Dati e considerazioni reali sull'immigrazione

Aperto da Fharenight, 20 Aprile 2017, 15:07:16 PM

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Jacopus

Una breve considerazione. Mentre in alto i capitalisti esercitano il più tollerante multiculturalismo, basti pensare agli accordi fra gli yankee liberal e la dinastia saudita o fra i francesi e i capitalcomunisti cinesi, si esasperano in basso i conflitti e i contrasti ritenendo che le diversità culturali porteranno a disastri veri o immaginari. Ottima strategia che tra l'altro sta riuscendo alla perfezione.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

paul11

#76
ciao Maral,
vediamo di chiarire.
1) L'uomo è fisicamente ed energeticamente quindi legato all'ambiente naturale come qualunque essere vivente
2) l'uomo non ha la stessa natura animale, pur avendone gli stessi limiti/equilibri per sopravvivere ed adattarsi.
Se nell'animale la gregarietà, il "fare branco" è un fattore decisivo più ancora della forza bruta (perchè più si è numericamente solidali e più si ha possibilità di vincere anche il più forte e di difendersi), nell'uomo pur essendoci i medesimi meccanismi vi è qualcosa di insito come la facoltà di intelligere, di linguaggio, di creare tecnica, che fa sì che la gregarietà non sia un fine ,ma un mezzo a sua volta per emergervi individualmenteIil capo branco non è la stessa cosa di un "potente" umano, i comportamenti, atteggiamenti sono diversi.
il capo branco si espone sempre ,indifesa o in caccia con il branco.Etologicamente mangia la preda per primo (perchè c'è una gerarchia come da noi nelle società patriarcali quando si somministra il cibo in un banchetto), ma lascia ad ognuno la possibilità di mangiarvi, non è ingordo.
Se posso dirla banalmente l'uomo è un "esagerato".La morale e l'etica nascono proprio dalle contrapposizioni delle virtù con i relativi vizi.
Per cui la morale e l'etica sono il contrappeso a quel meccanismo (innato?) che equilibra, tempera lo squilibrio.

In sintesi: l'uomo è natura in quanto facentene parte energeticamente, ma è anche tecnica(cultura) ed è più potente della natura stessa ,se quest'ultima lo limita è altrettanto vero che l'uomo può rimodelllarla tecnicamente,ed è tendenzialmente egoistico nascondendolo dentro la gregarietà ,il sociale.

Il capitalismo è una forma umana, non è naturale Maral, perchè la natura limita: quest'ultima è ordine, caos e di nuovo ordine e di nuovo caos in successione trasformativa, ma sempre dentro i suoi equilibri energetici.Il capitalismo si presenta illimitato ed è figlio dell'egoismo umano e della stessa tecnica, piuttosto riconfigura se stesso travolgendo le sovrastrutture sociali,ha un enorme capacità di adattamento.
Io direi che è la prassi, l'esteriorizzazione delle peggiori forme umane (innate?) ha qualità sia razionali,come logica economica, come contabilità ecc, ed i razionali come paradigmi di utilità egoistica del profitto, dello sfruttamento che è diverso dal far fruttare linguisticamente.

Ma certo che ci riguarda umanamente, ma attenzione non nelle forme caritatevoli mistifcanti che sono la punta emergente dell'iceberg che nasconde la fandonia, la fraudolenza "delle pedine umane da sacrificare sull'altare di scopi di potenza e ricchezza"

Il problema che pongo è se il capitalismo è innato? Se lo è lady and gentleman,siamo fottuti.Se l'umanità tende come impulso non è necessario crederci  teoricamente, basta praticarlo, basta far parte dell'immenso gioco economico sociale , in quella immane piramide fatta di illusioni irrazionali, di ingenuità di credere che tutti andremo in alto,diverremo più ricchi, i nostri figli saranno migliori di noi,,,...,per esserne anche inconsapevolmente fautori, proprio perchè siamo ognuno ruolificati Se il desiderio di conquista sociale che si esplica di generazione in generazione che ha avuto il vento positivista del concetto di progresso e continua crescita economica,ha pervaso le nostre coscienze, deve avere un aggancio nel nostro profondo intimo psichico.Io temo che sia così, perchè le forme della spiritualità sono un processo di purificazione, di decontaminazione  dal desiderio e attaccamento che sono il possesso, il desiderio di avere.Se vedo anche anche africani, asiatici, sud americani,insomma nelle varie latitudini del mondo che questa forma capitalistica riesce comunque a travolgere tradizioni colpendo istinti e impulsi,significa che è connaturato con la razza umana. O no? Spero davvero che qualcuno riesca a dimostrarmi il contrario
Penso  che adesso si capisca, meglio perchè ponevo la misura umana del controllo sociale delle comunità come "antidoto" anticapitalista.Perchè nelle comunità si imparava a vivere insieme, a cucinare a pulire i sentieri, a gestire i pozzi, ecc.non che fosse da santificare, non c'è nulla di perfetto, ma era qualcosa più vicino alle relazioni,ai rapporti  sinceri umani.D'altra parte le comunità spirituali perchè infatti sono organizzate in
un certo modo?

A me pare Maral che tu ne faccia solo un problema culturale e intellettuale, io invece ritengo che questa cultura deve necessariamente avere un legame ,un aggancio profondo con la nostra natura"ambigua".

Perchè in fondo ho un pò allargato la discussione sui migranti? Io passeggio per la strada della mia città e vedo una persona che chiede carità. mi colpisce intimamente e gli dò quel poco.Giro l'angolo della strada e appare un viale colmo di persone che chiedono la carità:cosa faccio?
Possiamo correre dietro ad una emergenza se è solo poca cosa, se è grande vuol dire che è sistemica che   la natura del  problema deve essere risolta oppure ci invaderà fino a noi stessi magari a chiedere la carità. Quello de i"barconi" è un fenomeno irrisorio rispetto le migrazioni da transumanze per le vie del mondo che stanno accadendo e nulla potrà tornare come prima, perchè le tradizioni man mano si perderanno di generazione in generazioni poichè dentro un ciclo economico post-industriale che non è più naturale stressa i tempi e gli spazi .E' i l metabolismo che si adatta agli stress sociali e non viceversa. E questo è sintomo che il capitalismo e la tecnica non sono natura

