Dati e considerazioni reali sull'immigrazione

Aperto da Fharenight, 20 Aprile 2017, 15:07:16 PM

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maral

Citazione di: acquario69 il 16 Luglio 2017, 13:28:56 PM
Si ma nello stesso tempo quello della migrazione di centinaia di migliaia di persone (centinaia di migliaia!) che ogni anno (ogni anno!) sbarcano in Italia che cose' pura fantasia?...oppure no, invece e' una grande opportunità! ..come del resto viene martellatamene ripetuto in tutti i modi possibili immaginabili (repetita iuvant no!?  :o )
Curioso che (come fa notare bene l'artico qui sotto) che il resto dell'Europa questa manna ce la lasciano soltanto a noi...che fessi che sono!

"Migranti: se sono un "arricchimento" perchè gli altri non li vogliono?"
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59180
Sta a noi, Europei, a nostra volta migranti e figli e nipoti di migranti, farla diventare una grande, enorme opportunità oppure fallire naufragando nell'egoismo autodistruttivo delle piccole patrie. Sta a noi trovare la fiducia e la fede in un cammino da poter percorrere insieme per ridare senso al meglio della nostra cultura millenaria di cui a ragione ci vantiamo anziché rinchiuderci nel peggio. Tutto questo va ragionevolmente gestito, l'angoscia che percorre l'Europa all'arrivo di centinaia di migliaia di disperati va ragionevolmente gestita e non sfruttata per costruirci sopra l'assenso a un potere sempre più autoreferente e incapace, se esiste ancora una politica in questo continente sempre più periferico dopo le distruzioni ripetutamente patite in nome del nazionalismo e dell'odio etnico nel secolo scorso.
Non è la manna, ma sta a noi essere capaci, in ragione della nostra cultura, di saper costruire con essa il mondo che verrà, che è già qui, anziché esserne travolti illudendoci di poter continuare a campare tranquilli e al sicuro dietro le nostre mura.   

acquario69

Citazione di: maral il 16 Luglio 2017, 14:06:10 PM
Sta a noi, Europei, a nostra volta migranti e figli e nipoti di migranti, farla diventare una grande, enorme opportunità oppure fallire naufragando nell'egoismo autodistruttivo delle piccole patrie. Sta a noi trovare la fiducia e la fede in un cammino da poter percorrere insieme per ridare senso al meglio della nostra cultura millenaria di cui a ragione ci vantiamo anziché rinchiuderci nel peggio. Tutto questo va ragionevolmente gestito, l'angoscia che percorre l'Europa all'arrivo di centinaia di migliaia di disperati va ragionevolmente gestita e non sfruttata per costruirci sopra l'assenso a un potere sempre più autoreferente e incapace, se esiste ancora una politica in questo continente sempre più periferico dopo le distruzioni ripetutamente patite in nome del nazionalismo e dell'odio etnico nel secolo scorso.
Non è la manna, ma sta a noi essere capaci, in ragione della nostra cultura, di saper costruire con essa il mondo che verrà, che è già qui, anziché esserne travolti illudendoci di poter continuare a campare tranquilli e al sicuro dietro le nostre mura.

Maral, le (belle) chiacchiere stanno a zero e l'evidenza della realtà concreta dei fatti e' (o dovrebbe) essere ormai sotto gli occhi di tutti...
Comunque non ce' da preoccuparsi per il mondo che verra',che e' già qui...perche non ci possono essere dubbi che sarà' proprio come te lo auspichi

InVerno

Citazione di: acquario69 il 16 Luglio 2017, 13:28:56 PM
Citazione di: InVerno il 16 Luglio 2017, 10:15:16 AM
Citazione di: Fharenight il 15 Luglio 2017, 23:47:05 PM
Per fortuna io ho la capacità di non essere affetta da nessuna ideologia, né di destra né di sinistra,
Che fortuna avere tra noi uno spirito libero! Non sei certamente affetta da ideologie, ma da manie di persecuzione. Ti sei resa capace di vedere l'invasione islamica (e la sinistra) nei temi più disparati, dall'amore all'agricoltura, e chissà che tu non ne veda gli effetti nefasti nella riproduzione del plancton e nel canto dei delfini "muezzin". Hai aperto trentordici topic a riguardo inventando titoli diversi per la solita questione: hai paura, e sei sicura che qualcuno vuole il tuo male o addirittura ti vuole morta, e che esso si aggira nefasto e celato nelle persone con il carrello del supermercato vicino al tuo. Sei una vittima, purtroppo non riconosciuta ufficialmente e perciò non risarcita e curata a dovere, del terrorismo. Nessuno può negare che anche tu hai bisogno di accoglienza, e il messaggio dell' Imam Francesco è rivolto anche a te.

Si ma nello stesso tempo quello della migrazione di centinaia di migliaia di persone (centinaia di migliaia!) che ogni anno (ogni anno!) sbarcano in Italia che cose' pura fantasia?...oppure no, invece e' una grande opportunità! ..come del resto viene martellatamene ripetuto in tutti i modi possibili immaginabili (repetita iuvant no!?  :o )
Curioso che (come fa notare bene l'artico qui sotto) che il resto dell'Europa questa manna ce la lasciano soltanto a noi...che fessi che sono!

"Migranti: se sono un "arricchimento" perchè gli altri non li vogliono?"
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59180
Curioso come tu che hai sempre le antenne ben ritte per annusare ogni complotto ordito dai potenti, ti presti con cosi tanta solerzia e caparbia a fare il soldato nelle guerra tra i poveri. Non vedi li le trame della grande piramide occhiuta? Da quando sei cosi compiacente nel prestarti alle lotte dell'agenda plutomassonicogiudicaica? Contento te..
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

acquario69

Citazione di: InVerno il 16 Luglio 2017, 15:12:45 PM
Citazione di: acquario69 il 16 Luglio 2017, 13:28:56 PMSi ma nello stesso tempo quello della migrazione di centinaia di migliaia di persone (centinaia di migliaia!) che ogni anno (ogni anno!) sbarcano in Italia che cose' pura fantasia?...oppure no, invece e' una grande opportunità! ..come del resto viene martellatamene ripetuto in tutti i modi possibili immaginabili (repetita iuvant no!?  :o )
Curioso che (come fa notare bene l'artico qui sotto) che il resto dell'Europa questa manna ce la lasciano soltanto a noi...che fessi che sono!

"Migranti: se sono un "arricchimento" perchè gli altri non li vogliono?"
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59180
Curioso come tu che hai sempre le antenne ben ritte per annusare ogni complotto ordito dai potenti, ti presti con cosi tanta solerzia e caparbia a fare il soldato nelle guerra tra i poveri. Non vedi li le trame della grande piramide occhiuta? Da quando sei cosi compiacente nel prestarti alle lotte dell'agenda plutomassonicogiudicaica? Contento te..

