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Questo racconto non è per divertirvi
testo inviato da Giorgia
Questo racconto non è per divertirvi. Questo racconto non è per stupirvi. Queste parole non vi faranno sorridere. E nemmeno piangere.
Siete qui per leggere una storia. Siete davanti ad una pagina scritta, me la immagino, fitta fitta, e vi chiedete di cosa parlerà questo racconto... Quale sarà la trama… E chi saranno i personaggi... Se ci saranno dei personaggi. Ma in ogni buona storia, di solito, ci sono dei personaggi. E questo probabilmente vi rassicura.
Siete ancora lì? ...O siete già scappati?
No, siete qui...Siete qui che aspettate di essere coinvolti. Tutti aspettiamo di essere coinvolti. In quello che facciamo, in quello che vediamo, nelle persone che incontriamo. Nelle parole che leggiamo. Aspettate di essere coinvolti, perché questa è la storia della vostra vita. Ecco, il mio racconto è la vostra vita.
Ora sedetevi, se preferite stare in piedi fa lo stesso. E guardatevi attorno. Siete fermi, in un angolo di questo mondo. Le vostre emozioni aspettano di essere risvegliate. Da qualcosa. Siete vivi. E non è una banalità, vi prego, rendetevene conto. C’è un sacco di gente che ancora non se ne rendo conto.
Se siete delle persone riflessive vi sarete suppongo fatti un sacco di domande, nel corso della vostra esistenza. Avevo un amico che si faceva un sacco di domande. Le poneva a se stesso, e se non trovava le risposte, le poneva agli altri. E così facendo si è costruito un diario, questo mio amico, in cui ha annotato tutte le domande che gli sono venute in mente, e le risposte che ha scritto - beh non le ha scritte tutte - sono quelle che gli sono piaciute di più. Ora il suo diario è un libro. Le domande annotate sono millesettecentoventuno. Millesettecentoventitre sono le risposte. Sì, perché ad un paio di domande, ha dato doppia risposta. Gli piacevano entrambe.
Questo mio amico potreste essere voi, suppongo, e le sue domande potrebbero essere i vostri stessi quesiti. Le risposte... Beh, non so se anche le risposte potrebbero essere le vostre... Ma credo che comunque potrebbero piacervi, e credo che alla fine potrebbero anche appartenervi, con un po’ di pazienza... Sì, ora so che posso considerarvi come il mio amico. In fondo, siete come lui.
Ecco, dunque, voi siete il mio amico, e adesso che riesco a darvi una connotazione, ed una figura, mi è più facile parlare con voi. Perché io non sono brava a parlare con le persone che non conosco... Mi vergogno sempre. Un po’.
Volevo chiedervi, amico mio, se avete poi trovato un senso alla vostra esistenza. Volevo chiedervi se avete poi raggiunto quella felicità che tanto bramavate. Lo spero tanto. Mi ricordo che avete passato tutta la vostra esistenza a cercare di essere soddisfatti per qualcosa... Vi ricordate? Non è forse così? Avete sempre cercato un senso.
Ebbene, io avrei un consiglio da darvi, perché ci ho pensato... No, non è quel consiglio che si da e che poi non viene mai puntualmente seguito... No, no... E’ una cosa molto semplice. Io vi chiedo di fare una cosa molto semplice. Vi chiedo di guardarvi intorno. Sì adesso, proprio adesso. Alzate gli occhi da questa pagina e guardatevi intorno. Forza. Guardate.
Se avete delle persone, accanto, guardatele adesso.
Guardatele negli occhi. Si possono leggere un sacco di cose negli occhi.
Se non c’è nessuno, ripensate a qualche persona che avete conosciuto, e cercate di ricordarvi i suoi occhi.
Spendete più tempo a guardare gli occhi delle persone, amico mio, perché è un po’ come se leggeste dentro all’anima delle persone.
...Provateci, vi prego, sforzatevi adesso, caro amico. E’ bello guardare gli occhi delle persone. Fa sentire migliori.
Inizierete col provare un po’ di compassione per la persona che state guardando o immaginando di guardare negli occhi, perché comincerete a vederla come un essere umano... Come un portatore di occhi. Di umanissimi occhi. Occhi di un’anima. Come la vostra.
...E per un attimo, solo per un attimo, vi percepirete entrambi, voi e lui, come parte di una stessa identica cosa... Volevo chiedervi, amico mio, avete poi trovato il senso di quella cosa? Quella cosa di cui, almeno una volta, vi siete sentiti parte?
...Non ancora?
Oggi stavo osservando una donna, scura e piccola di statura, che chiedeva l’elemosina, per la strada... E mi sono chiesta se anche lei si ponesse queste domande sulla vita, se anche lei si chiedesse il senso della sua esistenza... Perché se per disgrazia davvero se le ponesse, che risposte potrebbe mai darsi questa donna? Quale sarebbe, per lei, il senso della sua vita?
Ecco, io credo questo. Che ci sono persone che hanno tempo di chiedersi che senso abbia vivere. E ci sono persone che hanno tempo solo di sopravvivere.
Ecco io credo anche, caro amico, di aver trovato il mio senso di vivere, oggi. Negli occhi di quella donna. Ho capito che avrei dovuto prendere in mano la penna, e scrivere di quegli occhi. E raccontare, al mondo, dei suoi occhi. Quegli occhi che dai miei non avevano niente di diverso, se non il fatto che forse erano più profondi. Languidi e sofferenti. Occhi intensi. Di una sofferenza così grande, che i miei, al loro confronto, mi sono sembrati aridi. Vuoti.
Caro amico, se cercate il senso della vita dentro di voi, nel profondo della vostra anima, credo proprio che non lo troverete mai.
Perché è solo attraverso gli occhi che si può leggere nell’anima. Anche nella vostra. Ma i vostri occhi, ahimè, voi non li potete vedere! Forse potrete scrutarne il riflesso, attraverso uno specchio... Ma mai riuscirete a guardare i vostri occhi dal
vivo... Strano destino... Non potere guardarsi nei propri occhi. Non poter percepire, attraverso il nostro sguardo, quell’incredibile, e immensa, umanità che ci portiamo addosso.
...Quest'umanità dovrete trovarla negli occhi degli altri.
Non avete altra scelta.
Caro amico, se nel giungere al cordoglio di questo mio breve racconto, ho lasciato tutti quanti un po' perplessi, e un poco insoddisfatti, me ne scuso sinceramente.
E se pensate che ci sarebbe, al momento, bisogno di un finale, e di un qualcosa che dia un senso a questo immenso fiume di parole... Chiudete questo messaggio, amico mio. E andatevelo a cercare.
Nei primi occhi che vi capiterà di incontrare.
Giorgia
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