Jacopus, infatti l'Isis è nata da errori madornali della gestione degli USA che occuparono l'Iraq volendola occidentalizzare.
L'Islam ha una fortissima caratteristica come gli ebrei, che infatti da secoli si combattono fra una pace e una guerra., sono fortemente identitari,giusto o sbagliato che siano i loro paradigmi religiosi e culturali, questo gli da il coraggio di resistere di mettere piuttosto in gioco la propria vita

maral

#77
Citazione di: Jacopus il 25 Luglio 2017, 22:16:34 PM
Una breve considerazione. Mentre in alto i capitalisti esercitano il più tollerante multiculturalismo, basti pensare agli accordi fra gli yankee liberal e la dinastia saudita o fra i francesi e i capitalcomunisti cinesi, si esasperano in basso i conflitti e i contrasti ritenendo che le diversità culturali porteranno a disastri veri o immaginari. Ottima strategia che tra l'altro sta riuscendo alla perfezione.
E' esattamente questo il punto. Il dominio tecnico capitalistico è da tempo che ha del tutto superato ogni divisione, è uno per tutto il mondo, a confliggere divisi sono solo i poveracci, gettati gli uni contro gli altri per strapparsi di bocca le poche briciole ancora a disposizione, ma che devono diventare sempre di meno, perché costituiscono uno spreco e  la competizione va sempre stimolata al massimo, secondo la visione economica vigente del massimo profitto. Il conflitto tra i poveri divisi che si odiano tra loro risulta così essere un'ottima soluzione per deviare l'attenzione da un sistema che ha già dimostrato da tempo la sua tragica fallacia.
I migranti sono allora il capro espiatorio perfetto, sembrano loro quelli che vengono qui a rubarci la casa, il lavoro, il pane, le nostre buone usanze e tradizioni, ce li troviamo davanti agli occhi ovunque con la loro infastidente differenza, mentre chi ci deruba davvero, sia noi che i migranti stessi, se ne sta nascosto, non fa chiasso né differenza, è unito nel segno del potere di cui gode e può continuare a rapinare del tutto tranquillamente.
Ci raccontano che abbiamo un debito eterno da pagare (noi e l'Africa ancora più a dismisura) e dicono che i debiti vanno comunque saldati, in schiavitù o in libbre di carne umana. Chi è questo creditore eterno? Lì sta il nocciolo del problema.

maral

#78
Paul, non vedo il nesso tra il capitalismo (con la sua avidità bulimica di profitto inteso in senso assoluto sempre più autoreferenziale) e il più che legittimo desiderio di chi vive nella miseria e nello sfruttamento di desiderare una vita migliore, meno misera, meno sfruttata, meno infelice e di desiderarla per i propri figli. La morale non serve a reprimere questo desiderio, ma al contrario a tentare di percorrerlo per realizzarlo, la morale tenta di stabilire i limiti ai bordi di un sentiero da percorrere che è il sentiero dei desideri che si intrecciano, non viene a bloccarlo dicendoci oltre non puoi proseguire, oltre non puoi desiderare, nessuna morale ha mai avuto potere sul desiderio, nemmeno se questo viene rimosso. Il limite che istituisce serve ad aiutarci a non cadere insieme ai compagni di viaggio che si muovono anch'essi, come noi, spinti da un sogno di felicità che, beninteso, sarà sempre un sogno, ma proprio nel suo essere un sogno che conserva la fiducia di non esserlo un domani, sta la sua assoluta necessità. La felicità in realtà è questo stesso percorso. E non sto parlando di felicità nei termini di un poter usufruire di un numero illimitato di beni materiali, ma all'esatto contrario, perché il percorso lo si deve percorrere leggeri, la felicità cresce con la propria leggerezza, con il ritrovarsi nudi come a venire al mondo, fiduciosi solo gli uni degli altri. Ma per conquistare tutta la leggerezza della propria nudità occorre non sentirsi più in preda alla miseria, solo se ci si sente di avere avuto in sovrappiù si potrà a un certo punto decidere, liberamente e saggiamente di rinunciare anche all'essenziale. La povertà può nascere solo dalla ricchezza, da un senso di avere in sovrappiù e solo in questa povertà nata dalla ricchezza ci si potrà sentire ancora più ricchi, di una ricchezza che non ha bisogno di nulla avendo rinunciato a tutto. Altrimenti non ha senso, non ha senso imporre la rinuncia a chi è nella miseria. In nome di cosa si potrà mai imporgliela? Nemmeno la stessa sopravvivenza del genere umano nel mondo che abita, per quanto sacrosanta, è una ragione sufficiente.
E per questo l'economia con i suoi bilanci non è sufficiente a dare ragione dell'essere umano, non dà ragione né del suo desiderare né dei suoi sogni, né dell'angoscia mortifera in cui precipita quando il bisogno attanaglia le viscere tanto da non riuscire più a sognare, non sa calcolare la felicità di tentare di condividere e realizzare insieme i propri progetti di modo che essi non siano più solo propri. L'economia nasce dal concetto di scarsità e non può rinunciarvi in nessun modo, men che meno con il capitalismo che esige il consumo continuo di ogni risorsa pur di garantirsela.

Citazione di: paul11 il 26 Luglio 2017, 00:26:33 AM
Penso  che adesso si capisca, meglio perchè ponevo la misura umana del controllo sociale delle comunità come "antidoto" anticapitalista.Perchè nelle comunità si imparava a vivere insieme, a cucinare a pulire i sentieri, a gestire i pozzi, ecc.non che fosse da santificare, non c'è nulla di perfetto, ma era qualcosa più vicino alle relazioni,ai rapporti  sinceri umani.D'altra parte le comunità spirituali perchè infatti sono organizzate in un certo modo?
E certamente è questo che occorre fare e occorre anche una misura appropriata di controllo sociale che istituisca dei limiti di contorno mantenendosi esso stesso entro i suoi giusti limiti di contorno. E non è mai poi stato così facile, né ieri né oggi, neppure nelle comunità spirituali, la storia ce lo racconta. La nostra immagine del passato tende spesso a essere o troppo idilliaca frutto di nostalgie falsamente rimemoranti o troppo negativa in nome di un progresso inesistente a cui si vuole credere. In ogni epoca  poter realizzare una vita comunitaria felice in modo durevole è stata una grande impresa che ha avuto rarissimi successi temporanei e oggi la sfida è ancora maggiore, ma è una sfida che non si può evitare, magari pensando di poter tornare agli ambiti ristretti di un passato che non c'è più.