Ma di Che stai parlando??

InVerno

#34
Citazione di: acquario69 il 16 Luglio 2017, 15:54:10 PM
Citazione di: InVerno il 16 Luglio 2017, 15:12:45 PM
Citazione di: acquario69 il 16 Luglio 2017, 13:28:56 PMSi ma nello stesso tempo quello della migrazione di centinaia di migliaia di persone (centinaia di migliaia!) che ogni anno (ogni anno!) sbarcano in Italia che cose' pura fantasia?...oppure no, invece e' una grande opportunità! ..come del resto viene martellatamene ripetuto in tutti i modi possibili immaginabili (repetita iuvant no!?  :o )
Curioso che (come fa notare bene l'artico qui sotto) che il resto dell'Europa questa manna ce la lasciano soltanto a noi...che fessi che sono!

"Migranti: se sono un "arricchimento" perchè gli altri non li vogliono?"
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59180
Curioso come tu che hai sempre le antenne ben ritte per annusare ogni complotto ordito dai potenti, ti presti con cosi tanta solerzia e caparbia a fare il soldato nelle guerra tra i poveri. Non vedi li le trame della grande piramide occhiuta? Da quando sei cosi compiacente nel prestarti alle lotte dell'agenda plutomassonicogiudicaica? Contento te..

Ma di Che stai parlando??
Per esempio del fatto che l'ultima elezione significativa in termini di "difesa dell'identità" (parlo di Trump) ha seguito il canovaccio standard della xenofobia applicata al populismo. In qualche mese il "the wall" che doveva difendere l'americanissimo è diventata una barzelletta di comprensibile impossibilità tecnica\economica oltre che che di inutilità abissale, ed è entrata in campo la vera agenda dei difensori dell'identità nazionale: la distruzione del welfare state, la vessazione dei poveri, la divinizzazione dei magnati, la deregolamentazione ambientale, il foraggiamento dell'industria militare, etc etc. Come sempre la paura del poveraccio della porta accanto è il cavallo di troia per i migliori intenti e le migliori conquiste democratiche, a tal punto che è capace di far eleggere una spia dell'avversario storico come difensore dell'identità nazionale!! sic!.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Jacopus

Provo a chiarirmi le idee usando questo spazio pubblico di discussione. Il problema è estremamente complesso. Quello che dice acquario non mi trova in disaccordo. L'integrazione di un popolo, di una nazione, di uno stato deve fare riferimento a valori comuni, lingua comune, usanze comuni, cibi comuni. Dichiararsi italiano deve avere un senso più vasto e comprensivo di "vivere in un certo territorio".
Altrimenti il rischio è di vedere il problema in modo unilateralmente. Esistono in fondo tre tipi di unidimensionalità del pensiero in questo contesto. Quella di chi vorrebbe il territorio omogeneo in modo idealistico sia a favore dell'occidente che a favore dell'oriente e chi invece ritiene che l'integrazione sia un atto di buona volontà, di accettazione e di ibridazione dei costumi.
Anch'io spesso sono stato tentato da quest'ultimo tipo di approccio, ma è come sempre anche una questione quantitativa e di contingenza storica. Quanti stranieri può accogliere l'Occidente senza vedere stravolgere i suoi riferimenti culturali? Quanto tempo occorre affinché gli stranieri non si considerino più tali? Se tutto avviene in fretta e con questi numeri i rischi di una frammentazione e di caos identitario esiste eccome.
L'unico elemento di unione culturale appare ancora una volta il "consumo". Chi consuma fa parte di questa società. Ma se non garantiamo il consumo a tutti, ecco che gli esclusi potrebbero covare il "risentimento" dei deboli e organizzarsi per altre identità, eventualmente anche conflittuali e non sentirsi italiani, europei, occidentali. Il conflitto è parzialmente culturale ma sostanzialmente è un conflitto di risorse, per di più in un momento in cui la torta diventa più piccola e i commensali aumentano.
Come siano forti questi richiami al consumo, a detrimento di tutti gli altri, l'ho avuto di fronte oggi, grazie ad una pubblicità di un SUV, che parafrasando il linguaggio di un navigatore declamava "restare single fino a 34 anni? Ricalcolo", inferendo che se resti single puoi permetterti il "suvvone", anche se in questo modo la società stessa si suicida e gli stessi meccanismi del consumismo vengono distrutti, poiché i figli mai generati del proprietario del Suv non consumeranno nulla.
Prima di parlare di integrazione sì-integrazione no, dovremmo quindi per coerenza fare un percorso di responsabilità. Se usiamo un cellulare, se andiamo in vacanza in Marocco, se compriamo banane dell'Ecuador, ci comportiamo in modo globale. Nel nostro piccolo sfruttiamo la globalizzazione delle merci e dei servizi. Paradossalmente questa globalizzazione la vietiamo alle persone, ai migranti economici, come se fosse preferibile morire di fame piuttosto che morire bastonati dalla polizia di regime. Direi che è il trionfo di un mondo meccanizzato e tecnico, dove noi siamo al servizio delle merci e non il contrario, come già enunciato 150 anni fa da Marx.
Il "crescete e moltiplicatevi" del capitalismo è andato bene per un paio di secoli, finchè c'era un ambiente in grado di assorbire le contraddizioni. Ora che è sempre più chiara la finitezza fisica della terra, ora che esistono isole di spazzatura negli oceani grandi come l'Italia, l'assorbimento non avviene più e il surplus si trasforma anche in migranti, che giungono in Europa perché qui li ha ricacciati le stesse contraddizioni del capitalismo globale.
"Aiutarli a casa loro" è un mantra di una ipocrisia notevole. Siete mai stati a Parigi o a Londra o a Madrid? Sono capitali splendide, costruite sulla pelle di milioni di schiavi globali. Ancora oggi in Niger la Francia maniene una casta di corrotti per pagare pochissimo l'uranio che serve alle sue centrali e i nigeriani partono. Un solo esempio ma se ne potrebbero fare migliaia.
Quello che sto cercando di chiarire (soprattutto a me stesso) è che il fenomeno migratorio dei nostri tempi andrebbe collegato ai processi capitalistici del XXI secolo, profondamente diversi da quelli del XX°, ma va anche collegato alle disarmonie di lungo periodo che il capitalismo ha prodotto, a partire dalle interferenze sui cicli climatici.
E' probabilmente anche un discorso di aspettative. "L'american way of life" è l'alleato culturale della globalizzazione. Insieme sono il software che si applica all'hardware. Tutti noi pensiamo in una camera segreta della nostra mente ad avere diritto ad una villetta a schiera, ad un'auto, a due bambini e una mogliettina/maritino simpatica/o, vacanze estive, rito del fine settimana al centro commerciale, abbonamento a netflix. Si sommano così diversi tipi di percorsi migratori. Chi è pressato da bisogni di vita o di morte e chi invece è abbagliato da riferimenti appresi dai media ma che tutto sommato potrebbe continuare a fare una vita di merda nel proprio paese.
E quindi che fare? Dopo la diagnosi serve sempre una terapia. Direi che il primo punto da considerare è che è l'occidente la causa primaria di queste migrazioni. Se io posso permettermi di stare beatamente davanti al computer è proprio a causa di una disparità di forza economica dispiegata nel corso dei secoli a vantaggio dell'Europa. Posso giustificare questo vantaggio dicendomi che sono parte di un popolo più intelligente, più in gamba geneticamente rimarcando la diversità, oppure posso farmi carico di una redistribuzione delle opportunità di vita.
Credo in sostanza che il problema sia reale, complesso e grave ma che l'unica alternativa all'accoglienza sia la guerra civile, soluzione non necessariamente negativa in termini ecologici, poiché solo la soppressione di molti di noi forse potrebbe riequilibrare la vita complessiva del pianeta terra.
L'accoglienza va però declinata sia in termini culturali, come accettazione generale da parte della popolazione, sia in termini organizzativi come capacità di assistere le persone nella loro migrazione (alfabetizzazione, inserimenti lavorativi, inserimenti sociali). In entrambi i casi siamo estremamente deficitari. Per il primo punto basta leggere bacheche social o commenti sui giornali per capire che stiamo andando nella direzione opposta. La tipica disorganizzazione italiana va menzionata per il secondo aspetto, disorganizzazione spesso sostenuta da frequenti atti di eroismo da parte di cavalieri solitari.
Insomma ci viene richiesto uno sforzo fuori dal comune, proprio nel momento in cui siamo noi stessi ad avere bisogno di un aiuto, noi gente comune e questo, ancora una volta, a causa dell'estremo strapotere del capitalismo globale, che non ha più alcuna remora "etica" a considerare gli altri "semplice merce" ed ovviamente siate certi che nel caso in cui si volesse mettere in discussione l'attuale assetto di potere, non avrebbero alcun timore a scatenare le solite guerre fra poveri, i "pogrom", la violenza dei bassifondi.

