Articolo 67 della Costituzione italiana

Aperto da paul11, 27 Settembre 2019, 16:22:16 PM

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paul11

"Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni SENZA vincolo di mandato".Così recita l'articolo.

Il vincolo sarebbe legato agli elettori, al partito, al luogo(circoscrizione) elettorale, a cui il membro parlamentare dovrebbe fare riferimento. Ma essendo, una volta eletto, rappresentante all'interno di un Parlamento che ha caratteristiche nazionali e non particolari, l'articolo antepone
il bene nazionale a qualunque altro vincolo di mandato rappresentativo.

Adatto che il M5S lo vorrebbe modificare, per bloccare la possibilità che un membro eletto in una lista di un partito, possa poi avere il diritto di poter cambiare anche il partito :

cosa ne pensate?

Jacopus

CitazioneL'esempio della Costituzione francese del 1791 è stato seguito dalle costituzioni successive, sicché il divieto di mandato imperativo è oggi presente in tutte le democrazie rappresentative, con poche eccezioni riguardanti, ad esempio, la sola camera alta di certe federazioni (come il Bundesrat tedesco).
Il principio non è accolto, invece, dalle costituzioni degli stati socialisti, nei quali i membri delle assemblee ai vari livelli territoriali, fino al parlamento a livello nazionale, sono soggetti a mandato imperativo e possono essere revocati dagli elettori (anche se, nella pratica, ciò non avviene, essendo ogni iniziativa politica controllata dal partito comunista).
tratto da Wikipedia: "mandato imperativo". Se ne può trarre qualche conclusione, ovvero che il mandato imperativo è più adatto a governi autoritari che a governi democratici. E' possibile che la Casaleggio & C. con uno dei suoi giochi da illusionista, faccia credere che gli elettori possano revocare i rappresentanti. In realtà significa che solo Casaleggio & C. oppure Stalin possono revocare i rappresentanti politici.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

davintro

considero il vincolo di mandato un grave vulnus al principio di libera responsabilità dei parlamentari, che a questo punto diverrebbero del tutto servi delle indicazioni di partito, privandoli di autonomia. Pensare che il vincolo di mandato sia strumento di lotta contro il trasformismo e il tradimento della volontà popolare implica l'ingenuità nel pensare che a venir meno al rispetto del programma elettorale possano essere solo singoli, e non anche un partito nel suo complesso. E così si arriverebbe all'assurdo di penalizzare un singolo parlamentare che, proprio perché coerente  con tale programma, lascia un partito che invece nelle sue scelte verticiste dimostra di tradirlo. Ad esempio, portando un riferimento dell'attuale, come si potrebbe considerare un Richetti, che proprio in coerenza con l'opposizione valoriale contro i 5Stelle che ha sempre caratterizzato il modo con cui il Pd si è fin qui presentato ai suoi elettorali, decide di uscire da un partito che scegliendo l'alleanza governativa e forse persino elettorale coi 5 Stelle, ha chiaramente tradito tale assunto (al di là delle possibili giustificazioni tattiche, che ora non discuto qua), "trasformista", trasformista lui anziché il partito di provenienza?

Inoltre, trovo paradossale che proprio i 5Stelle, con il loro costante e retorico richiamo alla democrazia diretta, a Rousseau, ora votino un provvedimento che spezza il legame di responsabilità fra corpo elettorale e parlamentare, dando un enorme potere di vincolo ai partiti, introducendo un fortissimo (e a mio avviso eccessivo e arbitrario) fattore di mediazione, il potere dei partiti appunto, fra volontà popolare e rappresentanza istituzionale

viator

Salve. La soluzione sarebbe di una semplicità bambinesca. Sarebbe sufficiente imporre sempre e comunque il voto segreto.

Naturalmente molti strilleranno che : no! segreto non si può perchè noi vogliamo sapere come e cosa decidono i nostri rappresentanti!.

Ciò per salvare la penosa finzione per la quale i rappresentanti del popolo dovrebbero mostrare a chi li ha eletti di star operando secondo le volontà degli elettori.

Mentre in realtà potere legislativo e quello esecutivo dovrebbero operare facendo ciò che al popolo serve, non ciò che il popolo vorrebbe.

Al popolo dovrebbe restare la sacrosanta facoltà di allontanare dalla carica i propri "rappresentanti" e governanti se questi agiscono facendo ciò che il popolo non approva. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

paul11

Ciao a tutti,
ho letto le vostre considerazioni e le trovo tutte giuste e con onestà dico che l'argomento a me sembra più difficile di quanto possa apparire.Quindi mi aspetto altre vostre considerazioni e di chiunque voglia intervenire.