CitazioneA me pare Maral che tu ne faccia solo un problema culturale e intellettuale, io invece ritengo che questa cultura deve necessariamente avere un legame ,un aggancio profondo con la nostra natura"ambigua".
Perchè in fondo ho un pò allargato la discussione sui migranti? Io passeggio per la strada della mia città e vedo una persona che chiede carità. mi colpisce intimamente e gli dò quel poco.Giro l'angolo della strada e appare un viale colmo di persone che chiedono la carità:cosa faccio?
Possiamo correre dietro ad una emergenza se è solo poca cosa, se è grande vuol dire che è sistemica che   la natura del  problema deve essere risolta oppure ci invaderà fino a noi stessi magari a chiedere la carità.

In primo luogo non è che nel passato, dal medioevo alla seconda rivoluzione industriale,  il numero di chi chiedeva la carità nelle campagne e nelle città fosse percentualmente inferiore, anzi. La figura del mendicante è stata nel passato assai frequentata. Forse si sperava, nel dopoguerra, di essersi lasciati il problema alle spalle con l'aiuto dello sviluppo tecnologico che più che risolvere il problema costruiva per noi un paravento, ma oggi ci accorgiamo che non è stato così, che la miseria c'è sempre come una volta e per questo vorremmo tanto tenerla fuori dalle mura per non vederla muoversi accanto a noi a venirci a mostrare la nostra stessa miseria, come in uno specchio.

CitazioneQuello de i"barconi" è un fenomeno irrisorio rispetto le migrazioni da transumanze per le vie del mondo che stanno accadendo e nulla potrà tornare come prima, perchè le tradizioni man mano si perderanno di generazione in generazioni poichè dentro un ciclo economico post-industriale che non è più naturale stressa i tempi e gli spazi .E' i l metabolismo che si adatta agli stress sociali e non viceversa. E questo è sintomo che il capitalismo e la tecnica non sono natura

Come le migrazioni (anche quelle da transumanza) accadono sempre, Le tradizioni si perdono sempre. Il problema è sì che le stiamo perdendo assai più rapidamente di un tempo, il mutamento tecnologico incalza e il divario tra ciò che possiamo fare (e quindi non possiamo non fare) e il senso di questo fare si perde continuamente e continuamente ci si arranca dietro venendo distanziati sempre di più. Ma non è certo tenendo fuori dalla porta i migranti che risolveremo la questione, anzi, non lo so, ma forse proprio l'incontro con la domanda che le loro culture antiche rivolgono al nostro mondo che vuole essere sempre nuovo ci aiuterà a ritrovare un più giusto equilibrio. L'importante è coglierla bene questa domanda, saperla intendere e pronunciare. Sì, lo so,
forse questa è solo una speranza, solo un sogno, ma non possiamo smettere di sognare, procedendo. Non possiamo smettere di avere fiducia con tutte le cautele che una seria fiducia impone e se la cosa fallirà almeno potremo sentirci soddisfatti di aver tentato ancora la strada per costruire una comunità giusta, come sempre hanno tentato gli uomini nei loro momenti migliori.
Alla fine comunque è sempre la natura che vince su ogni nostro disegno per quanto grandi siano le tecniche messe all'opera per realizzarlo e per quanto grandi siano i sogni umani che la natura ci fa sognare.

paul11

ciao Maral,
io invece lo vedo il nesso fra i padroni e gli schiavi, fra patrizi e plebei, fra nobili e servitori della gleba, fra proprietà e proletari: è storicamente dato e connaturato nell'uomo.
Ci sono vittime inconsapevoli, un'ignoranza in totale buona fede che conduce ad sistema di cui troppi non conoscono le regole.i dico solo che schiavi, plebei, servitori, proletari e disperati hanno delle regole di sopravvivenza de tutto giustificate, ma se laloro ignoranza non matura in coscienza saranno sempre quello che sono originariamente, dei disadattati che si adegueranno e inconsapevolmente sostengono il grande sistema. Perchè senza schiavi non esiste i l padrone.
Ritengo più potente l'impulso del desiderio di avere, è facile assecondarlo a prescindere se si raggiungerà o meno l oscopo, ma è semplice assecondarlo. rendersi consapevoli, significa studiare, significa razionalizzare, sgnificia capire e al fine la conoscenza diventa coscienza. e la coscienza è inquieta e ci vuole coraggio, è più facile essere vili ed ebeti. Senza questo processo vedo solo apparire umani sul grande palcoscenico dell'esistenza come comparse storiche.Il potere vive sull'ignoranza e dispensa menzogna.

Sono d'accordo che la vita dovrebbe essere più leggera, ma ci vuole consapevolezza di cosa si intende vivere in autenticità, sapersi accettare, sapere i limiti, sapere che avere non è essere.Il salto andrebbe fatto da noi, nei Paesi avanzati e dal resto del mondo .La regola vigente è "chi tace acconsente" forse è questo che non riesco a fare capire. Se il capitalismo in una delle sue definizioni è "la mano invisibile" , il tutto vige in una continuità temporale di una massa inerte che segue una strada inconsapevole dove la porti e quali davvero siano le regole del dominio. Fin quando l'uomo pretenderà che in uno scambio economico,in una transazione debba guadagnarci, non ha capito che la regola è che se realmente qualcuno guadagna, da qualche parte nel mondo corrisponde che qualcuno perda:mai uno scambio alla pari.
Sono i paradigmi, i fondamenti culturali, economici, sociali, che non funzionano e questo iato, questa dissonanza si sta evidenziando. Lo vedo nella sofferenza intima della gente a cui corrisponde un desiderio esagerato di ilarità, di felicità ipocrita, di stordirsi di stupidità, di drogarsi e ubriacarsi, di svuotare mentalmente ciò che l'affligge; cerchiamo paradiso momentanei atificiali per stordirci dall'inferno quotidiano fatto di continue e solite problematicità:ci siamo complicati la vita.Quindi sì è giusto toglierci delle zavorre e vivere più leggeri.

