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Società: stare insieme
di Velia Galati - Settembre 2020
Non è facile da definire il termine di società. Scrive il filosofo e sociologo Edgar Morin: "la società non è un concetto compiutamente formato fin dal principio, quanto, piuttosto, un concetto da affinare, sviluppare, complessificare. Non sapremo veramente che cos'è la società se non al fine del cammino, dunque, probabilmente mai" (Sociologia della sociologia pag.125).
Diverse e fondamentali sono le accezioni del termine società, ma possiamo affermare che la società è innanzitutto uno "stare insieme" e, sulla base della propria immediata esperienza, sappiamo che sono innumerevoli le forme e i modi dello "stare insieme"; famiglie, paesi, città, stati, scuole, imprese, uffici pubblici, teatri, cinematografi, chiese, sindacati, partiti, associazioni culturali, ricreative, sportive, e, via discorrendo, ospedali, ambulatori, strade, piazze..., dappertutto, modelli di aggregazione umana; e la società è tutto ciò che c'è intorno.
E sono innumerevoli i luoghi, le strutture e i modi dell'aggregazione umana, ed ognuna comporta particolari forme di rapporto fra le persone: di legami e di interessi; e chiamiamo integrazione questo rapporto che si propone con i più vari gradi di intensità.
Per le Scienze Sociali è di fondamentale importanza stabilire che cosa significhi lo stare insieme, nelle diverse forme e nei diversi modi di aggregazione e di integrazione: esse hanno, cioè, interesse a stabilire quali siano le caratteristiche, le ragioni e le conseguenze dello stare insieme.
Si avverte, perciò, la necessità di operare delle distinzioni ben fondate in ordine alle varie forme di aggregazione e integrazione: ossia, in primo luogo, la necessità di definire una tipologia delle aggregazioni sociali.
La tipologia delle aggregazioni sociali non risponde ad un interesse classificatorio fine a sé stesso: tipologie e definizioni in materia valgono ad orientare l'osservazione, a costruire quadri di riferimento indispensabili per la ricerca e l'inchiesta empirica.
A questo fine, abbiamo bisogno di individuare generi e specie di aggregazione e di integrazione, suppergiù come si fa in botanica, in chimica, in zoologia, in medicina... E, qui, bisogna dire, per quanto l'affermazione possa risultare sconcertante, che, nell'attribuzione di significati, in materia di aggregazioni sociali, restano ancora esposti ad un largo arbitrio tipologie e definizioni.
Termini, quali gruppo, folla, raggruppamento, classi sociali, ecc. non sono ancora riconducibili a definizioni univoche, a convenzioni di linguaggio largamente accettate.
Scrive David Easton: "nella scienza politica i ricercatori tendono ad ammassare insieme tutti gli aggregati sociali, come se, ai fini della ricerca, nessun aggregato differisse dall'altro".
In realtà, gli aggregati di esseri umani si formano in un gran numero di rapporti diversi che possono essere utilmente classificati. Un individuo, ad esempio, che appartiene all'aggregato che noi chiamiamo folla, interagisce con altri membri della folla in un modo. Se lo steso individuo facesse parte, insieme con altri, di un uditorio di una riunione politica convocata formalmente, l'interazione sarebbe diversa.
Tanto una folla quanto un uditorio, dispiegano a loro volta dei tipi di integrazione, fra i propri componenti, del tutto differenti da quelli che prevalgono in un pubblico geograficamente disperso.
Agire come parte di una entità collettiva che chiamiamo gruppo: ecco un elemento definitorio, essenziale. Nel pubblico si agisce come pubblico, nella folla si agisce come folla. Questa disposizione rimanda ai diversi tipi di gruppo. Nel gruppo si agisce per il gruppo, volentieri o no, spontaneamente o no, consapevolmente o no, persino secondo i casi.
Questo agire in funzione e quale parte di una qualsiasi entità collettiva può prendere il nome di cooperazione, di solidarietà.
Ma, un ragionamento sulla società non può esaurirsi nell'enumerazione e nell'analisi dei generi e dei tipi di società. Se è vero che è la legge a regolamentare lo spazio fra l'individuo e gli altri, non è solo la legge il referente assiologico dei valori, che è radicato nella coscienza e non è riconducibile a leggi. "Insieme" è dunque il paradigma della Società.
Solidarietà è allora la trasposizione in chiave sociale della Carità, è un dialogo in cui si scopre l'altro come un tu e non come un "non io".
La questione sociale è anche questione morale, è questione di dignità, di libertà, di giustizia, di equità e di solidarietà: tutti concetti e valori morali.
Come il diritto, così la moralità adempie una funzione sociale.
Crisi della convivenza civile, crisi della solidarietà, crisi dello "stare insieme".
La convivenza civile vive, da tempo, in una profonda crisi di significato poiché è venuto meno nella percezione dei cittadini quel sistema di riferimenti (principi, fini, valori, norme di comportamento), sul quale costruire la propria identità.
(Nel nostro Paese), sottoposti nella vita civile ad una diarchia che, pur legittimata dal voto dei cittadini, si manifesta arbitraria e inefficace e in cui potere, denaro e violenza hanno soppiantato il diritto, i cittadini si sentono abbandonati alla corruzione, alle ingiustizie, alle disfunzioni dell'ordinamento civile e sociale. Il mercantilismo della vita politica, economica e sociale, ha dato la convinzione che tutto è in vendita; una rappresentazione autentica del nostro Paese è il cittadino comune, al quale tutto è difficile, tutto è complicato; l'uomo che è cittadino nel linguaggio normativo, è, dunque, nel suo destino un individuo cui non sono garantiti i diritti e la stessa dignità.
Aumenta ogni giorno lo scetticismo, sempre più, sgomenta l'avvenire e, caduti i valori collettivi, diventa inevitabile ripiegarsi su sé stessi, inevitabile perdere la capacità di vivere insieme, inevitabile una forte caduta di solidarietà.
E, tuttavia, è oggi fortissima l'esigenza e la richiesta di ancoraggio a principi, fini, valori, punti di riferimento, che aiutino i cittadini, sia in campo politico, sia nella società. Il rischio è, peraltro, che essi rispondano alle lusinghe di nuove "solidarietà", sia pure artificiose, oppure a nostalgie etniche.
Titolari di una cittadinanza impoverita, uomini e donne di questo paese debbono, tuttavia, trovare la forza, il coraggio, l'entusiasmo di mobilitarsi per ricomporre un universo di ideali civili.
Per quanto tempo può sopravvivere una democrazia in cui il sociale sia divenuto un sottoprodotto dell'economico, i cui le spese sociali sono considerate improduttive, dannose per l'economia in cui le manovre economiche di emergenza colpiscono le fasce più deboli nella società?
Velia Galati
Dott. Velia Galati - Psicologa
Medaglia d'oro al merito della Sanità Pubblica
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