In linea generale è giusto che non vi sia un vincolo del mandato , poiché una volta che un candidato è eletto,di fatto, rappresenta anche chi ha perso non solo chi lo ha votato.

Ma ci sono alcune problematiche a monte.
La democrazia rappresentativa è di fatto costituita da una libera associazione al fine politico che è il partito .Quest'ultimo si caratterizza per avere dei suoi concetti su chi e come rappresentare, su come governare, insomma un programma e ha una propria forma organizzativa interna con tanto di statuto. Significa che si è obbligati per fare politica o a costituire un nuovo partito o accedere in quelli preesistenti. Non si può candidarsi senza partito, almeno non mi risulta.
E' altrettanto chiaro che nel momento in cui accedo ad un partito e ne partecipo alla sua vita associativa politica, sarò più o meno d'accordo con la linea del partito che a sua volta ha una dialettica interna, con congressi in cui gruppi interni hanno programmi diversi, ma compatibili con la logica generale e la sua caratterizzazione di partito.

Quindi a mio parere c'è un primo problema. La democrazia moderna ha nel partitismo, come associazione politica di chi ha idee simili, ma lascia il candidato eletto in una lista costruita dal partito, la possibilità di svincolarsi da quel partito.

Articolo 18 della Costituzione italiana

I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati

ai singoli dalla legge penale.

Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono,anche indirettamente, scopi politici

mediante organizzazioni di carattere militare.

Questo articolo si riferisce ai partiti politici che non sono espressi se non come libere associazioni.

Avete comunque ragione, ed è paradossale che possiamo assistere ad un trasformismo dell'intero partito ,che prende via via posizioni diverse o dal programma uscito vincente da un congresso e potremmo trovare uno o più membri parlamentari che invece attenendosi alla posizione originaria e non trasformistica del partito, si trovino in unaa posizione "incompatibile". Quì tengo conto della "buona fede" politica, non di interessi privati del singolo parlamentare. A quel punto sorge un altro problema nel rapporto membro parlamentare e partito. Rimane parlamentare, (traditore per il partito) e va ad es. nel gruppo misto, come fanno quasi tutti, oppure si dimette e torna alla vita civile (come vorrebbe il partito, (e mi pare anche M5S).

Viator ha ragione sul voto segreto e non quello palese. Ricordo che Bobbio quando al congresso del PSI acclamò "plebiscitariamente" Craxi come segretario ,scrisse un articolo "di fuoco" sulla Stampa, dichiarando che anche in un congresso di partito il voto segreto per eleggere il segretario è democrazia. Diversamente la segreteria controlla dittatoriamente i singoli membri, già nel partito, figuriamoci in Parlamento.

anthonyi

Citazione di: paul11 il 27 Settembre 2019, 23:52:08 PM


Avete comunque ragione, ed è paradossale che possiamo assistere ad un trasformismo dell'intero partito ,che prende via via posizioni diverse o dal programma uscito vincente da un congresso e potremmo trovare uno o più membri parlamentari che invece attenendosi alla posizione originaria e non trasformistica del partito, si trovino in unaa posizione "incompatibile". Quì tengo conto della "buona fede" politica, non di interessi privati del singolo parlamentare. A quel punto sorge un altro problema nel rapporto membro parlamentare e partito. Rimane parlamentare, (traditore per il partito) e va ad es. nel gruppo misto, come fanno quasi tutti, oppure si dimette e torna alla vita civile (come vorrebbe il partito, (e mi pare anche M5S).

Ciao paul11, direi che hai colto nel segno, il vincolo di mandato si può interpretare in tanti modi, ma quello nel quale lo interpreta Di Maio è il più discutibile, cioè quello del servilismo rispetto al capo politico. Faccio presente che nel caso di dissociazione più rilevante dal punto di vista politico, come quella di Paragone che non ha votato la fiducia al governo, Di Maio non ha detto nulla. In realtà la questione viene fuori solo dopo che una senatrice ha "osato" andare nel partito di Renzi, cioè quel soggetto politico contro il quale Di Maio si era tanto speso, anche mentre si costruiva il governo PD-M5s.
Per me è evidente che lo considera un oltraggio alla sua presunta autorevolezza nel partito.
Un saluto