Mai chiesto la rinuncia ai miseri, semmai pedate nei fondelli a chi si nasconde dietro le mani invisibili del dio denaro  e ai poteri.
La realtà Maral e che tute le sovrastrutture stanno cadendo e decadendo,non si ha più fiducia di nessun potere costituito visibile o invisibile, perchè nulla è trasparente.Persino la "sana" carità, la sincera com-passione è messo in discussione dal dubbio, ma non sono tanto le persone, sono proprio le sovrastrutture inaffidabili che hanno stretto il  confine fra il giusto e l'ingiusto mischiando le carte  e confondendo bene i ruoli.Il risultato è che tutti si difendono.
Così ricordo da bambino che le chiavi di casa erano sotto il tappeto o sullo stipite della porta, tutti sapevano e facevano lo stesso  e nessuno rubava.
Oggi ci vogliono allarmi e porte blindate come se avessimo dei "caveau".Ci sono segni in un breve lasso di tempo storico che mostrano le difficoltà del con-vivere, del comunicare

Con le tecnologie attuali si possono fare eccome comunità senza latitudini.La forma comunitaria che per me politicamente equivale a quella federale  deve costituirsi su controllo sociale, allora il bilancio della comunità di spedisce ad esempio a tutti i cittadini e lo certificano:basta con il politico che si piglia il mandato e fa gli interessi suoi sui soldi degli altri. Il controllo csociale signifca essere informati con newsletter dei bilanci delle municipalizzate che devono dimostrare i livelli di efficacia, e non che alzano rette degi asili, non hanno denaro per badare gli anziani e i poveri cristi, ma fanno festini elettorali.
O ci pigliamo in mano il nostro destino o sono altri a condizionarlo.e significa prendersi anche delle responsabilità,spingere a conoscere,se vogliamo controllare dobbiamo pretender che il potere ci informi e che noi contiamo sugli atti delle delibere, diversamente sanno mimetizzare molto bene truccando bilanci per giri contabili.
Io vedo ignoranza sul concetto di democrazia, vedo ignoranza sul concetto di ibertà, vedo ignoranza sul concetto di giustizia sociale, sembrerebbe che quello che si sapeva, anche se fosse stato poco sia  stato definitivamente perso.
Ma oggi il politico,l'imprenditore, cosa dice di veramente serio, se non scaricare le proprie responsabilità sulla società.
Noi non facciamo nemmeno il minimo sufficiente del ruolo che dovrebbe pretendere la cittadinanza già dentro lo spazio del suo Comune. Siamo pieni di fondazioni,associazioni che non servono a nulla, assolutamente fiancheggiatori dell'ignoranza.
basterebbe ro alcune azioni pratiche, legittime e costituzionali per forzare il potere alla trasparenza degli atti, delle delibere, de i bilanci,La stessa cosa vale peri sindacati dei lavoratori verso gli imprenditori:ma li sanno interpretare i bilanci, sanno cosa sia un conto economico, sanno che una società per azioni deve rendere pubblico il suo bilancio presentandolo al tribunale presso la propria sede sociale? Quante cosa non sappiamo, quante cose non facciamo, e lasciamo andare,lasciamo correre e abituiamo così una classe dirigente di inetti a non rispondere dei loro doveri sociali.Questa è la comunità perchè la democrazia nasce dal basso,dall'esercizio legittimo del controllo del cittadino che spinge alla responsabilità chi ha conseguito i ruoli politici ed economici

Ci sono statistiche storiche ed è famoso un libro di un francese che dimostra con dati alla mano che le differenze fra il più ricco e il povero sono aumentate, non diminuite nei secoli  e non ci vuol molto economicamente a capire.
Quello in miseria loera nel Medioevo come oggi, ma il grande capitalista ha ricchezze nettamente superiori al nobile di quel tempo.E' stato calcolato che un Bill Gates, tanto per non far nomi possiede una ricchezza pari al PIL di un'intero Stato africano
Se le produttività sono creseciute devi chiederti dove sono finiti  tutti i profitti e valori aggiunti :ai poveri,ai salariati e agli stipendiati?
Oggi noi stiamo bene non grazie al capitalismo ,ma alla tecnologia che ha notevolmente standardizzato i processi abbassando i costi.Guarda ad esempio quanto era  il prezzo di un'automobile negli anni Sessanta e quanto percepiva netto l'operaio della Fiat e avrai un rapporto determinante. Molti beni hanno prezzi molto più bassi e sono quelli delle tecnologie mature, non certo dell'ultimo smartphone o del computer superveloce e con schede grafiche sofisticate.

Il termine etimologico di economia è gestione. La definizione di scarsità è tipica della modernità quando si studiano i bisogni, i beni, l'utilità compresa quella marginale  e il prezzo.Io imprenditore ho interesse a non crearmi superproduzione per fare scareggiare un bene e non abbassare i prezzi, quando si vede un "3 x"2" è perchè devono liberarsi delle scorte o battere la concorrenza sui prezzi.quello che intendo dirti è che il capitalismo crea ad arte la scarsità e infatti non saturano mai al cento per cento gli impianti ed è per questo che è fallito il concetto di equilbrio dei prezzi, perchè è difficilissimo che i prezzi scendano piuttosto salgono, piuttosto si stabilizzano, possono fare promozioni ma non stabilizzare una discesa. 
Le filiere dei beni( dalla materia prima in Africa ad esempio , alle fabbrica di prima trasformazione e poi seconda,ecc, fino al bene finale nel circuito della distribuzione e della logistica ) sono controllate in modo tale che si produce solo la quantità necessaria alla soddisfazione della domanda non di più .ma è altrettanto vero che invece i prezzi delle materie prime, del denaro mutano sui mercati.Ad esempio negli ultimi anni di decrescita o stabilità. i prezzi internazionali sono scesi, ma i prezzi finali erano stabili, quindi le industrie hanno straguadagnato anche con costo del denaro bassissimo e costo della manodopera bassissima.
Chiedetegli di mantenere loro i migranti.

Maral il problema è se quell'impulso innato umano  che ritengo gestibile solo dalla conoscenza, dalla consapevolezza e da una etica e morale,avrà sempre la meglio. perchè è questo che giustifica il "ruolo" del padrone, del capitalista e del capitalismo.Lui si sente il migliore, si è guadagnato il rango di più furbo, astuto, cinico: c'è una ideologia del capitalismo se non lo abbiamo capito

E fin quando il servo invidierà il padrone e il potente, farà il suo gioco e manterrà quei ruoli.
Se i migranti ci invidiano hanno già perso

maral

Paul, tu mi parli di iniquità sociale da risolvere, di necessità di un controllo democratico, di un aumento di consapevolezza e di istruzione e io sono perfettamente d'accordo con te.
Ma non puoi concludere che questo è tutta colpa del servo che invidia il padrone, perché è ovvio che il servo invidia il padrone e si sottomette a lui in quanto spera in tal modo di esercitare a sua volta il suo piccolo potere residuo di padrone su servi che sono più servi di lui e sognando di cogliere l'occasione di sostituirsi prima o poi al padrone (e questo prima o poi capita sempre). Direi anche che l'invidia tormenta il servo, ma fa sempre un grande piacere al padrone, i padroni non desiderano altro che di essere invidiati. Non credo sia mai esistita una società senza invidia. Come si può imporre di non essere invidiosi? Chi potrà mai decretare una simile legge?
I migranti non vengono qui spinti dall'invidia, ma in primo luogo dal loro bisogno e dalla loro speranza di  vivere. Vogliamo che ne arrivino di meno perché non abbiamo la capacità di gestire il fenomeno? Combattiamo insieme a loro il bisogno che li spinge o almeno cerchiamo di non acutizzarlo ancora di più rapinandoli a casa loro in nome dei nostri fondamenti economici raccontandoci che andiamo là per aiutarli, ma non diamo a loro lezioni di etica, perché non siamo minimamente credibili in materia. L'etica è fatta di prassi, non di principi e, mentre i nostri principi sono grandiosi, in fatto di pratiche etiche siamo sempre stati assai carenti e oggi lo siamo ancora di più.



paul11

#81
ciao Maral,
fin quando esisterà invidia e superbia,non ci sarà nulla da fare, questo sistema si perpetuerà in diverse forme.Il sevo vuol diventare padrone e non togliere la servitù con i padroni,nessuno si accontenterà di ciò che è e di ciò che ha, ci sarà sempre qualcuno da raggiungere e superare.
Allora  il capitalismo, o qualunque sistema di ingiustizia sociale è connaturato alla demenza umana e se questa è la regola sociale sul fondamento dell'impulso umano è giusto che sia  così.L'uomo usa l'intelligenza quindi per asservire gli altri e averne privilegi.
Ritengono di averne meriti per l'ascesa sociale, nati per comandare per essere leader, la moltitudine è asservita nata per essere schiava.La morale e l'etica diventano solo scrupoli di coscienza, la consapevolezza che c'è dell'ingiustizia, ma incapace di costruire l'alternativa, semplicemente tenta di riequilibrare la stortura iniziale.
Tutte le sovrastrutture pratiche sono quindi inautentiche, in quanto immagini retoriche dove il vero fondamento e regola del gioco è la forza che non è più bruta animale, ma economica e politica appoggiata ad una cultura altrettanto ambigua dialetticamente.
Quindi o si accetta la regola del sistema e allora è ipocrita qualunque forma di pietismo, perchè questo sistema genera potere e molta miseria, così come la natura genera ciclicamente cataclismi, oppure non lo si accetta e si scelgono strade opposte, pur sapendo che si è perdenti nella guerra, ma si possono vincere battaglie. perchè ogni sistema umano tende a degenerare, che sia fasciamo, nazismo, comunismo.Primo o poi arriva la volontà di potenza, ed ecco ancora la bestia umana.

Ecco perchè ho scritto: Nietzsche o Marx( ma poteva essere un soggetto storico che si ponga scopi di giustizia sociale), la via priva di etiche e morali e del tutto animale per quanto intelligente, dove  il guerriero è il soggetto storico, oppure un sistema
etico ,ma pericoloso e insidioso anch'esso, perchè dietro le etiche "rumina la bestia umana".
Quanto meno sono vie coerenti,  fra i due poli estremi coerenti, sta in mezzo l'immensa ipocrisia, ambiguità inautenticità che sta nettamente decadendo anche umanamente.
Maral non si può dare soldi alle banche e fare i pietisti dei migranti sui barconi, come fanno i governanti politici.
Se non è chiara la conflittualità pratica e  teorica di chi mette i piedi in due scarpe diverse, francamente non so cosa ci sia altro da capire. la politica è appunto l'equilibrio sociale dispensando contraddizioni a destra  e manca, alla massa con pance obese verso l'occidente e "rutto libero fantozziano" che da i due euro ai miserevoli. via sms......e così ha la coscienza a posto e rumina nella sua beata ignoranza.

C' è stata , e non so quanto oggi sia ancora creduta e praticata,, la via del diritto storico.
Qualche decennio fa la ritenevo ancora credibile, oggi anche quì ho seri dubbi e la lex mercatoria  in cui si dibattono giuristi internazionali sui fondamenti e sulle fonti del dritto positivo e certezza del diritto, dimostra che lo stesso diritto non è detto che sia un progresso coincidente con la storia della tecnica, ma sempre dipendente dalla struttura economica, dai rapporti di forza dei ceti, dalle forme di emancipazione o decadenza umana.
La dimostrazione è che l'imprenditore può decidere di delocalizzare, di prendere un'intera produzione spostarla dove vuole.
oggi nel tempo in cui si mandano satelliti per i pianeti, siamo ancora nella libertà della proprietà imprenditoriale che non ha socialmente dei doveri verso i prestatori d'opera, vale a dire i dipendenti.
Avete mai ascoltato un partito anche di sinistra che abbia mai messo in gioca questa regola?
Cioè l'imprenditore dentro uno Stato NON può delocalizzare a causa del primo articolo della Costituzione in quanto repubblica fondata sul lavoro e da cui dipendono altri articoli della prima parte della nostra Costituzione che indicano la libertà, la giustizia, l'uguaglianza, come fondamenti della dignità dei cittadini.Quindi l'imprenditore hascopi prima di tutto sociali e non privati?
No, non è così. la realtà dice che il profitto imprenditoriale ha un compito superiore alla responsabilità sociale: Questo per voi è progresso? Qualche partito o sindacato, lo avete mai sentito proclamare e battersi per ribaltare questa contraddizione?
La legge è uguale per tutti? Così è scritto nei tribunali.
Quindi tutti i sistemi costituzionali occidentali  sono retorica dipendente gerarchicamente da una realtà: quella capitalistica.
Se non capiamo che questo è un rapporto di forza che il diritto ha deciso e sentenziato in favore di uno e a scapito dell'altro connaturandosi in un sistema di fatto, allora non si vuol proprio capire che la conflittualità è già dentro il diritto, è storicizzato nelle forme giuridiche, e che infatti  i diritti non sono mai doni ma conquiste conflittuali, costruite con lotte.

maral

Paul, fatto salvo che invidia e volontà di potenza sono caratteristiche umane e che le stesse masse non desiderano altro che un padrone che le guidi e le tolga il peso del rendersi consapevoli e quindi dall'esercitare il controllo democratico, non riesco a considerare allo stesso modo chi sfrutta e chi è sfruttato, anche se chi è sfruttato non desiderasse altro di prendere il posto dello sfruttatore, e se ci riesce mi sentirò ancora dalla parte dei nuovi sfruttati, dalla parte di chi perde la gara.
Se l'invidia e il conflitto sono ineliminabili vanno gestite e il diritto (come l'economia) non basta, occorre anteporre ad esse il duro lavoro di una costruzione sociale equa, sapendo che sarà sempre in via di costruzione, che sarà sempre in buona misura non equa, ma in cui l'iniquità residua servirà da continuo stimolo. E' un lavoro da fare insieme questo, partecipandovi ognuno per le proprie capacità e non delegando. L'obiettivo è una società che riconosce il valore fondante degli individui che la compongono e la costruiscono venendone a loro volta costruiti, il valore di ogni individuo per quello che è, per la propria etnia, religione, cultura, tradizioni, superstizioni da superare, colore della pelle o altro che sia. E' letteralmente una società che comprende gli individui stimolandoli a comprendersi, anche nel conflitto inevitabile, persino nell'invidiarsi.

paul11

Ciao Maral.,
non ho mai posto sullo stesso piano sociale il "padrone" e il "servo"; semmai che il servo è nella cultura del padrone-
Dai un biglietto di una lotteria vincente  di qualche milione di euro  ad un servo e vedrai nascere un nuovo padrone.E più vengono"da antica fame e ignoranza" e più saranno spietati.E' la storia della civiltà occidentale di questo uomo con indole guerriera che crea e distrugge civiltà si assurge a nuovo padrone economico culturale e poi viene sopraffatto da nuovi invasori.E la storia della Grecia, di Roma, dei carolingi e merovingi, degli inglesi, spagnoli tedeschi e di tutte le loro guerre:ognuno fatto di servi e padroni nelle varie configurazioni storiche e tecniche,dove mutano i linguaggi ma mai la forma del padrone e del servo.

La storia del diritto è proprio la storia di gerarchie, di fondamenti. da subito la territorialità animale è diventata prima possesso e poi proprietà privata e pubblica. oggi il diritto è la pacificazione del conflitto dentro le negoziazioni, sino .a rottura dei trattati e nuovo conflitto. Significa che il diritto non può fermare nè l'impulso umano, la sua indole e tanto meno la storia.

Ma dimmi chi mai oggi dice di regolare ad esempio limitare la quantità di ricchezza di un privato a 1 milione di euro?
Innanzitutto nessuno lo propone,a ma soprattutot il diritto ha riconosciuto storicamente il concetto di "società privata" in cui si nasconde l'impresa imprenditoriale e poi le azioni , le obbiligazioni. Significa che è del tutto sfuggente chi ha sede sociale alle isole Caiman e fa affari in tutto il mondo  e intesta il transatlantico alla società, o alla nonna nullafacente e con conti cifrati nelle banche svizzere:vallo a trovare! Le Costituzioni sono aporie, sono paradossi, sono contraddizioni.
Se leggi il Codice civile nel libro sul lavoro, e ricordiamo che il primo articolo costituzionale  è fondato sul lavoro, i principi imprenditoriali e di impresa sono nettamente superiori al concetto di prestatore di lavoro subordinato.da una parte si proclama l'uguaglianza e dall'altra nella pratica che è la parte fondamentale, si predica tut'altro?

Il riformismo come dottrina politica  del diritto positivo che riteneva ci potesse essere un "progresso" storico.......è collassato nelle disintegrazioni delle attuali "sinistre storiche" in tutti gli stati occidentali.
Oggi assistiamo agli istituti regolati proprio da quelle psuedo sinistre colluse con il capitalismo, che hanno creato fondi pensionistici dei lavoratori assurgendo a quel "capitalismo di massa" che è una cazzata storica e infatti più di uno si è trovato con il "culo per terra". Primo perchè è ridicolo ritenere che il proprietario di una società licenzi un suo dipendente che  però ha sue azioni nel fondo, secondo hanno costruito un mostro di contraddizione, il servo come status pensa di avere pezzetti di padronalità, giocando sulla sua ignoranza totale economica e su quell'impulso a voler diventare chissà cosa.
Così vediamo a ignoranti che credono di essere furbi e intelligenti che sono dipendenti ,ma hanno investimenti sugli andamenti del capitalismo. Si trovano disoccupati, ma guardano gli andamenti borsistici del loro investimento.

E non hanno capito che la vera alternativa era costruire non banche post-moderne, ma fondi di credito da loro gestiti per i loro problemi.Non dare i propri risparmi a tasso zero di credito e al 10% di debito che è usura a banche che lo danno ai capitalisti per sfruttare l'ignorante che glieli ha dati.
Basterebbe togliere il proprio denaro tutti quanti  dalle banche e salta il capitalismo mondiale: forza chi lo propone, chi lo fa?
Daccapo, nessuno lo propone e nessuno lo farebbe.

Maral questo sistema è sostenuto dai servi e se i servi non ne sono consapevoli e invidiano addirittura il padrone, qualunque strumento mediatorio e compromissorio(ed è questa la funzione primaria dello Stato) è comunque un'ambiguità che non toglie  lo status sociale della diversità .
Sono inutili discorsi, morali, nemmeno politici, il paradigma su cui regge una società è l'economia, perchè  è quì che si mostra la vera natura umana.

InVerno

Citazione di: paul11 il 29 Luglio 2017, 17:15:59 PME non hanno capito che la vera alternativa era costruire non banche post-moderne, ma fondi di credito da loro gestiti per i loro problemi.Non dare i propri risparmi a tasso zero di credito e al 10% di debito che è usura a banche che lo danno ai capitalisti per sfruttare l'ignorante che glieli ha dati.
Basterebbe togliere il proprio denaro tutti quanti  dalle banche e salta il capitalismo mondiale: forza chi lo propone, chi lo fa?
Daccapo, nessuno lo propone e nessuno lo farebbe.

