Alessandro Barbero e le "differenze" tra donne e uomini

Aperto da Eutidemo, 24 Ottobre 2021, 13:40:20 PM

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Eutidemo

Alessandro Barbero, in un suo recente intervento sul quotidiano "La Stampa", ha scritto: "Vale la pena di chiedersi se non ci siano differenze strutturali fra uomo e donna che rendono a quest'ultima più difficile avere successo in certi campi!".
E poi, si è chiesto, retoricamente, "E' possibile che in media, le donne manchino di quella aggressività, spavalderia e sicurezza di sé che possano aiutarle ad affermarsi?"
Però, poi, ha infine concluso: "E' solo una questione di tempo! Basterà allevare ancora qualche generazione di giovani consapevoli e la situazione cambierà!"   
***
Secondo me, quello delle "differenze tra donne e uomini", è un tema così articolato, complesso, scottante e delicato, che non può essere affrontato in un modo così banalizzante e sbrigativo.
Ed infatti:
a)
A seconda del sesso di appartenenza, ognuno si sente in dovere:
- o, "per spirito di parte",  di difendere l'"onore"  del proprio sesso;
- ovvero "per spirito di cortesia",  di difendere l'"onore"  del sesso opposto.
E' molto difficile cercare di restare obbiettivi, spassionati e razionali!
b)
Anche a voler cercare di restare obbiettivi, spassionati e razionali, però, si tratta di una problematica estremamente difficile da sviscerare, perchè coinvolge discipline alquanto diverse le une dalle altre; come, ad esempio, la fisiologia, la psicologia, la paleontologia, la sociologia e l'etologia, solo per citare le prime che mi vengono in mente.
***
Essendo io del tutto ignorante nelle materie in questione, forse farei meglio ad astenermi dall'esprimere un qualsiasi giudizio personale in merito alle "differenze" che intercorrono tra  la donna e l'uomo; salvo, forse, riguardo alla "differenza" di cui parla una famosa battuta francese.
"Quelle est la différence entre l'homme et la femme ? C'est facìle: la différence entre!"
(Per chi non conoscesse il francese, il  "calembour" consiste nel fatto che, in lingua francese, la locuzione "entre" sta sia per la preposizione "tra", sia per la terza persona del verbo entrare, cioè, "entra").
Su questa "differenza" c'è poco da discutere!
***
Scherzi a parte, rinunciando alla preziosa occasione di tacere su un tema così "scottante" (e sul quale so così poco), non voglio però astenermi dal fare qualche considerazione di carattere generale; nel fare questo, senza approfondire più di tanto, farò riferimento sia a dati oggettivamente accertati, sia alle diverse opinabili interpretazioni che da tali dati si possono trarre.

PREMESSE

1)
Sebbene dovrebbe essere superfluo premetterlo, ritengo comunque opportuno precisare che, quando si parla di "differenze" tra donne e uomini, si fa ovviamente riferimento alle differenze "medie" tra le une e gli altri; il che pure, però, spesso dà luogo a stucchevoli diatribe, perchè, naturalmente, non è possibile effettuare una statistica a livello mondiale di ogni singola "differenza di genere" (sia essa fisica o psicologica).
Per cui, sebbene, per quanto a livello di "homo sapiens" non ci sia alcun dubbio che i maschi siano in media più alti delle femmine, da una statistica di qualche anno fa risultò che le donne svedesi (altezza media 160 centimetri) erano, in media, più alte degli uomni laotiani (altezza media 153 centimetri); ma, questo, ovviamente, non significa assolutamente niente per quanto concerne il "dimorfismo fisico-sessuale" della"specie sapiens", di cui parleremo più avanti.

2)
Una seconda necessaria premessa riguarda un'altra possibile "stucchevole" diatriba, e, cioè, quella che contrappone, gli uni contro gli altri armati:
- i cosiddetti "culturalisti", e, cioè, coloro i quali ritengono che ogni attitudine o caratteristica umana dipenda esclusivamente dal particolare tipo di "cultura" che si sta prendendo in considerazione;
- i cosiddetti "innatisti", i quali, invece, ritengono che ogni attitudine o caratteristica umana dipendono esclusivamente dal particolare tipo di "filogenesi" acquisita ereditariamente, per "natura", da ciascun membro della "specie sapiens".
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Secondo me, invece, non solo non c'è nessuna contrapposizione tra cultura" e "natura", ma, addirittura, la "cultura" deve considerarsi un prodotto della "natura; ed infatti più una specie animale risulta cerebralmente evoluta (con lo sviluppo della "neocorteccia"), e più prevalgono i comportamenti individualmente appresi dopo la nascita, rispetto a quelli filogeneticamente ereditati, e, quindi, di carattere per così dire automatico (come quelli del "sistema limbico").
In una fase evolutivamente ancora superiore della "neocorteccia", i comportamenti individualmente appresi dopo la nascita, e le relative "idee", possono anche essere trasmessi e diffusi ad altri componenti del proprio gruppo; ed è proprio tale diffusione a generare quella che noi definiamo, appunto "cultura"!
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Detto in parole povere, sia un vaso di terracotta villanoviano sia il computer sul quale sto scrivendo adesso (comprese anche le cose che scrivo), sono prodotti assolutamente "naturali"; ed infatti, essi sono stati ideati, costruiti ed usati da esseri viventi, che, "per loro natura" filogeneticamente acquisita, sono "geneticamente" predisposti a creare "culture"!
***
Resta da vedere, però, se la "cultura" possa o meno retroagire modificando quella che è la nostra "natura" filogeneticamente acquisita; e, questo, sia per quanto concerne il nostro aspetto fisico, sia per quanto riguarda la nostra fisiologia, sia, infine, per quanto attiene a nostri determinati aspetti comportamentali.
***
Al riguardo, la risposta è senz'altro affermativa, ma con qualche doverosa precisazione.
***
Ed infatti, per lievi modifiche - per esempio di carattere "enzimatico"- ciò può avvenire in tempi evoluzionisticamente brevissimi; il che vuol dire, però, non meno di qualche migliaio di anni.
Ed infatti, prima della rivoluzione neolitica, sembra che il latte di mucca, capra o pecora fosse addirittura "tossico" per la specie umana; ma, da   quando,  8-10mila anni fa, l'uomo cominciò ad allevare bestiame, pian piano le "culture" che progressivamente riuscirono a sfruttare tale ulteriore preziosa risorsa alimentare, ebbero maggior successo evolutivo delle altre.
Per cui esse vennero "selettivamente" favorite, nonostante i "danni collaterali"; specie nella fase iniziale.
Ed invero, ancor oggi, l'intolleranza al lattosio "vaccino" (non certo a quello "materno") è  molto diffusa, in quanto sembra che interessi il 50% circa degli italiani; ed infatti, la difficoltà dell'organismo umano a digerire lo zucchero presente nel latte vaccino e nei suoi derivati ed è causata da una presenza insufficiente dell'enzima "lattasi".
Il che vuol dire che l'adattamento a tale "nuova"  caratteristica "filogenetica", innescata dalla "cultura pastorizia", è tutt'ora "in corso".
***
A parte tali casi di "velocità evoluzionistica estrema", la cultura (e l'ambiente) possono modificare i nostri connotati ereditariamente trasmessi, solo in centinaia di migliaia di anni; se non addirittura in milioni di anni, nel caso dei caratteri filogenetici più radicati ed importanti.
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Questo, però, non vuole affatto dire che, invece, la "cultura", pur senza minimamente incidere sulla nostra "natura", in tempi estremamente più brevi non possa:
- "accentuare" culturalmente, in senso positivo o negativo (a seconda dei punti di vista), determinate nostre caratteristiche naturali filogeneticamente acquisite;
- "contrastare" culturalmente, in senso positivo o negativo (a seconda dei punti di vista),  determinate nostre caratteristiche naturali filogeneticamente acquisite.
***
Queste due premesse, secondo me, sono fondamentali per affrontare lo specifico tema del presente topic.


