Facebook e Twitter: "controllo" o "censura"?

Aperto da Eutidemo, 02 Luglio 2020, 07:22:25 AM

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Eutidemo


Se la nostra vettura viene investita da un camioncino su una pubblica via, noi non pretendiamo certo il rimborso dal Comune, bensì da chi ci ha investito; chiediamo, invece, il rimborso al Comune se la nostra auto è rimasta danneggiata da una buca.
Tuttavia, se qualcuno va in giro nelle pubbliche vie, con un'auto dotata di "ruote falcate" (come quelle della quadriga di Messala nel film Ben Hur), ci sembra giusto che i vigili municipali gliela debbano subito sequestrare, prima che tranci i copertoni delle altre vetture in circolazione.
RUOTA FALCATA.jpg
;)

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Così, fuor di metafora, sembra che FACEBOOK e TWITTER abbiano cominciato ad esaminare con più attenzione i "contenuti" dei "post" che appaiono nei loro portali.


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Ad esempio, in alcuni annunci FACEBOOK che riguardavano quelli che Trump definiva "pericolosi gruppi di sinistra", lui li contrassegnava con un "triangolo rosso rovesciato";  cioè con lo stesso simbolo con cui i nazisti marchiavano i prigionieri politici nei campi di concentramento.
TRIANGOLO.jpg
Il network non ha ritenuto "tollerabile" l'associazione, per cui ha provveduto ad eliminare il post.

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Poco dopo anche TWITTER ha dovuto "stigmatizzare" il presidente degli Stati Uniti, ma per un altro motivo; cioè etichettando come "altered media" (contenuto multimediale manipolato), un suo video postato su un tweet.
Si tratta di un video diventato virale nel 2019 di due bambini, uno bianco e l'altro nero, che si abbracciano per strada e di cui la CNN aveva dato notizia; però, la versione "manipolata" da Trump inizia con un segmento delle immagini in cui il ragazzino bianco sembra inseguire il nero e con l'ironica scritta "Bimbo terrorizzato scappa da un bambino razzista" e, sarcasticamente "Il bambino razzista è probabilmente un elettore di Trump" accanto al logo della CNN (aggiunto da lui con un fotomontaggio).
Il segmento modificato lascia poi il posto al video originale in cui i due bambini si abbracciano e quindi il messaggio: "Non è l'America il problema, lo è la notizia falsa".
Per cui, in buona sostanza, Trump si lamentava di essere vittima di una "fake news", creando lui stesso una "fake news" a suo favore; cioè, manipolando ed alterando il video originale.


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TWITTER, al riguardo, ha postato un link che fornisce maggiori dettagli, spiegando che: "A settembre 2019, la Cnn diede notizia di un video virale sull'amicizia tra due bambini. Il presidente ha condiviso una versione di quel video.... che, però, e' stato da lui modificato e manipolato con un falso logo della Cnn".
Il tweet non è stato rimosso ma sotto è comparsa la dicitura "Contenuto multimediale manipolato".
https://www.youtube.com/watch?v=FC6rFCFHu14


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Perchè Trump avrebbe commesso un simile abuso?
Le risposte sono due, non certo incompatibili tra di loro:
1)
Perchè è Trump.
2)
Perchè  voleva sensibilizzare i suoi follower sulle fake news, che, secondo lui, lo riguardano, creando lui stesso, fraudolentemente, una "fake news" a suo favore.


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A parte tali due esempi su Trump, in ogni caso il problema è ben più vasto e complesso.
Ed infatti:
- così come ciascuno può girare in strada col modello di vettura che preferisce, senza, però, che gli sia lecito usare auto con le ruote falcate;
- allo stesso modo, ciascuno può postare sui NETWORK quello che preferisce, senza, però, che gli sia lecito diffondere l'odio razziale, video e immagini manipolate, ovvero notizie palesemente false e/o tendenziose.
In teoria la faccenda è abbastanza chiara; ma, in pratica, qual'è il confine tra CONTROLLO e CENSURA?
Onestamente, almeno per ora, non mi sento proprio in grado dare una risposta di carattere generale; e, secondo me, non è sempre facile valutare neanche caso per caso!
Ma ci penserò su! ;)





