Adios querido compañero Fidel: hasta la victoria siempre, comandante!

Aperto da Freedom, 26 Novembre 2016, 11:50:35 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

Freedom

Al di là di quello che si può pensare di Cuba io penso che Fidel Castro abbia avuto un grande merito: ci ha mostrato che un altro mondo è possibile.

Sono stato a Cuba nel 2000 e ne ho ricavato un'impressione complessa e non univoca. I cubani stessi sono combattuti tra l'amore per una vita diversa e più felice e ricca della nostra ma, allo stesso tempo, senza tanti beni di consumo e senza, diciamolo, la libertà. Oddio non è che qua da noi si sia così liberi, pur tuttavia, almeno formalmente lo siamo più di loro.

Ma quello che mi preme sottolineare è che il nostro, ancorché maggioritario, non è l'unico mondo possibile. E sicuramente non è un mondo più felice del loro.

Vedremo cosa succederà a Cuba. Io non sono ottimista perché il demone del neoliberismo è molto forte e ha conquistato oramai tutti.........

Però il tentativo di Cuba rimarrà nella storia dell'umanità. Così come Fidel Castro. Al quale mi piace augurare che la terra gli sia lieve.

Adios querido compañero Fidel: hasta la victoria siempre, comandante! 

Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

donquixote

Cuba ha rappresentato per almeno un paio di generazioni di giovani occidentali la romantica ed epica lotta del piccolo Davide caraibico contro il mostruoso Golia americano, il modello ideale del marxismo realizzato a seguito dell'eroica rivoluzione popolare capeggiata da Castro e Che Guevara che spodestò Fulgencio Batista; ma al di là della retorica la situazione durante il governo del "lider maximo" non è mai migliorata, fino a crollare nei tempi più recenti.
Ai tempi della rivoluzione Cuba inviava negli Stati Uniti il 74% delle proprie esportazioni mentre era da questi dipendente per il 65% delle importazioni, dunque era legato a doppio filo agli USA e l'embargo totale ha creato enormi problemi al tessuto economico e sociale del paese; il regime, in quasi 60 anni di ininterrotto governo, non è riuscito a renderlo autosufficiente tanto che le accuse nei confronti degli Stati Uniti sono sempre state legate al mantenimento dell'embargo. In pratica, com'è accaduto anche negli altri paesi del "socialismo reale", non si è saputo offrire un'alternativa alla visione capitalistica del mondo che creasse serenità, soddisfazione e armonia nell'animo dei popoli e non dovesse essere imposta con la violenza. Qualche tempo fa qualcuno disse: "L'uomo non vive di solo pane..." poiché chi vive di solo pane non è uomo ma bestia, e quindi se ci si basa esclusivamente sulla produzione e il consumo di beni materiali per costruire la "felicità" dei popoli allora questi beni materiali dovranno essere in grande quantità, e sempre maggiore, come accade appunto nei paesi capitalisti ove l'obiettivo è aumentare sempre di più la ricchezza materiale per mantenere la gente nell'ignoranza e nel torpore, non certo per esaltare la loro umanità. Infatti tali beni non sopperiscono a bisogni fisici ma psicologici, che per loro natura possono essere illimitati e mai completamente soddisfatti da beni che per definizione si "consumano" e possono solo fungere da temporanea distrazione. I regimi socialisti come quello cubano oltre a non fornire al popolo beni materiali sufficienti a distrarli dai loro bisogni psicologici (nonostante gli enormi finanziamenti ricevuti nel corso dei decenni dall'Unione Sovietica) non hanno nemmeno saputo valorizzare altre strade che potessero creare in esso un'unione ed un'armonia che non fossero esclusivamente legate all'orgoglio del piccolo che "eroicamente" si oppone alla grande potenza, e gli esiti non potevano che essere, inevitabilmente, quelli che sono. D'altronde tali regimi sono tecnicamente molto più disumani e innaturali di quelli capitalisti, e la natura non si lascia comprimere per troppo tempo senza reagire.
La morte di Fidel è il sigillo finale sull'inevitabile processo iniziato nell'89 con il crollo dell'Unione Sovietica, dei suoi paesi satelliti e dell'ideologia che aveva animato i precedenti 70 anni in contrapposizione con il liberalismo di matrice statunitense, e di fatto già terminato con la firma dell'accordo fra Raul Castro e Barak Obama che ristabilisce normali rapporti diplomatici fra i due paesi e in prospettiva dovrebbe annullare l'embargo economico sancito dagli USA svariati decenni fa ai danni dell'isola caraibica.
Il concerto dei Rolling Stones che qualche mese fa ha mobilitato a L'Avana oltre mezzo milione di persone è il chiaro segnale che l'incantevole isola caraibica tornerà ad essere, in men che non si dica, il bordello e il parco divertimenti degli americani danarosi, con contorno di affaristi senza scrupoli che vorranno sfruttare le risorse naturali e minerarie di quel paese; e i cubani nati e cresciuti all'ombra di una rivoluzione senza alcun valore che non fosse quello dell'identificazione nel piccolo Davide che tiene testa al gigante Golia, e che hanno sofferto per decenni in nome di una simbolica quanto inutile "resistenza",  non vedranno l'ora di entrare a pieno titolo nel club del "mercato", della "democrazia" e dei "diritti umani", rimpiangendo il tempo perduto sotto un regime ormai morto. E anche Castro, come Che Guevara, sarà presto trasformato in attrazione turistica con tanto di merchandising gestito, ironia della sorte, da qualche corporation a stelle e striscie.
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD