Decreto Dignità - una questione di ottica!

Aperto da Eutidemo, 19 Luglio 2018, 07:52:45 AM

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Eutidemo

Circa l'aspro dibattito tra Di Maio e Confindustria, secondo me, hanno entrambi ragione, o torto, a seconda dell'ottica.
1)
Di Maio ha SICURAMENTE ragione dal punto di vista della equità e della tutela dei diritti dei lavoratori; perchè, in effetti, il JOBS ACT aveva decisamente compresso entrambi.
2)
Confindustria, invece, ha MOLTO PROBABILMENTE ragione dal punto di vista occupazionale, quando sostiene che il D.L. comporterà una drastica riduzione dei posti di lavoro, perchè rende indubbiamente meno "appetibili" le assunzioni (di qualunque tipo esse siano).
Dico "molto probabilmente", perchè nessuno ha la "sfera di cristallo", e quindi nessuno può sapere se VERAMENTE ci sarà una "una drastica riduzione dei posti di lavoro", neanche  Confindustria.
Il fatto che, invece, si verificherà una "relativa riduzione dei posti di lavoro", però, a mio avviso è pressochè certo, in quanto:
a) 
 Il d.l. prevede infatti un'immediata riduzione delle durate dei contratti a termine da 36 a 24 mesi e contemporaneamente l'apposizione di una "causale" (un motivo specifico) a tutti i contratti superiori ai 12 mesi. 
In questo modo si crea un problema quasi automatico di rinnovo dei contratti a termine per centinaia di migliaia di lavoratori in scadenza, in quanto non tutti potranno essere rinnovati:
- o perché hanno superato i 24 mesi;
- oppure perché hanno superato i 12 mesi di contratto e il loro datore di lavoro non si fida di apporre una causale ad un contratto che potrebbe essere facilmente impugnato in tribunale.
b) 
La circostanza di cui sopra non comporterebbe particolari problemi, perchè, se la domanda di lavoro delle imprese restasse immutata, i lavoratori licenziati verrebbero facilmente assunti altrove. 
Il guaio è che la domanda non resterà immutata ma diminuirà fisiologicamente, perché nel frattempo il decreto prevede anche l'aumento dei costi sia dei nuovi contratti a termine (+0.5% per ogni rinnovo) sia dei contratti a tempo indeterminato (aumento del 50% dei costi in caso di licenziamento).
Però, se il D.L. verrà adeguatamente corretto in Parlamento, si potrebbe in qualche misura ovviare a tali conseguenze, evitando una esiziale "eterogenesi dei fini" del provvedimento! :)
Staremo a vedere! ;)

paul11

ciao Eutidemo.

sono scempiaggini come le argomentazioni addotte dal boiardo all'INPS.

1) non c'entra nulla la dignità del lavoratore, semplicemente sarà molto probabile che da precario passi allo stato di disoccupazione, in quanto assumeranno ,alla bisogna, altri lavoratori precarizzati, e così via.E' semplicemente abbreviato un percorso del precariato.
Cosa c'entra degno  o indegno?
2) la confindustria sempre più rappresenta i parassitismi industriali che vogliono prebende dallo Stato

In tutto questo non c'è nulla di argomentazioni serie economiche ed è tutto politica di scambio.

La crescita dello 0,5% sui contributi, ammesso che sia un'azienda che non abbia chiesto qualche stato di crisi e non paghi assolutamente nulla, in termini di costo del lavoro è una scempiaggine.Mai come in questi anni il costo del lavoro è basso.

la crescita di un costo ,in questo caso del lavoro, non incide sui livelli occupazionali, può incidere sul margine di profitto dell'unità del prodotta, o sulla competitività, ma non sulla domanda ed offerta delle merci.

