Che significa "America first"?

Aperto da cvc, 13 Aprile 2017, 20:56:39 PM

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Eutidemo

Citazione di: cvc il 15 Aprile 2017, 09:47:58 AM
Eutidemo non ha tutti i torti a definire Trump un fenomeno locale, nel senso che l'escalation militare pare un rimedio alle sue difficoltà di consenso interne. La guerra, come già avvenne con Bush Jr, ha la forza di coalizzare l'opinione pubblica di uno stato mossa dall'inconscio collettivo del sentimento nazionale.  Ma il fenomeno potrebbe essere generalizzato. I leader mondiali, per rafforzare il consenso nel loro paese, fanno a gara a chi ce l'ha più grosso (l'ordigno ovviamente). C'è quello che spara lo zio col razzo, quello che annuncia l'attacco missilistico (all'Iraq..hops, no alla Siria) mentre gusta una squisita torta al cioccolato, ma c'è anche chi si limita più modestamente a far sparire gli avversari interni facendoli semplicemente  morire misteriosamente, c'è chi (probabilmente) inscena fittizi colpi di stato per consolidare il suo potere.
I capi deille grandi potenze governano con metodi mafiosi, mentre la Cina comunista predica il liberalismo economico...
Sono lontani i tempi in cui l?america era simbolo di libertà e progresso. Ha ragione InVerno, il grido "America first" sembra il colpo della disperazione di un pugile suonato

Essì.
Tra qualche secolo ci sarà un nuovo GIBBON che scriverà la "Storia della decadenza e della caduta dell'Imper(ialism)o Americano. ;D  ;D  ;D
BUONA PASQUA :)

Fharenight

 "America first", ma forse non vi siete accorti che c'è pure  "Prima gli italiani", ma anche "Britain First"

Le vostre paure avrebbero senso se si capisse la reale e principale radice dei mali delle nostre società: L'uomo non riesce mai (finora almeno non lo è stato) ad essere EQUILIBRATO, nella storia è stato quasi sempre estremista, in un senso o nell'altro, in un modo o in un altro.
Come diceva un antico filosofo, "in medio stat virtus", ma pochissime volte i capi di Stato, politici e militari sono grandi in questa virtú.
A mio parere è OVVIO che oggi si cerchi un dietro front dalle (false) solidarietà tra le nazioni. È OVVIO che nascano nel cuore del popoli desideri identitari e nazionalistici (tra i quali mi annovero io).
Dopo il forzato e dannoso mondialismo realizzato sostansialmente a fini economici, dopo la globalizzazione attuata con la complicità delle sinistre e che ci ha impoverito tantissimo. Dopo la perdita di importanti diritti conquistati col sudor della fronte, dopo una voluta, incotrollata e pazzesca invasione a cui siamo forzatamente sottoposti che ci sta facendo collassare sotto tutti i punti di vista. Dopo la tanto declamata "società multirazziale" il cui risultato è un melting pot fatto di quartieri etnci chiusi, povertà, miseria, degrado, delinquenza e malavita spicciola, tra cui il grave problema delle comunità maomettane che pian piano accampano sempre piú diritti per affermare e poi imporre l'ideologia politico-religiosa islamica che urta vergognosamente con le Costituzioni occidentali e con la Carta dei Diritti Umani... e si tende a lasciarli fare, a difenderli pure. Tutto questo a scapito sempre degli autoctoni.... Allora capite che si è tirato troppo la corda in questo senso.
Siamo letteralmente schifati dalla situazione attuale e temiamo il peggio. Allora, se non si comprende questo, se non si vuole capire che si è tirato troppo la corda, volenti o meno, ma la corda è arrivata al massio della tensione e sta perspezzarsi.

Ora bisogna fare dietro front, rmettere in ordine e in tranquillità le società, far prevalere il buon senso anziché continuare con la stronzata della liberté, egalité fraternité che, col guazzabuglio che si è creato, si sta  trasformando in una bomba che ci scoppierà in mano.
Certo, per evitare grandi disastri ed altre insopportabili dittature, per attuare il cambiamento che noi identitari ci auguriamo, occorrono uomini in gamba, seri, determinati, con le idee chiare, uomini di buona volontà con la pace nel cuore, la fede nella giustizia  e la saggezza nella mente, che pratichino l'antico detto: In medio stat virtus.


