Chi ha sparato al nostro ambasciatore e alla sua scorta?

Aperto da Eutidemo, 24 Febbraio 2021, 13:34:38 PM

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Eutidemo

Al riguardo, il governo congolese ha rilasciato la seguente dichiarazione: "Gli assalitori, sei, muniti di cinque armi di tipo Ak47 e di un machete hanno esploso tiri di avvertimento prima di obbligare gli occupanti dei veicoli a scendere e seguirli nel fitto del parco, dopo aver abbattuto uno degli autisti al fine di creare il panico. I ranger e l'esercito si sono messe alle calcagna del nemico. A 500 metri dalla strada, vistisi seguiti, i rapitori hanno tirato <<da distanza ravvicinata>> sul carabiniere, deceduto sul posto, e sull'ambasciatore, ferendolo all'addome. Quest'ultimo è morto per le ferite, un'ora più tardi, all'ospedale della Monusco di Goma"
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Naturalmente sarà l'"autopsia" a rivelare se quanto affermato dal governo congolese  sia o meno vero, e, cioè, se i colpi sono stati sparati:
- da "distanza ravvicinata", nel qual caso la versione ufficiale è la più plausibile;
- da "maggiore distanza", ed, allora, è più probabile che i nostri connazionali siano stati uccisi dal "fuoco amico" dei Rangers congolesi.
Ed infatti, le caratteristiche morfologiche del foro di entrata variano in rapporto alla di­stanza di sparo; per convenzione si è soliti distinguere tra i colpi sparati da lontano (> 50 cm), e quelli  sparati a di­stanza ravvicinata (< 50 cm) ed a contatto.
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A dire il vero, tale circostanza, almeno in modo approssimativo, è verificabile anche ad occhio nudo, in quanto:
- nei colpi sparati da lontano il foro d'ingresso si presenta circolare (se il proiettile è penetrato perpendicolarmente alla superficie cutanea) o ovalare (se è penetrato obliquamente), con margini finemente sfrangiati e talora introflessi, ma, nel complesso, abbasta ben definiti;
- nei colpi sparati da vicino, invece, il il foro d'ingresso presenta margini più  frastagliati, per effetto del violento ingresso dei gas nel tessuto sottocutaneo, e, se il colpo è molto vicino, appare anche evidente il cosiddetto "alone di ustione", determinato dall'azione della fiammata e dei gas ad alta temperatura liberati dalla canna dell'arma.
In alcuni casi la differenza tra un caso e l'altro, è abbastanza evidente anche ad occhio nudo; ma, in ogni caso, per averne la certezza è necessario effettuare un'attenta ed accurata autopsia.
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Occorre poi verificare se il proiettile è soltanto "penetrato" il corpo, e, quindi, ci è rimasto dentro, oppure se lo ha "perforato", e, quindi, si è poi perso nella boscaglia.
Nel primo caso, infatti, sarà possibile esaminarlo, per verificare due cose:
- le "impronte balistiche di classe", per mezzo delle quali si risale al tipo e al modello di arma;
- le  "impronte balistiche peculiari", le quali, invece sono specifiche della singola arma che ha sparato.
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Quanto alle prime, cioè le "impronte balistiche di classe", sembra appurato che i rapitori usassero degli AK 47, comunemente denominati Kalašnikov, le cui prime versioni adottavano munizioni calibro 7,62 × 39 mm, e, successivamente quelle da 5,45 × 39 mm.
Le armi in dotazione ai Rangers congolesi, non si ha ancora idea di quali fossero, ma, almeno in teoria, dovrebbe trattarsi di una qualche versione dell'M16, che, invece utilizza munizioni 223 Remington, cioè del calibro 5,56 × 45 mm NATO; però ho visto da alcune foto che, talvolta, anche le forze dell'ordine congolesi hanno in dotazione il Kalašnikov.
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Pertanto, secondo me, bisognerebbe pretendere una verifica documentata del tipo di armi in dotazione ai Rangers che hanno assalito i ribelli che avevano sequestrato (senza ucciderli) i nostri connazionali.
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Quanto alle seconde, invece, e cioè alle  "impronte balistiche peculiari", le quali, sono specifiche della singola arma che ha sparato, bisognerebbe pretendere un riscontro delle armi usate dai vari partecipanti al conflitto a fuoco; oppure di quelle abbandonate anonimamente sul terreno (da riscontrare con le impronte digitali e le tracce di DNA).
Ed infatti, durante il passaggio attraverso la canna, a causa dell'attrito determinato dalla presenza delle rigature della canna e di imperfezioni casuali e microscopiche dell'anima della stessa, sulla superficie del proiettile si formano delle striature (macro e micro) e dei segni che possono far identificare la "specifica" arma che ha sparato il proiettile ritrovato nel corpo della vittima.
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Ciò premesso, e fatti salvi, appunto, i necessari riscontri materiali di cui sopra, a livello di mere congetture a me la dichiarazione ufficiale non sembra troppo convincente.
Ed infatti, secondo me:
- i sequestratori non avevano alcun interesse o intenzione di uccidere i prigionieri, altrimenti li avrebbero uccisi durante l'imboscata, e non li avrebbero catturati portandoseli al proprio seguito;
- vistisi seguiti, o meglio, assaliti dai Rangers, i rapitori avevano ben altro da pensare che sparare al nostro carabiniere e al nostro ambasciatore, in quanto, prima che a loro, si sarebbero preoccupati di sparare sui Rangers aggressori.
Pertanto, nello scontro a fuoco, almeno a mio parere, è più probabile:
- che i nostri connazionali siano stati accidentalmente uccisi dal fuoco dei Rangers, che sparavano nel mucchio "da lontano", e che, quindi, non potevano certo discernere bene i bersagli;
- piuttosto che dai rapitori, che ce li avevano "vicino", e che, quindi, molto più difficilmente li avrebbero potuti colpire per sbaglio; mentre, con intenzione, come sopra detto, era poco plausibile.
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Come ho detto, le mie sono mere congetture, perchè è impossibile sapere con certezza cosa sia effettivamente avvenuto nei momenti convulsi di uno scontro a fuoco; per cui occorre effettuare i necessari riscontri materiali con la massima attenzione ed accuratezza, in quanto potrebbe esserci qualcuno che potrebbe avere avuto interesse a "compromettere" le prove.
Ed infatti, a mio modesto parere di profano, l'anatomopatologo che esaminerà i corpi delle vittime, con la collaborazione di un perito di "balistica terminale", dovrebbe accertare con la massima accuratezza quali ferite siano intervenute "prima" (antemortem), "durante" (perimortem) o "dopo" il decesso (postmortem).
Ed infatti, in passato, si è verificato da parte di qualcuno il tentativo di simulare "perimortem" o "postmortem" uno colpo ravvicinato, sparando "a cartuccia vuota" (cioè "a salve")  sulla ferita letale, la quale, invece, era stata in orgine inferta con uno sparo da lontano; in tal modo, infatti, si provoca un "alone di ustione", che può appunto lasciare credere che la vittima sia stata uccisa con un colpo d'arma da fuoco a breve distanza (sebbene, esaminando bene il foro ed il tipo di lesione ai tessuti interni, il trucco si possa agevolmente scoprire).
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Ma non voglio certo rubare il mestiere a nessuno (anche considerando che non è certo il mio, per fortuna), per cui staremo a vedere quello che diranno i (veri) esperti e periti in materia.
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