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casi Marino - Cota

Aperto da doxa, 08 Ottobre 2016, 18:46:43 PM

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doxa

E' "normale", tollerabile, che l'ex sindaco PD di Roma, Ignazio Marino, e l'ex governatore leghista del Piemonte, Roberto Cota,  vengano prima accusati  dai magistrati di alcuni reati, rinviati a giudizio e poi assolti ? E nel frattempo ? Nel frattempo la loro carriera politica è finita !
L'hanno distrutta anzitutto i mass media, in particolare i giornali quotidiani, specie quelli di opposizione ai due predetti personaggi politici. Ed anche la magistratura è censurabile.

Fa bene Paola Muraro, assessore all'ambiente nel Comune di Roma, a non dimettersi, a respingere i "forconi" del PD e dei numerosi grillini che la vogliono dimissionaria prima del tempo. E se poi viene assolta ? Il PD fa il suo gioco "sporco" come partito di opposizione, ma da che pulpito viene la predica ?

Oggi, 8 ottobre, sul quotidiano "Il Messaggero", c'è in merito un interessante articolo del magistrato Carlo Nordio,  titolato: "La rincorsa giustizialista punisce la politica".

Nordio ha scritto: "Talvolta il destino, diceva un filosofo, realizza disegni buoni  servendosi di strumenti cattivi.  La caduta –di fatto la destituzione- del professor Ignazio Marino dalla carica di sindaco di Roma, sarà anche stata una soluzione propizia, viste le difficoltà e il degrado in cui versava la Capitale ma avrebbe dovuto essere dettata da ragioni –e ce n'erano tante- squisitamente politiche. Nondimeno è stata conseguita attraverso il mezzo improprio di un'indagine giudiziaria.

Improprio, come ripetiamo da tempo, per vari motivi: perché confligge con la presunzione di innocenza; perché trasferisce il potere di controllo politico dall'elettorato alla magistratura; e infine perché, a ben vedere, costringe anche quest'ultima,  ad assumersi responsabilità di cui farebbe volentieri a meno. L'iscrizione nel registro degli indagati e la conseguente informazione di garanzia sono, infatti, atti dovuti, e conseguono anche a una semplice denuncia; cosicché il destino di un sindaco, e magari di un ministro e di un governo, possono dipendere, prima ancora che dall'iniziativa di un Pubblico ministero, da quella di qualche solerte cittadino. Non è solo pericoloso. E' dannatamente stupido.

Ora il professor Marino, assolto con clamore, lamenta l'assurdità di questo sistema. Il fatto che i partiti suoi sostenitori non abbiano mai brillato per garantismo, nulla toglie all'evidente stortura di una estromissione fondata sul motivo spurio di un processo penale, checché ne dicano oggi i protagonisti di ieri. Tuttavia, temiamo che la lezione servirà a poco.

Nell'attuale debolezza della politica la tentazione di far fuori l'avversario invocando la verginità dei carichi pendenti è ancora forte e radicata.

E' vero che qualcosa sta cambiando: ma sta cambiando in modo ambiguo, e in un contesto assai dissimile. Alludiamo alla vicenda dell'assessore all'Ambiente del Comune di Roma, Paola Muraro, per la quale, a differenza delle altre, la presunzione di innocenza sembra funzionare. Eppure la sua situazione processuale e politica non è paragonabile a quella dell'ex sindaco, e per varie ragioni. La prima, che la Muraro non ha avuto un mandato elettorale, e quindi non deve rispondere a chi l'ha votata ma a chi l'ha nominata; la seconda, che Marino è stato processato da privato cittadino, mentre lei è ancora in carica, e quindi teoricamente a rischio di reiterazione del reato; la terza, e la più significativa, che il movimento pentastellato ha fatto dell'onestà una sorta di feticcio rituale.

Intendiamoci: Muraro può essere la persona più onesta del mondo, e tra qualche tempo forse festeggerà anche lei un'assoluzione, o addirittura un'archiviazione. Ma il punto non è questo. Il punto è che dopo anni di martellamento maniacale sull'incompatibilità tra cariche pubbliche e pendenze penali, il garantismo tardivo che ora la protegge non è soltanto sospetto, ma anche rischioso. I grillini saranno tante cose, ma non acritici trinariciuti, disposti a ingoiare un contrordine così bruciante. Staremo a vedere. Per ora, da garantisti antichi e sinceri, siamo lieti di questa inversione, quantunque circoscritta a una dei loro, e un po' contestata. Anche se questo atteggiamento ci ricorda quanto disse il gesuita al liberale, che gli rimproverava la contraddizione di chiedere una libertà che loro, quando erano al potere, negavano agli altri: 'Appunto –rispose il gesuita- la libertà la chiedo in nome di vostri principi, ma la nego in nome dei miei'".