LE DIFFERENZE TRA DONNE E UOMINI
Al riguardo, a mio parere, occorre distinguere i vari tipi di differenze che corrono tra donne e uomini, sebbene, in molti casi, sussista un'intima "interconnessione" tra di essi.

1) Differenze di carattere fisico.
Le differenze di carattere fisico tra donne e uomini sono principalmente due (a parte quelle, ovvie, di carattere strettamente riproduttivo):
a)
Innanzitutto, come in quasi tutti i mammiferi superiori, il maschio "sapiens" è senz'altro più robusto e fisicamente più performante (sia nella lotta che nella corsa) della femmina "sapiens".
Tuttavia tale "dimorfismo sessuale", cioè  la differenza morfologica fra individui appartenenti alla medesima specie ma di sesso differente, nell'"homo sapiens" è molto meno accentuato rispetto alle altre scimmie.
Pare che questo dipenda dalla diversa funzione del "dimorfismo sessuale" nei primati, e, cioè:
- per quanto riguarda le scimmie a comportamento sessuale promiscuo e poligamico, il "dimorfismo sessuale",  ai fini della selezione sessuale, avviene prevalentemente in base alla forza bruta (anche se ritualizzata), con la quale i maschi dominanti si assicurano gli accoppiamenti casuali con tutte le femmine del gruppo.
- per quanto, invece, riguarda l'"homo sapiens",  il cui comportamento sessuale è "individualizzato", il "dimorfismo sessuale",  ai fini della selezione sessuale, avviene prevalentemente in base alla sua attitudine fisica alla caccia, che lo rende "appetibile" ad una singola femmina, in vista din un duraturo rapporto di coppia, nell'ambito del quale il compito di cercare il cibo verrà rigorosamente diviso tra i due sessi (la caccia di carne il maschio, la raccolta dei vegetali la femmina).
b)
In secondo luogo, il "dimorfismo sessuale" tra donne e uomini, "robustezza fisica" a parte, riguarda anche quello che viene definita "neotenia femminile"; cioè il mantenimento di caratteristiche fisiche infantili anche nell'età adulta.
Ed infatti, in genere, le donne, anche nell'età adulta:
- mantengono una voce di carattere infantile;
- mantengono una testa grossa su spalle piccole, come i bambini;
- hanno più grasso cutaneo che muscoli, appunto come i bambini;
- non hanno barba.

2) Differenze di carattere fisiologico.

Le differenze di carattere fisiologico, sono, in buona parte, connesse a quelle fisiche.
Ed infatti:
a)
Proprio perchè originariamente l'uomo era destinato alla caccia, il suo campo visivo è più ristretto di quello della donna, perchè, per lui, era essenziale "puntare" la preda, senza lasciarsi distrarre da visioni periferiche; la donna, invece, essendo destinata alla raccolta dei vegetali, dispone di un campo visivo è più ampio di quello dell'uomo, per non lasciarsi sfuggire niente di commestibile che spunti dal terreno.
E' stato infatti sperimentalmente verificato, che:
- le donne sono in grado di vedere con buona precisione fino a 45 gradi dal centro del loro campo visivo, e in taluni rari casi sviluppano una visione periferica che sfiora i 180 gradi;
- gli uomini, invece, a 45 gradi  dal centro del loro campo visivo, vedono già sfocato, e riescono a mettere a fuoco una sola cosa alla volta, sebbene con una qualità dell'immagine superiore alle grandi distanze.
b)
Quanto alla "neotenia" morfologica femminile, oltre che in campo "fisico" essa si riflette anche in campo "fisiologico"; ed infatti, in base a tali caratteristiche, la femmina "sapiens":
- è più "resistente" al dolore dell'uomo (anche per poter sopportare meglio i dolori del parto);
- è più "resiliente" alle malattie, grazie alle riserve di grasso cutaneo (un po' come i bambini);
- è più "longeva" dell'uomo.

