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209 miliardi

Aperto da anthonyi, 22 Luglio 2020, 06:57:02 AM

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sapa

Bè, detto che 209 miliardi (se arriveranno tutti e quando arriveranno, io credo quando vedo...) in cassa faranno dello Stato Italiano l'unica impresa sul mercato  con liquidità faraonica, io credo che la spesa pubblica diventerà inevitabilmente l'unico strumento per finanziare la crescita. E' una ricetta sbagliata? Probabilmente sì, ma credo che non saremo i soli ad adottarla.  Se lo STato avrà a disposizione quel mare di soldi, dovrà provvedere a spenderli e dovrà farlo bene. Personalmente, se a questo giro non salteranno fuori 30-50 miliardi per un piano serio  di riassetto del territorio, che vada dai monti al mare, credo che scenderò in piazza armato e fonderò non già il movimento delle sardine , bensì quello dei barracuda, cioè di tutti quelli che hanno sempre sopportato il disastro che poteva essere previsto e prevenuto, perchè non c'erano i soldi. Adesso basta, se arriveranno quei soldi, e come ripeto ci credo il giusto, dovranno andare in lavoro utile e produttivo. Produrre non significa per forza "creare" merci e beni, è produrre anche lavorare per evitare i disastri, quando si può. Altrimenti saranno dolori, io e credo molti altri siamo belli gonfi.

viator

Salve sapa. Citandoti : "se a questo giro non salteranno fuori 30-50 miliardi per un piano serio  di riassetto del territorio, che vada dai monti al mare,....................".
Scusa ma, cosa pensi si possa fare con 30-50 miliardi di Euro ? Non basterebbero neppure a riassettare decentemente la sola Liguria ! (Naturalmente tenendo presente che metà della cifra "evaporerebbe" misteriosamente in corso d'opera). Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

sapa

Citazione di: viator il 26 Luglio 2020, 13:39:35 PM
Salve sapa. Citandoti : "se a questo giro non salteranno fuori 30-50 miliardi per un piano serio  di riassetto del territorio, che vada dai monti al mare,....................".
Scusa ma, cosa pensi si possa fare con 30-50 miliardi di Euro ? Non basterebbero neppure a riassettare decentemente la sola Liguria ! (Naturalmente tenendo presente che metà della cifra "evaporerebbe" misteriosamente in corso d'opera). Saluti.
Bè, sono stato basso, ma se pensiamo che ad oggi si spende per quel problema al massimo un decimo e, per lo più, per riparare danni già verificatisi,è sempre manna dal cielo. Con 50 miliardi di euro per il territorio in realtà si metterebbero a posto almeno le criticità più importanti. La Liguria è un caso a sè stante, per mettere tutto in sicurezza bisognerebbe rifarla di sana pianta.

InVerno

Citazione di: sapa il 26 Luglio 2020, 10:18:43 AM
Bè, detto che 209 miliardi (se arriveranno tutti e quando arriveranno, io credo quando vedo...) in cassa faranno dello Stato Italiano l'unica impresa sul mercato  con liquidità faraonica, io credo che la spesa pubblica diventerà inevitabilmente l'unico strumento per finanziare la crescita. E' una ricetta sbagliata? Probabilmente sì, ma credo che non saremo i soli ad adottarla.  Se lo STato avrà a disposizione quel mare di soldi, dovrà provvedere a spenderli e dovrà farlo bene. Personalmente, se a questo giro non salteranno fuori 30-50 miliardi per un piano serio  di riassetto del territorio, che vada dai monti al mare, credo che scenderò in piazza armato e fonderò non già il movimento delle sardine , bensì quello dei barracuda, cioè di tutti quelli che hanno sempre sopportato il disastro che poteva essere previsto e prevenuto, perchè non c'erano i soldi. Adesso basta, se arriveranno quei soldi, e come ripeto ci credo il giusto, dovranno andare in lavoro utile e produttivo. Produrre non significa per forza "creare" merci e beni, è produrre anche lavorare per evitare i disastri, quando si può. Altrimenti saranno dolori, io e credo molti altri siamo belli gonfi.
Io sono d'accordo, a patto che non si parli di un qualche appalto per risolvere le situazioni critiche e poi ciao ciao, perchè non funziona così. Le persone che abitano il territorio extraurbano sarebbero ben liete di conservarlo, innanzitutto per conservare se stesse, a patto che ci fosse una ragione per abitarvi. La disabitazione delle regioni rurali è il problema del mantenimento del territorio, non l'assenza o la presenza di qualche muro in cemento armato a tenere una frana, si tratta di concepire un progetto urbanistico di larga scala che renda il territorio extraurbano abitato e abitabile, offrire opportunità lavorative e di impresa, il resto verrà da se. E' un tema dannatamente importante, anche in caso al politico non freghi nulla del territorio ma si interessi solamente del ritorno politico ed elettorale, c'è una importantissima analisi da fare sulla crescente divisione tra urbe e territorio rurale, basta guardare come gli interessi elettorali siano diametralmente opposti, e non solo in Italia, che tuttavia per costrizione geografiche sarebbe la nazione con più interesse a fornire una novella interpretazione del territorio che non sia "ammucchiamoci in città", sopratutto al termine della rivoluzione industriale. Anche il politico più gretto e meschino, che si muovesse per solo interesse elettorale, dovrebbe ragionare a riguardo, perchè ne avrebbe da guadagnare.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