Grazie per la lettura a tutti coloro che sono riusciti ad arrivare fino in fondo.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

paul11

ciao Jacopus,
mi è rimasto impresso un concetto che le ssi decenni fa di rosa Luxembourg, del tipo: fin quando ci saranno territori da conquistare il capitalismo si espanderà.

A mio parere il grosso errore di queste discussioni è discutere in termini sociologici (effetti)dimenticando che è la nuova strutturazione economica globale(causa) ad alimentare, amplificare  le problematiche; mi pare che al fondo del tuo discorso infatti vi sia.
Vi sono termini, come identità, accoglienza, ospitalità che sono ambigui; o perchè non sono più definibili come vecchio sistema mutato, oppure sono o stanno mutando con il cambiamento globale della struttura. E' come se la sintassi della forma economica, con le sue regole e paradigmi mutasse ridefinendo le semantiche, le definizioni. e descrizioni.

i dati reali dell'immigrazione ci dicono che i mass media stanno ingigantendo il problema e  c'è sia un fine politico che di audience.
Non esiste un dato oggettivo per cui si sa che fino ad un limite del rapporto migranti/stanziali non muta o muterà superato quel limite, l'identità degli stanziali: è semplicemente una soggettivazione politica  amplificata, ribadisco ad arte dai mass media.
Questo non significa che non vi siano problemi, tutt'altro, ma che dovrebbero essere ricondotti a dati reali.

Il problema a monte del capitalismo globale sta nel fatto che comunque è stato accettato dalla sinistra politica intesa come cultura attuale: è d'accordo Renzi come Toni Negri. Il perchè richiederebbe una serie analisi.
Si sta ancora oggi pensando che lo sciovinismo, il nazionalismo siano concetti storicamente appartenenti alla destra politica e ideologica, come l'internazionalismo lo sia per la cultura di sinistra.
L'errore è mischiare il concetto della storicizzazione della struttura economica, con i concetti sociologici e culturali.
Quando di fatto la sinistra storica non sa culturalmente come teoria e tanto meno come prassi organizzativa ,costruire un'alternativa al capitalismo globale, perchè questa è la mancanza storica attuale del pensiero culturale "progressista"  di sinistra, di fatto gestisce le contraddizioni, inglobando nelle proprie prassi quel momento contraddittorio.
La sinistra pensa che la globalizzazione porterà ad un maggiore equità della distribuzione mondiale delle risorse;
perchè non sa, non vuole, non può gestire il momento della creazione della ricchezza che è premessa alla distribuzione.

La contraddizione appare quando un Soros ,grande capitalista e grande finanziatore delle Organizzazioni Non Governative. prima si porta in tasca enorme plusvalenze costruite sulle speculazioni finanziarie, poi finanzia la beneficenza.
Ebbene i progressisti di sinistra attuale sono comunque contraddittoriamente dentro questo sistema ipocrita, perchè non sapendo più mettere in discussione il paradigma fondante del capitalismo che è il profitto/sfruttamento, fa beneficenza.
Quindi non è messo in discussione il sistema globale, ma si lavano le coscienze fingendo una carità quanto meno ambigua.

L'identità è un concetto fisico naturale, dettato dai geni, da un territorio,  e forse ancora di più culturale, dettato da regole comunitarie, divenute nazione di un popolo fino allo Stato e sono dentro gli usi e costumi, nelle nostre convenzioni sociali.

Ora, anche i greci i entrarono in Troia con l'espediente astuto di Ulisse di  un cavallo come dono.
Ospitare ed accogliere non è direttamente concatenato con una futura sedimentazione in stanzialità: sono due momenti diversi.
L'ospitalità  è accogliere il viandante di passaggio. L'europa non può dire che il concetto sia dentro la cultura europea come se fosse un'esclusiva: l'ospitalità è vecchia come il mondo, come l'umanità. ma è dietro il concetto di ospitalità che si nascondono altre contraddizioni, perchè non stiamo ospitando ,stiamo stanzializzando un esercito di migranti che dal Sud del mondo cercano chi fortuna, chi davvero rifugio da guerre, un destino diverso.