CONTINUA

Eutidemo

3) Differenze di carattere cerebrale.
Le  principali differenze sono le seguenti:
a)
Il volume del cervello delle donne é mediamente inferiore di circa il 10%  rispetto a quello degli uomini, per cui non pochi "tifosi" del sesso maschile, fecero leva su tale circostanza come prova della presunta superiorità intellettiva degli uomini sulle donne; senza considerare, però, che l'"uomo di neanderthal" aveva un cervello del 10% più grande del nostro, eppure si è estinto lo stesso.
Ed infatti, quello che conta è la "qualità" (cioè, nel caso del cervello, soprattutto il "cablaggio"), e non la sola "dimensione"; inoltre, a parte la "dimensione complessiva" di un cervello, contano anche le "dimensioni" delle sue varie parti, che sono differenti tra maschi e femmine (* vedi nota).
b)
Molte funzioni cerebrali, a prescindere dalle diverse dimensioni di alcune parti del cervello  tra maschi e femmine sono "lateralizzate" in entrambi i sessi: per esempio i centri del linguaggio si trovano nell'emisfero sinistro, mentre la percezione spaziale nell'emisfero destro.
Questa lateralizzazione, però, è molto più accentuata nel maschio che nella femmina.
c)
A parità di quoziente intellettivo, gli uomini hanno sei volte e mezzo la "materia grigia" delle donne; però le donne hanno dieci volte la "materia bianca" dell'uomo, che ha la funzione di relazionare le aree cerebrali tra loro.
Inoltre, il "corpo calloso" femminile (cioè la struttura composta da fibre nervose che si trova tra l'emisfero di destra e quello di sinistra), è molto  più spesso di quello maschile; per cui i due emisferi cerebrali sono molto più interconnessi nel cervello delle donne, di quanto non si verifichi nel cervello degli uomini.
d)
In conseguenza di quanto sopra:
- gli impulsi bioelettrici nel cervello maschile viaggiano soprattutto da una parte all'altra dello stesso emisfero;
- accade invece esattamente il contrario per le donne, le quali sono invece specializzate nel "saltare i ponti" fra parte destra e sinistra del cervello.
Cosa questo significhi, lo vedremo meglio parlando delle "differenze psicologiche" tra donne e uomini.
e)
Alcuni studiosi, i quali si sono focalizzati sulle differenze tra donne e uomini nella concentrazione di recettori  della corteccia cerebrale visiva durante l'embriogenesi, hanno scoperto che:
- le donne eccellono nella discriminazione delle sfumature di tonalità del colore;
- gli uomini, invece, eccellono nella capacità di cogliere cambiamenti in stimoli in rapido movimento.
Il che è chiaramente collegato alla originaria diversità dei ruoli dei due sessi, in quanto:
- per la raccolta di alimenti vegetali, è essenziale una buona discriminazione delle sfumature di tonalità del colore (soprattutto per capire meglio quali frutti siano più maturi, e quali meno);
- per la caccia, invece, è molto più importante saper cogliere cambiamenti in stimoli in rapido movimento (ad esempio, nel tiro a segno dinamico, occorre mirare un poco più avanti al bersaglio in movimento).
f)
Nelle regioni dell'area preottica dell'ipotalamo, importante per il dimorfismo fisiologico e comportamentale che attiene alla maternità e alle funzioni di nutrizione e di allevamento della prole, si sono notate notevoli differenze fra sessi prevalentemente di ordine molecolare; relative, cioè, alla metilazione del DNA, alla secrezione dell'ossitocina, e alla  increzione dei glucocorticoidi.
g)
Nel 2011 è stato pubblicato uno studio effettuato dai ricercatori dell'Università di Ulm (Germania), la quale  accredita l'ipotesi che donne e uomini non applichino le stesse strategie al volante della loro automobile per orientarsi in una città sconosciuta; ed infatti, nell'esperimento, per trovare l'uscita dalla città, le donne hanno utilizzato la loro corteccia parietale e prefrontale destra, mentre gli uomini hanno utilizzato maggiormente il loro ippocampo sinistro, una struttura localizzata nella profondità del cervello (che è più efficiente allo scopo, come era necessario per la caccia).

4) Differenze di carattere intellettivo.
Soprattutto in conseguenza delle "differenze di carattere cerebrale" (ma non soltanto in conseguenza di esse), tra donne e uomini sono risultate le seguenti "differenze di carattere intellettivo".
a)
Da due studi del 2000 e del 2005 risulta che:
- gli uomini sono in generale più dotati delle donne  per quanto concerne i ragionamenti di carattere matematico e meccanico;
- le donne, invece, si mostrano superiori negli esercizi collegati al linguaggio.
Ed infatti, nei vari test a cui sono stati sottoposti i soggetti di entrambi i sessi (ovviamente "ceteris paribus"), le donne sono risultate più "brave" nel memorizzare degli oggetti posti su di un tavolo, nel trovare dei sinonimi, nell'enunciare più parole che cominciano con la stessa lettera ecc.;  è inoltre risultato che le donne possiedono in generale un'"elocuzione" migliore degli uomini e padroneggiano meglio la grammatica e l'ortografia.
b)
Più in generale, da una ricerca di un team dell'università della Pennsylvania, in base alle "differenze cerebrali" descritte nei punti c) e d), è risultato che la capacità di unire le doti di analisi (emisfero sinistro), e le doti sintetiche  (emisfero destro), conferirebbe alle donne una capacità di intuizione superiore a quella degli  uomini; il che, più o meno, corrisponde al ben noto "intuito femminile", nonchè alla capacità di ricordare volti e nomi di persone incontrate in situazioni inusuali (compito per il quale serve integrare dati immagazzinati in zone diverse del cervello, allocate nei due emisferi).
Nel complesso i risultati, suggeriscono, come affermano i ricercatori, che i cervelli maschili si strutturano in modo tale da facilitare la connettività (cioè il dialogo) tra la percezione e le azioni coordinate "spazio-temporalmente", mentre i cervelli femminili sono strutturati in modo tale da favorire o prediligere la comunicazione tra processi analitici e intuitivi. Sono, cioè,  più disposti a facilitare l'interscambio fra i due modi di elaborazione, analitico ed intuitivo; che si ritiene siano caratteristici, rispettivamente, dell'emisfero sinistro e dell'emisfero destro.
c)
In base ad altri studi, che qui per brevità sintetizzo, l' uomo sarebbe caratterizzato da:
- migliore organizzazione asimmetrica;
- migliore analisi e memoria spaziale.
La donna, sarebbe caratterizzata da:
- peggiore organizzazione asimmetrica;
- peggiore analisi e memoria spaziale.
- maggiore quantità di informazioni percepite nell'unità di tempo;
- migliore capacità di sintesi;
- migliore percezione dell'aspetto emozionale;
- maggiore fluidità verbale.
Inoltre, sempre sintetizzando al massimo:
- gli uomini sentono di più i toni acuti e riescono a concentrarsi eliminando i rumori di fondo;
- le donne hanno dita più sensibili, una capacità decisamente maggiore di percepire gli odori ed una spiccata tendenza a riconoscere il gusto dell'amaro.