viator

Salve InVerno. Citandoti brevemente : "Anche il politico più gretto e meschino, che si muovesse per solo interesse elettorale, dovrebbe ragionare a riguardo, perchè ne avrebbe da guadagnare".


Scusa ma cosa mai avrebbe da guadagnare ??. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

InVerno

Citazione di: viator il 30 Luglio 2020, 17:25:12 PM
Salve InVerno. Citandoti brevemente : "Anche il politico più gretto e meschino, che si muovesse per solo interesse elettorale, dovrebbe ragionare a riguardo, perchè ne avrebbe da guadagnare".


Scusa ma cosa mai avrebbe da guadagnare ??. Saluti.
Se guardi praticamente qualsiasi elezione o referendum che sia avvenuto nel mondo occidentale negli ultimi dieci anni, scoprirai molto facilmente che c'è stata una frattura gigantesca tra le preferenze della borghesia urbana e quelle dei "frugali" rurali. Dalla Brexit a Trump, da Salvini a LePen, si tratta quasi sempre di una questione di diverse vedute tra la borghesia cittadina e il territorio circostante. Per un politico che generalmente pesca voti nelle città densamente popolate, riuscire a entrare in sintonia con il mondo rurale significa aprire un forziere pieno zeppo di voti e consolidare il proprio consenso in maniera diffusa, anzichè nicchiare su un certo tipo di consenso (anche detto "radical chic") che in breve tempo diventa spesso parodia di sé stesso, a causa dell'inconsistente impraticità su cui è fondato.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

anthonyi

Citazione di: InVerno il 30 Luglio 2020, 17:40:49 PM
Citazione di: viator il 30 Luglio 2020, 17:25:12 PM
Salve InVerno. Citandoti brevemente : "Anche il politico più gretto e meschino, che si muovesse per solo interesse elettorale, dovrebbe ragionare a riguardo, perchè ne avrebbe da guadagnare".


Scusa ma cosa mai avrebbe da guadagnare ??. Saluti.
Se guardi praticamente qualsiasi elezione o referendum che sia avvenuto nel mondo occidentale negli ultimi dieci anni, scoprirai molto facilmente che c'è stata una frattura gigantesca tra le preferenze della borghesia urbana e quelle dei "frugali" rurali. Dalla Brexit a Trump, da Salvini a LePen, si tratta quasi sempre di una questione di diverse vedute tra la borghesia cittadina e il territorio circostante. Per un politico che generalmente pesca voti nelle città densamente popolate, riuscire a entrare in sintonia con il mondo rurale significa aprire un forziere pieno zeppo di voti e consolidare il proprio consenso in maniera diffusa, anzichè nicchiare su un certo tipo di consenso (anche detto "radical chic") che in breve tempo diventa spesso parodia di sé stesso, a causa dell'inconsistente impraticità su cui è fondato.