Se il mercato mi richiede 100 auto da produrre, non è che aumentando dello 0,5% il costo del lavoro, domani il mercato chiederà meno
auto.Semmai per produrre 100 auto i costi sono aumentati e si riflettono sull'aumento dei prezzi al dettaglio  e finali, oppure a prezzo costante  diminuisce il margine di contribuzione del profitto per unità prodotto pari a quel aumento di costo(mantenendo uguali tutti gli altri costi dei mezzi di produzione)

Jacopus

Ciao Paul. Chiamare boiardo di stato una persona corretta e preparata come Tito Boeri e' una sana ingiustizia. Mi limito a dire solo questo.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

donquixote

Scusa Jacopus

ma chiamare Tito Boeri "boiardo" non è affatto un'offesa. I boiardi erano esponenti dell'alta aristocrazia feudale di alcuni paesi europei inferiori solo, in termini di potere, ai principi regnanti. Dunque un "boiardo di stato" altro non è che un altissimo burocrate, che detiene un notevole potere nell'ambito di uno stato moderno (e anche burocrate non è, in sé, una offesa, o almeno non lo era fino a che i burocrati eseguivano onestamente il loro altissimo compito).
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

Jacopus

Scusa Don. La tua obiezione e' sterile. Il significato di Paul non aveva certo il significato storico della parola. Non siamo nella russia zarista. Che vi sia una connotazione negativa e' risaputo.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Eutidemo

Citazione di: paul11 il 19 Luglio 2018, 13:04:48 PM
ciao Eutidemo.

sono scempiaggini come le argomentazioni addotte dal boiardo all'INPS.

1) non c'entra nulla la dignità del lavoratore, semplicemente sarà molto probabile che da precario passi allo stato di disoccupazione, in quanto assumeranno ,alla bisogna, altri lavoratori precarizzati, e così via.E' semplicemente abbreviato un percorso del precariato.
Cosa c'entra degno  o indegno?
2) la confindustria sempre più rappresenta i parassitismi industriali che vogliono prebende dallo Stato

In tutto questo non c'è nulla di argomentazioni serie economiche ed è tutto politica di scambio.

La crescita dello 0,5% sui contributi, ammesso che sia un'azienda che non abbia chiesto qualche stato di crisi e non paghi assolutamente nulla, in termini di costo del lavoro è una scempiaggine.Mai come in questi anni il costo del lavoro è basso.

la crescita di un costo ,in questo caso del lavoro, non incide sui livelli occupazionali, può incidere sul margine di profitto dell'unità del prodotta, o sulla competitività, ma non sulla domanda ed offerta delle merci.

Se il mercato mi richiede 100 auto da produrre, non è che aumentando dello 0,5% il costo del lavoro, domani il mercato chiederà meno
auto.Semmai per produrre 100 auto i costi sono aumentati e si riflettono sull'aumento dei prezzi al dettaglio  e finali, oppure a prezzo costante  diminuisce il margine di contribuzione del profitto per unità prodotto pari a quel aumento di costo(mantenendo uguali tutti gli altri costi dei mezzi di produzione)

Quali sarebbero le scempiaggini? :)

paul11

#6
Uno dice che è dignità.se veramente credesse in quello che dice dovrebbe cambiare totalmente la legge del job act dei filo capitalisti del PD

La confindustria piange sempre.Non so perchè ma mi ricorda una vecchia canzone di Jannacci::
 E sempre allegri bisogna stare
che il nostro piangere fa male al re
fa male al ricco e al cardinale
diventan tristi se noi piangiam,

Il boiardo di Stato ,che da un anno a questa parte se ne esce con esternazioni che sono più politiche(dimostrando da che parte sta) che economiche, avalla la ragioneria di Stato nel commentario alla legge dichiarando 8.000 disoccupati

Ognuno dice ciò che gli conviene , mai una seria argomentazione

baylham

Il cosiddetto decreto dignità voluto dal ministro agisce, in modo oltretutto incoerente, in un orizzonte economico capitalistico, non c'è alcun orizzonte rivoluzionario nella testa di Di Maio e dei grillini.