5) Differenze di carattere ormonale.
In generale:
a)
Gli "estrogeni" sono ormoni sessuali "prevalentemente" femminili, i quali hanno svariate funzioni:
- stimolano lo sviluppo delle caratteristiche femminili secondarie;
- regolano il ciclo mestruale;
- regolano la distribuzione del grasso corporeo, favorendone il deposito sui fianchi, i glutei, nelle cosce e nell'addome;
- hanno un'azione protettiva per l'osteoporosi;
- proteggono dal rischio cardiovascolare e aterosclerotico;
ecc. ecc.
In particolare, il "progesterone", pur essendo un ormone sessuale prevalentemente femminile, (responsabile dell'ovulazione, della fertilità e della menopausa), è prodotto in piccola misura anche dalle cellule testicolari maschili del Leydig; è stato scoperto che inibisce la caduta dei capelli e l'ipertrofia della prostata, ma a dosi superiori può sopprimere la produzione di androgeni portando ad atrofia dei testicoli e della prostata.
b)
Gli "androgeni", invece, sono ormoni sessuali "prevalentemente" maschili, il più importante del quale è il "testosterone";  il quale favorisce la crescita dei peli e il mantenimento delle caratteristiche sessuali sia primarie secondarie.
Anche le donne producono testosterone, ma in quantità di circa 10 volte inferiori rispetto a quelle dell'uomo; tuttavia, anche nelle donne, è un ormone prodotto in quantità assoluta maggiore rispetto ad estrogeni e progesterone.
***
La maggiore o minore produzione di testosterone, è estremamente rilevante ai fini delle differenze "psicologiche" tra donne e uomini; sebbene, al riguardo le cose non siano ancora del tutto chiare, e, in parte, controverse.
***
Secondo la tesi prevalente negli studiosi del settore, il testosterone, tra le sue varie funzioni, ha quella di aumentare l'"aggressività" e, più in generale, l'"intraprendenza", la "sicurezza" e la "determininazione ad agire" dell'individuo; il che, come è facile comprendere, era originariamente un requisito indispensabile per la caccia, mentre, invece, era evoluzionisticamente del tutto irrilevante per quanto riguardava la raccolta di elementi vegetali.
Ma questo ci porta direttamente ad esaminare le differenze di carattere psicologico tra donne e uomini, che, almeno stando a quello che ho ho avuto modo di leggere in vari libri, sono principalmente (ma non certo esclusivamente) dovute alla diversa produzione di testosterone.

CONTINUA

Eutidemo


6) Differenze di carattere psicologico.
In tale ambito, la questione comincia a farsi un po' più più complessa, perchè:
- mentre a livello "fisico", "fisiologico", "cerebrale",  "intellettivo" e "ormonale" le differenze tra i due sessi sono determinabili in modo "relativamente" più semplice e oggettivo, in quanto risultano essere precipuamente di carattere "strutturale" (cioè, "innato" e "filogenetico");
- diversamente, a livello prettamente "psicologico", le differenze tra i due sessi sono determinabili in modo più difficoltoso, in quanto è molto arduo distinguere la componente "filogenetica" (cioè, "innata" e "strutturale") del comportamento psicologico della donna e dell'uomo, dalla componente "culturale" del loro comportamento, a seconda, appunto, della cultura in cui vivono e si trovano ad operare.
In ogni caso, ci proverò nel modo che segue:
a)
Differenze psicologiche di origine "morfologica".
Sembra senz'altro plausibile che la "neotenia" femminile funga anche da "espediente evolutivo" per "smorzare" l'aggressività maschile, quantomeno sotto il profilo fisico; ed infatti, poichè l'"homo sapiens", come tutti i mammiferi, è un animale "parentale", l'"aspetto infantile" della femmina può sicuramente contribuire a frenare la l'aggressività fisica maschile nei suoi confronti (oltre che a stimolare la sua "affettività" sentimentale).
Ed infatti, come la maggior parte dei "normali" individui di sesso maschile credo che possano personalmente testimoniare, nel caso di una aggressione fisica da parte di una donna:
- in genere ci si limita a parare i colpi senza reagire fisicamente;
- nel caso, invece, in cui si perdano proprio le staffe e si reagisca fisicamente, al massimo lo si fa "a schiaffi", ma mai "a pugni" (come, invece, viene istintivo fare nel caso in cui un uomo venga aggredito da un altro uomo).
Da notare, peraltro, che le donne, quando colpiscono con i pugni, in genere lo fanno in modo "infantile", colpendo l'oggetto della loro ira al petto o alla spalla "in senso verticale", cioè dall'alto verso il basso; gli uomini, invece, tirano il cazzotto dritto al volto, "in senso orizzontale" (ma, istintivamente, mai sul volto di una donna).
Se è vero che il cinema rispecchia la vita, questo è anche ciò che si vede accadere in quasi tutti i film, oltre che nella realtà.
***
Ovviamente, come purtroppo le cronache attestano ogni giorno, nel caso degli alcolisti, ovvero degli esponenti psicologicamente malati o moralmente degradati del sesso maschile, la violenza degli uomini sulle donne può anche essere di una brutalità estrema (arrivando persino al "femminicidio"); però, per fortuna, si tratta di casi che per quanto troppo numerosi "in senso assoluto", tuttavia, "in senso relativo" rispetto alla popolazione complessiva di un Paese, sono estremamente limitati e marginali sotto il profilo statistico.
Cioè tali da poter essere senz'altro definiti "patologici" (sebbene, purtroppo, in aumento)!
***
Inoltre occorre distinguere tra:
- il cosiddetto "ius corrigendi" in vigore nelle culture "dichiaratamente" maschiliste e patriarcali, che consentiva per legge al "pater familias" di punire fisicamente moglie e figli per "correggerli", ma senza alcuna gratuita brutalità;
- la gratuita violenza con la quale, invece, nelle culture "non dichiaratamente" maschiliste e patriarcali, alcuni uomini infieriscono su mogli e figli, soltanto per dare sfogo alla loro innata brutalità.