Ma non è questione degli ultimi 10 anni, Inverno. E' carattere tipico della provincia (
Naturalmente con provincia si intendono anche le periferie urbane)
essere più tradizionalista, con una cultura meno evoluta e meno aperta. E' per questo che può venire più facilmente catturata dal linguaggio semplice del populismo, quello si una novità degli ultimi anni.
Il punto però è che la politica un minimo di coerenza deve averlo per produrre risultati efficienti, e se il progetto politico è coerente il centro borghese lo capisce, ma la periferia non lo capisce, neanche se da esso riceverà dei vantaggi.
Se il progetto invece è incoerente e populista, allora la periferia lo capisce, e lo vota, anche se magari, dopo, si accorgerà che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.
Purtroppo non c'è scelta, la periferia, che un tempo aveva fiducia nella borghesia del centro, ed ha perso questa fiducia, la deve riacquistare, e secondo me lo farà, ma non so in quanto tempo.

sapa

Citazione di: InVerno il 30 Luglio 2020, 14:42:19 PM
Citazione di: sapa il 26 Luglio 2020, 10:18:43 AM
Bè, detto che 209 miliardi (se arriveranno tutti e quando arriveranno, io credo quando vedo...) in cassa faranno dello Stato Italiano l'unica impresa sul mercato  con liquidità faraonica, io credo che la spesa pubblica diventerà inevitabilmente l'unico strumento per finanziare la crescita. E' una ricetta sbagliata? Probabilmente sì, ma credo che non saremo i soli ad adottarla.  Se lo STato avrà a disposizione quel mare di soldi, dovrà provvedere a spenderli e dovrà farlo bene. Personalmente, se a questo giro non salteranno fuori 30-50 miliardi per un piano serio  di riassetto del territorio, che vada dai monti al mare, credo che scenderò in piazza armato e fonderò non già il movimento delle sardine , bensì quello dei barracuda, cioè di tutti quelli che hanno sempre sopportato il disastro che poteva essere previsto e prevenuto, perchè non c'erano i soldi. Adesso basta, se arriveranno quei soldi, e come ripeto ci credo il giusto, dovranno andare in lavoro utile e produttivo. Produrre non significa per forza "creare" merci e beni, è produrre anche lavorare per evitare i disastri, quando si può. Altrimenti saranno dolori, io e credo molti altri siamo belli gonfi.
Io sono d'accordo, a patto che non si parli di un qualche appalto per risolvere le situazioni critiche e poi ciao ciao, perchè non funziona così. Le persone che abitano il territorio extraurbano sarebbero ben liete di conservarlo, innanzitutto per conservare se stesse, a patto che ci fosse una ragione per abitarvi. La disabitazione delle regioni rurali è il problema del mantenimento del territorio, non l'assenza o la presenza di qualche muro in cemento armato a tenere una frana, si tratta di concepire un progetto urbanistico di larga scala che renda il territorio extraurbano abitato e abitabile, offrire opportunità lavorative e di impresa, il resto verrà da se. E' un tema dannatamente importante, anche in caso al politico non freghi nulla del territorio ma si interessi solamente del ritorno politico ed elettorale, c'è una importantissima analisi da fare sulla crescente divisione tra urbe e territorio rurale, basta guardare come gli interessi elettorali siano diametralmente opposti, e non solo in Italia, che tuttavia per costrizione geografiche sarebbe la nazione con più interesse a fornire una novella interpretazione del territorio che non sia "ammucchiamoci in città", sopratutto al termine della rivoluzione industriale. Anche il politico più gretto e meschino, che si muovesse per solo interesse elettorale, dovrebbe ragionare a riguardo, perchè ne avrebbe da guadagnare.
Negli anni 50 e 60, con i vari piani per la montagna, ad esempio, uno Stato e una politica capace hanno saputo tener vivi i territori, dando lavoro e traendo utile per lo Stato stesso. Il Demanio forestale di Stato fu costituito in quei tempi e fu gestito dall'allora Ministero dell' Agricoltura e Foreste, tramite le  Aziende di Stato per le Foreste Demaniali( A.S.F.D), che erano appunto aziende di stato  forestali operanti sul territorio demaniale, con un proprio bilancio e propri mezzi/attrezzature. Non c'era il problema della corruzione, o se c'era era molto sporadico, in quelle zone era competente il C.F.S (Corpo Forestale dello Stato), che provvedeva a formulare un bilancio economico preventivo, per determinati interventi , otteneva i finanziamenti e svolgeva gli interventi progettati. Così facendo, fino a tutti gli anni 70, i territori montani rimasero tessuti sociali vivi, con tutti i servizi necessari per comunità attive e numerose, ed erano al contempo sorvegliati, monitorati e protetti. E ti dirò di più: un certo numero di queste ASFD erano anche virtuose, ritrasferendo a bilancio consuntivo allo Stato tutti o buona parte dei finanziamenti ricevuti. Il che voleva dire, alla fine della fiera, che a costo praticamente 0 il territorio rimaneva antropizzato e protetto simultaneamente.Tranne che i bracconieri, nel nostro appennino montano, tutti si ricordano i tempi dell'ASFD, come tempi di relativo benessere e popolosità dei paesi, nonchè di fervide attività di protezione e valorizzazione di quei territori.  Non tutto ciò che il pubblico  potrebbe fare o ha fatto deve per forza finire in fenomeni di corruzione e di spreco. Diciamo che, a quei tempi, probabilmente i politici sapevano e volevano portare il Paese da qualche parte, prima di pensare ai propri interessi e alle poltrone. E sicuramente erano più preparati.