Quello che personalmente noto su queste tematiche sono appalesate contraddizioni.
Se vogliamo dire che tutto il mondo è paese, che in origine fu una coppia di umani e poi tutti migranti, è vero.
Ma la conseguenza  logica sarebbe disintegrare tutti  i costrutti storico culturali che hanno eretto barriere sulle diversità linguistiche, di appartenenze naturali e culturali  e dire chiaramente se sono "false"  o "vere" identità e cosa intenderemmo come nuovo paradigma identificativo: se l'origine umana, oppure il sistema globale capitalistico da accettare ,ma con un nuovo paradigma d'identità che non potrà che essere contraddittorio in quanto gerarchicamente sottostante al più importante paradigma egoistico del capitalismo.

Fharenight

#37
Maral: ma tutti non siamo che migranti ed essendo tali per sopravvivere dovremmo sentirci pronti ad accoglierci reciprocamente, a darci sostegno l'un l'altro, chiunque sia l'altro, scoprendoci nella complementarietà che tiene insieme le nostre insostituibili diversità anziché gettarci gli uni contro gli altri in nome di quelle diversità fino al reciproco annientamento.

Tutti noi siamo migranti??? Ma che dici?  Dobbiamo sentirci pronti ad accogliere reciprocamente??? A parte il "dobbiamo" che dimostra un'ideologia di fondo nazistoide, ma dove sta la reciprocità? Tutti arrivano e sbarcano in Italia, altro che reciprocità. "Complementarietà che tiene insieme le nostre insostituibili diversità?" Si vedeche sei a digiuno completo in psicologia. "Anzi gettarci gli uni con gli altri in nome di quelle diversità fino al reciproco annientamento"?????? Questo è delirio, null'altro. Delirio ideologico hitleriano al contrario.

Boeri è di sinistra? E tanto basta... per essere tutt'uno col neocapitalismo che ci sta devastando. L'analisi di Boeri è ideologica ed irrealistica, è già stata smentita ampiamente.

Maral: Chi creerà la guerra civile è proprio la gente come te, che se ne renda conto o meno, come già è successo diverse volte nel cuore dell'Europa. E costoro non sono semplicemente "quelli che si lamentano", ennesima farloccata a uso di capipopolo conduttori delle masse al macello, ma quelli che cercano il capro espiatorio (come sempre il diverso) gioendo profondamente di ogni lamentazione e travisando continuamente le effettive responsabilità della situazione.

Gli unici capri (o capre) che dovranno espiare il male che stanno procurando ad un'intera società sono i sinistri (e con loro i neocapitalisti) dal più importante e man mano a scendere verso gli utili sempliciotti che li votano ancora.

Citazione: Sta a noi, Europei, a nostra volta migranti e figli e nipoti di migranti,...

Eh? Parla per te, io non sono né figlia né nipote né pronipote di migranti. Tutti i miei parenti sono autoctoni, lavorano ed hanno felicemente lavorato in loco.


Citazione: "Sta a noi, Europei, a nostra volta migranti e figli e nipoti di migranti, farla diventare una grande, enorme opportunità oppure fallire naufragando nell'egoismo autodistruttivo delle piccole patrie. Sta a noi trovare la fiducia e la fede in un cammino da poter percorrere insieme per ridare senso al meglio della nostra cultura millenaria di cui a ragione ci vantiamo anziché rinchiuderci nel peggio. Tutto questo va ragionevolmente gestito, l'angoscia che percorre l'Europa all'arrivo di centinaia di migliaia di disperati va ragionevolmente gestita e non sfruttata per costruirci sopra l'assenso a un potere sempre più autoreferente e incapace, se esiste ancora una politica in questo continente sempre più periferico dopo le distruzioni ripetutamente patite in nome del nazionalismo e dell'odio etnico nel secolo scorso.Non è la manna, ma sta a noi essere capaci, in ragione della nostra cultura, di saper costruire con essa il mondo che verrà, che è già qui, anziché esserne travolti illudendoci di poter continuare a campare tranquilli e al sicuro dietro le nostre mura.
Scusa ma leggendo questo post, data l'enfasi di una fittizia fede in un'ideologia ormai fallimentare, mi hai fatto venire in mente il comizio di Carlo Verdone... Eccolo:
https://www.youtube.com/watch?v=7oWIZmIziBM

Paul11: "dati reali dell'immigrazione ci dicono che i mass media stanno ingigantendo il problema e  c'è sia un fine politico che di audience.
Non esiste un dato oggettivo per cui si sa che fino ad un limite del rapporto migranti/stanziali non muta o muterà superato quel limite, l'identità degli stanziali: è semplicemente una soggettivazione politica  amplificata, ribadisco ad arte dai mass media.
Questo non significa che non vi siano problemi, tutt'altro, ma che dovrebbero essere ricondotti a dati reali."

Parli sul serio o stai scherzando? Se il fine politico è quello di farceli accettare per forza, costi quel che costi, i mass-media dovrebbero fare il contrario, sminuire i dati reaali e, in perfetta sintonia col regime oligarchico-sinistroide, cercare audience a questo scopo.
Non esiste un dato oggettivo per cui si sa che fino ad un limite muterà il rapporto migranti/stanziali non muta o muterà superato quel limite? E' solamente una soggettivazione politica ampliata? Ma parli sul serio?
Ma dove vivete tutti voi, potete dirmelo per favore? In quale torre d'avorio? Dove li reperisci tu i dati reali? Io li reperisco uscendo di casa, viaggiando, usando gli autobus, vedendo coi miei occhi sempre più immigrati che non fanno nulla e allo sbando, alcuni si dedicano alla questua, altri allo spaccio, altri vanno in giro casa per casa chiedendo lavoro.
Poi ci sono video reali che girano in internet, alcuni di questi finiscono sulle reti delle tv locoli, quasi mai nazionali, dove si vede effettivamente il degrado sconvolgente, ovunque, perché le nostre società sono libere, troppo libere, tanto libere che stanno morendo per eccesso di libetà. Ultimo video che ho visto oggi era in pieno giorno un immigrato di colore sdraiato per terra sul marciapiede intento in un esplicito  e veemente rapporto sessuale con una donna, probabilmente una povera disgraziata, forse drogata, non so, ma sembrava immobile, rincretinita. Se per te questo non è un limite già di gran lunga superato... andiamo bene!


Certo Paul11, da una coppia nacque tutta l'umanità, però man mano che le coppie si costituivano e nascevano figli, si staccavano dalla famiglia di origine e formavano nuclei familiari a parte. Man mano che la comunità si estendeva nasceva l'esigenza di tracciare i limiti del proprio territorio e istituire regole da seguire per dare un ordine al vivere sociale.... e la chiamarono società. È elementare Watson!