Si tratta due due cose completamente diverse!
***
Ma non voglio andare troppo fuori tema!
***
La "neotenia" femminile, inoltre, funge da "espediente evolutivo" non solo per "attenuare" l'aggressività maschile sotto il profilo fisico, ma anche sotto il profilo psicologico; ed infatti oltre all'aspetto fisico infantile, la donna presenta anche delle caratteristiche psicologiche tipicamente infantili, come la maggior propensione al pianto e al riso.
***
In ogni caso, La "neotenia" femminile, sia fisica che psicologica, ha anche la funzione di "attrarre sessualmente" il maschio; ed infatti essendo l'"homo sapiens" un "animale parentale", l'aspetto infantile attrae ed ispira amore e tenerezza.
***
Riguardo alla "neotenia", però, c'è da rilevare che, sotto il profilo "psicologico", per acuni aspetti l'uomo è molto più "neotenico" della donna; ad esempio sotto l'aspetto "ludico"!
Ed infatti, a differenza della donna, la maggior parte degli uomini conserva un'attitudine al "gioco" di carattere tipicamente infantile, che, invece, in genere, nella donna manca; ad esempio, per quanto riguarda i "videogames".
***
In ogni caso, a scanso di equivoci, si tenga ben presente che la "neotenia" (fisica e psicologica), non ha assolutamente niente a che vedere con la "maturità" intellettiva o caratteriale di una persona; ed infatti, "giocherellonità" dei maschietti a parte , donne e uomini al di sopra di una certà età sono entrambi "maturi" allo stesso modo.
Anzi, semmai, le donne, come è noto, maturano prima degli uomini;  alcuni dei quali, in discreta maggioranza rispetto alle donne, non maturano mai!
b)
Differenze psicologiche di origine "ormonale".
Molti anni fa lessi un libro riguardante la storia della musica (di cui, purtroppo, non rammento il titolo) nel quale trattando dell'"evirazione" dei bambini destinati a restare "voci bianche", l'autore ricordava un'aspetto del deprecabile fenomeno che mi rimase impresso: cioè, prima della scellerata operazione, i ragazzi venivano sottoposti a delle "prove di composizione musicale", a seguito delle quali, quelli che risultavano particolarmente dotati, venivano esonerati dalla castrazione.
I "maestri cantori" rispettavano scrupolosamente questa regola, perchè si erano accorti che coloro che subivano la castrazione, perdevano completamente ogni attitudine alla composizione musicale; cioè, alla "creazione" di melodie e sinfonie di qualsiasi genere.
***
Nel libro in questione, ci si limitava a riportare tale fatto storico, senza però cercare di darne la benchè minima spiegazione; la quale, invece, credo di aver potuto desumere da altre mie successive letture.
***
Ed infatti, come ho scritto sopra, il testosterone, tra le sue varie funzioni, ha quella di aumentare l'"aggressività" e, in generale, l'"intraprendenza" dell'individuo (controversie al riguardo a parte); il che era originariamente un requisito indispensabile per la caccia, mentre, invece, era evoluzionisticamente del tutto irrilevante per quanto riguardava la raccolta di elementi vegetali.
***
Però attenzione!
***
Ed infatti, ,la cosiddetta l'"aggressività" che deriva dalla produzione del testosterone, qualora non venga destinata -così come nella sua originaria preistorica funzione evolutiva-, alla "caccia di animali", per la sopravvivenza alimentare propria e della propria famiglia e tribù (attività ormai desueta sin dal "paleolitico"), storicamente:
- o viene "sviluppata" in altre direzioni di tipo "violento" (criminalità, guerre ecc.);
- oppure viene "sublimata" in quella che, in senso molto generico, può essere definita "creatività" (o anche in altre caratteristiche niente affatto "violente").
***
Attualmente, per fortuna, sembra in generale prevalere tale secondo aspetto.
Ed infatti, sebbene in pressochè tutti i mammiferi il testosterone sia risultato correlato all'aggressività di tipo "combattivo", come è risultato  da un esperimento che rilevò che i topi maschi castrati manifestavano una ridotta combattività, questo, tuttavia, non è affatto vero per gli esseri umani, come è risultato  da altri esperimenti. 
***
In particolare, sembra invece che una carente produzione di testosterone possa deprimere, almeno in generale, le potenziali "capacità creative" di un individuo; ed è per questo, probabilmente, che i "maestri cantori" si erano accorti che coloro che subivano la castrazione, perdevano completamente ogni attitudine alla composizione musicale, e,  cioè, alla "creazione" di melodie e sinfonie di qualsiasi genere.
***
Premesso che stiamo pur sempre navigando nel "mondo delle ipotesi", questo potrebbe spiegare perchè di donne "creative" (scultrici, architette poetesse pittrici ecc.) ce ne sono sempre state così poche rispetto agli uomini; sebbene, al riguardo, ammesso e non concesso che ciò sia dipeso "anche" dalla minore quantità di testosterone prodotto dall'organismo femminile, non c'è dubbio che è anche dipeso dalla condizione "deteriore" in cui le donne si sono trovate ad operare in culture di tipo patriarcale e maschilista.
Tuttavia, storicamente, di donne "creative" (scultrici, architette, poetesse, pittrici ecc.) ce ne sono sempre state molto poche pure rispetto alle donne "di potere"; le quali, anche in culture di tipo patriarcale e maschilista, in proporzione, sono invece state senz'altro più numerose.
L'elenco delle regine è molto più lungo di quello delle scultrici!
***
Ed infatti, a livello per così dire "politico", e, genericamente parlando, "sociologico", non sembra che la figura maschile sia sempre stata culturalmente prevalente in tutti i luoghi ed in tutte le epoche; come, invece, accade "prevalentemente" oggi nei paesi occidentali, e, soprattutto, in quelli orientali.