InVerno

#17
Poi dal punto di vista sociale la questione è ben testimoniata da Farheneit, pargoli che hanno succhiato e strasucchiato dalla mammella dell'egalitè\fraternitè, e con ancora la bocca sporca di quel latte urlano e schiamazzano per il ritorno di un darwinismo sociale nazionalista. Con l'aggravante americana che questi pargoli sono della rust belt, non solamente una questione di carbone ma una questione di industria pesante, pesante e arruginita. Il paradosso è presto detto, america first vuol dire coccolare la rust belt e puntare su una ripresa immediata e drogata di finanziamenti e manovre ad hoc per preservare posti di lavoro fuori mercato. L'idea malsana è che il riscaldamento globale sia una bufala made in China per rallentare i propri competitors e i Trumpisti sarebbero quei furboni che non se la danno a bere continuando a investire sul carbone della rust belt per mantenersi sul mercato nonostante le "fake news" cinesi. Quando il presupposto politico è cosi gravemente errato, ci si possono solo aspettare conseguenze drammatiche. Quando fra vent'anni l'America sarà un una nazione a carbone,, vedremo quale sarà la soluzione per "america first", di sicuro più il declino americano si approfondità più il grido "america first" diventerà forte e assordante per tutti. L'Europa ha finalmente l'occasione di abbandonare i cugini un po cialtroni d'oltre mare, e farlo prima che scalcino cosi forte da provocare qualche conflitto. I rapporti Tedeschi con Turchia e China sono preziosi più che mai e gli inglesi che si sono schierati con la vecchia colonia avranno le loro gatte da pelare.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

InVerno

Un punto che non viene quasi mai dibattuto in Europa e io stesso non ho menzionato ma è ben conosciuto in america è l'influenza della filosofia di Ayn Rand e la corrente oggettivista sul liberismo moderno. Parlando con amici americani della questione, ho avuto nette impressioni sull'influenza di questa scrittrice sulla cultura americana e sulla corrente dei tea party. Ayn Rand sta all'adolescente americano come Nietzsche sta all'adolescente europeo voglioso di "filosofia col martello", salvo che il paragone tra i due pare perlomeno improprio nei contenuti. America first, che potrebbe tranquillamente essere riprodotto in "me first" è anche questo, la degenerazione del partito repubblicano americano, passato dal conservatorismo di illustri presidenti all'egotismo del recentissimo Trump, non una questione sottotraccia tuttavia. E mentre l'imperialismo americano ha subito alti e bassi indipendentemente dal partito alla presidenza, questioni tipiche del conservatorismo sono passate dalla conservazione alla demolizione. In primis la questione ambientale già citata e che rappresenta per noi europei forse il più imminente pericolo. Basti sapere la linea Reagan o Nixon, se non addirittura Bush senior, e confrontarla con la linea Trump per tracciare questa metamorfosi della conservazione, dalla conservazione per principio alla conservazione di se stessi, dalla conservazione del sistema alla conservazione del momento attuale e dei benefit immediati. Come ha recentemente sottolineato in note satiriche Bill Maher, la domanda per il repubblicano medio si è trasformata da una generica domanda di conservazione a "what would a dick do?" ("che cosa farebbe una testa di cazzo?") E qui si ritorna ad Ayn Rand, che pare onestamente ossessionata nel porsi questa domanda e fornire peraltro risposte convincenti nella formazione dei suoi eroi, emerite teste di cazzo alla sempiterna ricerca di mantenere e conservare questo status "alternativo" composto di scelte al limite della sociopatia e l'anafettività, scelte operate "col martello" nel tentativo di divinizzare se stessi, la generica moda di rendersi odiosi e astiosi per rendersi felici e famosi. Da non dimenticare poi l'endorsement di Putin, un altra traccia importante per comprendere come "america first" stia realmente in piedi. Chi segue anche lontanamente la retorica putiniana sa bene che la difesa retorica di Putin davanti ai criticismi sia principalmente puntare il dito contro l'america. Lo scopo principale della retorica di Putin è quello di dimostrare che gli U.S.A. sono uguali se non peggio, per esempio i media russi sono i primi a segnalare eventuali brogli nelle elezioni americane per il semplice scopo di dimostrare che non esiste un "mondo migliore" e che le elezioni per esempio sono "sempre corrotte, anche in America". Putin non poteva trovare miglior alleato per le prossime presidenziali e specialmente per l'elaborazione del motto della prossima campagna elettorale, sdoganato abilmente dall'alleato dalla capigliatura arancione. E questo non solo offre un dejavu di guerra fredda, ma anche e specialmente un esempio di come "America first" potrebbe diventare il primo tassello di un domino di reazione a catena per tantissimi altri stati connessi. Ayn Rand, bisfrattata e poco considerata in Europa, potrebbe in realtà diventare una pensatrice fondante della nuova Europa, basata sull'individualismo sfrenato in un campo già preparato dal neoliberismo. La nota positiva è che solitamente queste società durano molto poco, la nota negativa è come e perchè finiscono.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