InVerno

Il problema è circa questo: si potrebbe anche pensare di investire queste piattaforme di una qualche capacità di censura (già la posseggono, ma se la sono intestate da sole) senza il vaglio di un "vigile" vero (pubblico, non privato) accettando che evidentemente se chiedi a queste società di vagliare i contenuti esse approssimeranno per una censura restrittiva anzichè permissiva, onde evitare di finire resposabili loro stesse. Ma l'unico modo per assicurarsi che esse non calchino troppo la mano, è quello di avere un mercato che le punisca, ovvero che i censurati stufi e vessati, decidano di migrare verso un altra piattaforma simile. Il problema è che non esiste qualcosa di realmente "simile" a ognuna di queste piattaforme, se è simile nelle funzioni, non è nemmeno paragonabile nei numeri, perciò chi volesse abbandonare le spalle del gigante perchè diventato troppo autoritario, si vedrebbe costretto nella migliore delle ipotesi a farsi accompagnare da un nano, oppure andare da solo (e fallire in qualsiasi ritorno avesse premeditato ottenere da questa attività). La questione è vera sui socialnetwork, ma anche per la creazione di contenuti ben più articolati (come su youtube) e in generale su tutto quel sistema di broadcasting che sta lentamente sostituendo la televisione..
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Eutidemo


Ciao Inverno. :)
Le tue sono tutte considerazioni molto interessanti, su cui riflettere con calma.


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Quanto al fatto che si potrebbe anche pensare di investire queste piattaforme di una qualche capacità di censura, secondo me esse, in tal caso, tenderebbero ad optare per una censura restrittiva anzichè permissiva (onde evitare di finire resposabili loro stesse), solo nel caso in cui l'ordinamento giuridico desse loro delle specifiche  regole in base alle quali stabilire cosa è consentito e cosa no; per cui il problema, da "valle", si sposterebbe a "monte".


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Forse è migliore l'idea di avere un mercato che -eventualmente- le punisca, e, cioè, che i censurati ingiustamente, stufi e vessati, decidano di migrare verso un altra piattaforma simile; però, come dici tu, le alternative non sono molte.


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Un saluto! :)

viator

Salve. E' il solito problema della finta democrazia in cui governa il potere economico e non il consenso.

Qualsiasi controllore o censore sarà sempre nominato, influenzato, mantenuto, corrompibile da qualcuno.

Tutta la comunicazione di ambito pubblico dovrebbe venir vagliata da "parametratori" senza volto ed identità (nel senso che le loro decisioni dovranno risultare personali ed inviolabili perchè segrete, e la parametrazione consisterà nel tassare per quote via via progressive (da zero (anzi, partendo da eventuali incentivi positivi) sino a percentuali vessatorie). Cattiva o dolosa qualità della comunicazione...........libertà di comunicazione ma livello fiscale del tutto dissuasivo. Comunicazione utile, educativa, neutralmente piacevole.............pressione fiscale assente oppure addirittura incentivi.


Sarà il pubblico a dover giudicare periodicamente (referendum) come valuta nel suo complesso il quadro comunicativo generale e l'azione COMPLESSIVA dei parametratori, i quali saranno sostituiti (per sorteggio tra candidati possedenti un certo livello minimo di formazione ed esperienza comunicativa) da altri in caso di esito negativo di tale referendum periodico il cui titolo sarè "QUESTITO REFERENDARIO SULLA QUALITA' DELLA COMUNICAZIONE DI AMBITO PUBBLICO".

Sapete bene che esistono i "sogni nel cassetto". Poi che esistono i "cassoni della spazzatura". Ecco, quello sopra è uno dei miei "sogni nel cassone". Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Eutidemo


Ciao Viator. :)
Ritengo che una democrazia imperfetta, sia  pur sempre meglio di una perfetta autocrazia.
Tanto più che anch'essa, solitamente:
- o coincide direttamente con il potere economico;
- oppure è con esso strettamente collusa.


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Però è vero che, sia in democrazia che in autocrazia, qualsiasi controllore o censore potrà  sempre essere corrotto o condizionato da qualcuno.
Tuttavia, in democrazia, è più facile che la cosa venga fuori nei "media", rispetto ad una autocrazia.


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Quanto all'idea dei "parametratori" senza volto ed identità, mi sembra molto interessante, ma di difficile realizzazione in concreto: sia in una democrazia, e sia in una autocrazia.


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Quanto al fatto che sarà il pubblico a dover giudicare periodicamente come valuta nel suo complesso il quadro comunicativo generale, anche questa è un'idea molto interessante; che, per certi aspetti, mi ricorda quella di Inverno.
Però penso che il "referendum" potrebbe risultare implicito, come appunto dice Inverno, già dal livello di "utenza" del pubblico.


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Un saluto! :)