. Attraverso quella negazione il desiderio diventava progetto di vita.
Ora il modello industriale-consumistico in cui siamo immersi non può accettare questo diverso modo di vivere. Dobbiamo consumare, arrenderci agli impulsi, esternare i nostri sentimenti, agire, muoverci, comprare, dare notizia di noi. Tutto ciò senza domandarci il perché, il perchè sottostante è semplicemente "consumare". E di fronte a questo imperativo che leggiamo e interpretiamo in ogni istante ed in ogni luogo, ogni autorità che nega, che rimanda ad altro che non sono soldi e consumo, viene visto come un nemico, come colui che vive in una nuvola, che non ha capito me e il mondo.
Immagina ora ragazzi di borgata, da sempre convissuti con un ambiente al limite della legalità, dove il sopruso è la norma, così come la necessità di farsi rispettare e di non farsi mettere i piedi in testa. A costoro farei leggere alcuni testi fondamentali del '68, come quelli di Don Milani, che c'entra eccome con il '68.
Quindi, ancora una volta, come in tutte le cose di questo mondo, non esiste una interpretazione netta. Il '68 ha seguito e incrementato questa scia. Ha imposto il consumismo di massa in alcuni settori strategici, quello dei mass-media e così ha indirettamente indebolito il concetto di autorità. Ma interrogarci sul principio di autorità e criticarlo è il modo essenziale di maturare e di diventare uomini e, come ho già scritto, il mondo precedente al '68 era un mondo magari più ordinato ma dove accadevano violenze legalizzate e dove vi era una parte della società che era ancor più di oggi, priva di diritti e obbligata a vivere all'ombra di un dominus (le donne e i bambini, privi di molti dei diritti che oggi riteniamo imprescindibili).
Quindi la domanda è: abbiamo bisogno di un ordine fondato sulla sottomissione, come avveniva prima del '68 e come avviene ora nei paesi dell'Islam, oppure l'ordine lo fondiamo sull'accordo, sul patto fra cittadini maturi e responsabili, che si prendono cura l'uno dell'altro?
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Jacopus

per Acquario:
CitazioneChe livello è? A costo di ripetermi, devo ancora una far riferimento al concetto di "Invasione verticale dei barbari". Ogni nuova generazione di neonati entra  nella società come barbara,  innocentemente ignorando tutto della civiltà; essa deve  esserne istruita comunità in cui è  entrata, educata alla cultura e ai buoni costumi  che i nostri antenati ci hanno consegnato; è la "tradizione" ossia la trasmissione della civiltà dai genitori ai figli.  Come è stato notato, la sinistra – in quanto rifiuta come oscurantismo  ogni "Tradizione" – è incapace di trasmettere il progresso. 
Sul fatto che i neonati siano dei nuovi barbari da introdurre nel processo di civilizzazione sono abbastanza d'accordo. Ma questa descrizione è irrealistica. Se va difesa la tradizione non doveva cadere l'Unione Sovietica. I nuovi barbari invece di farsi mandare educatamente nei gulag hanno preferito ribellarsi, non hanno accettato i buoni costumi dei genitori. Nel '700 gli illuministi protestavano contro le buone tradizioni, come quella di condannare un servo di un nobile, al posto del nobile stesso, che si era accidentalmente macchiato di qualche piccolo reato nei confronti di un plebeo, chessò, violenza sessuale o omicidio. Oppure pensa alla tradizione di pensare alla terra piatta. Oppure il diritto nell'antica Roma di vendere i propri figli come schiavi. Una tradizione veneranda e rispettabilissima. O anche l'infibulazione è un'altra tradizione.
Mi spiace Acquario, ma chi parla di tradizione di solito difende la sua pancia piena. E' ovvio che la trasmissione del sapere/potere deve seguire delle linee coerenti ed ordinate: non possiamo uccidere sempre i ns padri come fa Edipo e come fa fare Amleto. Ma se c'è una tradizione che va sempre tramandata e quella di pensare criticamente alle tradizioni e di vedere se effettivamente rispondono alle necessità dell'umanità.

CitazioneOntologicamente e " per educazione ricevuta" abituato a una normale educazione ( per intenderci io e i compagni di classe ci alzavamo in piedi all'ingresso della maestra ), confesso che provo malessere fisico nel rivedere quelle immagini; infatti le ho viste una sola volta sul web e oggi alla TV. Mi aspetterei condanna unanime "senza se e senza ma" ( dicono così no i "democratici " quando qualcuno tocca temi " intoccabili"?), e una pena esemplare ( anche questa frase mi sa di già sentito ...), in relazione al reato consumato  di, come minimo, "oltraggio " quando non "violenza " a pubblico ufficiale . Quindi, codice penale alla mano, vorrei sentire Avvocati esperti esaminare la durata delle pene da erogare agli over quattordicenni, imputabili, e ai di loro genitori. Questo dal mio punto di vista deve essere il punto di partenza .

Sulle pene ci sarebbe un lungo discorso da fare. Sostanzialmente sono d'accordo su questo estratto, tranne che sul concetto di "pena esemplare". Le persone sono persone e a maggior ragione gli adolescenti, anche quelli che hanno sbagliato. Non ha alcun senso, se non un senso strettamente reazionario, parlare di pena esemplare. La pena serve alla persona che ha sbagliato, possibilmente per non farla sbagliare più, per farla ragionare sul perchè ha commesso quegli errori, per farle capire che è imprigionata in un mondo da cui deve uscire per non farsi male e non fare male agli altri. Ma si sà che è molto meglio spettacolizzare questi eventi, guadagnandoci mediaticamente e nello stesso tempo avere così la scusa per lasciare gli scheletri negli armadi.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Jacopus

Per Socrate:
Quando ho fatto il parallelismo con le aggressioni sanitarie, come puoi ben leggere, ho io per primo, considerato la grande capacità di autocontrollo che talvolta serve quando ci si trova di fronte ad inefficienze eclatanti. Ma agire con la violenza, contro persone che subiscono esse stesse quelle inefficienze è un modo di fare a) incivile, b) irrazionale, visto che non è attraverso quell'agire che miracolosamente l'elettrocardiogramma riprende a funzionare. Servirebbe molto più creare delle associazioni, unirsi in gruppi, far sentire la propria voce nelle istituzioni, controllare come vengono spesi i soldi pubblici ed essere inflessibili con sè stessi, perchè se poi si preferisce non pagare le tasse, perchè intanto sono tutti ladri, allora per coerenza accettate anche l'elettrocardiogramma rotto e tutte le conseguenze.

Sui professori il discorso è più complesso, credo, perchè non si tratta solo di una "tecnica" come quella sanitaria. E' in gioco la trasmissione del potere e del sapere. Io credo che un ragazzo, un adolescente deve anche essere in grado di accettare una ingiustizia da parte di una autorità, è un esercizio mentale molto produttivo. L'ideale sarebbe contestare in modo argomentato all'autorità il perchè di quella "ingiustizia". Il potere di critica dovrebbe essere sempre tutelato e insegnato dai docenti, ma il potere di critica è una cosa, un pugno in faccia o questi scandalosi rovesciamenti delle parti è un'altra.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

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