viator

Salve InVerno. Citandoti : "Se guardi praticamente qualsiasi elezione o referendum che sia avvenuto nel mondo occidentale negli ultimi dieci anni, scoprirai molto facilmente che c'è stata una frattura gigantesca tra le preferenze della borghesia urbana e quelle dei "frugali" rurali. Dalla Brexit a Trump, da Salvini a LePen, si tratta quasi sempre di una questione di diverse vedute tra la borghesia cittadina e il territorio circostante. Per un politico che generalmente pesca voti nelle città densamente popolate, riuscire a entrare in sintonia con il mondo rurale significa aprire un forziere pieno zeppo di voti e consolidare il proprio consenso in maniera diffusa, anzichè nicchiare su un certo tipo di consenso (anche detto "radical chic") che in breve tempo diventa spesso parodia di sé stesso, a causa dell'inconsistente impraticità su cui è fondato.

Hai ragione circa i Paesi che citi ma sono convinto che il caso italiano sia diverso. L'Italia, paese sovrapopolato, ha dovuto sviluppare una esagerata tendenza all'inurbamento a causa dell'eccessivo frazionamento della proprietà agricola, aspetto esaltato dal nostro provincialismo culturale che ha sempre vagheggiato i modelli metropolitani come emblematici della prosperità e della promozione sociale.

Mica siamo la Svizzera, il cui popolo è orgoglioso di un sistema di vita basato sulla tradizione ruralmontana la quale lascia all'urbanesimo solo la funzione di accogliere il "lato sporco" del progresso (industria e finanza). Ed una simile mentalità - ti assicuro - non è esclusiva della sola Svizzera.

Quindi la politica e la mentalità dei politici nostrani sono conseguenza del nostro provincialismo,  con conseguente ostinata propensione alla demagogia, ai bambineschi proclami che promettono uova oggi e poi uova forse anche domani.........Tanto gli elettori mezzo beoti mica sognano le galline, al massimo sognano i cagnetti chihuahua da regalare ai loro bambini, da abbandonare poi in autostrada non appena i figli crescono, i genitori si rompono i c....... di portare il cagnetto a cacare e pisciare e di foraggiare i veterinari di turno. Saluti.

Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

InVerno

Citazione di: sapa il 30 Luglio 2020, 19:41:20 PM
Negli anni 50 e 60, con i vari piani per la montagna, ad esempio, uno Stato e una politica capace hanno saputo tener vivi i territori, dando lavoro e traendo utile per lo Stato stesso. Il Demanio forestale di Stato fu costituito in quei tempi e fu gestito dall'allora Ministero dell' Agricoltura e Foreste, tramite le  Aziende di Stato per le Foreste Demaniali( A.S.F.D), che erano appunto aziende di stato  forestali operanti sul territorio demaniale, con un proprio bilancio e propri mezzi/attrezzature. Non c'era il problema della corruzione, o se c'era era molto sporadico, in quelle zone era competente il C.F.S (Corpo Forestale dello Stato), che provvedeva a formulare un bilancio economico preventivo, per determinati interventi , otteneva i finanziamenti e svolgeva gli interventi progettati. Così facendo, fino a tutti gli anni 70, i territori montani rimasero tessuti sociali vivi, con tutti i servizi necessari per comunità attive e numerose, ed erano al contempo sorvegliati, monitorati e protetti. E ti dirò di più: un certo numero di queste ASFD erano anche virtuose, ritrasferendo a bilancio consuntivo allo Stato tutti o buona parte dei finanziamenti ricevuti. Il che voleva dire, alla fine della fiera, che a costo praticamente 0 il territorio rimaneva antropizzato e protetto simultaneamente.Tranne che i bracconieri, nel nostro appennino montano, tutti si ricordano i tempi dell'ASFD, come tempi di relativo benessere e popolosità dei paesi, nonchè di fervide attività di protezione e valorizzazione di quei territori.  Non tutto ciò che il pubblico  potrebbe fare o ha fatto deve per forza finire in fenomeni di corruzione e di spreco. Diciamo che, a quei tempi, probabilmente i politici sapevano e volevano portare il Paese da qualche parte, prima di pensare ai propri interessi e alle poltrone. E sicuramente erano più preparati.
Sono d'accordo che si trattasse di un sistema funzionale, non ho idea se applicato alla realtà attuale potrebbe funzionare come tempo addietro meglio o peggio, ma sono certamente sicuro che entità preposte sul territorio sanno gestire meglio il denaro di quanto può farlo un elicottero che parte dal capoluogo e lo sparge a pioggia, perciò parlavo proprio di una cosa del genere. Paradossalmente, seppur la creazione delle regioni e dei relativi parlamenti di scaldapoltrone sia avvenuta per in qualche modo onorare un principio di sussidiarietà, il risultato finale di aver aggregato le funzioni in tale istituzione è stato quello di tagliare completamente fuori le province (intese come territori, non istituzioni) dai processi amministrativi. Non so quale sia la tua esperienza con gli attuali finanziamenti europei, la mia è che ne sono stato escluso per motivi ridicoli (faccio due lavori anzichè uno, che dovrebbe essere tutt'altro che un demerito) e che circa 3\4 giacciono inutilizzati a fine bando perchè decine di altri cavilli e sciocchezze li rendono inoperativi e impratici se non per i soliti "banchettatori" di bandi, allo stesso tempo ho visto le tabelle che dovevano stilare le priorità di finanziamento essere reddate nel più spudorato tentativo di "ripagare" la parte di regione che ha votato il presente governatore, e ignorare completamente la parte di regione che non se l'è filato di striscio, facendo si che una valanga di imprese nella porzione dimenticata hanno dovuto "industriarsi" in finte attività e bilanci per rientrare in  caratteristiche che fattualmente non potevano possedere, innescando un ciclo di assurdità fiscali ed agronomiche. Che bisogno c'è di accedere al recovery quando già non riusciamo a sfruttare i PSR? Perciò dico: investimenti sul territorio molto bene, ma attraverso una formula che NON sia quella attuale, perchè altrimenti è meglio che se li tengano in tasca, perchè l'unico risultato sarà quello di aggravare le finanze pubbliche.
(Il corpo forestale dello stato, per dire una cosa ad Anthony, è stato liquidato da un populista che piace molto ai borghesi di città, tale Renzi, sull'onda di qualche scandalo siculo, ma se la sicilia dovesse essere il metro con cui valutare le misure, forse dovremmo sciogliere anche il parlamento).
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

