Coronavirus a Pasqua: le esigenze del culto ai tempi del COVID 19

Aperto da Eutidemo, 08 Aprile 2020, 11:46:00 AM

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Eutidemo


Premetto di non essere un teologo, nè, tantomeno, un esperto di diritto canonico, però, da decenni, la mattina leggo sempre qualche brano dei vangeli; per poi rifletterci un po' la sera, supportandomi con i commenti dei Padri della Chiesa e di altri commentatori qualificati.
Per cui, invitandovi caldamente a considerare quanto scrivo con cautissimo beneficio d'inventario, qui di seguito mi accingo a prospettare qualche mia breve considerazione circa le problematiche che il Coronavirus sta comportando al culto cristiano: in generale e per Pasqua in particolare.


1)
LA CHIESA
A prescindere dalla "Messa" in senso tecnico (che un sacerdote può celebrare anche da solo), per quanto concerne le riunioni dei fedeli in chiesa, per pregare assieme Dio nel suo tempio, Gesù disse ai suoi discepoli: "In verità vi dico: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà; perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Matteo 18,15-20).
Per cui non c'è dubbio alcuno che, laddove la cosa sia possibile e non rechi danno a nessuno, la riunione dei fedeli risulterà senz'altro gradita a Dio; fermo restando che Dio è vicino ed esaudisce le preghiere anche di chi è solo a casa sua o in qualunque altro luogo!


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Riguardo a "dove" e "come" pregare, però, ritengo opportuno rammentare anche l'episodio della "Samaritana al pozzo", quando essa  propone a Gesù il quesito sul "Luogo del Culto", che per i Giudei era il Tempio di Gerusalemme e per i Samaritani un Tempio costruito sul Monte Garizim; ed infatti, i Samaritani  contrapponevano il loro tempio sul monte Garizim al Tempio di Gerusalemme.
E Gesù le risponde: "Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né nel tempio di Gerusalemme adorerete il Padre;  è invece giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre <<in Spirito e Verità>>; perché il Padre cerca tali adoratori. Ed infatti, Dio è Spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo <<in Spirito e Verità">>(Giovanni 4,1-30).
Cioè, secondo le chiarissime parole di Gesù, il luogo dell'adorazione non ha la benchè minima rilevanza!
Concetto, questo, ribadito in tutta la patristica, a cominciare da Minucio Felice, il quale, deprecando l'eccessiva costruzione di templi dedicati al Creatore (nessuno dei quali può contenerne l'immensità), ribadiva che l'unico vero tempio dove il Signore volentieri alloggia, è il cuore dell'uomo.

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Sempre Gesù, poi, aggiunge in un'altra occasione: ""Quando pregate, non siate come gli ipocriti; poiché essi amano pregare stando in piedi nei templi e agli angoli delle piazze per essere visti dagli uomini. Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa." (Matteo 6,5-8)
Anche questo mi sembra molto chiaro!


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Perciò, nel periodo di "lock-down", per rispetto della vostra salute e di quella del prossimo (cioè, in osservanza del "primo comandamento"), per Pasqua statevene tranquillamente chiusi nel vostro appartamento, rivolgendo la vostra preghiera a Dio nel segreto del vostro cuore; e Lui, che vede nel segreto, vi darà lo stesso ascolto che vi darebbe in chiesa in mezzo agli altri ed in presenza del sacerdote!
La qual'ultima cosa, magari, per alcuni potrebbe anche essere "emotivamente" più gratificante, visto che l'uomo è un animale sociale e gregario; però, "spiritualmente", come ha spiegato Gesù, questo è del tutto irrilevante!
Molti, invece, confondono le due cose.


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Inoltre, sempre seguendo l'insegnamento di Gesù, "Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole (magari rigirandosi nelle mani un Rosario). Non fate dunque come loro, poiché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima ancora che gliele chiediate.(Matteo 6,5-8)
E disse pure: "Chi ha orecchi per intendere, intenda!"


2)
LA CONFESSIONE
Quanto alla Confessione, modernamente denominata "Riconciliazione", per rendere il nome di tale sacramento meno ostico alle delicate orecchie di noi contemporanei, non c'è alcun dubbio che, secondo i canoni, essa vada fatta "in presenza"; nei Vangeli, però, non se ne parla affatto (se non per vaghe allusioni indirette congetturate dagli esegeti), per cui, non parlandone, Gesù non ebbe neanche modo di precisare come andasse fatta.


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Poichè tale istituzione è comunque molto antica, la prescrizione di base è sempre stata quella che essa andasse fatta "non per epistulam, sed in presentia"; intendendo, cioè, il concetto di "presenza" nel senso di "contestualità del colloquio", perchè, ovviamente, una confessione per lettera comporterebbe sfasature temporali ed altre problematiche inaccettabili ai fini dell'efficacia del Sacramento.
Però, nei canoni, non si parla mai di "distanza" (concetto ben diverso da quello di "presenza"); per cui, ad esempio, Simeone Stilita ed altri stiliti, confessavano i fedeli a volte a parecchie decine di metri di distanza, magari usando un imbuto di bronzo come amplificatore.
Quindi ne consegue che, purchè il penitente ed il confessore siano entrambi "presenti" al colloquio, a mio personale avviso una confessione per telefono, per videotelefono o con skype (in sostituzione dell'imbuto) dovrebbe ritenersi del tutto lecita e regolare!
Ed infatti, purchè il colloquio sia contestuale:
- nessun canone stabilisce la distanza massima consentita tra confessore e confessando per effettuare la confessione:
- nessun canone vieta l'utilizzo di strumenti per far giungere la voce dell'uno all'orecchio dell'altro (dal megafono al telefono).
Tuttavia questa mia -un po' audace- interpretazione non sembra avere  il "placet" vaticano; lasciate perdere!


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Per cui, se volete stare tranquilli, non date retta a me (anche visto che, tanto, nessun sacerdote vi confesserà mai per telefono o skype), ma date invece retta a Papa Francesco, il quale, recentemente, nella Messa di Santa Marta, considerando l'emergenza del COVID-19 ha spiegato come fare la Confessione in assenza  di sacerdoti, dicendo: 
"Io so che tanti di voi, per Pasqua andate a fare la confessione per ritrovarvi con Dio. Ma, tanti mi diranno oggi: "Ma, padre, dove posso trovare un sacerdote, un confessore, perché non si può uscire da casa? E io voglio fare la pace con il Signore, io voglio che Lui mi abbracci, che il mio papà mi abbracci... Come posso fare se non trovo sacerdoti?" Tu fai quello che dice il Catechismo. È molto chiaro: se tu non trovi un sacerdote per confessarti, parla con Dio, è tuo Padre, e digli la verità: "Signore ho combinato questo, questo, questo... Scusami", e chiedigli perdono con tutto il cuore, con l'Atto di Dolore e promettigli: "Dopo mi confesserò, ma perdonami adesso". E subito, tornerai alla grazia di Dio".
Per cui, in pratica, a mio parere:
- fate almeno tre telefonate a sacerdoti che conoscete, o trovati su "pretioline.it", ovvero al Vicariato, chiedendo se qualcuno è disposto a venirvi a confessare a casa (a distanza di sicurezza).
- se qualcuno viene, bene, altrimenti fate come dice il Papa, e confessandovi direttamente con Dio, otterrete lo stesso risultato.


3)
L'EUCARISTIA, IL VIATICO E L'ESTREMA UNZIONE.
Al riguardo non esprimo opinioni personali, perchè in proposito si è già espresso il direttore dell'Ufficio nazionale per la "Pastorale della Salute della Cei" don Massimo Angelelli, dichiarando pubblicamente:
a)
"In questo momento centinaia di preti sono negli ospedali a fianco dei malati e degli operatori sanitari, condividendo tutti i rischi e le fatiche della vita ospedaliera."
b)
"Dal nostro ufficio abbiamo sollecitato le parrocchie a organizzarsi affinché l'Eucaristia possa raggiungere anche le persone che vivono in condizione di isolamento domestico. Per quanto riguarda i malati, a determinate condizioni e con le dovute precauzioni, i sacerdoti continuano a visitarli portando loro l'Eucaristia e amministrando il viatico e l'unzione degli infermi".
Per cui, all'occorrenza, dovrebbe essere sufficiente telefonare in Parrocchia, ricordando al Parroco tali superiori direttive.


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Un saluto a a tutti! :)

anthonyi

In realtà, Eutidemo, questa pandemia in Italia è stata un'opportunità eccezionale per la Chiesa che ha dato dimostrazione di modernità, trasferendo i riti in televisione o sul Web, con eccezionali risultati di ascolto, nettamente superiori alla frequenza delle celebrazioni in chiesa.
Allo stesso tempo è stata per la Chiesa l'occasione per risvegliare modelli culturali del passato, nello stile della danza della pioggia, che rinforzano l'autorevolezza di questa istituzione, quanto meno nei confronti di certe fasce della popolazione meno educate alla cultura scientifica.


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