cvc

Citazione di: InVerno il 19 Aprile 2017, 11:06:27 AM
Un punto che non viene quasi mai dibattuto in Europa e io stesso non ho menzionato ma è ben conosciuto in america è l'influenza della filosofia di Ayn Rand e la corrente oggettivista sul liberismo moderno. Parlando con amici americani della questione, ho avuto nette impressioni sull'influenza di questa scrittrice sulla cultura americana e sulla corrente dei tea party. Ayn Rand sta all'adolescente americano come Nietzsche sta all'adolescente europeo voglioso di "filosofia col martello", salvo che il paragone tra i due pare perlomeno improprio nei contenuti. America first, che potrebbe tranquillamente essere riprodotto in "me first" è anche questo, la degenerazione del partito repubblicano americano, passato dal conservatorismo di illustri presidenti all'egotismo del recentissimo Trump, non una questione sottotraccia tuttavia. E mentre l'imperialismo americano ha subito alti e bassi indipendentemente dal partito alla presidenza, questioni tipiche del conservatorismo sono passate dalla conservazione alla demolizione. In primis la questione ambientale già citata e che rappresenta per noi europei forse il più imminente pericolo. Basti sapere la linea Reagan o Nixon, se non addirittura Bush senior, e confrontarla con la linea Trump per tracciare questa metamorfosi della conservazione, dalla conservazione per principio alla conservazione di se stessi, dalla conservazione del sistema alla conservazione del momento attuale e dei benefit immediati. Come ha recentemente sottolineato in note satiriche Bill Maher, la domanda per il repubblicano medio si è trasformata da una generica domanda di conservazione a "what would a dick do?" ("che cosa farebbe una testa di cazzo?") E qui si ritorna ad Ayn Rand, che pare onestamente ossessionata nel porsi questa domanda e fornire peraltro risposte convincenti nella formazione dei suoi eroi, emerite teste di cazzo alla sempiterna ricerca di mantenere e conservare questo status "alternativo" composto di scelte al limite della sociopatia e l'anafettività, scelte operate "col martello" nel tentativo di divinizzare se stessi, la generica moda di rendersi odiosi e astiosi per rendersi felici e famosi. Da non dimenticare poi l'endorsement di Putin, un altra traccia importante per comprendere come "america first" stia realmente in piedi. Chi segue anche lontanamente la retorica putiniana sa bene che la difesa retorica di Putin davanti ai criticismi sia principalmente puntare il dito contro l'america. Lo scopo principale della retorica di Putin è quello di dimostrare che gli U.S.A. sono uguali se non peggio, per esempio i media russi sono i primi a segnalare eventuali brogli nelle elezioni americane per il semplice scopo di dimostrare che non esiste un "mondo migliore" e che le elezioni per esempio sono "sempre corrotte, anche in America". Putin non poteva trovare miglior alleato per le prossime presidenziali e specialmente per l'elaborazione del motto della prossima campagna elettorale, sdoganato abilmente dall'alleato dalla capigliatura arancione. E questo non solo offre un dejavu di guerra fredda, ma anche e specialmente un esempio di come "America first" potrebbe diventare il primo tassello di un domino di reazione a catena per tantissimi altri stati connessi. Ayn Rand, bisfrattata e poco considerata in Europa, potrebbe in realtà diventare una pensatrice fondante della nuova Europa, basata sull'individualismo sfrenato in un campo già preparato dal neoliberismo. La nota positiva è che solitamente queste società durano molto poco, la nota negativa è come e perchè finiscono.
Interessante questa analisi sociologica di una deriva individualista e nazionalista dell' intellighenzia americana che, se da un lato non se ne capisce bene la necessità, d'altra parte si vede bene dove porterà: alla distruzione di quei valori di liberismo e progresso che sono l'essenza stessa degli Usa, perlomeno nella nostra concezione ideale d'oltre oceano.
Ma la cosa più sconcertante è il livello di un uomo che dimostra deficit cognitivi, compie gaffe tremende, parla davanti al mondo confondendo in continuazione i nomi dei paesi dimostrando una cultura inesistente e pur avendo sempre dichiaratamente difeso i più ricchi, è stato eletto col voto dei poveri. Certo dev'essere un'America strana se nemmeno lo star System  riesce più ad avere influenza sull'immaginario della popolazione. È un'America che credo abbia perso il contatto con la realtà e sta vivendo una psicosi collettiva. Ma, pur non essendone profondo conoscitore, credo esista anche una parte di America sana che lotterà per recuperare il lume della ragione. Sperando che nel frattempo non si scateni una guerra atomica.
Io continuo a pensare che il meccanismo delle primarie è una pianta velenosa che sta dando i suoi frutti.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