CONTINUA


Eutidemo

7) Differenze di carattere "sociopolitico".
Se è vero che, secondo gli etnologi, non è tanto Dio ad aver creato gli esseri umani "a sua  immagine e somiglianza", bensì sono stati gli esseri umani a creare gli dei  "a loro  immagine e somiglianza", ne consegue che:
- se la divinità principale di una determinata popolazione è di genere femminile, siamo probabilmente in presenza di una cultura di tipo "matriarcale";
- se, invece, la divinità principale di una determinata popolazione è di genere maschile, siamo sicuramente in presenza di una cultura di tipo "patriarcale".
***
Al riguardo, quindi, possiamo rilevare che:
a)
La prima scultura di forma umana che si conosca, realizzata 35.000 anni fa,  è in  avorio di mammut, e rappresenta una donna grassa, con seni spropositati, la quale, con tutta probabilità era una divinità femminile; per cui, se,  a quei tempi, la divinità principale era femmina, il ruolo delle donne doveva presumibilmente essere di particolare importanza.
b)
In effetti, per tutto il Paleolitico, specialmente tra 25.000 mila o 20.000 anni fa, le cosiddette "Veneri", statuine ritrovate in Europa e Asia, hanno mettono in risalto il concetto del "dio femmina"; ed infatti, nei "culti della fertilità" di culture posteriori, le statuine diverranno prevalentemente di carattere "fallico" (cioè, "maschile").
c)
Tale prevalenza, almeno per un certo tempo, sembra che si protrasse anche nel Neolitico; sebbene, in tale epoca, pare che iniziò un cambiamento religioso culturale in senso opposto.
d)
Ed invero, lo storico Johann Jacob Bachofen sosteneva che alcuni miti greci, da quello delle Amazzoni alla storia di Medusa, non erano altro che il ricordo "leggendarizzato" di conflitti sociali veri e propri, che dall'originario matriarcato portarono al patriarcato, cioè al dominio del maschio sulla femmina; Bachofen sosteneva, infatti, che la società patriarcale avesse "vinto" quando gli uomini si impossessarono del potere religioso riservato alle donne.
e)
Si tratta di teorie controverse e prive di conferma unanime da parte degli studiosi; tuttavia anche la studiosa italiana Momolina Marconi (1912-2006) sostenne l'ipotesi del matriarcato,  con l'idea che dalla Puglia alla Sardegna, alle coste africane e dell'Anatolia, fosse esistita una civiltà matriarcale; quella dei Pelasgi, che credeva in una "Grande Madre" mediterranea.
f)
Questa presunta "fase matriarcale" è stata spesso considerata un'"utopia femminista";  sebbene fosse stata ipotizzata anche dal filosofo ed economista Friedrich Engels (1820-1895); che ne spiegò la fine con la nascita della proprietà privata.
g)
Più recentemente, nel 2005, a San Marcos, in Texas (Usa), archeologi e antropologi di tutto il mondo si sono riuniti in un convegno di "studi matriarcali", confrontando dati archeologici e osservazioni su alcune popolazioni attuali.
Da tale convegno è risultato che, non solo la civiltà megalitica del Neolitico era incentrata sulle donne, ma che decine di etnie risultano essere ancora oggi matriarcali.
Per esempio, i Mosuo dello Yunnan cinese, i Bemba e i Lapula delle foreste dell'Africa centrale, gli indiani Cuna "isolati" al largo di Panama e i Trobriandesi della Melanesia; fondamentale è poi uno studio sui Minangkabau di Sumatra, che ammontano a circa 4 milioni di persone (che non sono poche).
***
Se, almeno in parte, tutto questo è vero, non sembra proprio che le donne soffrano di un "handycap filogenetico" in materia di "dominanza" a livello politico, sociale e familiare; a meno che non si voglia considerare un "handycap" la loro carenza "testosteronica", il che, però, è molto opinabile (un discorso al riguardo ci porterebbe troppo lontano).
***
Ed infatti, almeno a mio modestissimo parere, la "subordinazione" delle donne a livello politico,  sociale e familiare, in maggiore o minore misura a seconda della collocazione geografica, dipende precipuamente da fattori precipuamente "culturali".
Essa è:
- molto maggiore in certi paesi orientali  e mediorientali;
- molto minore in occidente.
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Diciamo che, anche al tempo del paganesimo, la cultura occidentale "postneolitica" era divenuta sicuramente di carattere "patriarcale"; tuttavia, benchè la "dea madre" fosse stata sostituita dal "Dio Padre("Dyauṣ Pitār", ovvero "Juppiter"), di di "dee" ce n'erano ancora parecchie, e i "sacerdoti" erano di entrambi i sessi.
Però, quando la religione pagana occidentale venne soppiantata da quella "semitica" (cioè quella cristiana),  dio e sacerdoti vennero "declinati" soltanto al maschile;  con esclusione quasi assoluta dell'elemento femminile.
***
L'unico elemento femminile rimasto, è la Madonna.
La quale, però:
-  non è certo una divinità;
- può essere venerata e raffigurata solo con un "maschietto" in braccio ben visibile.
Il quale, una volta cresciuto, non la trattava certo molto bene; ovvero, quando si degnava di trattarla, lo faceva con sufficienza e quasi "scocciato": "Donna, che vuoi da me? " (Gv 2,1-12).
Bel modo di rivolgersi alla madre!
***
In ogni caso, a partire dal secolo scorso, soprattutto "grazie" alle due guerre mondiali, che immisero per la prima volta "massivamente" le donne nel mondo del lavoro, la situazione culturale cominciò a cambiare.
Per cui, in generale, sia in ambito politico che in ambito lavorativo e familiare, nel mondo occidentale, la posizione della donna risulta indubbiamente:
- molto avanzata rispetto al passato;
- troppo poco avanzata rispetto a quanto potrebbe e dovrebbe essere.
***
Il discorso potrebbe continuare ancora a lungo, ma mi accorgo di aver scritto anche troppo!
***
FINE
***
NOTA
* I maschi in media hanno maggiori volumi e densità della parte sinistra dell'amigdala, dell'ippocampo, della corteccia insulare, del putamen; densità più elevate del cervelletto e del claustrum di sinistra, volumi più grandi della circonvoluzione anteriore paraippocampale bilaterale, del giro cingolato posteriore, del precuneus, dei lobi temporali, e del cervelletto, della circonvoluzione del cingolo anteriore e dell'amigdala destra.
Al contrario, le femmine in media avevano una maggiore densità del lobo frontale sinistro, e maggiori volumi del lobo frontale destro, delle circonvoluzioni frontali inferiore e media, della pars triangularis, del planum temporale/parietale, del giro del cingolo anteriore, della corteccia insulare, del giro di Heschl del talamo bilaterale, del giro paraippocampale di sinistra e della corteccia occipitale laterale.



Ipazia

Se la prerogativa del divino è la creazione è comprensibile la divinizzazione paleolitica della maternità, prerogativa femminile, indipendentemente da una colorazione politica di tale prerogativa.

Il patriarcato politico si documenta da sè e la controparte fallica alla divinità femminile si è affermata non appena si è politicizzato il contributo maschile alla procreazione.

Il matriarcato politico è decisamente difficile da documentare, considerando che tutta la storia scritta è sotto l'egida del patriarcato e l'etnologia non ha evidenziato alcuna società politicamente matriarcale neppure al di fuori del mainstream storico scritto.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve Eutidemo ed Ipazia. Ovviamente non è possibile (nè, credo, potrà interessare) che io esprima un mio sincero punto di vista circa l'origine e lo svolgersi dei ruoli maschile e femminile.




Dal momento che la procreazione umana richiede che il maschio si dia da fare e che la femmina si lasci fare (bum !! - son sicuro che troverò chi non sarà d'accordo con ciò!).....................occorrerebbe chiamare in causa l'esistenza di ruoli (FISICI E BIOLOGICI BEN PRIMA CHE SESSUALI !) denominati ATTIVITA' e PASSIVITA'.


Tutto il resto della storia dei rapporti tra i sessi appartiene - al massimo - all'anedottica.