InVerno

Citazione di: davintro il 27 Settembre 2019, 18:25:23 PMInoltre, trovo paradossale che proprio i 5Stelle, con il loro costante e retorico richiamo alla democrazia diretta, a Rousseau, ora votino un provvedimento che spezza il legame di responsabilità fra corpo elettorale e parlamentare, dando un enorme potere di vincolo ai partiti, introducendo un fortissimo (e a mio avviso eccessivo e arbitrario) fattore di mediazione, il potere dei partiti appunto, fra volontà popolare e rappresentanza istituzionale
In realtà "la toppa peggio del buco" è un marchio di fabbrica, la stessa cosa hanno fatto con i finanziamenti ai partiti avvocando per la fine dei finanziamenti pubblici, evidentemente ignari della situazione barbara che si vive negli stati dove i finanziamenti sono privati e le elezioni delle guerre tra lobby. Si può certamente dare la colpa alla loro ignoranza, ma è una risposta diametrale ad un malcostume ed abuso di determinati meccanismi che dovrebbero funzionare per altri scopi ma nella politica italiana sono dirottati ad interessi eterogenei.. Non è che il buco fosse tanto meglio della toppa, per chi si ricorda il mercato delle vacche ai tempi di B. e i governi che cadevano per un bonifico. Il problema secondo me è a monte, ovvero che in Italia non si riesce a fare un governo di cinque anni e quindi all'interno del loro mandato i politici si sentono "ispirati" a cambi di casacca, visto che in genere in 5 anni si fanno almeno 2-3 governi. Se riuscissimo a tenere un governo cinque anni, queste "ispirazioni" potrebbero tranquillamente svilupparsi e rendersi palesi alle elezioni salvo rari casi.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

viator

Salve. Il partito politico è - nella realtà dei fatti - quella entità associativa la cui funzione è quella di tutelare e promuovere non l'interesse della generalità del popolo o di una qualsiasi maggioranza (tutti i partiti, sinchè non raggiungono una maggioranza elettorale - cioè in pratica mai - esprimono il sentire di una o più minoranze) ma bensì, appunto, l'interesse di minoranze che tendono a fregarsene della vera maggioranza popolare.

Che poi possano formarsi maggioranze parlamentari, ciò è semplicemente frutto di inevitale compromesso ("obtorto collo") tra interessi ALMENO collaterali, non certo di desiderio di generare una comunione di intenti democratici e maggioritari a livello popolare.

I partiti quindi saranno sempre come le "..... noi siam le vestali dai candidi manti...siam rotte di dietro ma sane davanti" cantate un tempo dai goliardi.

Per questa ragione i candidati da essi selezionati e dal popolo eletti devono agire in perfetta libertà di coscienza e la loro permanenza in carica nonchè eventuale rieleggibilità non dovrà mai più riguardare chi li ha a suo tempo selezionati.

I partiti dovrebbero occuparsi solo della produzione di proposte di legge il cui destino non potranno influenzare. Si potrebbe tranquillamente fornire ai partiti stessi (cambiando il loro ruolo in quello di "associazioni propositive") strumenti e mezzi per vivere ed agire trasformando la loro figura e ruolo complessivo in un vero e proprio ulteriore Potere Propositivo previsto da una nuova (utopistica) Costituzione. Ad esempio, le Associazioni Propostive risultanti "titolari" di una Proposta di Legge che venga approvata (dal Potere Legislativo) potrebbero vedersi riconosciuto un qualche genere di "premio di propositività".
Ho trattato - sempre in modo troppo sintetico - tale prospettiva in miei passati interventi (che sono stati trovati di nessuno interesse) e quindi non mi ripeto e non mi dilungo in proposito.

D'altra parte il problema vero non sono le architetture costituzionali, bensì la desolante immaturità di alcuni popoli. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

