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La coscienza e l’essere

Qualcuno sostiene che la coscienza è “presenza all’essere”.
La coscienza ha un ruolo fondamentale e quindi è giusto cercare di indagarne il senso, essendo una funzione non facilmente comprensibile proprio perché, ad un livello più evoluto, ogni essere umano la esercita rappresentandosi come oggetto di osservazione (presupponendosi come auto-trascendente).
E’ necessario, comunque, per riuscire a comunicare più efficacemente alcune sfumature concettuali, richiamare alla mente la cosiddetta “differenza ontologica”, vecchia questione ancora insoluta. Quando parliamo di “essere” intendiamo qualcosa di  logicamente diverso dall’ente e questo genera la differenza tra la verità ontica e quella ontologica
Fra la verità ontica e la verità ontologica, perciò, vi è una differenza ontologica e nello stesso tempo uno stretto rapporto, in quanto “si appartengono una all’altra”.
Ora veniamo alla questione relativa alla coscienza.
Cosa è l’auto-trascendenza?
E’ il dinamismo propulsore dell’io cosciente che non ha collocazione spazio-temporale, eppure tutti ne facciamo esperienza. Essa sfugge alle categorie scientifiche proprio perché non esistono per ora parametri adatti a renderla oggetto di speculazione logica...
Si colloca più sul versante dell’ontologia, anche se ben ramificata concretamente nella nostra attività mentale ed è sempre esperibile.
La osserviamo in forma embrionale nei vegetali e negli animali più evoluti.
La coscienza è esercitata dall’essente umano che pone se stesso quale soggetto-oggetto in continuazione. Questo dualismo è sempre stato presente nel pensiero filosofico fin dall’antichità, ma al giorno d’oggi gioca ancora un ruolo fondamentale per le nostre categorie mentali che si servono del dinamismo linguistico per esplicitare idee, concetti e dissertazioni. L’osservazione comune dei fenomeni naturali ci porta a considerare che ogni forma di vita si costituisce attorno ad una struttura proto-biologica che tende ad evolversi per acquisire autonomia e auto-identificazione.
L’attività cosciente opera similmente anche a livello concettuale. Il soggetto immagina se stesso come oggetto di osservazione (pseudo-oggettivazione). Con l’introspezione viene attivato  un gioco di specchi illimitato.
Il continuo tentativo  di oggettivazione del se presuppone, allora, un’attività meta-cosciente, altrimenti si disperderebbe nei suoi contenuti mentali più fantastici. Ogni essente che immagina il proprio “io” intuisce che esso è una funzione non oggettivabile o collocabile in qualche ambito cosciente. Essa è sempre oltre: nel momento che immagina di essere “soggetto”, esso è già momentaneamente “oggetto” per un indefinibile “meta-soggetto”, il quale appare come un ipotetico centro di appercezione per ogni forma di datità.
E’ abbastanza verosimile definire la coscienza “presenza all’essere”.
Ma essa è molto di più. C’è un salto qualitativo necessario. Pur cosciente dei limiti linguistici che imprigionano il mio orizzonte mentale, oserei dire che mediante essa è l’essere stesso che trascende la dimensione spazio-temporale, il quale di sintesi in sintesi sta preparando una forma di identità inimmaginabile con le nostre categorie mentali.
L’essere permea tutto, ma trascende il fenomenico transeunte che si esprime attraverso gli enti, si serve dell’esperienza, ma poi la supera raggiungendo livelli qualitativi più elevati.
Nessuna scienza potrà definire in modo esauriente la coscienza umana, proprio per la sua funzione ontologica. L’essente si completa con l’attività cosciente.
Questo essente, in un certo senso, è tale proporzionalmente al grado di coscienza in cui si muove.
In effetti ogni uomo si percepisce “esistente” in base ai numerosi stimoli ambientali della sua esperienza di vita, ma quando si rivolge alla sua attività interiore ed osserva i suoi dinamismi e processi mentali, si auto-struttura e si definisce ontologicamente.
Un centro cosciente è l’humus dell’essente in evoluzione. Per quanto oggettiva possa apparire la realtà, essa è logicamente inafferrabile da una “non coscienza” e quindi non ha fondamento ontologico reale. Solo l’attività cosciente di un essente attiva una vera relazione con tutto ciò che esiste. Senza la coscienza che percepisce l’esistente di qualsiasi ordine e grado ogni entità rimane a se stante, come se non esistesse. Il nulla “nullifica” ogni forma di esistenza, la coscienza, invece, ha un potenziale creatore infinito perché nella relazione riconosce gli enti, e quindi l’essere in quanto tale. Tutti gli enti si esprimono attraverso la percezione cosciente.
L’auto-trascendenza, questo dinamismo dell’attività cosciente che supera l’oggettivazione, è tensione al raggiungimento dell’essere nella sua pienezza che ogni persona è chiamata a realizzare.
In questo modo l’essere della coscienza è la coscienza dell’essere. E la coscienza dell’essere è puro essere, progressiva divinizzazione della creatura, fatta ad immagine e somiglianza di Dio.



Pier Angelo Piai
Cividale del Friuli (UD) -
agosto 2007

 

Indice raccolta
Verso l'uomo integrale
di Pier Angelo Piai

 

Report sul 21° secolo. John Ethan Titor 2 dal futuro Pier Angelo PiaiReport sul 21° secolo. John Ethan Titor 2 dal futuro di Pier Angelo Piai - Mjm Editore - 2009
"Attraverso un fantascientifico viaggio nel tempo, l’autore del libro, Pier Angelo Piai, desidera sensibilizzare il lettore a prendere coscienza del nostro comune modo di pensare ed agire, noi del 21° secolo che ci vantiamo di essere progrediti.
In che cosa consiste, allora, la vera evoluzione della specie umana?
Quando l’uomo potrà diventare davvero integrale?
Report cerca di dare alcune risposte ai moltissimi interrogativi che emergono in queste pagine scritte attraverso riflessioni e considerazioni sociologiche, antropologiche e filosofiche".

 

In sintesi il messaggio fondamentale che l'autore vorrebbe trasmettere attraverso questo libro:

 

Progresso ed etica sono in continua evoluzione, ma se non diventano complementari portano all'implosione strutturale della società privata di tutti i valori umani che in migliaia di anni di storia, tra sofferenze e gioie, sono stati tramandati alle generazioni successive.
Emerge così il profilo dell'uomo integrale del 24° secolo, molto comune ed apprezzato .
Un uomo che utilizza le tecnologie più sofisticate per la promozione umana, per la scoperta della pura Verità, per la salvaguardia del Pianeta, per la riscoperta dell'attività più inconscia della mente, per la contemplazione dell'esistenza stessa, per la solidarietà e la creatività finalizzata al miglioramento della qualità della vita di ogni essere umano presente e futuro.


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