sapa

#25
Citazione di: InVerno il 31 Luglio 2020, 10:11:03 AM
Citazione di: sapa il 30 Luglio 2020, 19:41:20 PM
Negli anni 50 e 60, con i vari piani per la montagna, ad esempio, uno Stato e una politica capace hanno saputo tener vivi i territori, dando lavoro e traendo utile per lo Stato stesso. Il Demanio forestale di Stato fu costituito in quei tempi e fu gestito dall'allora Ministero dell' Agricoltura e Foreste, tramite le  Aziende di Stato per le Foreste Demaniali( A.S.F.D), che erano appunto aziende di stato  forestali operanti sul territorio demaniale, con un proprio bilancio e propri mezzi/attrezzature. Non c'era il problema della corruzione, o se c'era era molto sporadico, in quelle zone era competente il C.F.S (Corpo Forestale dello Stato), che provvedeva a formulare un bilancio economico preventivo, per determinati interventi , otteneva i finanziamenti e svolgeva gli interventi progettati. Così facendo, fino a tutti gli anni 70, i territori montani rimasero tessuti sociali vivi, con tutti i servizi necessari per comunità attive e numerose, ed erano al contempo sorvegliati, monitorati e protetti. E ti dirò di più: un certo numero di queste ASFD erano anche virtuose, ritrasferendo a bilancio consuntivo allo Stato tutti o buona parte dei finanziamenti ricevuti. Il che voleva dire, alla fine della fiera, che a costo praticamente 0 il territorio rimaneva antropizzato e protetto simultaneamente.Tranne che i bracconieri, nel nostro appennino montano, tutti si ricordano i tempi dell'ASFD, come tempi di relativo benessere e popolosità dei paesi, nonchè di fervide attività di protezione e valorizzazione di quei territori.  Non tutto ciò che il pubblico  potrebbe fare o ha fatto deve per forza finire in fenomeni di corruzione e di spreco. Diciamo che, a quei tempi, probabilmente i politici sapevano e volevano portare il Paese da qualche parte, prima di pensare ai propri interessi e alle poltrone. E sicuramente erano più preparati.
Sono d'accordo che si trattasse di un sistema funzionale, non ho idea se applicato alla realtà attuale potrebbe funzionare come tempo addietro meglio o peggio, ma sono certamente sicuro che entità preposte sul territorio sanno gestire meglio il denaro di quanto può farlo un elicottero che parte dal capoluogo e lo sparge a pioggia, perciò parlavo proprio di una cosa del genere. Paradossalmente, seppur la creazione delle regioni e dei relativi parlamenti di scaldapoltrone sia avvenuta per in qualche modo onorare un principio di sussidiarietà, il risultato finale di aver aggregato le funzioni in tale istituzione è stato quello di tagliare completamente fuori le province (intese come territori, non istituzioni) dai processi amministrativi. Non so quale sia la tua esperienza con gli attuali finanziamenti europei, la mia è che ne sono stato escluso per motivi ridicoli (faccio due lavori anzichè uno, che dovrebbe essere tutt'altro che un demerito) e che circa 3\4 giacciono inutilizzati a fine bando perchè decine di altri cavilli e sciocchezze li rendono inoperativi e impratici se non per i soliti "banchettatori" di bandi, allo stesso tempo ho visto le tabelle che dovevano stilare le priorità di finanziamento essere reddate nel più spudorato tentativo di "ripagare" la parte di regione che ha votato il presente governatore, e ignorare completamente la parte di regione che non se l'è filato di striscio, facendo si che una valanga di imprese nella porzione dimenticata hanno dovuto "industriarsi" in finte attività e bilanci per rientrare in  caratteristiche che fattualmente non potevano possedere, innescando un ciclo di assurdità fiscali ed agronomiche. Che bisogno c'è di accedere al recovery quando già non riusciamo a sfruttare i PSR? Perciò dico: investimenti sul territorio molto bene, ma attraverso una formula che NON sia quella attuale, perchè altrimenti è meglio che se li tengano in tasca, perchè l'unico risultato sarà quello di aggravare le finanze pubbliche.
(Il corpo forestale dello stato, per dire una cosa ad Anthony, è stato liquidato da un populista che piace molto ai borghesi di città, tale Renzi, sull'onda di qualche scandalo siculo, ma se la sicilia dovesse essere il metro con cui valutare le misure, forse dovremmo sciogliere anche il parlamento).
Bè, qui da noi in Emilia-Romagna la situazione circa il PSR è buona. Quella parte delle province che si occupava di agricoltura, pur essendo entrata negli organici della Regione, continua a svolgere il suo ruolo, come giusto che sia. I finanziamenti vengono impiegati per lìagricoltura, ma sul territorio si fa veramente poco, tanto che Bonacini in campagna elettorale ha promesso attenzione maggiore.Staremo a vedere, ma non vedo segnali positivi. Quando a fine anni 80 le ASFD furono smantellate, i territori passarono di competenza alla Regione, che di lavori ne ha fatti veramente pochi. La sistemazione montana idraulica e forestale ha subito una potente battuta d'arresto e, oggi, la Forestale ha praticamente perso le sue notevoli competenze, diventando un'appendice, scontenta e poco efficace, dell' arma dei Carabinieri. Tornare indietro si potrebbe, ma per riformare le ASFD probabilmente occorrerebbero decenni, come dici giustamente forse è impossibile. Purtroppo, io continuo a vedere molto disinteresse, sarà anche che le nostre bellissime foreste le giro e vedo che continuano, indefessamente da quasi 40 anni, a non essere gestite. Motivazione unanime: non ci sono i soldi. Sbagliato: adesso ci sono.

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