In questo orizzonte, che Boeri conosce tecnicamente molto più di Di Maio, gli effetti del decreto sono quelli facilmente prevedibili: un aumento relativo dei costi del lavoro diminuisce la quantità della domanda di lavoro. Si trova in qualunque manuale di economia.
Costo del lavoro che è basso in Italia rispetto ad altri paesi sviluppati ma sempre alto rispetto ai concorrenti polacchi, cinesi o indiani. L'orizzonte capitalistico non è nazionale ma internazionale.

Apprezzo molto Boeri per la giustamente rivendicata indipendenza della tecnica dalla politica.

Eutidemo

Citazione di: baylham il 19 Luglio 2018, 15:15:18 PM
Il cosiddetto decreto dignità voluto dal ministro agisce, in modo oltretutto incoerente, in un orizzonte economico capitalistico, non c'è alcun orizzonte rivoluzionario nella testa di Di Maio e dei grillini.

In questo orizzonte, che Boeri conosce tecnicamente molto più di Di Maio, gli effetti del decreto sono quelli facilmente prevedibili: un aumento relativo dei costi del lavoro diminuisce la quantità della domanda di lavoro. Si trova in qualunque manuale di economia.
Costo del lavoro che è basso in Italia rispetto ad altri paesi sviluppati ma sempre alto rispetto ai concorrenti polacchi, cinesi o indiani. L'orizzonte capitalistico non è nazionale ma internazionale.

Apprezzo molto Boeri per la giustamente rivendicata indipendenza della tecnica dalla politica.

Condivido. :)
In un regime di libero scambio, infatti, il lavoro resta comunque un "fattore della produzione", per cui, un sia pur legittimo aumento delle relative tutele (se non effettuato con molte ed accorte cautele), in genere rischia di comportare una contrazione della domanda di quel fattore. :(

paul11

#9
Citazione di: baylham il 19 Luglio 2018, 15:15:18 PM
Il cosiddetto decreto dignità voluto dal ministro agisce, in modo oltretutto incoerente, in un orizzonte economico capitalistico, non c'è alcun orizzonte rivoluzionario nella testa di Di Maio e dei grillini.

In questo orizzonte, che Boeri conosce tecnicamente molto più di Di Maio, gli effetti del decreto sono quelli facilmente prevedibili: un aumento relativo dei costi del lavoro diminuisce la quantità della domanda di lavoro. Si trova in qualunque manuale di economia.
Costo del lavoro che è basso in Italia rispetto ad altri paesi sviluppati ma sempre alto rispetto ai concorrenti polacchi, cinesi o indiani. L'orizzonte capitalistico non è nazionale ma internazionale.

Apprezzo molto Boeri per la giustamente rivendicata indipendenza della tecnica dalla politica.
visto che siete d'accordo, provate a dimostrare da un manuale di economia che l'innalzamento del costo contributivo dello 0,5%
e con i contratti diciamo di precariato che diminuiscono la prorogabilità complessiva di 1 anno,  comporterà una contrazione del numero di occupati  con la domanda e offerta dei prodotti costante e poi chiedete con quale algoritmo la ragioneria di Stato insieme al boiardo dell'INPS sostengono la tesi numerica di 8.000 disoccupati.

Attendo con ansia di essere erudito.............

paul11

#10
Il boiardo dell'INPS, che Donquixote ha specificato non è un termine spregiativo, dell'INPS è l ostesso che dice che i migranti mantengono le pensioni degli italiani.
Persino con un mio conoscente di Lotta Comunista, che ritiene di avere la verità in tasca, ho avuto a che dire.

Perchè il boiardo o la dice tutta l'argomentazione ho è fallace il suo ragionamento volutamente proiettato sull'effetto, mai sulle cause.
Lui , il boiardo, deve spiegare cosa è il sistema retributivo e contributivo e dove vanno a finire i contributi che i lavoratori dipendenti che pagano e mantengono quel  baraccone chiamato INPS compreso l'alto stipendio del boiardo.
Non esiste che se si contratta con una assicurazione un premio ad esempio mensile, la parte contraente mi dica che il mio denaro non c'è più e sono mantenuto da nuovi premi contratti da nuovi assicurati.Stravinco la causa e l'assicurazione privata lo sa.