InVerno

#20
Citazione di: cvc il 19 Aprile 2017, 11:51:13 AMMa, pur non essendone profondo conoscitore, credo esista anche una parte di America sana che lotterà per recuperare il lume della ragione. Sperando che nel frattempo non si scateni una guerra atomica.
L'america "sana" , o per meglio dire l'opposizione, a mio avviso vive in maniera quasi stupefacente gli stessi problemi che l'Italia visse nell'affrontare il fenomeno Berlusconi.Difficoltà di contrastare l'aritmetica delle balle, che raccontate a valanga sfruttano quello che si potrebbe chiamare "effetto Goebbels" riguardo all'efficacia delle bugie ripetute e l'impossibilità di verificarle tutte. Ne deriva un incapacità di tenere una linea politica di reale contrasto, tanto che già i democratici sono piegati a sperare nell'empeachment per le infiltrazioni russe tanto quanto la sinistra Italiana aspettava speranzosa le sentenze. La polarizzazione politica avviene intorno alla persona di Trump anzichè alle vicende politiche, degenerando la precedente frattura sociale (del presidente nero) come in Italia fu mani pulite. Trump dal canto suo , cerca di mantenere lo status di permanente campagna elettorale come da manuale del buon populista. Tante sono le similitudini nella reazione al Trumpismo, molte di più di quante ce ne sono (e sono state vagamente sottolineate) nelle specifiche figure dei due leaders in questione. Ciò che va a vantaggio americano, nel senso che potrebbe accorciorare la loro permanenza in questo stato narcolettico rispetto all'esperienza italiana, sono la questione del controllo dei media e in generale il peso specifico dell'individuo se rapportato all'economia nazionale, che nel caso di B era notevolmente più ampio. Inoltre l'opinione pubblica si destreggia in un onesto e sano esercizio di dialogo nel capire quale sia la migliore strategia di opposizione e sembra aver già digerito alcuni concetti che in Italia si sono capiti decenni dopo.D'altro canto loro sono la patria dello star sistem, se non hanno loro i mezzi culturali per contrastareun fenomeno mediatico, non li ha nessuno.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

cvc

Citazione di: InVerno il 19 Aprile 2017, 13:42:11 PM
Citazione di: cvc il 19 Aprile 2017, 11:51:13 AMMa, pur non essendone profondo conoscitore, credo esista anche una parte di America sana che lotterà per recuperare il lume della ragione. Sperando che nel frattempo non si scateni una guerra atomica.
L'america "sana" , o per meglio dire l'opposizione, a mio avviso vive in maniera quasi stupefacente gli stessi problemi che l'Italia visse nell'affrontare il fenomeno Berlusconi.Difficoltà di contrastare l'aritmetica delle balle, che raccontate a valanga sfruttano quello che si potrebbe chiamare "effetto Goebbels" riguardo all'efficacia delle bugie ripetute e l'impossibilità di verificarle tutte. Ne deriva un incapacità di tenere una linea politica di reale contrasto, tanto che già i democratici sono piegati a sperare nell'empeachment per le infiltrazioni russe tanto quanto la sinistra Italiana aspettava speranzosa le sentenze. La polarizzazione politica avviene intorno alla persona di Trump anzichè alle vicende politiche, degenerando la precedente frattura sociale (del presidente nero) come in Italia fu mani pulite. Trump dal canto suo , cerca di mantenere lo status di permanente campagna elettorale come da manuale del buon populista. Tante sono le similitudini nella reazione al Trumpismo, molte di più di quante ce ne sono (e sono state vagamente sottolineate) nelle specifiche figure dei due leaders in questione. Ciò che va a vantaggio americano, nel senso che potrebbe accorciorare la loro permanenza in questo stato narcolettico rispetto all'esperienza italiana, sono la questione del controllo dei media e in generale il peso specifico dell'individuo se rapportato all'economia nazionale, che nel caso di B era notevolmente più ampio. Inoltre l'opinione pubblica si destreggia in un onesto e sano esercizio di dialogo nel capire quale sia la migliore strategia di opposizione e sembra aver già digerito alcuni concetti che in Italia si sono capiti decenni dopo.D'altro canto loro sono la patria dello star sistem, se non hanno loro i mezzi culturali per contrastareun fenomeno mediatico, non li ha nessuno.