Ma se lo facessi risulterei inelegante nonchè - per il parere dimoltissimi - terribilmente retrivo. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

Viator, mettiti nei panni di un paleolitico (vedo che a volte ci riesci  :P ) che non sa nulla di anatomia umana e di principio di determinazione ...
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jacopus

Eutidemo. Difficile risponderti puntualmente. Hai scritto una specie di breve saggio. ;D .
Colgo qualche spunto qua e là. Intanto il cervello umano ha questa peculiarità, ovvero che è estremamente plastico e apprende dall'ambiente più di ogni altro essere vivente conosciuto. Meglio di noi fa solo Alien, ma è un frutto della fantasia e quindi non vale. Questo per dire che se insegni ad una donna ad essere mascolina, quella diventerà mascolina. Il ruolo degli ormoni e dei neurotrasmettitori ha una sua incidenza, ma si tratta di un condizionamento molto meno forte di tutti gli aspetti culturali che ci circondano. L'apprendimento ai ruoli maschio/femmina inizia in tenera età e prosegue lungo tutto l'arco della vita di un uomo e di una donna. Il fatto che gli uomini non piangano e non si commuovano non significa che hanno ghiandole lacrimali sterili, oppure che il testosterone impedisce loro di piangere, ma è stato insegnato loro in molte maniere che piangere e da "femminucce". Siamo molto più culturalmente influenzabili rispetto a quanto può influenzarci la nostra fisiologia. Almeno rispetto ai ruoli sociali. Non si comprende altrimenti come mai le donne oggi riescono a fare le astronaute, le fisiche, le manager e ogni altro ruolo precedentemente ricoperto solo dagli uomini. O vi è stata una evoluzione ormonale sconosciuta alla comunità scientifica, oppure potenzialmente le donne sono in tutto e per tutto simili agli uomini rispetto alle potenzialità e ai ruoli possibili.


Citazione
Nel complesso i risultati, suggeriscono, come affermano i ricercatori, che i cervelli maschili si strutturano in modo tale da facilitare la connettività (cioè il dialogo) tra la percezione e le azioni coordinate "spazio-temporalmente", mentre i cervelli femminili sono strutturati in modo tale da favorire o prediligere la comunicazione tra processi analitici e intuitivi.

Questo passaggio invece è particolarmente interessante. Sostanzialmente questi risultati affermano che le donne sono superiori agli uomini poichè sono in grado di integrare le parti affettive ed emotive a quelle razionali e analitiche, tipiche dell'emisfero sinistro. Insomma riescono a vedere l'esistenza umana in tutta la sua complessità. In realtà suppongo che anche gli autori di queste ricerche siano stati condizionati dagli stereotipi di genere. Del resto è anche vero che se compri una bambola ad una bambina, quella bambola dovrà farla giocare in un campo di relazioni, mentre il bambino, con la sua macchinina dovrà dimostrare di essere competente e correre senza doversi eventualmente rapportare con gli altri, se non in un regime di gara e di competizione, a differenza delle bambole che non si sfidano nella lotta e neppure si sparano giocando alla seconda guerra mondiale.

Con tutto ciò non intendo neppure affermare che siamo uguali, ma le differenze sono molto meno evidenti ed importanti rispetto a quello che una tradizione di molti millenni, avvalorata da sacre scritture, da leggi non scritte, da insegnamenti, da prassi, ha tentato e tenta tuttora di imporre in molte parti del mondo. Del resto la vera uguaglianza della donna rispetto all'uomo, dal punto di vista culturale, è una conquista degli ultimi 70 anni nel mondo occidentale e non sono certo che sia dappertutto davvero raggiunta, in Occidente. Lasciamo stare quello che accade ad est della Vistola e a sud di Pantelleria.

Un ultimo appunto. Nella parte della psicologia ti attieni esclusivamente ai condizionamenti dati dalla neotenia e dagli ormoni. In realtà la psicologia è molto più variegata e in questa "sezione" dovrebbe essere dato spazio soprattutto alla psicologia sociale, ovvero a quella disciplina che fa comunicare il nostro "foro interiore" con il "foro interiore" ed "esteriore" della società. Come tu hai ben detto, la questione è davvero molto complessa. Sempre in questa parte fai riferimento al testosterone come possibile "agente" della creatività. In realtà anche qui, le tracce da seguire sono tantissime. Ti basti sapere che la disciplina della traumatologia psicologica (quelli per intenderci che studiano e curano il PTSD, ovvero il Post traumatic stress disorder) fa risalire a traumi di tipo violento, lo spegnimento di ogni creatività da parte dell'essere umano. E pertanto bisognerebbe piuttosto considerare questo aspetto sulla creatività e volitività delle donne e anche degli uomini. In questo siamo identici. Sia gli uomini che le donne traumatizzate difficilmente diverranno artisti/e (salvo casi eclatanti come Dostoevskij, Proust, Kafka, Woody Allen, Primo Levi, E. Allan Poe... ).
In realtà sarebbe interessante capire come il trauma incide nella creatività. Visto che più ci penso e più la comunità degli artisti traumatizzati aumenta. Ma questa è un'altra storia, o un'altra discussione.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Eutidemo

Ciao Ipazia. :)
Sono complessivamente d'accordo su tutto quello che hai scritto; sebbene, in materia "etnografica" e "paleontologica", la mia competenza sia molto limitata, e, quindi, la mia personale opinione valga molto poco.
Quanto al fatto che l'etnologia non abbia evidenziato alcuna società politicamente matriarcale, in effetti, il "matriarcato", fra i Minangkabau come negli altri gruppi studiati, non è il semplice ribaltamento del "patriarcato", cioè la dominazione di un sesso sull'altro, ma una cultura di bilanciamento dei ruoli; le spose restano a vivere nel villaggio della madre dove l'organizzazione e la cura dei figli si avvale degli uomini, ma questi sono in genere fratelli della sposa, zii e nonni.
Un saluto! :)

Eutidemo

Citazione di: viator il 24 Ottobre 2021, 21:00:21 PM
Salve Eutidemo ed Ipazia. Ovviamente non è possibile (nè, credo, potrà interessare) che io esprima un mio sincero punto di vista circa l'origine e lo svolgersi dei ruoli maschile e femminile.

Dal momento che la procreazione umana richiede che il maschio si dia da fare e che la femmina si lasci fare (bum !! - son sicuro che troverò chi non sarà d'accordo con ciò!).....................occorrerebbe chiamare in causa l'esistenza di ruoli (FISICI E BIOLOGICI BEN PRIMA CHE SESSUALI !) denominati ATTIVITA' e PASSIVITA'.