Paul11, ammiro le tue doti diplomatiche, sai equilibrarti bene dando un colpo al cerchio ed uno alla botte, dovresti fare il diplomatico. Le cause le abbiamo analizzate da un pezzo, ora dovremmo analizzare e ricorrere ai rimedi quanto prima, non pensi che la prima azione da intraprendere sia quella di fermare la sinistra e quindi pensare a fermare lo strapotere del capitalismo attuale? Si arriva al secondo passando dal primo ormai.

maral

Ci sono diverse considerazioni espresse nei precedenti interventi di Iacupus e Paul su cui mi trovo del tutto d'accordo. Senz'altro il problema attuale delle migrazioni si mostra complesso in quanto è difficile ravvisarne la chiave di lettura adeguata. Concordo inoltre perfettamente sul fatto che le migrazioni sono il prodotto della presa di possesso culturale dell'Occidente sul mondo intero, dell'affermazione del capitalismo e quindi dello sfruttamento esorbitante delle risorse consentito dal progresso tecnologico a cui la nostra cultura ha dato luogo, ma che ha pure determinato discrepanze sempre più accentuate tra ricchi e poveri con una verticalizzazione intollerabile della piramide sociale, contraltare di un consumismo imposto continuamente come traguardo esistenziale che gioca sulla continua insoddisfazione di ogni alacre consumatore. E' l'altra faccia della medaglia inevitabile del nostro benessere bulimico, dove la bulimia è vista come uno stato paradisiaco da chi vive nelle parti del mondo più sfruttate, quelle parti destinate alla rapina per debito, alla produzione e allo smaltimento del rifiuto a basso costo. In questo i fattori economici che determinano le migrazioni si intrecciano in modo ben difficilmente districabile con quelli politici, etnici e sociali che determinano guerre e persecuzioni. La situazione in Siria, in Iraq, in Libia, in Africa centrale, lo stesso affermarsi di movimenti di estremo fanatismo islamico in quelle terre, come nei sobborghi delle nostre metropoli tra immigrati di seconda generazione, hanno alle loro spalle situazioni economiche e politiche determinate dall'assetto del potere economico in cui l'aderenza religiosa assume il profilo di una strenua resistenza identitaria, alla quale sarà molto difficile per noi, pur sempre principali beneficiari storici residuali di questa globalizzazione, contrapporre oggi una resistenza parimenti motivata.
Se è così la soluzione dovrebbe apparire evidente e consiste nel portare alla crisi questo modello, cercando di mantenere le redini del processo, cosa tutt'altro che facile, perché questo è il modello in cui siamo vissuti e cresciuti, a cui la nostra storia ci ha portati con tutte le sue contraddizioni di benefici e malefici.
Dissento invece sul fatto che questa globalizzazione sia un progetto di sinistra, non lo è assolutamente, proprio in quanto agisce sistematicamente contro la ridistribuzione della ricchezza e l'uguaglianza di opportunità, concetti senza i quali nessuna sinistra può dichiararsi tale. Questa forma di globalizzazione è la più antitetica possibile rispetto a un ideale di sinistra ispirato dal marxismo con il suo fondamentale approccio umanistico, esattamente come  il cristianesimo a cui fanno riferimento gli attuali difensori dell'identità cristiana alzata a bandiera è quanto di più antitetico possibile agli stessi fondamenti del cristianesimo (che è una fede che fin dall'inizio si è posta un fine umanitario profondamente globalizzante).
Si è detto che il problema non è qui quello dell'ospitalità allo straniero che arriva, passa e se ne va, perché questi restano, vogliono venire a stare da noi, forse per sostituirsi a noi, a noi che per di più, per lo stesso motivo di fondo che spinge loro a migrare, non stiamo poi più così bene. Certamente questo è vero, non sono semplicemente di passaggio, ma allora? Basta sprangarsi in casa in attesa di crepare? Basta affondare o lasciar affondare le barche nel Mediterraneo? Crediamo che davvero, nel mondo attuale, sia possibile sprangarsi in casa? Come se non ci fossero miliardi di interessi che si intrecciano già da tempo a livello globale, che stabiliscono la forma stessa del nostro tempo. Non ci siamo resi conto che il mix culturale è già da tempo in atto, consentito da una tecnologia che opera non sulla terraferma e nemmeno sull'elemento fluido delle acque dove s vorrebbero affondate le loro barche, ma nell'etere, nell'aria stessa che respiriamo e che ci fa respirare? Siamo chiamati a tentare di gestire quello che già è accaduto e continua ad accadere, non a nascondere la testa sotto terra per mettere la nostra identità al sicuro nella fossa recintata.
L'identità caro Paul, non è "un concetto fisico naturale", non c'è alcuna definizione né fisica né biologica dell'identità, non la si trova nel dato di un genoma. L'identità è un modo di sentirsi in un continuo cambiamento, di vivere il proprio continuo cambiamento identitario. Non c'è alcuna identità definitiva, l'identità non è mai un monumento compiuto. Qual è l'identità dell'Italiano? Esiste un'identità italiana? Quando è nata dalla miriadi di usanze, lingue e cibi diversi delle genti che abitavano la penisola? Qual è il nostro specifico valore comune ancora oggi? Prima di fare riferimento, come dice Iacopus, "a valori comuni, lingua comune, usanze comuni, cibi comuni" occorre una volontà condivisa di costruire una comunità, di comprendere i valori e i linguaggi degli altri che sono qui, vicini e prossimi. Se non c'è questa volontà, se è la paura a  prevalere, se l'altro è visto solo come il rapinatore di ciò che è nostro, allora non c'è speranza. E purtroppo oggi, come nel secolo scorso, c'è chi ci campa su questa paura di perdere l'identità, come se l'identità fosse qualcosa che si possa possedere, da tenere in uno scrigno ben chiuso a chiave, sai mai che arrivi qualcuno a rubarla. L'identità, che lo si voglia o meno, la si trova solo nell'incontro con altri, nel suo venire messa continuamente in discussione dagli altri per realizzare un percorso comune. Perché questo percorso di incontri è l'identità, nient'altro, altro che geni!
Dunque due sono i punti da tenere presente e guadagnare: la critica lucida a questo sistema globale di cui finora abbiamo goduto i benefici, ma di cui ci cominciano ad apparire sempre più evidenti i malefici che colpiscono noi insieme a chi arriva e la volontà di trovare insieme un percorso, alla luce di un'idea di identità che ci permetta di convivere e che non può essere data dal "consumo", ma al contrario dal riuscire a fare insieme, a intendersi nei liguaggi diversi, senza rinnegare, deridere o sminuire la memoria di ciascuno. Questo è il nuovo paradigma.
E' molto difficile, ma se non ne saremo capaci, l'alternativa, come dice bene Iacopus, è solo la guerra civile, il massacro reciproco a cui offi, come un tempo, puntano gli imprenditori della paura e del terrore che stanno, alleati, da entrambe le parti.

paul11

#39
Fharenight,
il problema esiste, ma sto notando come i mass media prima ingigantivano le parole del papa e governo ,tutto per l'accoglienza e adesso passano servizi sulle contestazioni.Possible che prima non ci fossero? Tutto questo è avvenuto dopo gli incontri internazionali.
Infatti il governo ha ritirato lo ius soli almeno momentaneamente,L'ago della bilancia dei media si sta spostando verso la destra populistica.