Più che di raccontar balle si tratta di dire alla gente quello che vuole sentirsi dire. Se tu indovini quello che uno vorrebbe sentirsi dire poi difficilmente lo metterà in discussione. Cesare docet: gli uomini credono facilmente in ciò che sperano. Come dicevo riguardo al populismo oramai i politici non si pongono più il problema di inventare soluzioni, leggono semplicemente il pensiero della gente (che coi social deve essere piuttosto facile) e propongono di conseguenza le soluzione auspicate ( dalla massa incompetente) come portate che si ordinano al ristorante. È il verificarsi della profezia di Le Bon: siamo nell'era delle folle. Tutte disposte a farsi comandare (saranno loro stesse a volerlo profetizzava Le Bon) dal meneur de folle, un qualsiasi energumeno dall'oratoria stringente e insolente, dai temi semplici e istintivi, che dispensano i più dal supplizio di dovere ragionare con la propria testa.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

InVerno

#22
Sono in disaccordo, innanzitutto con qualsiasi teoria che vede la voglia di farsi comandare come un fenomeno recente se non nelle forme, ma sopratutto sul fatto che questi leader siano in grado di tastare il polso alle persone, tutt'altro (al di la degli strumenti statistici che la tecnologia offre e sono comprensibili anche ad un demente, parlo anche solo di un guizzo di intuito). Prendendo per esempio il caso Trump e uno dei suoi "tormentoni" più famosi, ovvero la questione messicana. Per quanto ne so, la questione non era esattamente sulle prime pagine dei giornali nonostante ci fosse un normale e fisiologico discontento in alcune zone di confine. Ora è tutto un fiorire di analisi costi\bilanci sull'immigrazione messicana, che ben vengano, ma testimoniano come la problematica sia stata ingantita a dismisura dalla campagna elettorale di Trump che voleva differenziarsi tralaltro dagli altri candidati repubblicani che non avevamo (almeno nelle fasi iniziali quando non si era capito il potenziale di Trump) posto molta enfasi su una questione che non pareva stando ai sondaggi cosi drammaticamente sentita e si era spenta dopo il 92 (prima parte di muro made in Clinton). Invece la CNN si è scusata pubblicamente per aver dato troppo spazio mediatico a Trump nelle prime batute delle primarie inseguendo i suoi strafalcioni, prendendosi parzialmente la responsabilità dello "snowball effect" della campagna di Trump. Il tempismo con cui Trump le spara è millimetrico tanto che ormai è facile capire il gioco, il giorno che Trump tweeta che Parigi è la capitale del portogallo, andate a vedere cosa sta firmando nel frattempo...se non è un gioco delle balle questo!
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

cvc

Sicuramente ci sono menzogne montate ad arte ma, secondo me, anche il cogliere del pulsare profondo dell'inconscio collettivo. Trump nell'immaginario popolare interpreta l'uomo forte che mette ordine, una speranza per le paure che attanagliano le persone, terrorismo e povertà in primis. Secondo me anche un bambino capirebbe che con un approccio mercantilista non si genera alcuna ricchezza aggregata. Ma quando si è in balia della paura o dell'avidità si accoglie volentieri chi da risposte immediate. Come l'idea che lanciare qualche missile qua e la possa riequilibrare la situazione in scenari dove si combatte da anni.
Certo che si dicono grandi menzogne, come quella che gli Usa non si sarebbero immischiati nelle situazioni internazionali che non li riguardano
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

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