Tutto il resto della storia dei rapporti tra i sessi appartiene - al massimo - all'anedottica.
Come avevo scritto, riguardo alla "differenza" tra uomini e donne, mi sembra che tu ti appiattisci un po' troppo sulla famosa  battuta francese: "Quelle est la différence entre l'homme et la femme ? C'est facìle: la différence entre!"Su questa "differenza", indubbiamente,  c'è poco da discutere!
:D

Eutidemo

#10

Ciao Jacopus. :)
Sono senz'altro d'accordo con te sul fatto che il cervello umano è estremamente "plastico" e "adattabile", per cui apprende dall'ambiente più di ogni altro essere vivente conosciuto; ed invero non c'è (quasi) niente di "maschile" che una donna non possa fare, e viceversa.
Ad esempio, sebbene una donna non sia predisposta "naturalmente" a combattere, se viene adeguatamente addestrata nel combattimento "corpo a corpo", è in grado di battere un uomo che sia il doppio più grosso e forte di lei; allo stesso modo, se si insegna ad un uomo a lavorare all'uncinetto, può realizzare maglioncini in lana molto migliori di quelli di una donna che non sia stata addestrata a farlo.
***
Tuttavia, almeno in certi casi, come dice un vecchio proverbio: "Cerca pure di rinchiudere la natura in un sacco...quella cercherà sempre di sgusciare fuori!"
***
Ed invero, data la versatilità e la plasticità del cervello umano, è senz'altro possibile:
- "accentuare" culturalmente, in senso positivo o negativo (a seconda dei punti di vista), determinate nostre caratteristiche naturali filogeneticamente acquisite;
- "contrastare" culturalmente, in senso positivo o negativo (a seconda dei punti di vista),  determinate nostre caratteristiche naturali filogeneticamente acquisite.
Tuttavia, soprattutto nel secondo caso, c'è il rischio che la "frizione psicologica" provocata da tale "contrasto" possa provocare "effetti sociali collaterali" indesiderati; e, comunque, la "propensione naturale" non verrà in alcun modo "soppressa" (se non, selettivamente, in milioni di anni), ma resterà semplicemente "latente".
***
Anzi, paradossalmente, in tempi "molto" lunghi, determinate desiderabili modifiche culturali, potrebbero comportare modifiche selettive in direzione esattamente opposta a quella desiderata!
Ad esempio, poichè le "donne in carriera" generano meno figlie delle "casalinghe", da un punto di vista meramente "selettivo", la "specie sapiens femminile" potrebbe evolversi in senso ancora più "casalingo" di quanto già non sia per antichi adattamenti preistorici.
***
Quanto alla faccenda dei giocattoli:
- è assolutamente vero che regalare bambole alle bambine e pistole e automobiline ai bambini può  accentuare le loro propensioni innate;
- è assolutamente falso, invece, che le une e gli altri non abbiano già dentro di sè propensioni innate per certi tipi di giocattolo.
Tanto è vero, questo, che lo si è verificato anche "etologicamente" nelle specie di primati più simili a noi.


(Geschwister als Team: Ideen für eine starke Familie. Ein artgerecht-Buch)
***
I miei genitori, traumatizzati dalla recente guerra, mi hanno raccontato che, quando io ero ancora molto piccolo, era loro intenzione di astenersi dal regalarmi qualsiasi tipo di "armi giocattolo"; però, quando ci recavamo nei grandi magazzini, io puntavo istintivamente e pervicacemente verso quelle, e non c'era verso di dissuadermi.
E la cosa singolare è che:
- all'epoca, non c'era ancora la TV
- al cinema mi portavano a vedere solo cartoni animati;
- non avevo fratelli;
- i primi anni, antecedentemente alla scuola, non avevo amici, quindi giocavo sempre da solo.
Tanto è vero che, essendo molto piccolo, non avevo neanche idea del funzionamento delle armi giocattolo, e le facevo volare come se fossero aeroplani.
Le decine di orsacchiotti che mi avevano regalato, invece, neanche li guardavo!
***
Alcune credenze circa gli uomini e le donne sono sicuramente "stereotipi di genere"; ma altri sicuramente no!
***
Indubbiamente, "una tradizione di molti secoli, avvalorata da sacre scritture, da leggi non scritte, da insegnamenti e da prassi pervasive" ha un "peso enorme" nel condizionamento degli individui di una certa cultura; però "mai" quanto può esserlo un condizionamento filogenetico, trasmesso nei cromosomi, che si è protratto per milioni di anni.
Lo si può senz'altro contrastare culturalmente, ed anche con "relativo" successo e durata; ma non lo si può mai sopprimere completamente ("eradicare"), se non a seguito di un "ricondizionamento selettivo" di pari durata.
***
Così come la cultura può modificare il nostro "corpo" (grazie all'alimentazione e alla palestra), allo stesso mondo può modificare anche la nostra "psiche" (grazie alle ideologie e alle mode predominanti in un certo periodo).
Ma "mai" oltre certi limiti; salvo, ovviamente, un "ricondizionamento selettivo"!
***
Quanto alla "psicologia", considerato il tema propostomi:
- mi sono attenuto solo agli aspetti "comuni" e "fisiologici" (condizionamenti dati dalla neotenia e dagli ormoni, ma non solo);
- non ho minimamente considerato, se non incidentalmente gli aspetti "particolari" e "patologici" , perchè sarei andato oggettivamente fuori tema.
***
Ed infatti, un conto è la "psicologia" ed un conto è la "psichiatria" (in senso lato, di cura delle sofferenze psichiche, anche se non estreme)!
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E' senz'altro esatto tutto ciò che scrivi riguardo alla "traumatologia psicologica", la  quale  fa risalire a "traumi di tipo violento", lo spegnimento di ogni creatività da parte dell'essere umano; ma io mi riferivo alla media normale della popolazione che non ha subito  "traumi di tipo violento" di nessun genere.
Ed infatti, se è vero, come scrivi giustamente tu, che gli uomini e le donne "traumatizzati psicologicamente" difficilmente diverranno artisti creativi, è altrettanto vero vero che  gli uomini e le donne "traumatizzati fisicamente" difficilmente diverranno campioni sportivi; ma questo non c'entra assolutamente niente con le differenze che sussistono tra gli uomini e le donne che non sono stati "traumatizzati" nè  psicologicamente nè fisicamente!
E solo questo era il tema che mi ero riproposto di esaminare.
***
Un saluto! :)
***

Ipazia

Sulla "entre" maschile va anche detto che è ben misera cosa rispetto alla miracolosa transustanziazione che avviene nel corpo-tempio dedicato alla riproduzione umana, in perfetta analogia con i cicli naturali stagionali di riproduzione degli organismi viventi. Rispetto a tali simbologie i paleolitici rivelano una umanità più evoluta dell'attuale, ancora non adulterata dal catename patriarcale legato all'istituto schiavistico della proprietà di esseri umani.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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