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"gogna mediatica"

Aperto da doxa, 16 Ottobre 2016, 08:38:45 AM

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doxa

In passato la gogna aveva come palcoscenico la piazza di un paese o città, oggi i mass media possono svolgere la stessa  funzione, esporre un individuo alla "gogna mediatica", additarlo al pubblico disprezzo per reati ipotizzati e non sanzionati da una sentenza di tribunale.
 
I giornali ci informano che molte persone, specialmente col bullismo giovanile, vengono messe alla "gogna" sui social network.

E' accettabile tale comportamento sociale ?

Il filosofo Albert Camus nel romanzo "La caduta" si scagliò contro l'ipocrisia perbenista.  Lo scrittore fa dire al protagonista, l'avvocato Jean-Baptiste Clamence, "che dopo una certa età ognuno è responsabile della sua faccia" autentica. E spesso non è un bel vedere. Infatti Jean-Baptiste mentre in pubblico mostra la sua "maschera" di uomo virtuoso, in privato è dedito a diversi "vizi", dall'alcol alle donne.

"Nessun uomo può, per un tempo considerevole, portare una faccia per sé e un'altra per la moltitudine, senza infine confonderle e non sapere più quale delle due sia la vera".  Questa frase  è nel romanzo storico "La lettera scarlatta", dello scrittore statunitense Nathaniel Hawthorne (1804 – 1864). Il romanzo è ambientato nel 1642 a Boston, capitale dello stato del Massachusetts.

cvc

La differenza sostanziale è che mentre la gogna del passato era concepita come punizione per un reato, la gogna mediatica sorge non tanto dalla legittimità di punire (ammesso che fossero legittime le punizioni dei tempi passati), quanto piuttosto dal desiderio di vendetta, oppure dall'opportunità di fare uno scoop. Tale fenomeno viene poi moltiplicato all'ennesima potenza dal voyeurismo cui la nostra società è affetta. Quando si è sovrastati dai problemi, inoltre, è molto consolatorio accanirsi su quelli degli altri, ed anche facile quando sono sotto la lente d'ingrandimento dei media, sui quali internet è come benzina sul fuoco.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

Phil

Citazione di: altamarea il 16 Ottobre 2016, 08:38:45 AMJean-Baptiste mentre in pubblico mostra la sua "maschera" di uomo virtuoso, in privato è dedito a diversi "vizi", dall'alcol alle donne. "Nessun uomo può, per un tempo considerevole, portare una faccia per sé e un'altra per la moltitudine, senza infine confonderle e non sapere più quale delle due sia la vera".
L'affascinante metafora della maschera secondo me può risultare fuorviante, alludendo ad una fantomatica persona originale e autentica "sotto la maschera", ad un'identità unica che fa da perno su cui si giostrano le altre... per me ognuno è la totalità delle sue identità (plurali, come sono plurali i contesti in cui interagisce), la moltelicità dei volti con cui si espone al mondo, ognuno è tutte le sue maschere e non c'è niente "sotto": questa unicità di una maschera dinamica e poliedrica, mi fa tornare in mente le maschere del teatro Noh, quelle che cambiano espressione a seconda di come vengono colpite dalla luce (ovvero a seconda di come inclina il volto chi le indossa...). 
Credo che ogni persona sia come questo tipo di maschera (senza che ci sia nessuno sotto ad indossarla): alla luce di ogni relazione o situazione cambia il modo in cui la maschera-personalità viene illuminata, e di conseguenza cambia l'espressione che appare sul volto-atteggiamento...

Di conseguenza, quando viene messa alla gogna, quando viene esposta ad una luce offensiva, ogni maschera tende a reagire con un'espressione negativa, triste o disperata, ma è quasi sempre possibile volgersi verso un'altra luce, in modo da poter cambiare espressione. La gogna mediatica dei cosiddetti "haters" potrebbe essere un'occasione per fortificarsi (come è capitato, se non erro, a molti personaggi rivelatisi poi forti e affermati), o per non restare impantanati nella reputazione virtuale (curandosi più del mondo reale), oppure cercare, se è il caso, di riabilitarla con resilienza: nella diffamazione è compresa la fama, e talvolta è possibile rigirarla a proprio favore (basta pensare ai "cattivi" che poi vendono molti libri o addirittura diventano "buoni"...).

P.s. Concordo con cvc sul voyeurismo mediatico...

doxa

Si, Cvc, sono d'accordo con la tua riflessione.

Bene Phil. La tua arguta osservazione mi rimanda al romanzo "Uno, nessuno centomila". Luigi Pirandello spiega come una persona possa indossare tante metaforiche "maschere sociali" ed apparire agli altri diversa da come è realmente.


Al protagonista, Vitangelo Moscarda, fa dire: "Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti".  


Secondo Pirandello l'individuo per riuscire a vivere nella società deve adattarsi all'ambiente sociale in cui vive, ma nell'adattamento deve "indossare" una maschera, deve recitare il personaggio necessario in quel contesto temporaneo.