Il boiardo mi dica dove sono finiti i soldi.Se fossimo una  cittadinanza corretta avremmo fatto due class action alla barba di PD e sindacati reggicode, uno sull'INPS e l'altro sulla Legge Fornero, ma ci aggiungere  il job acts che ha parti anticostituzionali..
Adatto che il sottoscritto non guarda i colori politici e partitici, ma le persone se sono corrette e competenti spiego il ragionamento sul decreto dignità

Il numero di lavoratori nelle aziende private, ma penso anche nel sistema pubblico ,o è contrattato con i sindacati dei lavoratori o è unilaterale da parte del datore di lavoro.
Il numero è dato dai "carichi di lavoro". I carichi di lavoro possono essere il numero di pratiche, il numero di pezzi prodotti, il numero di clienti che entrano in un azienda commerciale.
Nei sistemi industriali sono standardizzati nelle distinte base, degli  standard operativi.
Ad esempio arrivano ordini per 10 automobili.Sanno già quanto tempo di lavoro occorre, sanno già quanti e quali materie prime, semilavorati, componenti entrano nel prodotto finito.

Ora se non cambiano il numero di ordini ricevuti, il numero di clienti che entrano in un supermercato, il costo del lavoro, vale a dire uno dei componenti dei fattori produttivi, non influisce per nulla sul numero di occupati.
Il numero degli occupati è solo dipendente dal numero di ordini ricevuti, quindi è il consumatore che decide acquistando le merci di una tale marca quanto lavoro ci voglia per riprodurre quel prodotto.

L'aumento del costo del lavoro incide semmai sui margini del profitto .Perchè se il prezzo finale di un prodotto  era 100 in cui il costo del lavoro era 10 e il profitto pure 10, quell'mprenditore se mantiene il prezzo uguale e ora il costo del lavoro è cresciuto dello 0,5 di conseguenza il profitto scende di 0.5.,Semmai il problema è l'innalzamento della competitività.
Perchè l'imprenditore fra le due opzioni, aumentare il prezzo finale pari al costo, 0,5 e quindi il consumatore acquisterà ora lo stesso prodotto non più 100 ma 100,5, e mantenere il prezzo finale a 100, non diminuendo il numero di prodotti finali sul mercato da parte dei consumatori(la domanda) il consumatore sarà orientato a pari qualità a scegliere il prodotto che costa meno. Quindi venderà di più l'imprenditore che ha scelto di non aumentare i prezzi, e perdendo inizialmente 0,5 di profitto, e le maggiori vendite , porteranno più ricavi , più fatturato, quindi riguadagna il profitto e può mettere in crisi il competitor che ha fatto scelte iniziali di mantenere il profitto inalterato, scaricando i maggiori costi sui prezzi.

E ora passiamo al numero dei contratti dei precari. Non c' è niente di dignità o meno ,è solo economia.
Prima di tutto il numero di contratti precari è correlato ad un certo numero di contratti "stabili".
Perchè ogni precario che entra in azienda è un costo di formazione, non ha le stesse conoscenze e produttività di colui che è esperto.Quindi le aziende devono stare attente a modulare i numeri ed è in funzione, come dice i ll decreto, dei picchi della domanda, delle richieste del mercato, per coprire le ferie dei contratti stabili, per stagionalità di produzioni(Natale, Pasqua, ecc.)
Il numero medio  totale(ci sono indici economici destagionalizzati) degli occupati anche quì non cambia.
Accade che con questo decreto diminuisce il numero delle proroghe.Succede semplicemente che vi saranno più assunzioni e più dimissioni, aumenta il turnover dei precari. E BASTA! Cosa c'entra la dignità in tutto questo?