Maral questo sistema è sostenuto dai servi e se i servi non ne sono consapevoli e invidiano addirittura il padrone, qualunque strumento mediatorio e compromissorio(ed è questa la funzione primaria dello Stato) è comunque un'ambiguità che non toglie  lo status sociale della diversità .
Sono inutili discorsi, morali, nemmeno politici, il paradigma su cui regge una società è l'economia, perchè  è quì che si mostra la vera natura umana.
E' solamente triste e patetico che l'antagonismo si incanali attraverso percorsi che nulla hanno a che fare con il potere reale e le reali concentrazioni di potere. Non è solo il migrante, che sarebbe fin troppo, ma anche le recenti proteste antivax fanno tutte parte di un "noi" e di un "voi" campato in aria, frutto dell'edonismo e dell'individualismo, di una solidarietà diruta e di una ricerca miope. E a questo si aggiunge tanto altro ancora, tanta energia dispersa in lotte assurde frutto al massimo di una bassa scolarizzazione. Se questa miopia è stata coscientemente orchestrata, come alcuni cospirazionisti ipotizzano, tanto di cappello ai direttori, perchè la musica sta suonando benissimo sulla barca che affonda.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

paul11

Citazione di: InVerno il 29 Luglio 2017, 18:12:10 PM
Citazione di: paul11 il 29 Luglio 2017, 17:15:59 PME non hanno capito che la vera alternativa era costruire non banche post-moderne, ma fondi di credito da loro gestiti per i loro problemi.Non dare i propri risparmi a tasso zero di credito e al 10% di debito che è usura a banche che lo danno ai capitalisti per sfruttare l'ignorante che glieli ha dati.
Basterebbe togliere il proprio denaro tutti quanti  dalle banche e salta il capitalismo mondiale: forza chi lo propone, chi lo fa?
Daccapo, nessuno lo propone e nessuno lo farebbe.

Maral questo sistema è sostenuto dai servi e se i servi non ne sono consapevoli e invidiano addirittura il padrone, qualunque strumento mediatorio e compromissorio(ed è questa la funzione primaria dello Stato) è comunque un'ambiguità che non toglie  lo status sociale della diversità .
Sono inutili discorsi, morali, nemmeno politici, il paradigma su cui regge una società è l'economia, perchè  è quì che si mostra la vera natura umana.
E' solamente triste e patetico che l'antagonismo si incanali attraverso percorsi che nulla hanno a che fare con il potere reale e le reali concentrazioni di potere. Non è solo il migrante, che sarebbe fin troppo, ma anche le recenti proteste antivax fanno tutte parte di un "noi" e di un "voi" campato in aria, frutto dell'edonismo e dell'individualismo, di una solidarietà diruta e di una ricerca miope. E a questo si aggiunge tanto altro ancora, tanta energia dispersa in lotte assurde frutto al massimo di una bassa scolarizzazione. Se questa miopia è stata coscientemente orchestrata, come alcuni cospirazionisti ipotizzano, tanto di cappello ai direttori, perchè la musica sta suonando benissimo sulla barca che affonda.
Ciao Inverno,
 la tua forma ermetica costruita su una metafora indiretta che schiva sempre il fondamento che rimane  sottinteso mi risulta ambigua.Posso interpretarla almeno in due modi opposti.
Se puoi spiegarti meglio?

maral

#86
Citazione di: paul11 il 29 Luglio 2017, 17:15:59 PMSono inutili discorsi, morali, nemmeno politici, il paradigma su cui regge una società è l'economia, perchè  è quì che si mostra la vera natura umana.
Sono d'accordo su molto di quanto hai scritto, Paul, ma non su questo punto. Il paradigma su cui regge una società non è economico, economica può essere una chiave di lettura che oggi è diventata l'unica chiave rimasta, non ne sappiamo usare altre e i risultati disastrosi sono sotto gli occhi di tutti. Il paradigma su cui si regge una società è la necessità stessa di nascere come individui (nascita che è sempre in atto), poiché la società è fatta di individui, ma senza una società umana nessun individuo è possibile, lo stesso egoismo, come l'altruismo, hanno senso solo in un contesto sociale. La necessità di avere un contesto sociale va ben oltre qualsiasi calcolo economico, perché anche il calcolo economico è un prodotto sociale, non viene prima, non è perché "conviene" tra esseri separati che si formano le società. E perché funzioni una società deve mantenersi equa di modo che nessuno degli individui che ne fa parte si senta umiliato e annichilito dall'ingiustizia che patisce, annichilito nell'anima.
La giustizia non ha nulla a che vedere con la legalità, viene prima di ogni legalità e se è ha delle leggi si tratta di leggi non scritte sulla carta, nasce da un modo di sentire giusto ed è proprio questo modo di sentire giusto che non si può enunciare o imporre dall'esterno per insegnarlo che è andato perso nelle nostre prassi. E la pena immensa con cui si affronta oggi in Europa il discorso dei migranti ne dà solo l'ennesima dimostrazione.

InVerno

Citazione di: paul11 il 29 Luglio 2017, 23:43:31 PM
Citazione di: InVerno il 29 Luglio 2017, 18:12:10 PM
Citazione di: paul11 il 29 Luglio 2017, 17:15:59 PME non hanno capito che la vera alternativa era costruire non banche post-moderne, ma fondi di credito da loro gestiti per i loro problemi.Non dare i propri risparmi a tasso zero di credito e al 10% di debito che è usura a banche che lo danno ai capitalisti per sfruttare l'ignorante che glieli ha dati.
Basterebbe togliere il proprio denaro tutti quanti  dalle banche e salta il capitalismo mondiale: forza chi lo propone, chi lo fa?
Daccapo, nessuno lo propone e nessuno lo farebbe.

Maral questo sistema è sostenuto dai servi e se i servi non ne sono consapevoli e invidiano addirittura il padrone, qualunque strumento mediatorio e compromissorio(ed è questa la funzione primaria dello Stato) è comunque un'ambiguità che non toglie  lo status sociale della diversità .
Sono inutili discorsi, morali, nemmeno politici, il paradigma su cui regge una società è l'economia, perchè  è quì che si mostra la vera natura umana.
E' solamente triste e patetico che l'antagonismo si incanali attraverso percorsi che nulla hanno a che fare con il potere reale e le reali concentrazioni di potere. Non è solo il migrante, che sarebbe fin troppo, ma anche le recenti proteste antivax fanno tutte parte di un "noi" e di un "voi" campato in aria, frutto dell'edonismo e dell'individualismo, di una solidarietà diruta e di una ricerca miope. E a questo si aggiunge tanto altro ancora, tanta energia dispersa in lotte assurde frutto al massimo di una bassa scolarizzazione. Se questa miopia è stata coscientemente orchestrata, come alcuni cospirazionisti ipotizzano, tanto di cappello ai direttori, perchè la musica sta suonando benissimo sulla barca che affonda.
Ciao Inverno,
la tua forma ermetica costruita su una metafora indiretta che schiva sempre il fondamento che rimane  sottinteso mi risulta ambigua.Posso interpretarla almeno in due modi opposti.
Se puoi spiegarti meglio?
Constato solo che al tuo pessimismo riguardo alle nostre possibilità di cambiare radicalmente come società, si affianca una pletora di persone che in realtà si indignano e protestano ma per le questioni più assurde, o per meglio dire, per le questioni di riflesso al capitalismo edonista.  L'energia per cambiare ci sarebbe, ma parossisticamente è incanalata a favore del sistema anzichè contro, anche se l'etichetta dichiara il contrario. La maggior parte dell'energia politica oggigiorno viene spesa per la difesa del proprio giardino e l'ulteriore frammentazione della società, per l'antagonismo verso l'altro anzichè verso il sistema, per l'abolizione dei diritti anzichè per la promozione di doveri per i "più uguali degli altri".
Non mi rassegno all'idea che non ci sia speranza, ma devo dire che analiticamente chi lo asserisce ha delle argomentazioni che difficilmente posso controbattere.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