Ribadisco il concetto del rapporto migranti e stanziali, è un giudizio semplicemente politico.
Non si sta sottolineando a sufficienza  la  forte emigrazione di italiani verso l'estero rispetto al recente passato, per cui l saldo in termini culturali è negativo.

Maral
la globalizzazione non è il progetto della sinistra, ma la sinistra proprio per mancanza di un SUO progetto lo ha accettata di fatto da decenni.il Pd è un partito INTERCLASSISTA  se non lo abbiamo ancora capito, quindi ha rinnegato Marx, , il comunismo.E' privo di una  una linea economica alternativa al capitalismo, in quanto ritene ancora che per creare posti di lavoro bisogna incentivare gli imprenditori decontribuendo e detassandoli, queste sono politiche ottocentesche. Se io imprenditore ho incentivi non estendo la capacità produttiva( non costruisco nuove fabbriche produttive) ma investo in automazione che mi dà efficacia ed efficienza quindi minor costi, è la "sinistra"( mi fan male le dita a scrivere sinistra........) che con i suoi governi ha privatizzato le scuole (nemmeno la Dc era riuscita), ha riformato due volte le pensioni (rubando nelle tasche dei lavoratori), ha pensato al poteri forti da fiancheggiare e avere le prebende elettorali.questa non è sinistra e nemmeno centro sinistra, questo è mimetismo, è trasformismo ,
Un vero partito o movimento di sinistra analizza il momento della PRODUZIONE  della ricchezza e dopo della DISTRIBUZIONE..
La produzione della ricchezza è tipica delle rivendicazioni sindacali, la redistribuzione è tipica delle leve fiscali dello stato.
Questo partito pseudo sinistroso al potere sta mantenendo le tassazioni altissime di chi lavora, lo ha precarizzato totalmente nelle nuove assunzioni togliendo diritti che nemmeno la destra la potere si era sognata di fare, e continua ad incentivare poteri industriali e finanziarie: non ho capito cosa lo differenzi dalla destra? i proclami forse? Sono le pratiche che dimostrano le coerenze politiche, non le vendite di fumo.

Maral accogliamo tutta l'Africa? Non ha senso dire accolgo od ospito perchè tutto ha un limite nelle risorse economiche e territoriali, prima ancora che come Stato o nazione.
L'identità è anche un legame parentale, familiare, comunitario : non siamo piume al vento gettate di quì e di là, le origini sono le radici storico-culturali su cui sono state create etiche, diritti, ordinamenti
Basterebbero i martiri della libertà e il concetto di patria per dirti che esiste una nazione, gente dove in ogni paese ha almeno un caduto in guerra, o per la resistenza. è la memoria storica, è il rispetto per i padri: su questo non potremmo mai rinnegare cosa siamo e da dove veniamo-
Questa è l'identità di un popolo ,dove la sofferenza ha cementato i legami comunitari.

Personalmente non li considero rapinatori o quant'altro: sono al mondo e hanno almeno la mia stessa dignità di esistere e godono del mio rispetto.La soluzione è semplice, chi ha tanto dia a chi ha poco.I capitalisti ,i banchieri finanzino progetti in Africa, diano almeno un futuro dignitoso, perchè anche a loro penso sarebbe piaciuto rimanere dove sono originari dove hanno le loro radici e i loro affetti.
Lo so che non è semplice la soluzione in termini pratici, ma sicuramente  è da trovare nei territori originari delle migrazioni, da dove provengono.

Sono d'accordo sul tuo paradigma finale, siamo tutti umanità e cittadini del mondo e sarebbe ora che mutiamo culturalmente prendendoci cura dell'intero pianeta e dell'intera popolazione, non è più possible pensare per sè illudendosi che così si risolvino i problemi.
L'attuale struttura economica globale, i problemi ambientali impongono  ben altri livelli di responsabilità.Non è più possible che vi siano straricchi da comprarsi un'intera nazione e altri che ancora muoiono di stenti con le tecnolgie attuali,questa contraddizione sta arrivando al capolinea.

doxa

#40
Maral ha scritto:
CitazioneL'identità caro Paul, non è "un concetto fisico naturale", non c'è alcuna definizione né fisica né biologica dell'identità, non la si trova nel dato di un genoma. L'identità è un modo di sentirsi in un continuo cambiamento, di vivere il proprio continuo cambiamento identitario. Non c'è alcuna identità definitiva, l'identità non è mai un monumento compiuto. Qual è l'identità dell'Italiano? Esiste un'identità italiana? Quando è nata dalla miriadi di usanze, lingue e cibi diversi delle genti che abitavano la penisola?

Maral, scusami se te lo dico, ma oltre la filosofia dovresti studiare anche un po' di psicologia per sapere che l'identità caratterizza in modo inconfondibile ciascuno di noi come individuo e non come popolazione.

Domandi qual è l'identità dell'italiano. Ti sembra una domanda "normale" ? L'identità è complessa, perciò nessun popolo ha una identità specifica.  

L'identità è "individuale" e può essere oggettiva e soggettiva.

L'identità oggettiva è data da quanto gli altri vedono in noi: non solo il nostro viso, il nostro carattere, il nostro modo di vestire ma anche la nostra  collocazione familiare e sociale.

L'identità soggettiva è l'insieme delle nostre caratteristiche,  così come noi le vediamo e le descriviamo. E' la consapevolezza di sé come individuo.

Per una corretta e costante identità soggettiva e oggettiva, è necessario che i punti di riferimento siano costanti e solidi; ogni alterazione o cambiamento crea dissonanze cognitive, alienazioni.

L'identità personale è tutto ciò che noi siamo, le nostre caratteristiche fisiche, psicologiche, culturali, a cominciare dal nome e dalla data di nascita, dal codice linguistico che parliamo e che ci identifica.  Sono questi gli elementi che ci rende unici, ci definiscono ed indicano l'appartenenza etnica.

Certamente l'identità personale viene costruita nel tempo. Per tutta la vita aggiungiamo, togliamo o modifichiamo qualità, tratti, interessi, capacità nella nostra identità.  Molte delle cose che facciamo quotidianamente vanno a rafforzare o indebolire il nostro senso di identità.