Se avete capito, se mi sono fatto comprendere. Il boiardo delle'INPS e la Ragioneria di Stato, il ministro del lavoro, la confindustria, stanno inventando un cinema dove il risultato è...niente, non è cambiato assolutamente nulla sul piano economico se non che aumentano il numero dei contratti totali dei precari e il turnover di quest'ultimi ,essendo accorciati i numeri di proroghe.

baylham

a paul11

tu stesso affermi che l'effetto più probabile sarà quello di aumentare il turn over dei lavoratori a tempo determinato, aumentare quindi la loro precarietà.

Per quanto riguarda la stima sull'occupazione non mi pare difficile da prevedere che il segno sia negativo trattandosi di maggiori costi per le imprese e la stima di 8.000 in meno è irrisoria rispetto al numero dei lavoratori a tempo determinato, come è irrisoria la portata del decreto su questo tema. Se sei interessato alla modalità di determinazione della stima leggi la relazione allegata al decreto.

Che cosa si aspettava il ministro, che l'INPS gli desse una previsione di aumento dell'occupazione basata su che cosa, per quale incomprensibile motivo? In quel caso la dirigenza tecnica dell'INPS sarebbe stata ridicolmente servile ai voleri della politica.

paul11

errore Baylham
Il numero di ore lavorate totale non cambia a parità di richieste dei consumatori(la domanda di mercato).
E adatto che il costo del lavoro non incide sulle tasche dei consumatori, se non aumentano i prezzi finali,quest'ultimi ne sono indifferenti.

L'aumento del turnover, il numero di persone e non la richiesta del numero di ore da lavorare(in quanto è legato direttamente alle richieste della domanda del mercato) cambierà per la diminuzione totale della possiiblità di essere precari, quindi ad es. se la persona A poteva essere precario in totale per cinque anni, ora lo potrà essere per quattro, dopo di che l'azienda assume B un altro precario.i
Il vero e reale  problema economico è la quantità totale di ore lavorate ,di stabili e precari.Il precario diventerà stabile quando uno stabile andrà in pensione o si licenzia.Anzi nemmeno così come la realtà insegna.Le imprese commerciali abbassano il numero di lavoratori totale e quindi la quantità totale di ore lavorate investendo in sistemi automatici, sostituendo quindi il lavoro umano, laddove la tecnologia lo consenta e se gli conviene il costo di sostituzione.Quindi in realtà non c'è il pareggio ;
1 stabile in uscita=1 precario che stabilizza il contratto in indeterminato, bensì a scopo di esempio 3 stabili in uscita = 1 precario che diventa stabile.Il problema quindi è il turnover totale,cioè l'occupazione totale e la percentuale della disoccupazione.

La dimostrazione della competitività nello scenario a basso tasso di PIL è il numero di stock di prodotti in promozione commerciali sull'intero settore economico

E coma altrove scrissi questa è la  perversa economia fondata sul debito e sulla disoccupazione.

Forse non hai capito Baylham, non sto difendendo nessuno. La smettano tutti quanti di fare sceneggiate per nulla.
Uno fa credere che vi sia più dignità, l'altro risponde con più disoccupazione.Questa è politica da due soldi.

Una ricetta possible è la ricetta dei paladini del liberismo economico ,gli USA che sono dei falsi. Infatti mettono i dazi, loro che a parole vorrebbero il libero mercato.
La  loro ricetta  fondamentale è che se si vuole vendere i prodotti sul suol statunitense bisogna produrre sul suolo statunitense
Vuol dire utilizzare le risorse produttive degli Usa a partire dal lavoro.

Ma ci vuole coraggio.........noi più che farse.

anthonyi

Citazione di: paul11 il 19 Luglio 2018, 16:41:37 PM
Citazione di: baylham il 19 Luglio 2018, 15:15:18 PM
Il cosiddetto decreto dignità voluto dal ministro agisce, in modo oltretutto incoerente, in un orizzonte economico capitalistico, non c'è alcun orizzonte rivoluzionario nella testa di Di Maio e dei grillini.

