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Creazione di lavoro

Aperto da baylham, 28 Settembre 2018, 17:22:07 PM

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baylham

Molti sostengono che sia necessario sostenere ed incentivare gli imprenditori con benefici di carattere fiscale per il motivo che essi "creano lavoro". Chiedo: se gli imprenditori creano lavoro, chi o che cosa allora distrugge il lavoro creato?

paul11

#1
il mercato, come risposta sintetica.
Analiticamente è più complesso, sempre nella logica di essere in un mercato capitalistico, perchè a diverse forme di mercato la creazione o distruzione di posti di lavoro sono dati dai valori aggiunti, dalle produttività che nel rapporto produzione/distribuzione del reddito, sono iniqui e tendono a concentrarsi.
Dare denaro a chi ne ha già per in vestire, non è affatto risolutivo di più occupazione.
La tecnologia incorpora lavoro umano e lo sostituisce chi investe lo fa con beni strumentali tecnologicamente di ultima generazione, quindi più produttività e meno occupazione.
Nessun partito politico parlamentare a livello occidentale oggi segue strade alternative, quindi sono tutti perdenti e demagogici.
Una evoluzione seria del rapporto demografia e incrementi di produttivi dovuti alla tecnologia avrebbe dovuto comportare se gli incrementi di produttività storicamente dati fossero stati gestiti per liberarsi dal lavoro e non per essere o dipendenti o disoccupato, in riduzione d'orario di lavoro a parità di salario/stipendio, tutti lavorerebbero poche ore settimanali.
Si trattava di sceglier e se la qualità della vita fosse avere più tempo libero rispetto al tempo del lavoro.
La furbizia del capitalismo è far credere che più si lavora e più  ci si arricchisce, fino ad essere dopato del lavoro.
Le crisi cicliche storiche dimostrano che il potere reale degli stipendi e salari in realtà non subisce mutamenti, e quando i prezzi di prodotti ad alta tecnologia si abbassano , lo si ha quando c'è una forte standardizzazione che abbatte il costo del prodotto da parte di chi lo produce e quindi può abbassare i prezzi finali mantenendo gli stessi margini, o incrementandoli, di profitto.

anthonyi

baylham, in realtà gli imprenditori non creano nulla, essi sfruttano le opportunità. C'è la possibilità di guadagnare 10, facendo lavorare una persona, e pagandola 8, e loro la fanno lavorare guadagnando 2.
Se però lo stato dice che di quei 10 deve incassare 3 di tasse, allora all'imprenditore non conviene più e non fa lavorare.
Se però lo stato si accontenta di incassare 1 allora l'imprenditore ha convenienza ad assumere perché guadagna 1.
Per cui la risposta alla tua domanda è che è lo stato con le tasse alte (Sugli imprenditori) che distrugge il lavoro, e detassando restituisce il lavoro che aveva distrutto.

NB: la precisazione tra parentesi è importante perché esclude sia la rendita che il reddito da capitale da questo ragionamento.

paul11

..........ho dimenticato il beneficio fiscale,nella mia risposta.
Non è un beneficio fiscale sui prestatori d'opera come lavoratori subordinati, quindi un rapporto fra dipendenti e datore di lavoro,  bensì è di carattere decontributivo.
Gli Stati ,con opportune manovre possono incentivare o disincentivare sia gli investimenti, con tassi di prestito finanziario agevolati, quindi al di sotto dei tassi ordinari di mercato, e con i lavoratori dipendenti appunto sui contributi che pagano i datori di lavoro all'INPS, INAIL ecc. Non è quasi mai generalizzato, vale a seconda della tipologia di contratto di assunzione, per luoghi geografici ( al Sud Italia ad esempio) per fasce d'età, ad esempio fino ai 30 anni di età dell'assunto( è solo un esempio anche se vicino al vero)
Questo sblocca il cosiddetto turnover. Adatto che il neo assunto costa parecchio meno del dipendente anziano che ha lo stesso ruolo e mansione in azienda, la politica imprenditoriale può essere di incentivare le dimissioni di quest'ultimi per assumere qualche giovane,Difficilmente i rapporti numerici sono uguali, proprio per avanzamento tecnologici, quindi sempre ad esempio escono 10 persone, ne entrano 7. Questo a parità di tutti gli altri costi .

0xdeadbeef

Citazione di: anthonyi il 28 Settembre 2018, 19:37:33 PM
baylham, in realtà gli imprenditori non creano nulla, essi sfruttano le opportunità. C'è la possibilità di guadagnare 10, facendo lavorare una persona, e pagandola 8, e loro la fanno lavorare guadagnando 2.
Se però lo stato dice che di quei 10 deve incassare 3 di tasse, allora all'imprenditore non conviene più e non fa lavorare.
Se però lo stato si accontenta di incassare 1 allora l'imprenditore ha convenienza ad assumere perché guadagna 1.
Per cui la risposta alla tua domanda è che è lo stato con le tasse alte (Sugli imprenditori) che distrugge il lavoro, e detassando restituisce il lavoro che aveva distrutto.

NB: la precisazione tra parentesi è importante perché esclude sia la rendita che il reddito da capitale da questo ragionamento.


In realtà la cosa è "leggermente" più complicata...
Nel nostro paese, ad esempio, nessuno si lamenta più del "costo del lavoro" (in sintesi la somma di salari e contributi);
perchè, semplicemente, esso è tutto fuorchè alto.
Gli imprenditori si lamentano semmai di altri fattori, come ad esempio la difficoltà a calcolare i costi e la burocrazia (non sfugga
che, a differenza dei decenni precedenti, molte imprese stanno delocalizzando in paesi nei quali il costo del lavoro è più
alto che nel nostro - come Austria e Svizzera).
Quindi non semplifichiamo oltre misura un quadro molto più complesso di quanto la superficiale e "gretta" lettura liberale
(che si basa sul sempiterno fondamento ideologico, anzi metafisico, per cui basta seguire il proprio utile immediato per
ricavarne un utile generale) tenderebbe a farci credere.
saluti

InVerno

Il mercato in alcuni casi, lo stato in altri .. però solo se mal gestiti..forse quello che è sicuro che lo distrugga in ogni caso è la tecnologia, sia nelle sue forme sociali (globalizzazione)sia nelle sue forme tecniche (meccanizzazione). Io comunque mi preoccuperei di più di un altro assunto, ovvero che la ricchezza degli imprenditori poi "percoli" verso i poveri, la famosa piramide di bicchieri, un assunto strettamente imparentato e lungi dall'essere dimostrato.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

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