paul11

#88
Rispondo sia a Inverno che Maral(come al solito dico che è sempre aperto comunque a chi voglia intervenire).
ciao Inverno,
 guarda che la penso come te.Non è stato facile per me ammettere appunto analiticamente che del "bios" umano
emerge più l'aspetto egoistico, legato all'istinto di conservazione, alla sopravvivenza, che non è uguale a quello della natura animale. Ho dovuto constatare che il capitalismo sopravvive a due guerre mondiali, alle ideologie contrarie.
Sa adattarsi e mutare come un virus .Il mio non è pessimismo od ottimismo, purtroppo è realismo.
Sono d'accordo, ci sono molte energie che si "ribellano" ,ma consapevolmente o inconsapevolmente fanno il gioco del capitalismo.
Ma quì c'è un problema grosso, che la cultura "alternativa" al capitalismo anche di filosofi, pensatori dell'ultimo secolo, non ha prodotto pratiche alternative in quanto le teorie non hanno centrato il "cuore" della problematica.
E' inutile discutere delle forme politiche, quando è l'uomo ad essere contraddittorio e se si tratta di scegliere, di entrare nella sfera della volontà cerca il bene privato piuttosto a scapito di quello comune.
Non mi arrendo neppure io e lo spiego con la risposta a Maral.

ciao Maral,
penso che il "bios" umano sia ambiguo.Se è vero che il dimorfismo sessuale, le cure parentali, l'istinto quindi di gregarietà spinge l'uomo verso la formazione di comunità, la società, è altrettanto vero che per giungere al domino, al potere sia nella conquista che nel mantenimento, non vi siano e non vi debbano essere scrupoli morali od etici, in quanto questi sono lo scudo del potere e non del popolo.Lo sono nella misura in cui la morale e l'etica divenne filosofia del diritto e della politica e quindi dovrebbero essere dentro le legislazioni. La conosco la differenza fra giustizia e legislazione, ma la loro differenza sta appunto all'ambiguità che passa fra l'intenzione e la pratica del comportamento. Perchè la giustizia rimane un 'intento, mentre la legge determina la legittimazione del potere e dell'ordinamento.E la pratica è costituita nella legittimità, non dal senso di giustizia.
Ma quì spezzo la lancia a favore dell'etica e della morale, perchè se comunque si mostra a noi significa che anch'essa è originaria almeno quanto l'egoismo.per questo come Inverno e penso te, "resisto".
Sta all'uomo costruire circoli virtuosi o viziosi, per dirla moralmente.O sa gestire gli impulsi ed educarli alla regola del rispetto verso esistenze degne(intese come dignità di esistere in quanto venute al mondo) come la propria;ma quì. daccapo, manca totalmente la cultura in grado di "urlare" il primato dell'uomo
dentro un 'orizzonte alternativo di senso dell'esistenza e penso da appassionato filosofo quale tu sei, capisca.
Sono cadute vestigia culturali e morali, forse anche giustamente, ma non sono nate le alternative, per cui la struttura economica, che determina con lo scambio la sperequazione, in quella giustizia così lontana dall'essere professata nelle pratiche della mondanità, emergono tutte le contraddizioni sociali e culturali che le hanno  obnulate proprio dalla struttura economica che marcia prepotentemente in sintonia con l'egoismo umano.Ci vuole molto più coraggio, e questo è il problema, di sapersi introspettare,che non lasciarsi andare a "quel sano"(perchè ormai è culturalmente accettato)egoismo.

Non ci restano che momenti, con amici, parenti, o conoscenti casuali, in cui possono emergere quelle empatie ,direi quel "magnetismo" che ci fa dire "è stato bello e piacevole", ma viene sempre la chiusa "...è ora di andare......." e tutto ritorna a quella quotidianità e mondanità ipocrita della ruolificazione gerarco funzionale,Chi ha capito sopravvive grazie a questi momenti felici, non costruibili, non determinabili, così casuali, ma che ci ricordano cosa sia l'autenticità

I migranti economici sono tutti giovani, forse sono mandati dalle loro anziane generazioni che fanno collette .Dietro le maschere di bieche morali dei poteri e di chi sovvenziona gli aiuti, ci sta quello scrupolo morale, che nascendo dall'origine è "sano", ma quando fuoriesce nelle pratiche del mondo emerge come contraddizione, perchè non si può creare giustizia sull'ingiustizia se quest'ultima ne è fondamento strutturale sociale. E'chiaro che è del tutto umano aiutare il prossimo, se manco ciò fosse dato saremmo ormai automi.Ma dobbiamo sapere che i migranti  sono l'esercito di riserva di sottoccupati e disoccupati per mantenere i costi del lavoro bassi e togliere continuamente i diritti a chi li ha o li aveva. perchè la perequazione nell'ingiustizia capitalistica è togliere il diritto, mai darlo o concederlo.

baylham

La maggioranza popolare ha rotto l'argine, la fase politica è cambiata: l'obiettivo non è più il soccorso degli immigrati, il salvataggio della loro vita, ma la lotta contro i criminali trafficanti.

L'obiettivo reale è ovviamente la drastica riduzione degli immigrati, rendendo più probabile il rischio di morte per chi decide di partire.

Per rendere più rischioso il viaggio basta mettere in difficoltà, rallentare od impedire con pretesti qualsiasi i soccorsi in mare e criminalizzare le associazioni solidaristiche, benefattrici, impegnate in questo sforzo. Il risultato sarà presto raggiunto.

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