davintro

volendo entrare in un'ottica più culturale, ricercando le radici profonde del fenomeno del trasformismo, appare ancora più evidente l'inadeguatezza di un vincolo di mandato o di qualsivoglia altro provvedimento nel combattere tale piaga. il trasformismo non si combatte coi vincoli di mandato, ma, sono convinto, recuperando il legame fondativo che lega la politica all'ideologia. Con tutti i suoi difetti, la Prima Repubblica si caratterizzava per un tasso di trasformismo quasi inesistente. Proprio perché a ogni partito corrispondeva una filosofia politica, a una visione del mondo a cui i militanti aderivano nel profondo. Comunisti, democratici-cristiani, liberali, socialdemocratici ecc. Cambiare partito sarebbe stato assurdo come cambiare personalità, sistema di valori profondi... Il trasformismo è frutto della più generale e profonda malattia del pragmatismo esasperato, con la sua retorica del "buon senso", tutto schiacciato nel conformarsi al senso comune, ingenuo, emotivo, irrazionale di un elettorato di cui si deve cercare il consenso immediato per guadagnare punti nei sondaggi. Il pragmatismo, che rompe il legame teoria-prassi, assolutizzando la seconda e relegando la prima a astrazione "che alla gente non interessa", schiaccia ogni valutazione e decisione politica su singoli temi da risolvere nell'immediato, senza una prospettiva sistematica entro cui contestualizzare le risposte. Aderire a un partito non esprime più un ideale di società, di essere umano, ma solo il seguire il carisma del leader, che nei sondaggi di Ottobre risulta essere il politico più amato dai cittadini, ma che si è pronti ad abbandonare quando i sondaggi di Novembre mostrano un calo nella fiducia di due punti, perché ha sbagliato i toni di un'intervista, o di un post su Twitter. Tutto, ogni motivazione su cui fondare una scelta politica si restringe al giudizio sul breve termine, sul particolare, sul singolo punto del "contratto di governo", la singola dichiarazione del leader, e si perde di vista la visione generale delle cose, il lungo termine, il pensiero profondo, la teoria, cioè l'ideologia. Naturale che in una situazione come questa, lo stare in un partito resti solo una convenienza tattica che non riguarda davvero le convinzioni più consolidate e rappresentative della persona, convenienza sempre relativizzata e pronta a cessare, quando le condizioni a breve termine mutano

paul11

Ciao a tutti,
il problema è che il partito ha un ruolo fondamentale nella moderna democrazia.
Ritengo tutti gli interventi degni di buon senso, ma nulla come la politica entra nelle pratiche attraverso le legislazioni e il governo di una nazione, nei "conti" famigliari e il ruolo,giusto o sbagliato, dei partiti è una intermediazione che ha evidenziato Davintro, fra popolo e governo, fra elettori ed eletti. I partiti nascono dai movimenti, trasversalmente a tutte le ideologie e interessi privati. Ha ragione anche Viator sono"adescatori".Perchè il ruolo delle corporazioni, delle associazioni professionali, poi degli interessi dei salariati e pure imprenditoriali, degli artigiani, commercianti, ecc. per avere forza, tanto più essendovi un suffragio universale elettorale, ha necessità di un una forza "numerica" che concentri gli individualità facendole diventare associazioni .L'associazionismo nasce come una necessità nella complessità degli Stati, per "dare voce" ai dimenticati, per creare pressioni di interessi propri verso il mondo politico.

La stessa cosa accade al singolo cittadino, che magari vorrebbe dedicarsi alla politica.
Come può elevarsi al rango, darsi pubblicità, spendere in campagne elettorali, per farsi conoscere, di rendere noto,da solo senza un partito. Insomma si è obbligati a passare per un partito, tanto più le lezioni salgono dal comune alle regione fino a livello nazionale.

Prima ancora del governo, Inverno, penso che sia il sistema di creazione delle liste che sceglie la segreteria di partito che condiziona fortemente il metodo delle lezioni. I cittadini scelgono ciò che i partiti hanno deciso: il primo della lista, il secondo.............. da qui non si scappa.
Questo rende ancora più plausibile la possibilità di non vincolare il mandato, penso.
Perchè ha sbagliato il partito ad affidarsi ad un candidato eletto ,ed essendo eletto non dal partito, ma dal popolo, l'eletto può manifestare un dissenso verso il partito senza tradire il mandato che è del popolo, non del partito.
Non so se sono stato chiaro.

Non è sbagliata l'idea di Viator. Le associazioni, non direi solo i partiti, propongono delle leggi, magari alle commissioni parlamentari dove che sono suddivise per diversi contenuti,, le varie proposte di legge. Sarebbe un modo più diretto di rapporto fra Stato e popolo.
Penso Inverno, che un governo dovrebbe avere un programma intelligente e per tale in tendo equilibrato che si rivolga a tutto il popolo e non solo a interessi e problematiche particolari, per potere "reggere" cinque anni. D'altra parte è impossibile governare per 1-2 anni, non lascia impronte, deve occuparsi troppo del quotidiano perdendo di vista il programma generale.
Questo ,ed è vero, può provocare continue frizioni non solo fra i partiti, ma internamente ai singoli partiti.
Francamente come è strutturato il M5S è davvero una "stranezza".Il marchio è praticamente un diritto d'autore di chi non è eletto, di chi ,in una rappresentanza indiretta costruisce delle forme di democrazia,a detta loro, diretta. Non mi convince, anzi...Non si può condizionare il mandato a chi è già in Parlamento nella forma rappresentativa su contenuti prettamente politici,forse su alcuni contenuti è possibile chiedere agli associati. Ma quest'ultimi che ne sanno di sottili equilibri politici, visto che al governo ci vanno coalizioni di partiti e non un solo partito?

