Grandi uomini - Grandi stati

Aperto da InVerno, 26 Dicembre 2016, 10:52:17 AM

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Vengono definiti "Grandi uomini" in quegli uomini che attraverso le loro capacità carismatiche ed organizzative, hanno fatto da catalizzatori alla formazione delle organizzazioni statali primarie (3 certe, 7 incerte). Vi sono tre tipi di grandi uomini che precedono l'idea propriamente definita di Re e che seguono l'abbandono del nomadismo della caccia-raccolta.

- Grande uomo della festività. Abbandonato il nomadismo di caccia e raccolta e applicata l'agricoltura, questa figura accresce e regola la produzione agricola affinchè gli sforzi del territorio che controlla vengano diretti verso la realizzazione di una grande festa di redistribuzione (alla quale lui è categoricamente escluso se non nella funzione di officiante). I grandi uomini di questo tipo si sfidanoa realizzare feste di redistribuzione sempre più grandi e sconfiggono gli altri grandi (o aspiranti) uomini tramite feste sempre più grandi. Il fatto di non partecipare alla redistribuzione li rende incorruttibili de facto fino al punto che alcuni muoiono di fame dopo la grande festa (che può durare settimane). Il grande uomo diventa un entità astratta, un mito, che serve il clan e incoraggia gli uomini alla produttività individuale in virtù di un bene "superiore"

- Grande uomo della redistribuzione. Se il cibo prodotto è immagazzinabile e conservabile, il "granaio" diventa proprietà del Grande Uomo che tuttavia non può accedervi se non per situazioni di bisogno socialmente riconosciute, cosi come tutti gli altri. Questo tipo di G.U. diventa un mero custode del granaio ma non ha funzionari o sottoposti e non ha interesse personale nelle quantità di cibo raccolto. Le feste vengono svolte, ma il cibo viene in eccesso viene destinato preferenzialmente alla crescita demografica anzichè alle feste. Almeno nelle culture che raggiungeranno per prime il prossimo stadio. Le riserve di cibo ottengono una funzione di equilibrio sociale\demografico anzichè di sperpero festivo, e le capacità del grande uomo vengono valutate positivamente con criterio espansivo territorial\demografico.

- Piccolo re-distributore. Se l'incremento demografico dovuto dalla buona gestione del secondo stadio è sufficiente ad aumentare il territorio oltre ad un certo limite, il grande uomo comincia a necessitare di funzionari e collaboratori che svolgano funzioni sociali sempre più complesse, a questo stadio ancora intrinsecamente collegate al granaio centrale. Il grande uomo comincia a disporre di un manipolo di guerrieri per difendere il granaio, di scribi o controllori delle quantità entrate\uscite,e presto di strumenti coercitivi che aumentino la produzione e di riflesso la sicurezza del grande granaio. Si viene a formare la prima "elite", e in alcune culture diventa essa comincia ad ottenere carattere dinastico, in quanto l'elite normalmente ha più facile accesso alle riserve di cibo ed educa migliori uomini allo scopo.

- Il Re-distributore. L'accesso alle terre di coltivazione è deciso dal grande uomo che istituisce la proprietà. Controlla un ampio manipolo di soldati che controllano non solo i granai ma anche i territori ai quali la sua influenza può dare accesso (confini). L'elite aumenta di numero e funzioni tanto che essa si trasforma in casta e ottiene carattere fortemente dinastico formale o informale. I contribuiti di ognuno al granaio e i prelievi consentiti diventano regolati da proporzioni fisse stabilite dal Re-distributore, per riflesso ad ogni scalino di proporzione viene a formarsi una classe sociale relativa che ben presto (in termini storici) svilupperà un concetto di eguaglianza "classista". Nasce la legge, il potere del grande uomo diventa un codice applicativo alla vita quotidiana.

E si continua fino ai giorni nostri attraverso la storia "meglio nota", prendere con le pinze quanto ho scritto in quanto riguarda un arco di tempo due volte più grande
di quello intercorso tra oggi e la nascita dei primi re e si basa su speculazioni antropologiche che variano da autore ad autore, ho cercato di tracciare una mediana.

Quello che oggi si osserva con più facilità, è la carenza al mondo di "grandi uomini" sopratutto se il paragone di merito per essi è legato all'ideale "reale".
Ma non solo, sembra che la parabola discendente dei grandi uomini continui con un pattern inverso a come essa si è mostrata su questa terra, il che potrebbe aiutarci a capire cosa avverrà dopo. Posto che ci troviamo dinnanzi alla morte degli stati, possiamo rileggere la lista all'indietro e vedere come tutto ciò sia andato perso quasi nello stesso ordine in cui si è costituito, dalla caduta delle monarchie in poi.

- La legge non è più amanazione del grande uomo (divisione dei poteri)
- L'elite viene demonizzata e combattuta fino alla sua scomparsa formale (fine dell'aristrocrazia)
- Le caste si trasformano in classi evanescenti, il miglior merito di un organizzazione è la capacità di "ascensore sociale"
- L'esercito gradualmente perde la sua funzione di protezione dei confini esterni verso la protezione dei granai (polizia)
- Il Grande uomo viene privato della proprietà del granaio tramite la creazione di un granaio virtuale sovrastatale (finanza)
- Gli uomini reclamano la possibilità di versare\prelevare dal granaio a piacimento senza il laccio statatale (capitalismo)
- Al G.U. rimane la gestione del granaio nazionale e di un esiguo numero di funzionari statali legati sempre di più al granaio
- Il G.u. viene gradualmente posto ad un maggior vaglio dei suoi interessi personali nel granaio, e il popolo tenta di scegliere chi ne ha di meno, meglio nessuno (conflitto d'interessi).
- Scompaiono le politiche a lungo termine (ideologie) e la temporaneità del potere del G.u. fa si che esso si prodighi maggiormente in "feste"
- Bonus di carattere estemporaneo e organizzazione di piccoli periodi "festivi" (solitamente legati ai 5 anni di governo) diventano la forma politica del G.u. moderno
- La territorialità perde di valore assoluto, nascono le prime generazioni di "nomadi digitali" e le migrazioni di massa influiscono il pianeta (oggi)

Con tutte le ovvie critiche che si possono fare ad un analisi scritta in fretta e senza una reale pretesa di "applicabilità universale" a mio avviso rimane visibile un pattern inverso della figura del grande uomo. Ancora oggi non è chiaro se vogliamo "uomini re" o "uomini funzione"  come al tempo delle grandi feste tribali, le elezioni danno risultati alterni e questo mi fa propendere nell'idea che ci troviamo in uno stadio di transizione dove il "grande uomo delle festività"  è una realtà che ancora deve attecchire, ma a me sembra la direzione intrapresa da tempo.

Il punto è: esistono stati senza grandi uomini? I grandi uomini hanno creato gli stati, se continuassimo a demolire la figura del grande uomo, lo stato si annullerebbe di conseguenza?
Se l'analisi che espongo fosse corretta, il passo successivo sarebbe un revival in salsa moderna del nomadismo prestatuale.

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