Alcuni aspetti dell'identità personale sono "abbastanza evidenti", come il sesso, la nazionalità,  altri che lo sono meno, come le caratteristiche psicologiche. Ci chiediamo continuamente se siamo intelligenti o stupidi, coraggiosi o vigliacchi, ecc..

Un senso di identità personale abbastanza definito (l'individuo consapevole delle proprie caratteristiche) permette di percepirsi e valutarsi in modo costante nel tempo. Questo aspetto è di fondamentale importanza dal momento che ogni essere umano si trova ad affrontare nel corso della vita situazioni esterne imprevedibili e in continua trasformazione, come ci sta capitando in questi anni.

maral

Citazione di: paul11 il 18 Luglio 2017, 01:37:15 AM
Maral accogliamo tutta l'Africa? Non ha senso dire accolgo od ospito perchè tutto ha un limite nelle risorse economiche e territoriali, prima ancora che come Stato o nazione.
Paul, ho forse detto accogliamo tutta l'Africa? non buttarla anche tu in caciara polemica per favore.
Ho detto invece che occorre far sì che la situazione politica economica globale cambi radicalmente di indirizzo e che la politica dei respingimenti che sembra l'unica cosa che si ha in testa, terrorizzati dall'incubo delirante continuamente suggerito dagli imprenditori della paura che tutta l'Africa si riversi qui da noi sommergendo la nostra identità (quale identità, a parte quella dettata dal consumismo globale che tu stesso citi?) non è la soluzione e non è la soluzione perché ha un costo esorbitante senza peraltro risolvere nulla. Sostengo anche che il discorso dovrebbe interessare non solo l'Italia, ma tutta l'Europa e tutto il mondo, non è faccenda da piccole patrie, non può più esserlo.
Questa sinistra, nella misura in cui sostiene la globalizzazione finanziaria vigente, non è più sinistra, e non è più sinistra perché ha perso radicalmente il progetto globalizzante della sinistra (come il cristianesimo che ha da tempo perso di fatto il suo disegno globalizzante), rivolto alla dignità di ogni uomo, per abbracciare quello dei mercati finanziari. Non raccontarmi che Renzi è di sinistra che la ex socialdemocrazia europea è di sinistra, oggi. Esiste solo una classe burocratica internazionale completamente volta a difendere e incrementare l'attuale stato di disparità economica e la propria autoreferenzialità tecnocratica. Mentre dall'altro lato ci sono gli imprenditori della paura che sgomitano cinicamente aspirando solo a prenderne il posto.
L'identità è il frutto della nostra storia, vive dei nostri (e dei loro) ricordi, delle nostre (e delle loro) lingue madri, dei nostri (e dei loro) predecessori, dei segni (ormai sarebbe troppo parlare di simboli) che ci hanno lasciato (a noi e a loro), ma la storia cammina, non si fissa al ricordo immaginifico del passato e noi dovremo camminare con essa, per ricostruire le nostre identità, senza perdere per questo la nostra (e la loro) memoria, ma anche senza restarci abbarbicati come a una fantomatica ultima scialuppa di salvataggio che affonda mentre ci si prende reciprocamente a remate in faccia. E' un percorso difficile da fare insieme, una sfida che significa rinuncia per loro e per noi, ma occorre sperarci, occorre sperare di sapersi incontrare, perché ci siamo già incontrati, che lo vogliamo o meno e quello che accade a casa loro è in casa nostra che accade.
Poi d'accordo anche sul "aiutiamoli a casa loro", basta che sia vero, non una scusa che significa solo diamo un po' di soldi a debito per far finta di lavarci la coscienza e poi "che si arrangino a casa loro", che significhi andiamo in assetto di guerra a sorvegliare i loro confini per garantirci che nessuno arrivi. Casa loro è diventata da tempo la casa da depredare e vessare in ogni modo per garantire produzione e consumo. Casa loro non è da tempo più casa loro, come sempre meno lo saranno le nostre case. Anche noi dovremo prepararci a farci migranti, a viaggiare senza nulla, a esporci temendo sempre il naufragio e la rapina di noi stessi, ma con la fiducia e la speranza di un percorso da poter fare insieme. Non c'è altra strada che questa fiducia.






doxa

Maral ha scritto:
CitazioneL'identità è il frutto della nostra storia, vive dei nostri (e dei loro) ricordi, delle nostre (e delle loro) lingue madri, dei nostri (e dei loro) predecessori, dei segni (ormai sarebbe troppo parlare di simboli) che ci hanno lasciato (a noi e a loro), ma la storia cammina, non si fissa al ricordo immaginifico del passato e noi dovremo camminare con essa, per ricostruire le nostre identità, senza perdere per questo la nostra (e la loro) memoria, ma anche senza restarci abbarbicati come a una fantomatica ultima scialuppa di salvataggio che affonda mentre ci si prende reciprocamente a remate in faccia. E' un percorso difficile da fare insieme, una sfida che significa rinuncia per loro e per noi, ma occorre sperarci, occorre sperare di sapersi incontrare, perché ci siamo già incontrati, che lo vogliamo o meno e quello che accade a casa loro è in casa nostra che accade.


La nostra storia vive dei loro ricordi ? Ricordi di chi ? degli immigrati ? La nostra storia vive delle loro lingue madri ? Dei loro predecessori ? Dei segni che ci hanno lasciato ?


Maral, dicci la verità ? Ci stai prendendo in giro ? Mi sembra che il concetto di "identità" ti fa fare voli pindarici, diciamo filosofici, argomento che è più attinente al tuo sapere. 