donquixote

Le "storture" del sistema sono del tutto evidenti, ma nessuno ne è esente e non esiste a mio avviso un metodo (nel senso di "sistema di regole") per evitarle.
Se è vero che Marino e Cota sono stati giudicati innocenti perchè "il fatto non sussiste" ovvero non sono stati riscontrati nel dibattimento gli elementi necessari a configurare una condotta illecita, è comunque altrettanto vero che le condotte poste in atto possono essere tranquillamente giudicate "deplorevoli" dal punto di vista del comportamento e sanzionate "politicamente".
Il modo più corretto per affrontare questi problemi rimane quello di fare ricorso alla responsabilità personale: ognuno sa, in coscienza, se è o meno innocente, e quando viene alla luce un presunto illecito sarebbe cosa buona che colui che sa di essere colpevole di tale fatto si ritraesse dalla vita pubblica per evitare di creare imbarazzo alla forza politica cui appartiene e anche ai suoi colleghi che possono essere indirettamente danneggiati da tale comportamento; ciò indipendentemente dall'intervento della magistratura che fa un altro mestiere e sanziona i reati che seguendo le procedure riesce a dimostrare nel dibattimento. Può quindi accadere che la magistratura condanni un innocente o assolva un colpevole, ma questo non è effettivamente tale perchè così viene giudicato dall'autorità giudiziaria.
Se dunque l'assessore Muraro sa di non aver commesso gli illeciti per cui è indagata fa bene a non dimettersi, paradossalmente neanche se venisse condannata per i medesimi. Altra cosa è la valutazione della forza politica alla quale appartiene che può decidere di "sacrificare" un innocente e sbarazzarsene per salvaguardare la propria immagine dinnanzi all'elettorato.
La "presunzione d'innocenza" e il "garantismo" valgono solo nei rapporti fra l'imputato e i magistrati, perchè non si può pretendere che l'opinione pubblica non si faccia un'idea di un fatto e non adegui alla medesima il suo atteggiamento; del resto come dice sempre Davigo "se io vedo il mio vicino di casa uscire dalla finestra di casa mia con l'argenteria non aspetto la sentenza della Cassazione per ritenerlo colpevole di furto", e se per qualche cavillo procedurale questo venisse assolto non sarebbe per ciò stesso meno colpevole.
Il cortocircuito che si crea fra politica e magistratura deriva quindi dal fatto che quasi nessuno ormai si prende la responsabilità dei propri atti ma tutto viene demandato al giudizio dei magistrati che però possono solo tentare di far emergere non la verità tout court, ma solo quella "giudiziaria", ovvero quella che rispetta tutte le procedure che prevedono tra l'altro l'impossibilità di utilizzare ad esempio prove certe ottenute illecitamente.
Per quanto riguarda il comportamento dei partiti ogni metodo di lotta politica, per quanto scorretto,  appare ormai lecito, e l'utilizzo di "atti dovuti" della magistratura  per denigrare e colpevolizzare gli avversari politici si ritorce principalmente contro coloro che ne hanno fatto più uso. Per quanto invece concerne il "circuito mediatico" squilibrato che contribuisce in maniera spesso determinante a stroncare le carriere politiche di alcuni bisogna considerare che innanzitutto i giornali devono ormai enfatizzare ogni minima notizia (e spesso anche le "non notizie") per ottenere visibilità e "vendere", e in questo periodo ciò che fa "vendere" di più è la colpevolizzazione del politico "a prescindere", e poi che lo stesso "circuito mediatico" è anche quello che contribuisce ad esaltare personaggi senza arte né parte che nel giro di pochi mesi passano dal nulla più totale alla virtuale candidatura alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con ottime probabilità di spuntarla; e se può accadere questo, come del resto è accaduto, bisogna anche considerare il rischio che accada l'opposto.
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

doxa

Donquixote concordo con la tua opinione.

La strumentalizzazione mediatica delle inchieste giudiziarie crea il rischio che molti cittadini siano indotti a pensare che la responsabilità penale sia stata già accertata.

Detesto il giustizialismo, la giustizia usata per la lotta politica, l'uso distorto dell'avviso di garanzia da parte dei partiti politici e dei mass media loro compiacenti.

La politica si fa con i giudizi politici; è forcaiolismo becero farla con gli avvisi di garanzia.

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