In questo orizzonte, che Boeri conosce tecnicamente molto più di Di Maio, gli effetti del decreto sono quelli facilmente prevedibili: un aumento relativo dei costi del lavoro diminuisce la quantità della domanda di lavoro. Si trova in qualunque manuale di economia.
Costo del lavoro che è basso in Italia rispetto ad altri paesi sviluppati ma sempre alto rispetto ai concorrenti polacchi, cinesi o indiani. L'orizzonte capitalistico non è nazionale ma internazionale.

Apprezzo molto Boeri per la giustamente rivendicata indipendenza della tecnica dalla politica.
visto che siete d'accordo, provate a dimostrare da un manuale di economia che l'innalzamento del costo contributivo dello 0,5%
e con i contratti diciamo di precariato che diminuiscono la prorogabilità complessiva di 1 anno,  comporterà una contrazione del numero di occupati  con la domanda e offerta dei prodotti costante e poi chiedete con quale algoritmo la ragioneria di Stato insieme al boiardo dell'INPS sostengono la tesi numerica di 8.000 disoccupati.

Attendo con ansia di essere erudito.............

Ciao paul11, la chiamano teoria marginalista e dice proprio questo, se aumenta il costo del lavoro se ne riduce la domanda, e questo vale anche per le modifiche sui contratti perché lo sanno anche i pinguini che se introduci la causale nel contratto aumenti la probabilità che questo contratto finisca in tribunale, in un tribunale italiano, del tutto logico pensare che gli imprenditori faranno di tutto per evitare questo rischio, certo qualcuno sceglierà di fare contratti a tempo indeterminato, ma la gran parte sceglieranno di non assumere. Naturalmente la tua condizione di domanda e offerta costante non è applicabile perché se cambia il costo del lavoro interno si modificano entrambe (Troppo complicato descriverne tutti i movimenti in un 3D, ancora più complicato sarebbe quantificarli).
Un saluto

paul11

ciao  Anthonyi,
conosco benissimo la teoria marginalista ,ne ho anche studiato la produttività decrescente fino al punto di pareggio.
Non si riesce a farvi capire un ragionamento di dinamiche.
Se siete un imprenditore tre sono  i fattori produttivi: capitale ,lavoro, materie prime(semilavorati).
Ci sono costi costanti  e costi variabili.Le materie prime e semilavorati sono costi variabili, il costo del capitale per prestiti bancari e investimenti sono fissi, così pure il costo del lavoro. Ma il costo del lavoro in realtà è variabilizzato proprio grazie alla precarietà.
Ad un'azienda gli conviene tenere la parte di lavoratori a contratto  stabile per coprire la parte sicura della domanda di prodotti o servizi e richiede o lascia a casa il precario in funzione dei picchi dell'aumento  oabbassamento di quella domanda.
E' chiaro fino a quì? E' come il supplente di professori e maestri, o il numero delle casse aperte di un supermercato in funzione del numero dei clienti.

Nell'ipotesi che tu abbia ragione, la prossima tornata di aumenti contrattuali ne risentirà sulla busta paga.Alla fine paga comunque il lavoratore.

Ma in realtà è ancora  un errore. il mercato del lavoro non è una cosa in sè e per sè, esiste in funzione del mercato delle merci e servizi
 e ribadisco non cambia niente perchè i soldi in tasca del consumatore non cambiano per aumenti o abbassamenti del costo del lavoro,
semmai può mutare lo scenario competitivo fra aziende ,come ho già scritto, in quanto c'è chi deciderà di spostare l'aumento del costo del lavoro sui prezzi, diventando meno competitivo e tenendo inalterato il margine di profitto, oppure mantiene il prezzo della merce, abbassa momentaneamente il suo margine di profitto, ma aumentala competitività rispetto a chi ha aumentato i lprezzo della merce.

Se avete capito, alla fine significa che aumento del costo del lavoro = aumento dei prezzi= aumento dell'inflazione.
La logica capitalista è scaricare sui prezzi  i costi in modo tale da riassorbirli

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