maral

#43
Citazione di: altamarea il 18 Luglio 2017, 13:58:44 PM
Maral, scusami se te lo dico, ma oltre la filosofia dovresti studiare anche un po' di psicologia per sapere che l'identità caratterizza in modo inconfondibile ciascuno di noi come individuo e non come popolazione.
Altamarea, scusa se te lo dico, ma, prima di dedicarti alla psicologia, dovresti imparare a leggere, perché forse ti è sfuggito che quello che ho più volte scritto è proprio che l'identità è un fenomeno estremamente complesso, non riducibile ad alcuna etichetta, che riguarda l'individuo e lo riguarda nel suo relazionarsi ad altri, perché sono gli altri che danno continuamente all'individuo l'identità sempre parziale, mai definitiva in cui viene a riconoscersi. L'identità non può che essere individuale e l'ho sempre sostenuto, ma in questa individualità c'è il mondo intero.
La mia domanda sull'identità italiana intendeva mettere in luce proprio che non c'è alcuna identità italiana  se non parzialmente in una serie di pratiche socialmente condivise tra persone che in qualche modo hanno tentato e voluto riconoscersi come comunità per riuscire a stare insieme. L'identità è un processo sempre da recuperare, un modo di camminare insieme e di corrispondersi gli uni con gli altri sentendo il bisogno di farlo e credendo di poterlo fare.
L'identità non è oggettiva, perché non è un oggetto e non può essere considerata in oggetto, né è mai solo soggettiva. l'identità è una domanda che continuamente cerca risposta. Una domanda a cui solo altri possono dare risposta, per quanto nessuno di essi, in quanto altri, conosce la risposta.
Nell'identità non ci sono punti di riferimento solidi e fermi, ci sono illusioni e sogni di punti di riferimento solidi e fermi e di queste illusioni e sogni abbiamo estremo bisogno, pure del tentare di tenerli fermi, ma appena li avremo identificati e definiti ci accorgeremo della loro insufficienza ed è proprio questo che ci obbliga a procedere oltre, nel cammino che non ha un arrivo, ma è sempre a cercare altri punti fermi.
Questo fa sì che propriamente non ci sia alcun italiano, nigeriano, musulmano, cristiano o ebreo, ma solo questo e quell'individuo che partecipa dei modi di essere della comunità in cui è nato e cresciuto, ma continuamente li modula nel suo modo di essere singolare e unico.
Sono contento comunque che tu abbia considerato la mia domanda sull'identità italiana assurda. Era proprio quello che intendevo risultasse evidente. Se poi avessi anche saputo leggere quello che ho più volte scritto nei miei interventi ti saresti anche accorto del mio intento.

CitazioneLa nostra storia vive dei loro ricordi ? Ricordi di chi ? degli immigrati ? La nostra storia vive delle loro lingue madri ? Dei loro predecessori ? Dei segni che ci hanno lasciato ?
La storia di ognuno vive dei propri ricordi, dei propri linguaggi, dei propri predecessori e dei segni che hanno lasciato e per poter stare insieme sarà necessario offrirli l'uno all'altro in condivisione, sentirli nostri, nella nostra comune umanità.
Te l'ho detto, impara a leggere.

paul11

#44
ciao maral,
cerchiamo di essere realisti. Se non dai un limite vuol dire "porte aperte" e chiunque dall'Africa subshariana si sente in diritto di investire denaro e rischiare l vita per il nuovo "Eldorado".I dati dicono che sta crescendo esponenzialmente e non che fosse provvisorio come i nostri governanti a suo tempo hanno creduto per prendersi il denaro dall'Europa e investirlo in personale per accoglienza e ospitalità che poi sarebbero enti paragovernativi e quindi è un gioco elettoralistico. questo non è il modo di "salvare" l'Africa e chi ci vive.
la popolazione italiana è sotto  i sessanta milioni di abitanti e sta aumentando l'emigrazione per lavoro e intanto arriva l'immigrazione?
Questa è una contraddizione in termini di una società se non sono scelte di vita, bensì costrizioni economiche.
La Nigeria ,per fare un esempio,  da sola ha una popolazione di centonovantun milioni di persone, in USA, per dare dei paragoni ve n sono meno di trecentocinquanta milioni.
Vuol dire che la Nigeria,da sola, ha una popolazione circa quattro volte l'italia e metà degli USA:assurdo.
Ci sono problematiche sul lungo,-medio e breve periodo che chi governa deve prendere decisioni, se non si vuol subire.
Adatto che chi grida ospitalità non altrettanto grida allo sfruttamento economico internazionale  e agli squilibri che la globalizzazione crea, e questo della migrazione è anche un effetto e ci chi specula sulla transumanza umana dai Paesi di origine alle coste libiche con ONG finanziate chissà come e da chi visto che pochissime presentano bilanci trasparenti; la netta impressione è che nessuno voglia il bene di quei migranti, braccia per la delinquenza e da sottopagare per lavori rischiosi e spessissimo non in regola. Perchè finita l'accoglienza a pochi importa che siano braccia in mano alla camorra per la raccolta di pomodori, che vi siano cooperative di prestanome in mano alla mafia.E' un affare e un alvoro accogliere e ospitare, semmai paga il contribuente che spedisce i figli con laurea all'estero perchè la straordinaria crescita economica italiana "addavenì".In questo clima è chiaro che l'italiano che non è razzista, poichè non è ideologicamente portato al razzismo, comincia a "inalberarsi".visto che gli tolgono servizi sociali, gli allungano i termini di diritto pensionistico, non scendono le tasse.

Maral ,sono d'accordo sul tuo paradigma: ma altrettanto realisticamente non mi ci vuole molto a capire che non cambierà se non in peggio la globalizzazione. Gli studi di ricercatori sulle migrazioni globali per aree geografiche ( e  ci sono parecchi enti pubblici e privati, persino universitari) hanno diversi anni ormai.Se il nostro governo ha sottovalutato il problema migratorio significa che "erano troppo affaccendati ad altro" per studiarsi quali problematiche avrebbero potuto investirci e ci dice il livello della casta politica in termini di qualità intellettuali e di responsabilità,

Maral, ma dove hai letto che io abbia scritto che il PD attuale è sinistra? Sono fiancheggiatori del capitale.
Guarda che la storia insegna che i popoli e le tradizioni fortemente identificativi, come gli ebrei, sono quasi invincibili.
Sono gli "sradicati" che diventano banderuole al vento.
Nel medio periodo, la bilancia mondiale tenderà ad equipararsi, fra i paesi ricchi e poveri, questo è il segno positivo del capitalismo( e per questo la "sinistra" silente o nolente lo accetta) perchè ha bisogno di nuove domande mondiali di beni di consumo che gli verranno da nuovi mercati .
Continuerà la strategia di blocco delle superpotenze in Africa e Asia,con governi compiacenti o nemici da debellare. Su questo non ho realisticamente molta fiducia.
Ognuno è padrone del proprio destino, si fa imparare a camminare un bambino, ma c'è un tempo in cui una persona deve prendere decisioni e camminare da solo.
Comunque sono pessimista sia per noi che per loro. L'occidentale ormai è un morto che finge di non voler invecchiare,si stordisce di consumo per non dialogare con la propria coscienza, ammaestrato e rincoglionito fra le comodità decadenti, ormai ha poca spina dorsale.Continuerà a difendersi non prolificando concentrando quindi i beni ereditari: ma poi...........
Quindi non ha voglia di cambiare e subirà quindi traumaticamente il lungo periodo di una perdita di ricchezza.
Il migrante economico  è la parte di popolazione più sbandata del suo Paese originario,quindi è disposto a tutto pur di arricchirsi in fretta, perchè questo è il suo scopo

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