Sono profondamente d'accordo con Davintro, se non si è eletti per un ideale di società diventa persino molto più semplice, non avendo remore di una coscienza sociale politica di appartenenza,trasmigrare addirittura da destra a sinistra e viceversa.
E d'altra parte, aggiungerei, ciò si riflette nella società civile. Ognuno non segue una identità e appartenenza vota ciò che ritiene opportuno al momento per le proprie tasche.

Questo scenario ha abbassato se non annientato la dialettica fra politica e cultura che era alla base
anche dei dibattiti interni al partito. Oggi si adescano gruppi di associazioni facendo favori legislativi per prendersi voti.
Ma questo rende ancora più difficile il consolidamento di un corpo elettorale in un partito.
Ed ecco non solo trasmigrare membri parlamentari da un partito all'altro, ma addirittura interi gruppi che migrano e formano nuovi partiti
e questo non prima di elezioni a Parlamento "sciolto".

Eutidemo

Condivido più o meno tutti i precedenti interventi, laddove si sottolinea che l'art.  67 della Costituzione, sancisce che ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni "senza alcun vincolo di mandato"; non rappresenta mica il partito o il movimento che lo ha messo in lista! ;)

***
Non se qualcuno lo abbia già detto (forse mi è sfuggito), ma c'è anche da considerare il caso, non infrequente, in cui un partito dopo le elezioni faccia tutto il contrario di quello che aveva promesso agli elettori; in tale ipotesi, se uno degli eletti si distacca dal suo partito, per cercare di fare ciò che era stato promesso dal suo partito agli elettori, in effetti, il "traditore" è il partito, e non lui. :)

***
Peraltro, voler imporre il vincolo di mandato, mi sembra un'idea un po' "calcistica" della politica; nel senso che, nel corso di una partita, un giocatore non dovrebbe mai tirare il pallone nella porta della sua squadra (cambiando, o, peggio ancora, non cambiando nemmeno maglietta).
Che ciò non debba essere consentito nel calcio, sono senz'altro d'accordo; ma la politica è un'altra cosa.

***
Infine, il parlamentare deve perseguire esclusivamente, a seconda delle circostanze che si vengono a presentare, l'INTERESSE DELLA PATRIA, almeno per come sembra a lui, e non certo l'INTERESSE DELLA PARTE con cui era schierato al momento delle elezioni; ovviamente, se cambia casacca nell'INTERESSE PROPRIO, magari perchè comprato dalla parte avversa, il discorso è diverso!
"E' lecito a una damigella mutar cavaliere, ma giammai per denaro, sol per piacere!"; nel nostro caso, invece, direi "per costituzional dovere"!
Un saluto a tutti!

bobmax

L'introduzione del vincolo di mandato sarebbe secondo me una sciagura.

Come ben evidenziato da Simone Weil, ogni partito (o movimento) ha intrinseca la falsità. Una falsità che inevitabilmente si accresce nel tempo.

Il singolo si ritrova condizionato a fare sua la falsità del partito di cui fa parte. 
Un condizionamento che con il vincolo di mandato diverrebbe totale.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Il vincolo di mandato ha senso laddove vi è una situazione di rivoluzione sociale in atto e il delegato rappresenta precisi interessi di classe. Esso nacque politicamente nella Comune di Parigi, venne sancito dai padri fondatori del marxismo e transitò tal quale nei paesi del socialismo reale. Poi sappiamo com'è andata: finita la rivoluzione è subentrata la dittatura della burocrazia di partito e il vincolo di mandato era quello della nomenklatura. Esso ha senso pure in una trattativa sindacale laddove vi è una contrapposizione forte di interessi contrapposti. Non ha senso nel regime liberal-liberista dove il potere reale si esercita altrove, nelle varie Tower del potere economico, e gli eletti sono nient'altro che lo specchietto per allodole per illudere chi è estromesso dal potere reale di contare qualcosa.

Ecco allora che prevale il circo e la sua personalizzazione, unica variante possibile in questa pseudodemocrazia. I due partiti USA sono emblematici della totale interscambiabilità delle facce senza che i rapporti di classe  e di potere mutino di un atomo. Quindi direi che è un falso problema, ennesima arma di distrazione di massa del regime liberal-liberista, che non potendo battere chiodo sui diritti sociali, può vivacizzare la palude solo sul fronte dei diritti civili. Distraendo ulteriormente chi sempre più si chiede che senso abbia andare a votare.  Perchè anche i diritti civili finiscono nel trituratutto dell'economia che riduce anch'essi al prezzo che si è disposti/capaci di pagare.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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